VACCINI & GRAFENE – 9. Lacunoso Studio della dottoressa Bolgan tenta di Smontare Cruciali Scoperte del prof. Campra e di un Laboratorio Universitario
“Non c’è nulla che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”.
Gesù Cristo – dal Vangelo di San Luca (1-7)
Nell’immagine di copertina la chimica farmaceutica Loretta Bolgan e il docente universitario di chimica Pablo Campra
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Tra i due litiganti il terzo gode.
Mentre scienziati autorevoli e sedicenti NO-VAX indugiano nel tentativo (risultato vano) di sconfessare alcuni loro colleghi accademici che per primi hanno evidenziato tracce di grafene nei sieri genici Covid e nel sangue dei vaccinati, il Biotecnopolo di Siena è quasi pronto a partire nella sua manipolazione di virus come a Wuhan, sorretto dallo stesso TEAM del Nuovo Ordine Mondiale guidato da Bill Gates, Anthony Fauci, Big Pharma e persino partner asiatici.
Dopo aver pubblicato 8 inchieste dal titolo Vaccini & Grafene basate SOLTANTO su ricerche scientifiche pubblicate è con stupore che accogliamo lo studio lacunoso della dottoressa Loretta Bolgan che, supportata da un esperto di chimica e diagnostica, ha fatto un eccellente trattato di spettrografia e di tossicità sul grafene senza peraltro riuscire a approfondire/confutare nel merito tecnico due precedenti ricerche accademiche in cui si è evidenzata la presenza di nanoparticelle presumibilmente grafeniche:
- quella del professor Pablo Campra, docente di Chimica Biologica dell’Università di Almeria (Spagna) sulle fiale Pfizer
- quella di un gruppo di medici italiani che è stata avvalorata da una relazione UFFICIALE del Laboratorio di Microscopia Elettronica del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino condotta sul sangue di vaccinati
https://www.gospanews.net/2023/05/17/siena-gates-2-milioni-ue-al-direttore-del-biotecnopolo-per-studi-su-virus-pericolosi-come-a-wuhan-premiato-da-ong-coreana-finanziata-da-gates-gsk-e-pfizer/
Anomalie della Ricerca di Bolgan e Cinosi che Nega il Grafene nei Vaccini SARS-Cov-2
L’articolo scientifico pubblicato a inizio maggio su ResearchGate in pre-print da Bolgan insieme al ricercatore Amedeo Cinosi e al matematico Carlo Martelli dal titolo “Review su Metodi Analitici per la Caratterizzazione di Strutture Grafeniche e Profili di Tossicità (link a fondo pagina)” giunge a una conclusione drastica:
«La presente rassegna sui metodi di indagine, per la caratterizzazione chimico fisica delle strutture grafeniche e sulla loro specificità, applicati ai preparati SARS-CoV-2 e ai fluidi biologici non consente di acquisire evidenze sulla presenza di grafene, ossido di grafene e grafene ridotto in dette matrici. Inoltre la potenziale presenza di dette strutture in concentrazioni inferiore ai limiti di rilevabilità dei metodi analitici in letteratura non è correlabile ad effetti tossici».
«Il grafene è un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo). Le scoperte sul grafene e le sue applicazioni, (realizzazione di un transistor) conseguite nel 2004, hanno valso il premio Nobel per la fisica 2010 ai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov dell’Università di Manchester. Nonostante i problemi iniziali nell’applicabilità del grafene a singolo strato, i due fisici hanno evoluto il materiale fino alla costruzione del cosiddetto grafene a doppio strato, che garantisce più resistenza e flessibilità di utilizzo. Trattandosi di un prodotto innovativo di recente creazione non ancora normato, sono allo studio valutazioni sugli eventuali impatti ambientali e tossicologici della diffusione industriale del materiale» riporta Wikipedia di fatto sintetizzando che la pericolosità di questa nanoparticella a forma esagonale è ancora tuta da verificare. Soprattutto nel campo biomedico.
Prima ancora di analizzare nel dettaglio le lacune sotto il profilo scientifico dello studio firmato anche dalla Bolgan dobbiamo rilevarne alcune anomalie.
In primis è stato pubblicato in Italiano e non in Inglese come avviene per quasi tutte le ricerche affidate a ResearchGate in pre-print. Ciò renderà più difficile una revisione paritaria da parte di tutti quegli esperti mondiali che non conoscono abbastanza bene la lingua del nostro Bel Paese.
Già questo rappresenta una curiosità in quanto tutte le precedenti 9 ricerche pubblicate dal dottor Amedeo Cinosi sono tutte in Inglese mentre le altre 7 della Bolgan non sono visibili… Ciò accredita l’ipotesi che sia stata scritta solo per l’Italia con una finalità precisa.
A ciò si aggiunge un’altra anomalia per uno studio scientifico: non risulta alcuna dichiarazione in merito alla voce “Funding and conflict of interest” ovvero gli eventuali finanziatori e/o conflitti d’interesse.
La laboriosità della ricerca in letteratura scientifica sulla spettrografia e sulla tossicologia del grafene (per quanto non citi un fondamentale studio dell’Unione Europea sull’uso pericoloso del grafene nelle terapie geniche contro i tumori) rende arduo credere che tale lavoro sia stato fatto solo per amore della scienza.
Soprattutto da parte di un esperto in assistenza diagnostica come il dottor Cinosi che lavora per una società privata piemontese il cui primo scopo è quello di vendere microscopi di alta qualità a industrie chimiche, petrolifere o farmaceutiche.
Il Mistero dello Studio di Rinascimento Italia annunciato dalla Bolgan
Ciò diviene ancor più sospetto alla luce dell’anticipazione su VERO GIORNALE del 13 giugno 2022 (link a fondo pagina) in cui, come riportò il quotidiano Affari Italiani, “la dottoressa Loretta Bolgan commenta i primi studi preliminari sul contenuto dei vaccini in spettrometria di massa con analisi quantitativa commissionati da Federazione Rinascimento Italia”.
Orbene chi ha letto il precedente articolo sul progetto ZeroSpike di Federazione Rinascimento Italia sa questa associazione intrigata con l’Intelligenza Artificiale (e di conseguenza con Microsoft di Bill Gates) è diventata promotrice di una cura “miracolosa”, a base di N-Acetilcisteina “NAC aumentata” e braccialetto ionizzante, che consentirebbe ai vaccinati di liberarsi della tossica proteina Spike persistente nel corpo umano a dispetto da quanto dichiarato dalle Big Pharma dei sieri genici a RNA messaggero.
E’ curioso dover rilevare che il dottor Franco Giovannini, uno dei tre ricercatori dello studio sulla presenza di grafene nel sangue dei vaccinati, è un medico chirurgo specialista in Agopuntura, Ossigeno- Ozonoterapia, Emodiagnostica Microscopica che nel suo ambulatorio Biodiagnostica Giovannini di Mantova utilizza queste tecniche per cercare di guarire i vaccinati affetti da problematiche di reazioni avverse.
A questo punto sarebbe evidente un macroscopico “conflitto d’interessi” di natura commerciale se la ricerca di Bolgan-Cinosi fosse stata davvero commissionata da Federazione Rinascimento Italia (FRI), come da lei sostenuto nell’intervista a VERO GIORNALE.
Il TG creato da FRI è stato chiuso nel gennaio 2023 dopo il lancio del business della NAC Aumentata prodotta da una società biomedica svizzera controllata dall’imprenditore Fabio Zoffi, tra gli artefici del progetto ZeroSpike di FRI.
Ma è noto che in campo scientifico i conflitti d’interessi rappresentano solo una tara bioetica non hanno alcuna valenza di illecito, come dimostra l’eclatante esempio della recente nomina quale direttrice dell’Istituto Nazionale della Salute americano di una ricercatrice medica che ricevuto finanziamenti da Pfizer per 290milioni di dollari.
Tale lunga premessa era necessaria per inquadrare il “momento storico” in cui è stata pubblicata la nuova ricerca che si sforza di smentire la presenza non rilevabile dell’ossido di grafene nei vaccini mRNA, sebbene sia già stato sperimentato quale forma di vettore da uno studio finanziato dalla Commissione Europea per un vaccino contro il SARS-Cov-2 e brevettato con tale scopo da una casa farmaceutica cinese che non lo ha però ancora candidato per l’autorizzazione.
In attesa di eventuali delucidazioni dalla dottoressa Bolgan, che sulla precedente inchiesta ha preferito evitare un contatto diretto e rispondere su un altro sito, vediamo quali sono i punti critici sotto il profilo scientifico dello studio.
I Punti Critici della Nuova Ricerca contro quella di Campra
In primis esso non si concentra su ricerche pubblicate su riviste mediche ufficiali (come Research Gate) ma prende in esame vari altri lavori sulla presenza del grafene nei vaccini che non abbiamo mai ritenuto sufficientemente validi ed esaurienti per essere lo spunto di una inchiesta del nostro ciclo Vaccini & Grafene.
Si indugia inoltre molto sulla prima, ed ormai superata, delle 5 ricerche pubblicate dal chimico Pablo Campra.
«La microscopia ottica è stata impiegata da Campra per la determinazione di strutture attribuite a GO sulla base di un lavoro di Xu et al. 32. L’autore osserva al microscopio dei corpuscoli neri sia nei preparati Pfizer che negli Astrazeneca e li attribuisce alla presenza di ossido di grafene (fig. 15)» si legge nel testo di Bolgan-Cinesi et al..
A questa ricerca sulla microscopia ottica usata inizialmente da Campra viene dedicato un intero capitolo per affermare quanto già noto:
«L’impiego di tale metodo di indagine nella determinazione del GO nei preparati lascia spazio a una serie di dubbi: La microscopia ottica ha una risoluzione massima di circa 10μm, che in campo oscuro scende 0.2 μm (1000x). In particolare i fogli di GO in sospensione acquosa determinati da Xu et al. 34 hanno dimensioni laterali da pochi micrometri a centinaia di micrometri e possono pertanto essere identificati in microscopia ottica».
Infatti l’inchiesta n. 1 di Vaccini & Grafene pubblicata da Gospa News si è focalizzata soltanto sulle conclusioni dell’ultimo studio dell’accademico spagnolo pubblicato nel novembre 2021 quando ha evidenziato le tracce di nanoparticelle di ossido di grafene attraverso un microscopio elettronico a spettrografia.
«Presentiamo qui la nostra ricerca sulla presenza del grafene nei vaccini Covid. Abbiamo effettuato uno screening casuale di nanoparticelle simili al grafene visibili alla microscopia ottica in sette campioni casuali di fiale di quattro diversi marchi, accoppiando le immagini con le loro firme spettrali della vibrazione RAMAN. Con questa tecnica, chiamata micro-RAMAN, siamo stati in grado di determinare la presenza di grafene in alcuni di questi campioni, dopo lo screening di oltre 110 oggetti selezionati per il loro aspetto simile al grafene al microscopio ottico» ha scritto il ricercatore come da noi riportato.
«Di essi è stato selezionato un gruppo di 28 oggetti, per la compatibilità sia delle immagini che degli spettri con la presenza di derivati del grafene, in base alla corrispondenza di questi segnali con quelli ottenuti da standard e letteratura scientifica. L’identificazione delle strutture di ossido di grafene può essere considerata conclusiva in 8 di esse, a causa dell’elevata correlazione spettrale con lo standard» attesta Campra.
Come risponde a queste frasi lo studio Bolgan-Cinosi? Non risponde nello specifico.
«Le analisi di un campione di ComirnatyTM al microscopio elettronico TEM mostrano strutture sub-sferoidali (Fig. 17) attribuite da Delgado 33 e da The Scientists’ Club 2021 34 a GO, e da R. O. Young 35 a ossido di grafene ridotto (rOX)».
Infatti menzionano altre ricerche ma non quella specifica di Campra in cui è stato dettagliato, in modo incomprensibile a profani di microscopia come noi, sia il livello di ingrandimento che di vibrazione dell’esame spettrografico in almeno 2 pagine di informazioni tecniche sulla metodologia usata.
«La risoluzione spettrale della micro Raman è dell’ordine di 1 μm, mentre le strutture grafeniche già impiegate negli studi in vivo e in vitro hanno dimensioni inferiori al micron ovvero inferiori alla risoluzione della micro Raman. La determinazione con micro Raman di dette strutture, essendo inferiori alla risoluzione, potrebbe risultare “sporca” dalle impronte spettrali degli eccipienti organici ed inorganici dichiarati nei preparati» evidenzia ancora la nuova ricerca su Research Gate
Il fatto che “le strutture grafeniche già impiegate negli studi in vivo e in vitro hanno dimensioni inferiori al micron” non implica necessariamente che quelle potenzialmente usate nei vaccini RNA siano della medesima grandezza.
Per il semplice motivo che un esperimento finanziato dal progetto Graphene Flagship della Commissione Europea dall’inquietante titolo “Grafene, altri nanomateriali di carbonio e sistema immunitario: verso la nanoimmunità per progettazione (inchiesta Vaccini e Grafene n. 7)” ha utilizzato nanoparticelle di svariate dimensioni come si può leggere in questo estratto:
«La reattività superficiale e la dimensione laterale della GO sono risultate essere parametri chiave in grado di modificare l’esito biologico in vivo nei topi, con un maggiore reclutamento di cellule monocitiche nella cavità peritoneale indotta da GO piccola (<1 μm) rispetto a GO grande (1-20 micron)».
Le Conclusioni Inconcludenti del nuovo Studio Negazionista sul Grafene
«Il grafene è un prodotto derivato dalla grafite oggetto di molte ricerche e potenziali applicazioni anche nell’ambito farmaceutico, tra cui come adiuvante vaccinale. La presenza di grafene e del suo derivato, ossido di grafene, è stata indagata anche nei preparati anti SARS-CoV-2 da alcuni gruppi di ricerca» si legge nella ricerca Bolgan-Cinosi.
«Dalla revisione di tali studi sono emerse varie criticità in funzione dei metodi impiegati e le relative conclusioni. Le strutture osservate in microscopia elettronica, sia per l’aspetto morfologico che dimensionale, non sono compatibili con le strutture grafeniche riportate in letteratura da vari autori, come non risultano evidenti strutture cristalline riconducibili alla presenza di cloruri o alle altre fasi presenti nei preparati anti SARS-CoV-2».
Ma non si può escludere pertanto a priori che le misteriose nanoparticelle lipidiche del siero genico Pfizer, protette dal segreto industriale ma di tossicologia non studiata per stessa ammissione della Big Pharma di New York, potrebbero avere strutture grafeniche anomale…
«Le analisi EDS per la ricerca di grafene, in basse concentrazioni, sui preparati anti SARS-CoV-2, sul sangue o su matrici biologiche attraverso l’impronta di carbonio, presentano criticità a causa dei massivi contributi da parte delle altre strutture carboniose presenti e che emettono fluorescenza X. Gli effetti matrice, nella ricerca delle strutture grafeniche, sono presenti anche in spettroscopia Raman. Gli spettri Raman riportati in letteratura sui preparati SARS-CoV-2 non mostrano la presenza delle impronte spettrali degli altri ingredienti presenti in tali formulati, ovvero gli spettri riportati sono coerenti con campioni formati prevalentemente di solo grafene».
In questo caso è evidente, anche se occultato per misteriose ragioni, il riferimento allo studio condotto da Franco Giovannini, con Riccardo Benzi Cipelli, Medico Chirurgo, Specialista in Odontostomatologia, Parodontologo di Vigevano, e Gianpaolo Pisano, Medico Chirurgo, Specialista in Otorinolaringoiatria, Master in Citologia, Ricercatore presso Univ. UNISED.
Ignorata la Relazione del Laboratorio di Microscopia Elettronica dell’Università di Torino
Ma anche in questa circostanza la ricerca della Bolgan non entra nel merito di quanto affermato dalla relazione ANNEX I elaborata dal Laboratorio di Microscopia Elettronica, Dipartimento di Chimica, dell’Università di Torino che ha esaminato con “analisi degli elementi mediante spettroscopia a raggi X a dispersione di energia” i campioni di sangue di due vaccinati.
«L’immagine mostrata qui è stata ottenuta ad alto ingrandimento, 280 kx, e mostra la struttura superficiale del film componente che ricorda presumibilmente quelle di particelle di grafene» recita un estratto del rapporto firmato UNITO,
Perché, pur avendole a disposizione in quanto pubblicate persino da un giornale online come Gospa News, i ricercatori dello studio appena pubblicato su ResearchGate non hanno menzionato nel dettaglio la ricerca Giovanni e la relazione del Dipartimento di Chimica dell’Ateneo torinese contestando, frase per frase, i passaggi di essa?
Ma andiamo avanti a leggere la confusione…
«Una soluzione assume colorazione già in presenza di sospensioni diluite di strutture grafeniche maggiori di 5-7µg/g, tuttavia i preparati iniettabili SARS-CoV-2 sono incolori e pertanto la correlazione degli spettri Raman a concentrazioni massive di dette strutture risulta incongruente con quanto riportato in letteratura».
Non siamo in grado di commentare questa annotazione tecnica ma anche in questo caso si tratta di un’ipotesi “speculativa” su quanto presente in letteratura. Non su quanto potrebbe essere stato fatto integrando l’ossido di grafene nelle nanoparticelle lipidiche “misteriose” utilizzate come vettori del RNA messaggero.
L’esperta di nanomateriali e microscopia dottoressa Maria Carmen Valsania, quando fece il suo intervento in un Convegno a Savigliano, avvalorò la presenza di particelle simil-grafeniche motivandola sia con la morfologia dei corpi estranei rilevati nel sangue dei vaccinati, sia con l’analisi cromatica dei materiali (breve video sotto) associata all’alta concentrazione di carbonio da cui deriva il nuovo nanomateriale.
Valsania specificò che per avere conferma della natura grafenica (grafene, ossido di grafene o ossido di grafene ridotto) sarebbero stati necessari approfondimenti con la tecnica micro-Raman: ovvero quella utilizzata dal professor Campra nelle sue analisi del siero genico Pfizer.
Evidenziamo che la tecnica di laboratorio Valsania vanta la collaborazione in ben 13 ricerche pubblicate (tra cui alcune sui nanomateriali) su ResearchGate contro le 10 di Cinosi e le 8 di Bolgan.
Ma ora arriva la frase più inquietante di tutte della ricerca intitolata “Review su Metodi Analitici per la Caratterizzazione di Strutture Grafeniche e Profili Di Tossicità”.
«Ipotizzando inoltre una concentrazione massima di grafene nei preparati iniettabili pari a 10µg/g, ovvero tale da non conferire alcun colore alla soluzione, eseguendo un bilancio di massa, la concentrazione attesa nel sangue sarà di 0.5-0.6 ng/ml cioè 2-3 ordini di grandezza inferiore alle quantità minime che possano indurre in vivo, in vitro e su linee cellulari alcun effetto di tossicità. Tali livelli di concentrazione sono inferiori ai limiti di rilevabilità delle strutture grafeniche nel sangue sia in microscopia (in acqua 100 μg/ml) che con altre tecniche spettroscopiche».
«La presente rassegna sui metodi di indagine, per la caratterizzazione chimico fisica delle strutture grafeniche e sulla loro specificità, applicati ai preparati SARS-CoV-2 e ai fluidi biologici non consente di acquisire evidenze sulla presenza di grafene, ossido di grafene e grafene ridotto in dette matrici. Inoltre la potenziale presenza di dette strutture in concentrazioni inferiore ai limiti di rilevabilità dei metodi analitici in letteratura non è correlabile ad effetti tossici» è la lapidaria conclusione che sa quasi di beffa.
Ovvero… Anche se nei sieri genici Covid ci fosse del grafene non fa male alla salute! Ricorda le prime risposte sui dubbi nell’uso dei pannelli in amianto Ethernit!!!
Il Magnetismo del Grafene scoperto dall’Università di Gottinga
La pericolosità di questo nuovo nanomateriale, infatti, al momento è stata studiata ovviamente solo in laboratorio sui topi, sui ratti, sugli embrioni di pesce zebra o sugli eritrociti umani, come scrupolosamente ricostruiscono Bolgan e Cinosi con tanto di eloquenti tabelle sulla citotossicità.
Ma le sue proprietà elettroniche, ottiche, termiche e meccaniche lo rendono una “miscela esplosiva” in quanto «tra le altre proprietà insolite, il grafene è noto per la sua conduttività elettrica straordinariamente elevata. Se due singoli strati di grafene sono attorcigliati a un angolo molto specifico l’uno rispetto all’altro, il sistema diventa persino superconduttore (cioè conduce elettricità senza alcuna resistenza) e mostra altri eccitanti effetti quantistici come il magnetismo» sostiene una ricerca dell’Università tedesca di Gottinga (link in calce tra le fonti)».
Pertanto non è dato di sapere quale possa essere l’effetto aggregante di tale possibile magnetismo una volta inoculato nel corpo umano anche in quantitativi che al momento non paiono pericolosi!
Gli Esperimenti Neurocerebrali del Pentagono e del SISSA di Trieste
E’ invece risaputo che gli studi per l’uso del grafene in campo neurocerebrale sono stati condotti sia dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e sia dall’agenzia militare DARPA del Pentagono su indicazione dell’amministrazione Obama-Biden.
Si tratta della stessa coppia di governanti che ha aperto i laboratori batteriologici in Ucraina (dove è stata condotta una ricerca sul Covid-19 3 mesi prima della sua apparizione) e ha finanziato attraverso l’agenzia governativa USAID e il NIAID di Anthony Fauci le sperimentazioni del Wuhan Institute of Virology da cui, secondo un’inchiesta della Commissione Salute del Senato USA, è nato il SARS-Cov-2.
Ricordiamo che Biden è diventato presidente americano anche grazie alle sponsorizzazioni elettorali ai Democratici della Pfizer che, con la complicità della Commissione Europea (finanziatrice di Wuhan e negatrice del virus da laboratorio), ha fatto fare affari miliardari sui vaccini Covid ai suoi investitori nonostante la consapevolezza dei danni cerebrali causati da essi nei trials clinici sulle cavie umane.
La presenza del grafene nei sieri genici Pfizer-Biontech è stata negata anche dalla Commissione Europea che ha esaminato alcuni lotti sospetti.
E’ fin troppo facile immaginare che, se davvero è stato usato in una colossale sperimentazione sulla popolazione mondiale come sembra dagli studi universitari di Campra e Valsania, sia stato dosato in calibrazioni differenti delle dosi in modo da evitare un’esplosione di reazioni avverse ma rendendo così assai letali alcune dosi.
A prescindere dalla presenza del derivato del carbonio, è stata comunque ormai asseverata la pericolosità delle nanoparticelle lipidiche dei vaccini mRNA dallo studio del biochimico lombardo Gabriele Segalla che, analizzando soltanto gli ingredienti UFFICIALI dichiarati dalla Pfizer, ha individuato l’elevata tossicità delle stesse.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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