Nell’immagine di copertina il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky durante un incontro il 2 marzo 3023 nella regione di Lviv con il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan
Il Ministero dell’Interno russo incrimina l’Avvocato Britannico amico di Zelensky
di Carlo Domenico Cristofori
L’avvocato britannico che ha accusato il presidente Vladimir Putin di “crimini di guerra” è ora lui stesso accusato
Oggi, venerdì 19 maggio, il ministero dell’Interno russo ha emesso un mandato d’arresto per Karim Asad Ahmad Khan, l’avvocato britannico che attualmente funge da procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI) dell’Aia (in Inglese International Criminal Court – ICC).
A marzo, Khan ha chiesto l’arresto del presidente russo Vladimir Putin e di Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti dei bambini, per il presunto crimine di guerra di “deportazione e trasferimento illegali” di bambini dalle “aree occupate dell’Ucraina” alla Russia.
L’ICC aveva agito in base alle affermazioni del governo di Kiev secondo cui l’evacuazione russa di bambini dalle aree civili che erano sotto il fuoco delle forze ucraine equivaleva a un trasferimento forzato di popolazione, definito come un crimine ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra.
Tre giorni dopo l’annuncio di Khan, il 20 marzo, il comitato investigativo russo ha avviato un’indagine contro il pubblico ministero, così come contro tre giudici della Corte penale internazionale che hanno approvato il suo mandato: Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala e Sergio Gerardo Ugalde Godinez.
Il mandato d’arresto era avvenuto pochi giorni dopo un incontro tra il magistrato Khan e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nella regione di Leopoli confermato dalla nuova foto rintracciata da Gospa News International sul sito ufficiale del Capo dello Stato ucraino.
Quel summit, a cui parteciparono anche i procuratori generali di altri stati UE, fece seguito a una precedente visita dello stesso procuratore della Corte Penale Internazionale a Kiev del 28 febbraio. I due incontri avvennero sebbene l’International Court de L’Aja abbia aperto un fascicolo sulle atrocità commesse dalla Guardia Nazionale Ucraina nel Donbass fin dal 2014, soprattutto per i massacri commessi dai paramilitari neonazisti del Battaglione Azov.
Le Inchieste Faziose delle Corte Penale Internazionale
Tra i casi clamorosi che denotano una faziosità politica del Tribunale olandese c’è il caso del generale bosniaco Atif Dudakovic, arrestato e subito rilasciato per crimini di guerra commessi quando comandava la Brigata islamica al grido “Allahu akbar” (Allah è cil più grande) assaltando i villaggi e facendo strage anche di civili.
Il suo processo è stato trasferito a Sarajevo, dove lui è ancora considerato un eroe e da dove collaborò con la forza NATO in Kosovo, è cominciato nel 2019, è stato sospeso per la pandemia e non risulta ancora essere ripreso o concluso.
Mentre Slobodan Milošević, presidente della Serbia dal 1989 al 1997 e presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia dal 1997 al 2000 come leader del Partito Socialista di Serbia, tra i protagonisti politici delle guerre nella ex-Jugoslavia, fu accusato e tenuto in carcere per crimini contro l’umanità per le analoghe operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo ma il processo a suo carico presso il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (Tpi) si estinse nel 2006 per sopraggiunta morte prima che venisse emessa la sentenza.
Morì a soli 65 anni, dopo 5 anni di detenzione nella prigione de L’Aja in circostanze misteriose. Poco prima della morte Milošević aveva espresso timori che lo si stesse avvelenando. Il 12 gennaio 2006, due mesi prima della morte, vi era stato uno scandalo in quanto nelle analisi del sangue di Milošević era stato rilevato l’antibiotico Rifampicin, ordinariamente usato per la tubercolosi e la lebbra e capace di neutralizzare l’effetto dei farmaci che Milošević usava per la pressione alta e la cardiopatia di cui soffriva.
L’ICC ha anche ignorato le persecuzioni condotte dal regime di Kiev contro i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina devota al Patriarcato di Mosca e la brutale uccisione di un membro della delegazione ucraina per i colloqui di pace da parte del Servizio di sicurezza SBU controllato direttamente dal presidente Volodymyr Zelensky.
Le Motivazioni Giuridiche del Mandato d’Arresto per il Procuratore Khan
L’attuale indagine del Ministero dell’Interno della Federazione Russa che ha portato al mandato d’arresto contro il procuratore Khan, invece, si è concentrata sugli articoli 299 e 360 del codice penale russo, vale a dire l’accusa penale contro persone notoriamente innocenti e i preparativi per un attacco a un rappresentante di uno stato straniero che gode di protezione internazionale al fine di complicare le relazioni internazionali.
GIALLO A KIEV. Negoziatore di Pace con la Russia Ucciso dai Servizi di Sicurezza Ucraini SBU
Mosca ha respinto i mandati della Corte penale internazionale contro Putin e Lvova-Belova come nulli, poiché la Russia non è parte dello Statuto di Roma che ha creato il tribunale. Né gli Stati Uniti, la Cina, l’India e diverse dozzine di altri paesi.
Risulta paradossale che proprio il presidente americano Joe Biden abbia lodato l’iniziativa della Corte Penale Internazionale culminata nel mandato di arresto contro Putin sebbene essa sia un organismo di cui lo stesso governo di Washington non riconosce l’autorità.
Viaggi a Rischio per il Magistrato nei Paesi Alleati di Mosca
Con questo ordine d’arresto emesso da Mosca l’avvocato britannico Khan che guida l’ICC rischia di finire immediatamente in manette in Russia o in qualsiasi paese suo alleato che reputi fondato il mandato di cattura. Proprio come Putin corre lo stesso pericolo nei paesi UE e negli altri che aderiscono all’International Criminal Court (123 nazioni in totale).
Pertanto potrebbe essere un azzardo ogni suo viaggio nei paesi dell’alleanza geopolitica e finanziaria Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, tra i quali solo il Brasile aderisce all’ICC ) ma anche, ad esempio, in Bielorussia, Kazakistan, Siria, Iran, Libia, Cuba, Venezuela, Serbia (sebbene queste due nazioni abbiano ratificato adesione alla Corte Penale Internazionale).
Ma forse correrebbe rischi persino in due paesi della NATO come Turchia (non aderente all’ICC) e Ungheria, che hanno già rigettato la richiesta di arresto di Putin emessa dallo stesso Khan contestando con molteplici azioni e accordi con Mosca sia la mancanza di diplomazia dell’Alleanza Atlantica per una tregua in Ucraina, sia le sanzioni disposte da USA e UE.
Carlo Domenico Cristofori
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
segui Gospa News su Telegram
FONTE – GOSPA NEWS INTERNATIONAL
Russia Orders Arrest of International Criminal Court Prosecutor who is a Zelensky’s Friend