“GIUSTIZIA PER ANDY”. I Familiari nel Tragico Anniversario dell’Assassinio del Reporter Italiano Rocchelli. Ricorso alla Corte de L’Aja
Introduzione di Redazione Gospa News
Ricorre oggi drammatico anniversario dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, assassinato in un “tiro al bersaglio” dai paramilitari della Guardia Nazionale Ucraina (GNU) senza che ci sia stata giustizia per l’assoluzione dell’unico imputato, l’italo-ucraino Vitaly Markiv, dopo tremende pressioni del clan di George Soros, finanziatore del golpe del 2014 a Kiev per sua stessa ammissione,
Si tratta di un ricordo sbiadito per i media di mainstream italiani perché ha commesso il peccato originale di voler raccontare la guerra civile del Donbass soffermandosi soprattutto sui violenti attacchi del regime di Kiev contro le popolazioni filo-russe delle repubbliche separatiste.
I familiari anno deciso di rivolgersi alla Corte Penale Internazionale (ICC) de L’Aja ma purtroppo hanno ben poca speranza di ottenere giustizia perché il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha difeso i militari dell’Ucraina e negli scorsi mesi ha ricevuto protezione proprio dal procuratore generale dell’ICC Karim Khan, il quale prima a emesso un mandato di cattura contro il presidente russo Vladimir Putin e poi è stato colpito a stavolta da un ordine d’arresto emesso dal Ministero del’Interno di Mosca.
Khan, prima di agire contro il nuovo Zar del Cremlino, si è incontrato due volte con Zelensky nonostante proprio davanti alla Corte Penale Internazionale penda dal 2014 una denuncia per violazione dei diritti umani a carico dell’Ucraina e del Battaglione Azov della GNU in particolare.
Andrea Rocchelli e la verità sospesa
di Graziella Di Mambro – pubblicato in origine su Riforma.it
Tutti i link agli articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori
Avere fiducia nella Giustizia per i familiari di Andrea Rocchelli è più che un imperativo ed è il motivo per il quale si sono rivolti alla Corte penale internazionale dell’Aja.
Sono passati nove lunghi anni da quel 24 maggio 2014 e oggi in Ucraina c’è una guerra più ampia, eppure nemmeno allora era un luogo di pace. L’assassinio di Andrea e del collega russo Andrej Mironov ne è la prova. Ciò che è successo dopo, nel corso delle varie fasi giudiziarie è anche peggio e adesso, nel momento in cui Italia e Ucraina si dichiarano unite, potrebbe essere il momento giusto per tornare su questa storia. Invece…
Per l’uccisione di Rocchelli è stato processato Vitaly Markiv, militare della Guardia nazionale ucraina, condannato a 24 anni in primo grado e poi assolto in Appello e in Cassazione.
«La nostra è una irrisolta domanda di verità e giustizia – ha detto Elisa Signori, madre di Andy, in un intervento pubblicato sul sito di Articolo21 e ripreso da La Provincia pavese – per un delitto che la magistratura italiana definisce un crimine di guerra, ma su cui si stende l’oblio. L’obiettivo che ci proponiamo è porre fine all’impunità per questo delitto, consapevoli di difendere così la vita di civili e giornalisti che operano in scenari di crisi e di guerra».
Il giornalista italiano fu ucciso in Ucraina in un attacco deliberato delle forze armate ucraine, assieme al collega William Roguelon, che rimase gravemente ferito.
Che stavano facendo lì, in quel luogo? Lavoravano.
Documentavano il conflitto Russia-Ucraina, andato avanti come adesso tutti sappiamo. Andrea in Ucraina collaborava con la ong Soleterre e tra gli altri servizi ve ne è stato uno sui bambini malati e ospiti della casa-famiglia gestita da Soleterre a Kiev. Raccontava il Donbass, una regione che con questa guerra è diventata famosa.
Non si può evitare di osservare e far notare il silenzio ovattato e incomprensibile che avvolge questa storia, una vicenda che ha molto a che vedere con l’informazione, con il giornalismo che guarda i fatti.
I genitori di Andrea Rocchelli, Rino Rocchelli ed Elisa Signori, hanno sempre condannato in modo convinto la guerra in atto e l’invasione della Russia, ma hanno anche ricordato come il governo Zelensky abbia «proseguito nella linea scelta del precedente, negando la dinamica dei fatti ricostruita dalla magistratura italiana, mentendo e soprattutto costruendo false verità». E questo è stato tollerato dall’Italia.
Andrea Rocchelli, nel Donbass insieme al giornalista Andrej Mironov e al fotoreporter francese William Roguelon, erano esposti, indifesi, si trovavano accanto a dei binari abbandonati e sono stati colpiti da spari provenienti dalla collina su cui si trovava il battaglione Azov.
Le ultime foto scattate dal giornalista sono state ritrovate due anni dopo, nel 2016.
Nella sentenza del Tribunale viene riconosciuta la provenienza dei colpi: gli spari arrivarono dalla parte ucraina e non furono accidentali. L’Ucraina, il suo governo ha negato sempre.
La dinamica di quello che è stato un vero e proprio agguato è chiara, tuttavia in Appello, a novembre 2020, Vitaly Markiv è stato assolto per insufficienza di prove a causa di un vizio di forma del processo di primo grado.
In una inchiesta indipendente andata in onda a febbraio 2022, i giornalisti Valerio Cataldi, Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, hanno pubblicato l’ultimo tassello di verità: un disertore dell’esercito ucraino, scappato all’estero, ha detto che il suo superiore, il comandante Michail Zabrodskij, dichiarava la responsabilità di questi nella morte di Rocchelli. Zabrodskij è deputato in Ucraina.
Estratto dall’articolo di Graziella Di Mambro – pubblicato in origine su Riforma.it
DONBASS: REPORTER ITALIANO ASSASSINATO DALL’ALLEATO DI NEONAZISTI E JIHADISTI