di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Penso alle suore ortodosse della Lavra di Kiev. Chiedo alle parti in guerra di rispettare i luoghi religiosi. Le suore consacrate, le persone consacrate alla preghiera di qualsiasi confessione sono sostegno del popolo di Dio».
Con una breve ma incisiva frase, forse venata da da un’amara timidezza di spingersi troppo in là in un giudizio sui conflitti geopolitici in Ucraina, Papa Francesco è intervenuto in difesa dei religiosi del Monastero delle Grotte di Kiev che hanno ricevuto un ultimatum a lasciare la struttura in cui operano da secoli. Ciò è avvenuto dopo mesi di blitz intimidatori dei Servizi di Sicurezza Ucraini (SBU) ordinati dal presidente Volodymyr Zelensky.
Udienza Generale 15 marzo 2023
Papa Francesco IN DIFESA DEI RELIGIOSI DI KIEV https://t.co/7utzyIforJ via @YouTube— Fabio Carisio_Gospa News (@Fabio_Carisio) March 15, 2023
Il Pontefice argentino Jorge Mario Bergoglio ha risposto così all’appello del Patriarca di Mosca dopo aver rivolto parole commosse alla popolazione del Malawi, colpita dal devastante ciclone Freddy che ha causato un centinaio di morti.
Kirill ha ripetutamente denunciato il degrado morale dell’Ucraina da quando è finita nell’orbita dell’Occidente (soprattutto per l’organizzazione dei Gay Pride vietati nella Russia di Vladimir Putin a tutela dei minori) e l’attuale leader (ashkenazita e sionista) del regime di Kiev, protetto dalla NATO dopo il sanguinario golpe del 2014 finanziato da George Soros e dall’amministrazione americana Obama-Biden, sta usando la Chiesa Ortodossa scismatica come strumento di vendetta contro quella storica devota a Mosca.
Venerdì, il ministero della Cultura ucraino ha notificato ai monaci che avevano tempo fino al 29 marzo per lasciare il monastero, sostenendo di aver violato l’accordo del 2013 in base al quale lo stato permetteva loro di amministrare la riserva storica nazionale. Fondato nel 1051, il Pechersk Lavra (“Monastero delle grotte”) è considerato il sito cristiano ortodosso più importante in Ucraina ed è patrimonio Unesco.
Zelensky backs Expulsion of Christian Monks after Seizing the Historic Kiev Pechersk Lavra Monastery
Kiev aveva già espulso la Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) da due delle cattedrali sopra il monastero. Pochi giorni dopo tale decisione, all’inizio di gennaio, la Chiesa Ortodossa Ucraina (OCU) scismatica creata dal governo di Kiev è stata autorizzata a tenere le funzioni religiose proprio nel giorno del Natale ortodosso, il 7 gennaio 2023.
Alla vigilia della feste solenne il presidente Zelensky aveva pure tolto la cittadinanza a 13 monaci ortodossi fedeli al Patriarcato di Mosca ricevendo dalla portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa la pesante accusa di “‘satanismo”.
Sabato, il capo della Chiesa ortodossa russa ha paragonato lo sgombero all’espulsione del clero ortodosso sotto il comunismo.
Una mossa del genere “porterebbe alla violazione dei diritti di milioni di fedeli ortodossi ucraini”, ha detto il patriarca Kirill, in una lettera inviata all’Onu, ai capi delle altre Chiese ortodosse, a papa Francesco di Roma, all’arcivescovo di Canterbury, al copto Papa Tawadros II di Alessandria e altri.
“SATANISMO DI ZELENSKY”. Mosca Condanna la Revoca della Cittadinanza a 13 Preti Ortodossi a Natale
In sua risposta è arrivata l’appello del Pontefice della Chiesa Cattolica Romana durante l’udienza generale in cui ha poi rivolto una preghiera per l’Ucraina invitando tutti «a proseguire con impegno nell’itinerario quaresimale, affidandovi alla costante protezione di Maria. A Lei, Consolatrice degli afflitti e Regina della pace, affidiamo anche il martoriato popolo ucraino».
I monaci esclusi della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) hanno denunciato la persecuzione religiosa all’ONU in quanto viola la Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo approvata all’unanimità nella seduta dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 25 novembre 1981.
Ma come sovente accade le accuse che contrastano con gli interessi dell’Occidente e della NATO vengono tenute in scarsa considerazione dalle Nazioni Unite che hanno ripetutamente chiuso gli occhi dinnanzi alle violazioni dei diritti umani e ai crimini di guerra commessi dei jihadisti armati da USA e CIA in Bosnia e in Siria come a quelli compiuti nel Donbass dai neo-nazisti del Battaglione Azov (forza paramilitare della Guardia Nazionale Ucraina che dipende dal Ministero dell’Interno) come denunciato anche da Amnesty International.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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