Con questo articolo iniziamo un ciclo sui drammatici racconti sulle persone uccise o gravemente danneggiate dai vaccini che ancora attendono giustizia. Chi fosse interessato a segnalare la sua storia o quella di un conoscente ci scriva per email: redazione@gospanews.netSe per il Ministero della Salute questi decessi – assolutamente evitabili – rappresentano solo pratiche da archiviare con ridicoli indennizzi per Gospa News sono vittime di un olocausto perpetrato consapevolmente dalle autorità sanitarie per la sperimentazione massiva di nuove biotecnologie vaccinali. Divenuti reali omicidi di Stato quando sono stati praticati con l’obblio imposto a varie categorie professionali.
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Voglio giustizia. La pretendo per me e per mio figlio Filippo che aveva solo un anno e mezzo quando mia moglie Zelia è stata uccisa da un’emorragia cerebrale correlata alla somministrazione del vaccino di AstraZeneca. A distanza di due anni lui sovente mi dice: “Voglio la mamma”. Voglio giustizia perché siamo stati drammaticamente privati di un tesoro inestimabile».
Andrea Nicosia, 40 anni, docente di inglese e francese a Gela (Caltanissetta, Sicilia) come sua moglie, con cui condivideva la passione per l’insegnamento è ancor più amareggiato da quando ha ricevuto l’indennizzo di 77mila euro dal Ministero della Salute per il decesso della coniuge che aveva soltanto 37 anni. Proprio per questo confida nel Tribunale di Gela che sta ancora vagliando le responsabilità penali dell’amministratore delegato di AstraZeneca.
Ma è già pronto a iniziare una causa civile per ottenere un congruo risarcimento (che implica la prova di una correlazione certa tra vaccinazione e decesso) oltre all’indennizzo “irrisorio e offensivo” già ricevuto dallo Stato.
Zelia è infatti una delle prime vittime di quella emorragia cerebrale da “trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino” riassunta nell’acronimo “VIPIT” e connessa ai famigerati e letali coaguli di sangue.
Purtroppo i PM non hanno individuato “correlazioni di rilievo penale” tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e la morte dell’insegnante “imputabili a medici o sanitari che hanno avuto in cura la donna”.
Ma l’avvocato Valerio Messina, cognato della vittima, a nome del marito e delle due sorelle Serena e Glenda Guzzo non si è rassegnato a questa risposta tremendamente burocratica. Ha dato battaglia in sede giudiziaria…
LA CAUSA PENALE PENDENTE E L’OFFENSIVO INDENNIZZO
Ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione edil Gip del Tribunale di Gela l’ha accolta disponendo nuove indagini. L’udienza per una eventuale proroga delle indagini a carico di qualcuno o per confermare l’archiviazione, si è tenuta il 23 gennaio 2023 e si è in attesa di un pronunciamento. L’avvocato ha anche chiesto l’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore delegato di AstraZeneca. Pertanto il Gip potrebbe anche optare per un’imputazione coatta con rinvio a giudizio contestuale.
La precedente richiesta di archiviazione aveva suscitato l’indignazione di alcuni abitanti di Gela che il 15 giugno 2021 si erano riuniti davanti al Tribunale per manifestare la loro protesta.
Il motivo principale dell’azione penale è l’acclarata correlazione tra la somministrazione della dose e la morte ma anche la mancanza di un reale consenso informato della deceduta in quanto, il primo marzo 2021, quando si sottopose all’inoculazione del siero genico a DNA messaggero, innovativo per la sperimentazione di un vettore adenovirale di scimpanzé e non umano, non compariva alcune menzione della trombocitopenia tra gli effetti indesiderati del vaccino sebbene allarmanti casi fossero già stati rilevati nel Regno Unito, come spiegato dall’avvocato in un’intervista in cui riassume i punti cardine della sua memoria difensiva.
Non solo. In un inchiesta pubblicata il 14 febbraio 2021 da Gospa News avevamo dato risalto allo studio pubblicato nell’ottobre 2020 da due università cinesi in cui venivano analizzati tutti i candidati vaccini. In esso sui vaccini a DNA messaggero come AstraZeneca si sentenziava: «La sicurezza e l’efficacia dei vaccini per l’uso nell’uomo rimangono sconosciute» confermando implicitamente che ogni somministrazione sarebbe stata un totale esperimento sulla pelle del vaccinato.
«Non ho minimo dubbio che mia moglie sia stata uccisa dal vaccino, lo provano i documenti. Per questo qualcuno di AstraZeneca deve assumersi le sue responsabilità. Qualcuno decenne essere condannato per la morte di mia moglie. Purtroppo non la riporterà in vita ma servirà a lenire il nostro dolore. A parte la sofferenza della sua perdita e quella di dover crescere un figlio piccolo da solo ritengo vergognoso che uno Stato quantifichi 77mila euro il valore di una vita umana di una giovane donna. Al di là dell’aspetto pecuniario mi sento offeso e preso in giro, doppiamente tradito dallo Stato» afferma il marito Antonio.
Analoga cifra è stata destinata ai parenti di un’altra giovane insegnante deceduta per colpa di AstraZeneca: la genovese Francesca Tuscano.
Sconcerta però che l’ormai acclarata correlazione tra il siero genico mDNA di AstraZeneca e numerosi decessi, tra cui quelli del militare siciliano Stefano Paternò e della giovanissima ligure Camilla Canepa, non abbia portato a conseguenze penali per la Big Pharma di Cambridge (Regno Unito).
C’è da augurarsi che ciò non sia in qualche modo connesso al fatto che il vaccino sviluppato dallo Jenner Institute dell’Università di Oxford sia basato su un vettore sperimentale di adenovirus di scimpanzé realizzato dalla società Advent srl dell’IRBM Park Science di Pomezia (Roma), ripetutamente finanziato da Nicola Zingaretti, ex Governatore del Lazio e segretario del Partito Democratico e presieduto dall’ex produttore televisivo della RAI di una trasmissione di Pupo…
«C’erano sentori e sospetti su questa vaccinazione forzata. Quando l’abbiamo fatta io e mia moglie non c’era ancora l’obbligo per il personale scolastico ma una forte raccomandazione da parte delle autorità dell’istruzione. Abbiamo letto insieme le raccomandazioni AIFA non trovando nulla di allarmante e così siamo andati insieme all’HUB vaccinale aperto nell’ex mattatoio di Gela, un luogo rivelatosi purtroppo nefasto. Il colloquio prima della vaccinazione e durato pochi minuti poi siamo tornati a casa senza accusare problemi» racconta il professor Nicosia.
«Il 10 marzo, dopo 9 giorni, lei ha iniziato ad avere vari malesseri. Prima solo stanchezza, poi mal di testa e persino conati di vomito. Il 12 mattina non si è svegliata e non rispondeva più. Abbiamo chiamato l’ambulanza che l’ha portata d’urgenza al nosocomio di Gela». racconta ancora il coniuge.
Le condizioni della signora Guzzo sono tragiche: è in coma e viene trasferita con l’Elisoccorso nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta dove è poi morta il 24 marzo.
LA GIOVANE MAMMA STRONCATA DA UNA TROMBOSI
«La Consulenza tecnica espletata su incarico della Procura ha chiarito che il decesso di Zelia è da ricondursi a morte cerebrale in soggetto con imponenti lesioni encefaliche emorragiche ed edema massivo e trombosi dei seni sagittale. Non vi è alcun dubbio sulla sussistenza del nesso causale tra la pratica vaccinale in esame e gli eventi trombotici che hanno determinato il decesso di mia cognata – conferma l’avvocato Messina citando le perizie – I Consulenti hanno escluso, mediante l’effettuazione dei relativi test, infezioni virali in atto nonché eventuali patologie autoimmuni».
SCANDINAVI NON SI FIDANO. Stop Vaccino AstraZeneca. Zelia morta a 37 anni
«Ho interpellato anche il Dipartimento Militare di Medicina legale di Messina che ha appurato la sussistenza di nessi di causa tra la somministrazione vaccinale e gli eventi fisiopatologici che portarono al decesso ed ha considerata plausibile l’associazione causale tra vaccino e i suddetti eventi. Ha anche espresso parere favorevole alla concessione dei benefici previsti dalla Legge 210-92 e successive integrazioni, ex articolo 20, comma 1, Decreto legge 27/01/2022, n. 4» aggiunge il legale della famiglia in riferimento all’indennizzo statale ottenuto solo dopo una battaglia bucrocratica.
«Io e Zelia ci siamo conosciuti all’Università di Catania e ci siamo fidanzati nel 2005. Abbiamo gestito insieme per 10 anni una scuola privata di lingue. Quindi eravamo felici per la nostra vita per la nascita di Filippo e per la nostra vita professionale di insegnanti nella scuola pubblica anche perché io stavo per diventare di ruolo» racconta il marito Antonio.
«Quando lei è mancata c’è stato un tentativo di mettere a tacere ogni cosa anche sui media, che addirittura avevano dato notizia del suo decesso quando era ancora viva, ma poi la morte in correlazione del vaccino è stata in gran parte ignorata e segnalata solo a livello locale» aggiunge amareggiato il marito.
LA BATTAGLIA LEGALE SUL CONSENSO INFORMATO
Gospa News è stato uno dei media a dare notizia della drammatica vicenda che ora si è focalizzata sulle ampie prove fornite dall’avvocato in relazione all’assenza di un reale consenso informato a causa del mancato tempestivo aggiornamento degli effetti indesiderati nel foglietto illustrativo del siero genico.
«Tra le reazioni avverse di cui alla nota informativa allegata al modulo di consenso informato, relativamente al Vaccino “Vaxzevria” Anti- Covid 19 prodotto dalla Società Astraneca, sottoscritto da Zelia Guzzo non vi era alcuna segnalazione circa il rischio di formazione di coaguli di sangue» spiega l’avvocato Messina, divenuto riferimento di una task-force siciliana di legali in merio ai danni da vaccino.
«Solo dal 15 marzo, in via precauzionale, la somministrazione di Astrazeneca veniva sospesa su tutto il territorio nazionale, in linea con analoghi provvedimenti adottati da molti altri Paesi dell’Europa, come Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Slovenia, Cipro, Lussemburgo, Olanda, Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda.La somministrazione in Italia riprendeva, successivamente, con limitazioni di età prima di essere nuovamente modificata e limitata» rammenta il legale del marito Andrea Nicosia.
«Solo in data 24 marzo 2021, giorno della morte di mia cognata, Astrazeneca diffondeva una “nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’agenzia italiana del farmaco” per avvertire sui rischi di “trombi associati ad un livello basso di piastrine” e invitava gli operatori sanitari a vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia e AIFA pubblicava una nota ufficiale dal titolo “Vaccino COVID-19 AstraZeneca: Nota Informativa sul rischio di trombocitopenia e disturbi della coagulazione».
VACCINO ASTRAZENECA, RICERCA SHOCK DI OSLO: “Trombosi Letali meno Rare del previsto”
Ma come evidenzia ancora l’avvocato Messina:«I primi casi di anomali relativamente ai coaguli di sangue associati a piastrinopenia e trombocitopenia si verificavano in epoca antecedente rispetto alla somministrazione, avvenuta in data 01 Marzo 2021, del vaccino anti-covid 19 prodotto da AstraZeneca».
Sia la Big Pharma britannica che le autorità sanitarie avevano quindi il dovere di verificarne la pericolosità e segnalarla ai fini del consenso informato. Ma non lo fecero!
«La MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency) quale Ente Regolatore della Farmacovigilanza Inglese, già in data 8 Febbraio 2021 osservava n. 2 casi di Trombocitopenia immunitaria, n. 4 casi di trombocitopenia, n. 6 casi di emorragia cerebrale e n. 22 casi di incidenti cerebrovascolari, nonché n. 2 casi di trombosi al seno venoso cerebrale».
I PRECEDENTI ALLARMI PER CASI DI TROMBOSI
E’ quanto ricorda l’avvocato Messina che segnala un’ulteriore campanello d’allarme precedente alla morte di Zelia Guzzo.
«Il vaccino “Vaxzevria” utilizza un vettore virale che impiega una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi, come vettore per fornire le istruzioni per sintetizzare la proteina spike di SARS-CoV-2. Una volta prodotta, la proteina può stimolare una risposta immunitaria specifica, sia anticorpale che cellulare. La tecnologia è la stessa alla base del primo vaccino approvato per Ebola alla fine del 2019» ci spiega il legale siciliano che ha trovato un elemento molto significativo.
«Le note informative del vaccino anti-Ebola denominato “Ervebo”, sviluppato alla fine dell’anno 2019 ed immesso nel commercio nel medesimo periodo storico, da una delle Società Farmaceutiche più rilevanti su scala Mondiale, la Società Merck Group, contengono a pag. 5 la seguente avvertenza: “Trombocitopenia e disturbi della coagulazione. Il vaccino deve essere somministrato con cautela negli individui affetti da trombocitopenia o qualsiasi disturbo della coagulazione poiché, in questi individui possono verificarsi sanguinamenti o formazione di lividi, a seguito della somministrazione per via intramuscolare” ».
«Inoltre nel settembre 2020 era stato pubblicato un altro documento dal titolo: SARS-CoV-2 binds platelet ACE2 to enhance thrombosis in COVID-19 [SARS-CoV-2 si lega all’ACE2 piastrinico e peggiora la trombosi in COVID-19], che aveva sottolineato un problema con il SARS COV2: “I nostri studi hanno scoperto una nuova caratteristica del SARS-CoV-2 riguardante l’attivazione delle piastrine attraverso il legame della proteina spike con il recettore piastrinico ACE2. L’attivazione piastrinica indotta da SARS-CoV-2 può contribuire alla formazione di trombi e alle risposte infiammatorie nei pazienti con COVID-19.”2» aggiunge il legale.
«In buona sostanza nel momento in cui si sottoponeva alla vaccinazione con lo specifico vaccino, lo faceva senza essere a conoscenza che dalla vaccinazione potevano derivare complicanze con esito letale; la dovuta informazione, qualora fornita, avrebbe potuto indurla a soprassedere» conclude l’avvocato Messina che ha chiesto al PM una perizia suppletiva proprio sulla questione del consenso informato.
Ecco perché la vicenda della giovane mamma e moglie Zelia ha tutti i requisiti per diventare un procedimento penale pilota.
Ovviamente sei i magistrati saranno abbastanza coraggiosi da mettersi contro di una Big Pharma che lavora insieme a una società scientifica promossa dai fondi della Regione Lazio ed è entrata nel progetto governativo finanziato dal PNRR per un Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” a cui ha aderito, tra i molteplici soggetti e privati e pubblici, anche l’Università di Roma Tor Vergata quando ne era ancora il rettore l’attuale Ministro della Salute Orazio Schillaci.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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