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COVID: “STOP VACCINI GENICI mRNA E mDNA! CAUSANO MIOCARDITI, DANNI IMMUNITARI E TUMORI”. Allarmante Studio dall’Istituto Superiore della Sanità

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Sommario
1 – I SIERI GENICI MRNA POSSONO CAUSARE IL CANCRO IN GIOVANI E ANZIANI
2 – IL MONITO DELLA RICERCATRICE ISS: TORNARE AI VACCINI TRADIZIONALI
3 – DIFFUSIONE E PERSISTENZA DELLA PROTEINA SPIKE SARS-CoV-2 NEL CORPO
4 – I DANNI AL SISTEMA IMMUNITARIO
5 – RUOLO PATOGENO E LETALE DELLA SPIKE DI SARS-COV-2
6 – I PERICOLI DELL’EFFETTO ADE E DELLA VACCINAZIONE DI MASSA
7 – LE MIOCARDITI E L’INCOGNITA DEI BOOSTER BIVALENTI

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Merita un encomio solenne Loredana Frasca, dottore di ricerca in immunologia e biologia cellulare e capogruppo per gli studi sull’immunologia delle malattie autoimmuni dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma, che ha avuto il coraggio di mettere nero su bianco tutte le note reazioni avverse anche letali conseguenti ai sieri genici a RNA (o DNA) messaggero sviluppati dalle Big Pharma per un colossale esperimento di immunizzazione globale contro il SARS-Cov-2: un virus costruito in laboratorio per scatenare la pandemia da Covid-19 con la complicità di alcuni delle stesse case farmaceutiche come Moderna, grazie ai finanziamenti ricevuti da Bill Gates e dall’agenzia militare DARPA del Pentagono USA.

Il suo studio mastodontico e dirompente arriva purtroppo con due anni di ritardo rispetto a quello di due università cinesi che avvertirono sui pericoli delle malattie autoimmuni connesse ai vaccini a mRNA per i danni al sistema immunitario.

L’immunologa Loredana Frasca dell’ISS

La dottoressa Frasca ha firmato questa ricerca terribile insieme ai colleghi Giuseppe Ocone e Raffaella Palazzo a nome del Centro Nazionale per la Ricerca e la Valutazione del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità di Roma. E’ stata pubblicata sulla rivista “Pathogens” del gruppo editoriale scientifico svizzero MDPI e revisionata il 28 gennaio.

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1 – I SIERI GENICI MRNA POSSONO CAUSARE IL CANCRO IN GIOVANI E ANZIANI

Ecco quindi che l’analisi medica di una delle più importanti autorità sanitarie italiane conferma pressoché in toto gli altri sudi diffusi negli ultimi due anni da molteplici ricercatori in tutto il mondo e rilancia l’allarme sui rischi di miocarditi, malattie autoimmuni, sindromi neurologiche e virali e tumori conseguenti a un altro tabù da sempre negato dagli enti regolatori dei farmaci occidentali (AIFA per l’Italia, EMA per l’Unione Europea e FDA per gli Usa) ovvero che la causa di questi effetti indesiderati gravi, e a volte mortali, può essere correlata alla lunga persistenza nel sangue e negli organi umani della proteina Spike, patogena sebbene attenuata in laboratorio per la sua replicazione nei vaccini.

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Rivelazioni, conferme e ammissioni sono davvero sconcertanti per due motivi.

Perché arrivano solo tardivamente nel momento in cui la variante di Omicron denominata Kraken non fa molta paura e la campagna di vaccinazione si sta spegnendo in quanto rimane promossa tiepidamente dal governo italiano che, chissà per quale motivo, ha pianificato l’acquisto massivo di dosi di sieri antiCovid in obbedienza al presidente della Commissione UE Ursula Von Der Leyen finita sotto inchiesta da parte della Procura Europea per l’acquisto del vaccino Pfizer dall’amico Albert Bourla (CEO dell’azienda farmaceutica di New York).

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Perché ribadiscono quanto urlato per due anni da medici italiani, europei e americani, primi tra tutti i compianti biologi Luc Montagnier (virologo) e Franco Trinca (nutrizionista) che non esitarono a definire la vaccinazione massiva durante la pandemia “un’arma di distruzione di massa”. Entrambi sono morti in circostanze quantomeno misteriose…

«La perdita di efficacia della risposta immunitaria potrebbe essere indipendente dal tipo di vaccino e potrebbe riguardare l’effetto negativo di stimolazioni ripetute verso un singolo determinante antigenico per restringere e focalizzare la risposta immunitaria [206]. Le persone a rischio non sono solo pazienti anziani. Oltre al cancro, che può colpire sia pazienti giovani che anziani, nei giovani possono svilupparsi anche malattie immuno-mediate e autoimmuni come il diabete, la sclerosi multipla, la psoriasi e altre».

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«Anche i pazienti pediatrici e i giovani con queste condizioni croniche possono essere a rischio di sviluppo di miocardite, poiché i casi di miocardite non sono rari nei giovani, come riportato sopra. Nella presente revisione, abbiamo riportato frequenze di casi di miocardite fino a 1:300 (indagine attiva) o 1:1000 (indagine passiva) in pazienti giovani e adolescenti» scrivono la dottoressa Frasca e i suoi colleghi dell’ISS nelle conclusioni facendo eco proprio al monito lanciato da Montagnier.

E poi finiscono col dare ragione alla Cina che ha preferito privilegiare i vaccini antiCovid tradizionali.

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2 – IL MONITO DELLA RICERCATRICE ISS: TORNARE AI VACCINI TRADIZIONALI

«La miocardite è una forma di infiammazione del cuore che può portare a futuri problemi di salute aggiuntivi nei giovani pazienti a rischio con possibilità di vita già compromesse.

La comunità scientifica deve essere consapevole e discutere se l’uso degli attuali vaccini genetici COVID-19, che era giustificato al tempo delle precedenti varianti mortali del coronavirus, debba essere ancora incoraggiato al tempo delle varianti Omicron. Un altro documento recente ha collegato la formazione di coaguli di sangue alla vaccinazione con vaccini genetici nelle persone di età pari o superiore a 65 anni [208]. Pertanto, in questa fase, il rapporto rischio/beneficio potrebbe essere rivalutato anche per gli anziani. Lo sviluppo di vaccini più tradizionali basati su antigeni molto meno variabili e che non sono dotati di effetti tossici intrinseci è altamente auspicabile per proteggere gli anziani e le persone a rischio, comprese quelle con autoimmunità [209,210]».

Ecco la frase che sembra mettere una pietra tombale sl futuro delle terapie geniche a base di mRNA nonostante il PNRR del governo DRAGHI avesse finanziato un Centro nazionale di Ricerca nel solito intrigo scandaloso di conflitto d’interessi tra governanti italiani (in questo caso l’allora rettore universitario e ora Ministro della Salute Orazio Schillaci), gli atenei e le stesse Big Pharma dei vaccini.

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Per brevità saremo costretti a citare solo alcuni passaggi cruciali in quanto sarebbe interminabile scandagliare nel dettaglio il lungo studio (link al testo tradotto in Italiano in calce) della ricercatrice italiana basato su 211 fonti scientifiche e intitolato, un po’ timidamente, “Sicurezza dei vaccini COVID-19 nei pazienti con malattie autoimmuni, nei pazienti con problemi cardiaci e nella popolazione sana” (Safety of COVID-19 Vaccines in Patients with Autoimmune Diseases, in Patients with Cardiac Issues, and in the Healthy Population) che parte con la solita vergognosa premessa PRO-VAX…

«La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) è stata una sfida per tutto il mondo dall’inizio del 2020 e i vaccini COVID-19 sono stati considerati cruciali per l’eradicazione della malattia» un’affermazione ardita dato che in tutta la ricerca non viene analizzato il fenomeno delle “infezioni-breccia”.

Si tratta dei casi di contagio da Covid sintomatico anche letale successivi all’inoculazione dei sieri: negli USA è tra le più monitorate reazioni avverse dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) mentre in Italia non è nemmeno menzionata nei rapporti di farmacovigilanza dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

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Esiste infatti il sospetto scientifico che casi di SARS-Cov-2 letale siano stati innescati proprio dalle vaccinazioni. Probabilmente a causa delle proprietà patogene della proteina Spike che lo studio ISS conferma.

Moltissimi degli studi citati quali fonti dalla ricerca sono quelli già pubblicati in anteprima da Gospa News e, pertanto, li inseriremo nel testo sebbene in alcuni casi non siano quelli citati dal lavoro della dottoressa Frasca. Ma abbiamo lasciato in ogni virgolettato il numero delle fonti citate per una più precisa analisi da addetti ai lavori.

3 – DIFFUSIONE E PERSISTENZA DELLA PROTEINA SPIKE SARS-CoV-2 NEL CORPO

Il paragrafo 4.1 della ricerca dell’ISS si intitola proprio ”Diffusione e persistenza della proteina della Spike SARS-CoV-2 nel corpo” e smonta ogni menzogna propalata dall’AIFA e dai vari comitati scientifici governativi. 

«All’inizio della campagna di immunizzazione contro il COVID-19, molti mass media e organi dei servizi sanitari di tutto il mondo hanno ripetuto che il materiale inoculato sarebbe rimasto nel muscolo deltoide, e solo per pochi giorni. La percezione da parte del pubblico era che l’mRNA si degradasse rapidamente, il che non si applica all’mRNA modificato utilizzato nei vaccini COVID-19 [100,103,106]».

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«Studi di biodistribuzione, come in rif. [103], su microparticelle di liposomi (LNP) hanno mostrato che il materiale non si ferma nel sito di inoculazione. In uno studio successivo, gli autori propongono un nuovo tipo di vaccini a mRNA che utilizzano un diverso tipo di microparticelle lipidiche per incapsulare l’mRNA. Infatti, gli autori dichiarano che ciò è utile “per consentire la ritenzione delle particelle di vaccino nel sito di iniezione, impedendo così alle particelle di vaccino di innescare effetti collaterali organo-specifici”».

«Attualmente, diversi articoli in letteratura dimostrano che i vaccini a mRNA e lo Spike tradotto viaggiano in vari distretti corporei, con un’espressione che non è così transitoria [106,107,108], concetto che viene rivisto anche in [109]. La proteina Spike prodotta dall’mRNA persiste nei linfonodi per almeno due mesi ed è presente nelle microvescicole per almeno 3 mesi dopo l’inoculazione [106,107,108]» si legge nella ricerca che non prende in considerazione un’altra italiana nella quale la persistenza è stata accertata per almeno 6 mesi. 

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«In uno studio di recente pubblicazione, diretto dallo stesso ricercatore principale dei due articoli sopra menzionati e che ha analizzato i casi di miocardite negli adolescenti, gli autori hanno documentato livelli di espressione più elevati delle proteine ​​Spike circolanti di lunga durata in pazienti con miocardite rispetto ai pazienti senza miocardite [111]» il riferimento è al lavoro di Leal M. Yonker del Mucosal Immunology and Biology Research Center, Division of Infectious Disease, Massachusetts General Hospital, Boston.

«La proteina Spike è stata anche visualizzata nelle biopsie cardiache di persone con miocardite dopo l’inoculazione del vaccino COVID-19, che hanno mostrato una consistente infiltrazione di cellule immunitarie nei loro cuori [115]. Spike, o l’mRNA che codifica Spike, potrebbe aver viaggiato fino al cuore, provocando l’effetto indesiderato di attivare una risposta citotossica contro questo organo. Vale la pena notare che questo fenomeno è stato osservato con diversi tipi di vaccini, sia vaccini RNA che DNA COVID-19. Spike è stato recentemente visualizzato nel cuore e nel cervello di una persona morta 15 giorni dopo la terza dose di un vaccino a mRNA [116]».

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Questa volta la fonte citata dalla ricercatrice ISS è lo studio del medico tedesco Michael Mörz dell’Istituto di Patologia di Dresda pubblicato in anteprima da Gospa News in riferimento al boom di malattie neurocerebrali, poi oggetto di un’allerta di CDC e FDA sui rischi di ischemia cerebrale connessi ai booster bivalenti. 

4 – I DANNI AL SISTEMA IMMUNITARIO

«Spike è stato rilevato nelle lesioni cutanee da herpes zoster di una persona vaccinata che soffriva di questa infezione dopo l’inoculazione [117]. La codifica dell’mRNA per la proteina Spike è stata rilevata mediante ibridazione in situ in una biopsia epatica di un paziente che ha presentato l’epatite dodici giorni dopo il vaccino Pfizer [118]. È interessante notare che un articolo precedente ha analizzato l’infiltrato cellulare di una biopsia epatica di un paziente affetto da epatite dopo la vaccinazione COVID-19, e la biopsia ha dimostrato di contenere cellule T CD8 specifiche per Spike attivate, che sono state identificate dai tetrameri peptide-MHC [119]».

Anche in questo caso la dottoressa Frasca menziona due argomenti già oggetto di due inchieste di Gospa News: l’incredibile aumento di casi di Herpes Zoster dopo le dosi antiCovid e le epatiti autoimmuni. (articolo Gospa News del 5 maggio 2022, ovvero 8 mesi fa)

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«I due esempi nell’articolo di Martin-Navarro et al. e Bottler et al. [118,119], dimostrano quanto già discusso e illustrato in un precedente lavoro [120], che sottolineava come “ogni cellula umana che ingerisce gli LNP e traduce la proteina virale (nel caso dei vaccini a mRNA), o che viene infettata dal adenovirus ed esprime e traduce la proteina virale (nel caso dei vaccini a base di adenovirus), viene inevitabilmente riconosciuta come una minaccia dal sistema immunitario e uccisa”. Pertanto, in questo caso la risposta immunitaria inizierà sempre come un’offesa citotossica. Se l’antigene viene espresso nel posto sbagliato (in questo caso, il fegato), si verificherà un’infiammazione (epatite). Infatti, l’antigene Spike non solo viene assorbito dalle cellule, ma viene anche prodotto endogenamente a causa del materiale genetico interiorizzato».

Tralasciamo la spiegazione biochimica della reazione che danneggia il sistema immunitario e giungiamo alla conclusione:

«Qualsiasi cellula immunitaria sarà percepita dal sistema immunitario adattativo come infetta e verrà distrutta, inducendo potenzialmente la soppressione immunitaria. Questo è il motivo per cui questo documento richiedeva una valutazione approfondita della biodistribuzione sia per i vaccini a mRNA che per quelli a DNA [120]. In effetti, l’autore ricorda uno studio di farmacocinetica eseguito da Pfizer per l’agenzia di regolamentazione giapponese in cui si è scoperto che gli LNP si accumulano nella milza, nel fegato, nella ghiandola pituitaria, nella tiroide, nelle ovaie e in altri tessuti».

«Tutti questi lavori concorrono a sostenere i risultati degli studi recenti e passati, i quali dimostrano che un liposoma ha la capacità di viaggiare in vari distretti corporei [103,123]. Sfortunatamente, lo stesso può accadere con i vettori basati sul DNA [115]. Inoltre indicano sicuramente che l’espressione di Spike dopo l’inoculazione non è transitoria ma può durare molte settimane o mesi. Questa evidenza solleva la questione se sia corretto considerare eventuali eventi avversi della vaccinazione COVID-19 esclusivamente entro 14-21 giorni dall’inoculazione, dato che i prodotti inoculati persistono più a lungo».

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Alla luce di queste due frasi il danneggiamento del sistema immunitario, che sta alla base dell’incapacità dell’organismo a rispondere all’aggressione di cellule tumorali, e la farmacovigilanza sulle reazioni avverse vanno completamente rivisti.

5 – RUOLO PATOGENO E LETALE DELLA SPIKE DI SARS-COV-2

«La bio-distribuzione di mRNA e Spike, la persistenza relativamente lunga di questa proteina nelle persone inoculate, e la presenza della proteina nel distretto del danno tissutale a seguito degli eventi avversi sopra riportati, impongono interrogativi sul ruolo della proteina Spike prodotta dopo il vaccino inoculazione. Questo Spike interferisce con la fisiologia naturale della persona vaccinata, contribuendo al danno tissutale/d’organo e, in ultima analisi, nel peggiore dei casi, alla morte?» si domanda la dottoressa Frasca dell’Istituto Superiore della Sanità

«In effetti, si dovrebbe considerare che l’antigene Spike (e lo stesso mRNA modificato) non è un fattore biologicamente inattivo ma può entrare in una serie di percorsi molecolari che si verificano in un organismo, compresi i percorsi guidati da anti-oncogeni [102]».

In questo caso nella ricerca italiana viene pubblicato nato lo studio americano della biofisica Stephanie Seneff, del dottor Peter McCullough e altri che fu oggetto di enormi polemiche nella comunità scientifica USA e fu pubblicato da Gospa News nell’inchiesta dal titolo “Così i vaccinino danneggiano e uccidono l’uomo”.

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«La somministrazione agli animali della sola proteina Spike ha ricapitolato la maggior parte delle caratteristiche della prima malattia da COVID-19, suggerendo che la Spike eserciti una parte consistente degli effetti tossici della SARS-CoV-2 [131]. L’effetto di Spike of SARS-CoV-2 è stato studiato in vivo in modelli animali e in vitro su cellule immunitarie e cellule endoteliali, e c’è una pletora di articoli su questo argomento. Spike può danneggiare i cardiomiociti [132] e i periciti cardiaci [133] e ha una serie di effetti patogeni, inclusa l’interferenza con i percorsi al lavoro per tenere sotto controllo lo sviluppo del cancro (per la revisione, vedere [102]).Spike causa anche indipendentemente malattie cardiovascolari [134]. L’iniezione endovenosa di mRNA di COVID-19 da vaccini ha indotto mio/pericardite nei topi [135]. Questo documento potrebbe indicare che anche la proteina Spike codificata dai vaccini a mRNA possiede un effetto patogeno (non è diversa nella funzione dalla Spike naturale)».

Altri argomenti citati in precedenza nei nostri articoli tra cui quello sul pericolo di infiammazioni causate dalle nanoparticelle accertato dalla ricerca della Thomas Jefferson University di Boston.

6 – I PERICOLI DELL’EFFETTO ADE E DELLA VACCINAZIONE DI MASSA

«Un altro problema nella produzione di vaccini genetici, ma anche in vaccini più tradizionali basati sull’uso di Spike come antigene unico, è il fatto che i virus a RNA sono solitamente inclini a mutare [165].

Tra questi virus, il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e il virus dell’epatite C (HCV) sono i più variabili e questa variabilità ha reso lo sviluppo dei vaccini una sfida [166,167,168,169]. I vaccini antinfluenzali non sempre funzionano correttamente [168] a causa di meccanismi simili (vedi sotto). In effetti, una trappola è dovuta alla formazione di varianti di fuga virale e al potenziamento dipendente dall’anticorpo, che si verifica anche in COVID-19 (ADE) [170,171,172,173]».

«L’ADE è un fenomeno per cui gli anticorpi anti-virus non neutralizzano gli epitopi varianti ma aiutano invece il virus mutante ad entrare nelle cellule, aumentando paradossalmente il potenziale infettivo. Si può ricollegare al noto fenomeno precedentemente denominato “peccato antigenico originale”, detto anche “immuno-imprinting”; questo fenomeno è impartito dal riconoscimento di precedenti varianti virali [170,171,172,173]»

Nella nostra precedente inchiesta sulle infezioni-breccia, i contagi a volte anche letali da Covid anche tra persone completamente vaccinate, abbiamo ipotizzato un’eventuale connessione proprio con il fenomeno ADE…

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«L’imprinting immunitario si verifica quando il sistema immunitario ha riconosciuto in primo luogo una determinata variante del virus, quindi successivamente incontra una seconda variante molto simile. Il fenomeno dell’imprinting immunitario, che rovina il meccanismo di difesa immunitaria e provoca la fuga del virus, è noto da decenni [170,171,172,173,174]. Riguarda gli anticorpi ma anche le risposte delle cellule T. Sia le cellule citotossiche che quelle T-helper possono essere attivate impropriamente in presenza di epitopi di varianti virali [174,175]. I linfociti T sono cruciali nell’immunità e nell’immunità indotta dal vaccino, poiché orchestrano l’attivazione dei linfociti T citotossici e le risposte immunitarie umorali (i linfociti T helper follicolari, Thf, sono necessari per l’instaurazione della risposta anticorpale neutralizzante), e questo è vero per lo sviluppo della risposta immunitaria anti-SARS-CoV2 [176]».

Del rischio di tempesta citochine che può alterare il funzionamento dei linfociti T abbiamo scritto grazie agli studi della scienziata Loretta Bolgan nel 2021, poco dopo aver pubblicato la ricerca delle università cinesi che lanciava l’allarme sui sieri genici mRNA e chiese l’interruzione dei trials clinici già nell’ottobre 2020 prima che Pfizer immettesse in commercio il suo primo vaccino sperimentale.

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Cosa hanno fatto la dottoressa Frasca e l’Istituto Superiore della Sanità in questi due anni??? Va dato il merito al’ISS di essere stata la prima autorità sanitaria a lanciare l’allarme sulla moria di Covid tra i vaccinati. Ma quante morti hanno sulla loro coscienza scientifica??? 

«Come già accennato, esistono prove cliniche di autoimmunità e insorgenza di malattie autoimmuni che si verificano sia dopo l’infezione da SARS-CoV-2 che dopo la vaccinazione con prodotti genetici COVID-19 [182,183]. È interessante notare che il recettore Spike-binding ACE2 diventa il bersaglio degli autoanticorpi [184] in COVID-19. Sarà importante verificare se i vaccini inducono questo tipo di autoanticorpi. Vale la pena notare che gli anticorpi anti-ACE2 sono già presenti nei pazienti con vasculite e LES come parte dei repertori autoreattivi di questi pazienti [185]».

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«Questo è il motivo per cui ogni individuo che riceve uno dei vaccini COVID-19 attualmente in uso necessita di un’anamnesi prima di assumere ulteriori dosi. La vaccinazione di massa indiscriminata non è la strategia, soprattutto nella fase attuale, caratterizzata da una minore letalità delle nuove varianti e da un protocollo stabilito per la cura. Un attacco di tipo autoimmune può verificarsi se l’informazione genica per Spike viene trasportata in un distretto corporeo specifico, favorendo l’espressione di Spike nei tessuti indesiderati (ad esempio organi vitali come il fegato o il cuore) e la presentazione dell’epitopo di Spike ai linfociti T».

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7 – LE MIOCARDITI E L’INCOGNITA DEI BOOSTER BIVALENTI

«Un piccolo studio, dopo aver analizzato i dati dell’Health Security Agency del Regno Unito, ha rivelato che il tasso di mortalità nelle persone non vaccinate (per cause non COVID-19) era inferiore a quello osservato nelle persone che avevano ricevuto almeno una dose di vaccino COVID-19. 198]» notano i ricercatori italiani che però avvertono: «Un’analisi statistica accurata e trasparente di tali dati, che tenga conto di tutte le variabili in gioco, può chiarire i reali effetti dei vaccini genetici. Ad esempio, se si verificano più decessi nelle persone vaccinate, bisogna tenere conto che, tra queste persone, ci sono molti pazienti a rischio e anziani».

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«Le somministrazioni ripetute (fino a quattro o cinque e più) non sono state incluse negli studi clinici seminali dei produttori di vaccini, quindi l’intensità e la frequenza degli eventi avversi possono ora cambiare di fronte a un’infezione che ha una mortalità attuale paragonabile o addirittura inferiore di quello dell’influenza [199]» riferisce la ricerca ISS

«Un documento in prestampa ha analizzato, fianco a fianco, le reazioni avverse al vaccino vecchio e bivalente tra 76 operatori sanitari e ha riscontrato più reazioni e maggiore incapacità di lavorare dal vaccino bivalente [201]. Altri e più precisi studi sono necessari per i vaccini bivalenti e per quelli precedenti».

A questo punto comincia a sfiorarci il sospetto che la dottoressa Frasca sia un’assidua lettrice di Gospa News visto che siamo stati i primi a pubblicare la ricerca dell’Ospedale universitario tedescodi Heidelberg che viene menzionata come fonte 201.

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«La miocardite è una forma di infiammazione del cuore che può portare a futuri problemi di salute aggiuntivi nei giovani pazienti a rischio con possibilità di vita già compromesse. La comunità scientifica deve essere consapevole e discutere se l’uso degli attuali vaccini genetici COVID-19, che era giustificato al tempo delle precedenti varianti mortali del coronavirus, debba essere ancora incoraggiato al tempo delle varianti Omicron. Un altro documento recente ha collegato la formazione di coaguli di sangue alla vaccinazione con vaccini genetici nelle persone di età pari o superiore a 65 anni [208]».

A queste conclusioni è arrivato anche uno studio di farmacovigilanza attiva (con follow up sul decorso del vaccinato) condotto su milioni di persone dalla FDA (Food and Drug Administration), l’ente americano regolatore del farmaci.

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Non ci soffermiamo sui paragrafi legati alle miocarditi da vaccino trattati dalla ricerca dell’Istituto Superiore di Roma dato che sono stati confermati ormai da centinaia di studi. Arriviamo quindi all’ultima frase dello studio:

«Pertanto, in questa fase, il rapporto rischio/beneficio potrebbe essere rivalutato anche per gli anziani. Lo sviluppo di vaccini più tradizionali basati su antigeni molto meno variabili e che non sono dotati di effetti tossici intrinseci è altamente auspicabile per proteggere gli anziani e le persone a rischio, comprese quelle con autoimmunità [209,210]».

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Avevamo ragione noi. Anche se siamo stati per questo cancellati da Facebook, da Linkedin e ostacolati anche su Twitter prima della gestione Elon Musk. Nel prossimo articolo affronteremo le responsabilità politiche di questa strage.

LO STUDIO INTEGRALE IN ITALIANO DELLA RICERCATRICE ISS 

LO STUDIO ORIGINALE IN INGLESE CON TUTTE LE FONTI SCIENTIFICHE

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

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