Nel riquadro dell’immagine di copertina le scienziate americane di due rivoluzionari studi sugli anticorpi anomali innescati dai vaccini Covid: la ricercatrice clinica Sandy Joung (sinistra) e l’immunologa Jessica Rose (destra)
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Che i vaccini Covid-19 possano essere inefficaci a proteggere dal contagio e dalla malattia grave avendo una copertura immunitaria assai breve è un dato ormai acclarato come la loro pericolosità a causa di centinaia di reazioni avverse anche letali (patologie neurocerebrali, miocarditi, trombocitopenie, malattie autoimmuni ecc).
Ora però comincia a farsi insistente il sospetto che gli stessi sieri genici mRNA che veicolano l’antigene della tossica proteina Spike, capace di riprodursi nell’organismo anche dopo 2 anni e non solo per 24-48 come previsto dal meccanismo di stimolo degli anticorpi necessario all’agognata reazione immunitaria, possano essere la causa diretta di un’infezione da SARS-Cov-2 capace di diventare una malattia Covid-19 letale…
Abbiamo girato il quesito per email alla famosa biologa e immunologa canadese Jessica Rose, di recente ospite all’International Covid Summit organizzato al Parlamento Europeo, che da tre anni sta svelando ogni aspetto pericoloso dei vaccini contro il virus pandemico.
«Se chiedete la mia opinione è un’ipotesi plausibile» ci ha risposto la dottoressa Rose senza sbilanciarsi troppo ma rimarcando la serietà dell’allarme sulle cosiddette infezioni-breccia (breakthrough in Inglese) Covid-19, un fenomeno a cui Gospa News ha dedicato molta attenzione in virtù delle allarmanti ricerche condotte negli USA e in altre parti del mondo ma quasi del tutto ignorato o volutamente nascosto nell’Unione Europea e in Italia.
COVID TRA LE PRIME REAZIONI AVVERSE DA VACCINI
«Sappiamo bene che le persone a cui è stata iniettato (il vaccino Covid – ndr), le persone a cui è stata iniettato più volte sono state segnalate per contrarre il Covid che le ricovera in ospedale più frequentemente. Sappiamo anche che le banche dati di farmacovigilanza hanno il Covid-19 come Effetto Avverso numero 1 ormai da mesi» afferma l’esperta che per prima svelò il numero colossale di reazioni indesiderate ai sieri genici mRNA negli USA superiore a quello di tutti i vaccini degli ultimi decenni.
Nei successivi paragrafi di questo articolo vedremo le molteplici clamoroso scoperte fatte da vari ricercatori americani e dalla stessa Jessica Rose. Ma prima vediamo di inquadrare il problema e i suoi allarmanti numeri.
Alcuni giorni fa due nuove ricerche scientifiche hanno sollevato nuovamente il problema dei vaccinati che si sono ammalati gravemente o sono morti a causa del Covid-19.
Ciò può essere attribuito a una duplice ipotesi ancora non del tutto approfondita dagli studi: il fallimento vaccinale, come viene definita dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) la mancata copertura e la successiva contrazione dell’infezione da SARS-Cov-2, oppure un contagio innescato da una reazione abnorme dell’antigene Spike di cui il vaccino stesso ha indotto la produzione nell’organismo per suscitare la reazione immunitaria.
Proprio a causa di questa incognita negli USA il fenomeno viene elencato tra le Reazioni avverse nella farmacovigilanza della piattaforma VAERS come Covid breakthrough.
Anche nella piattaforma Eudravigilance che monitora le segnalazioni di presunti effetti indesiderati dei vaccini Covid per conto dell’Euoprean Medicines Agency nei paesi dell’Unione Europea esiste questa “voce” ma è quasi irrilevante.
INFEZIONI-BRECCIA: ALLARMI NEGLI USA, OCCULTAMENTI NELL’UE
Come abbiamo evidenziato in una precedente inchiesta, prendendo quali dati-campione quelli aggiornati al 28 novembre 2022 del vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech vediamo infatti che le infezioni-breccia dal dicembre 2020 sono state pochissime: solo 199 di cui una con esito fatale, 36 non ancora guarite e ben 96 con la solita inquietante definizione di “esito ignoto”.
Tale statistica risulta fuorviante e inattendibile in quanto nel solo Stato di Washington (USA), che ha 7,5 milioni di abitanti contro i 447 milioni dei paesi UE, sono stati registrati più di 700mila casi di “breakthrough Covid-19” con oltre 3mila decessi.
Ma il giallo di questa anomalia è presto spiegato da altri numeri della stessa farmacovigilanza EMA: i casi totali di Covid-19 segnalati come reazioni avverse ai vaccini sono 114.861 tra cui 1.361 decessi. Il dato è però mostruosamente falsato da 97.243 casi di Covid-19 con decorso ignoto, ovvero circa la metà di tutte gli effetti indesiderati da infezioni post-vaccini.
E’ perciò evidente che gli operatori sanitari hanno ricevuto precise disposizioni di registrare i decessi per Covid tra i vaccinati come contagio generico o co-morbilità e la definizione “infezione-breccia” nell’Unione Europea è rimasta così enormemente sottostimata.
La situazione allarmante fu confermata anche da una delle più importanti autorità sanitarie americane come rilevato da un articolo di The Epoch Times del marzo 2023.
«I dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno mostrato che le persone vaccinate e sottoposte a richiamo costituiscono la maggior parte dei decessi dovuti alla COVID-19 nel mese di agosto. Su un totale di 6.512 decessi registrati nell’agosto 2022, il 58,6% è stato attribuito a persone vaccinate o sottoposte a booster, e sembra essere un segno di una tendenza crescente che vede gli individui vaccinati diventare sempre più la maggioranza dei decessi per COVID-19».
DECESSI SOSPETTI CONFERMATI IN ITALIA DALL’AIFA
Su suggerimento del medico chirurgo Paolo Bellavite
, professore associato di Patologia Generale presso l’Università di Verona e autore di un esemplare studio sulle patologie autoimmuni causate dai vaccini, abbiamo scandagliato l’analisi dei vaccinati morti contenuta nei periodici rapporti dell’AIFA trovando alcuni casi estremamente sospetti registrati come semplice “fallimento vaccinale” anziché col più allarmante termine internazionale di “infezioni-breccia”.
In una precedente inchiesta avevamo già evidenziato la scarsa attendibilità delle relazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco per mancanza di una farmacovigilanza attiva che analizzasse il “follow up” delle segnalazioni: è stato infatti contabilizzato un decorso “Ignoto” per 2mila Vaccinati con Reazioni Gravi e una correlazione “Indeterminata” nel 40 % dei decessi.
«Complessivamente, dall’inizio della campagna vaccinale, dopo aver verificato la presenza di duplicati, ovvero di casi per cui è stata inserita più di una segnalazione, 971 segnalazioni gravi hanno avuto esito fatale, indicato al momento della segnalazione o come informazione acquisita successivamente al follow-up, indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità» si legge nel 14° e ultimo rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19 dell’AIFA aggiornato al 27-12-22 (fonte 1).
In seguito sono state sospese le relazione dopo l’insediamento a regime del nuovo Ministro della Salute Orazio Schillaci, in clamorosi conflitti d’interessi con le Big Pharma dei vaccini per il suo precedente ruolo di Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.
«L’83,6% (812/971) delle segnalazioni con esito decesso presenta una valutazione del nesso di causalità con l’algoritmo dell’OMS, in base alla quale il 59,4% dei casi (482/812) è non correlabile, il 28,0% (227/812) indeterminato e il 9,1% (74/812) inclassificabile per mancanza di informazioni sufficienti. Complessivamente, 29 casi (3,6%) sugli 812 valutati sono risultati correlabili alla vaccinazione anti- COVID-19 (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate)» recita il dossier da cui emerge che per 301 morti (pari al 37,1 %) manca una documentazione medica idonea a verificare un’eventuale correlazione.
Il vaccino Comirnaty è indicato come farmaco sospetto in 13 casi, il vaccino Spikevax in 4 casi, il vaccino Vaxzevria in 11 casi e il vaccino Jcovden in 1 caso. Le caratteristiche dei casi valutati come correlabili alla vaccinazione, descritte nei precedenti Rapporti, possono essere ricondotti a tre gruppi di segnalazioni così definiti dal rapporto AIFA:
- Il primo gruppo è costituito dai casi di fallimento vaccinale (14/29 casi), ovvero di pazienti che si sono ammalati di COVID-19 in un tempo variabile dai 20 ai 211 giorni dopo il completamento del ciclo vaccinale, riportando delle complicanze legate alla patologia che ne hanno provocato il decesso.
- Il secondo gruppo è rappresentato da 12 persone vaccinate con vaccino a vettore adenovirale nelle quali si sono manifestati eventi avversi trombotici specifici su base autoimmune e associati a trombocitopenia, tra i 7 e i 25 giorni dalla vaccinazione, con una rapida e infausta evoluzione clinica.
- Il terzo gruppo è costituito da 3 anziani con pluripatologie che, a breve intervallo di tempo dalla vaccinazione, hanno manifestato sintomi attesi e intercorrenti, quali febbre, astenia, diarrea, ecc. che hanno causato uno scompenso del già delicato equilibrio di tali pazienti, causandone un aggravamento delle condizioni di salute e il successivo esito fatale nei mesi successivi.
Più nel dettaglio nel rapporto 12 si fa riferimento «a un paziente 83enne, deceduto a causa di complicanze legate al COVID-19, contratto circa 5 mesi dopo aver completato il ciclo vaccinale e la dose di richiamo (vaccinazione inefficace)». Nel rapporto 11 (fonte 2) a 3 casi in cui «i pazienti sono deceduti a causa di complicanze legate al COVID-19 dopo aver completato il ciclo vaccinale (vaccinazione inefficace)».
Il rapporto 10 (fonte 2) evidenzia invece che «dieci segnalazioni si riferiscono a fallimenti vaccinali, con malattia da SarS-CoV-2 comparsa tra 3 settimane e 7 mesi dal completamento del ciclo vaccinale. In due casi le pazienti presentavano condizioni cliniche e terapie compatibili con uno stato di immunosoppressione. In altri 8 casi, i pazienti avevano un’età compresa tra i 76 e i 92 anni, con una condizione di fragilità per pluripatologie».
Riassumendo in Italia sono stati accertati 14 casi da decesso per infezione-breccia Covid-19 su 59milioni di abitanti fino al dicembre 2022, nonostante l’Istituto Superiore della Sanità avesse registrato 1.274 vaccinati morti di Covid nel solo mese di giugno…
Mentre il Dipartimento della Salute dello Stato di Washington con 7,5 milioni di abitanti sta verificando 3.373 decessi per Breakthrough Covid-19. E’ merito della dieta Mediterranea o dell’occultamento di dati da parte dell’AIFA già scoperta a manipolare i rapporti in precedenza???
Almeno cinque studi scientifici, peraltro, confermano una correlazione tra vaccini e infezioni da Covid-19 e ne spiegano i meccanismi biochimici anche letali
STUDIO DI CLEVELAND SUI GRAVI RISCHI COVID DEI VACCINATI
«Tra i 48.344 dipendenti della Cleveland Clinic in età lavorativa, quelli non “aggiornati” sulla vaccinazione COVID-19 avevano un rischio inferiore di COVID-19 rispetto a quelli “aggiornati”. L’attuale definizione del CDC fornisce una classificazione priva di significato del rischio di COVID-19 nella popolazione adulta».
E’ questo l’esito di un’inquietante analisi condotta nella ricerca pubblicata in pre-print su MedRxiv (fonte 3) da vari medici (Nabin K. Shrestha et al.) del Dipartimento di Malattie Infettive della Clinica di Cleveland in Ohio (USA).
Esso si è concentrato nel rilevare la differenza di risposta tra gli operatori sanitari: «L’incidenza cumulativa di COVID-19 da quando i lignaggi XBB (variante Omicron – ndr) sono diventati dominanti è stata confrontata tra gli stati “aggiornato” e “non aggiornato”, trattando la vaccinazione bivalente COVID-19 come una covariata dipendente dal tempo il cui valore è cambiato al ricevimento del vaccino».
La conclusione è stata la seguente: «Da quando i lignaggi XBB sono diventati dominanti, gli adulti “non aggiornati” secondo la definizione del CDC hanno un rischio inferiore di COVID-19 rispetto a quelli “aggiornati” sulla vaccinazione COVID-19, mettendo in discussione il valore di questo definizione della classificazione del rischio».
Già uno studio dell’Ospedale Universitario di Wuerzburg in Germania aveva messo in luce la pericolosità dei vaccini bivalenti, poi evidenziata anche da FDA e CDC per i rischi di danni cerebrali, ma nonostante ciò autorizzata anche per l’uso pediatrico da CDC e autorità sanitarie europee ed italiane.
Proprio la Cleveland Clinici aveva in precedenza lanciato l’allarme in un altro studio sul fenomeno delle infezioni-breccia causate dai vaccini.
ABERRANTI RISPOSTE IMMUNITARIE SVELATE DA CENTRO MEDICO DI LOS ANGELES
«Con il diluvio di pazienti con sindrome post-COVID, i medici hanno cercato test diagnostici che possano aiutare nel rilevamento, nella gestione e nella prognosi. Inoltre, coloro che hanno assunto uno dei vaccini COVID-19 sembrano avere sintomi peggiorati e, quindi, ha senso che possano avere alcuni indizi sui test di laboratorio» ha scritto invece il medico americano Peter McCullough nel suo Substack (fonte 4) analizzando il medesimo problema.
«Il principale meccanismo d’azione della vaccinazione con mRNA o DNA adenovirale contro il COVID-19 è quello di stimolare la produzione di anticorpi anti-Spike» spiega nel suo articolo che poi cita un inquietante studio.
«Joung et al, hanno scoperto che i livelli di anticorpi anti-spike erano più alti per i pazienti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati e il livello assoluto era associato a sequele post-acute o sindrome da Long COVID-19. Postulano che il vaccino possa causare anticorpi aberranti che non fermano SARS-CoV-2 ma piuttosto interagiscono negativamente con il recettore ACE-2 che è onnipresente nel corpo».
«Abbiamo trovato prove di una risposta immunitaria aberrante che distingue il PASC (dall’acronimo in Inglese di Sequela Post-Acuta Covid) dal COVID guarito» ha scritto la ricercatrice Sandy Joung del Dipartimento di Cardiologia Smidt Heart Institute insieme ad altri colleghi di vari reparti (Medicina, Pneumologia, Patologia, Malattie infettive) del Cedars-Sinai Medical Center, Los Angeles (California, USA) e di altre università (fonte 5).
Questa aberrazione è contrassegnata dall’eccessiva attivazione di IgG-S e dal legame ACE2 insieme a risultati coerenti con un cambio di classe di immunoglobuline ritardato o disfunzionale, il tutto smascherato dalla provocazione del vaccino. Questi risultati suggeriscono che le misure della risposta immunitaria aberrante possono offrire promesse come strumenti per diagnosticare e distinguere i fenotipi PASC da quelli non PASC, oltre a servire come potenziali bersagli per l’intervento».
La spiegazione di questo perverso meccanismo si nasconde negli anticorpi IgG4…
JESSICA ROSE: PROTEINE SPIKE E ANOMALI ANTICORPI IgG4
«Non c’è dubbio che questi prodotti COVID siano responsabili di oltre 14.000 diversi tipi di eventi avversi, inclusa la morte, secondo VAERS e altri dati di farmacovigilanza. E’ stato dimostrato che aumentano la probabilità di un futuro rischio di COVID-19 e questo indica una sorta di immunodeficienza o meccanismo di tolleranza in gioco per gli antigeni specifici. L’IgG1:IgG4 è inclinato verso l’IgG4» ha dichiarato a Gospa News l’immunologa Jessica Rose citando un suo articolo scientifico (fonte 6) basato su un nuovo studio sugli anticorpi che sintetizziamo nella parte più accessibile anche ai meno esperti di biochimica.
Prima di analizzarlo cominciamo con il “background” sulle definizioni di questi termini spiegate nel testo dalla scienziata americana. I link a precedenti articoli di Gospa News sono stati ovviamente aggiunti a posteriori in riferimenti ai temi evidenziati dalla virologa.
«Ig sta per immunoglobulina. Queste proteine sono anche chiamate anticorpi e ci sono 5 tipi principali chiamati IgA (le armi mucose di prima linea: lacrime, saliva, mucose, legate al sangue), IgG (le armi abbondanti: tutti i fluidi corporei correlati – specialmente sangue/plasma), IgM (le armi grandi: correlati al sangue e alla linfa), IgE (le armi allergiche: correlati ai polmoni, alla pelle e alle mucose) e IgD (le armi incerte: correlati all’intestino?). Il tipo di anticorpo IgG ha 4 sottoclassi: IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4. Vorrei concentrarmi sulla prima e sull’ultima sottoclasse».
«IgG1 è una sottoclasse di anticorpi che risponde alla presenza di proteine solubili antigeni e proteine di membrana, quindi questi sono i “ragazzi” normalmente associati ad alti livelli nel siero durante e dopo le infezioni virali. Le carenze in questa sottoclasse possono essere associate a infezioni ricorrenti. L’IgG4 è una sottoclasse di anticorpi che risponde all’esposizione ripetuta o a lungo termine agli antigeni e “può diventare la sottoclasse dominante” come risultato di questa esposizione ripetuta. Il passaggio di classe a IgG4 può essere modulato dall’interleuchina-10 (IL-10) e quindi collega questa sottoclasse di anticorpi all’induzione della tolleranza».
«È davvero interessante che l’IgG4 possa anche rappresentare la sottoclasse anticorpale dominante nelle risposte immunitarie alle proteine essenziali della coagulazione del sangue fattore VIII e IX. È stato anche riscontrato che le infezioni parassitarie sono associate alla formazione di anticorpi IgG4.. La regolazione della produzione di IgG4 dipende dall’aiuto delle cellule T-helper di tipo 2 (Th2) e quindi la risposta di IgG4 è in gran parte limitata agli antigeni non microbici, come le proteine spike autoprodotte».
Già nell’ottobre 2020 lo studio di due università cinesi sui sieri genici mRNA e mDNA basati sull’antigene della proteina Spike, di cui proprio Rose svelò la lunga permanenza nel sangue mentre altre ricerche ne confermarono la tossicità, si focalizzò sul ruolo dei linfociti T1 e T2 segnalando che avrebbero potuto causare incontrollate reazioni autoimmuni, soprattutto polmonari, e chiedendo perciò di fermare i trials sulle cavie umane e ripartire da quelle animali da laboratorio.
Ma le Big Pharma americane Pfizer e Moderna e quella britannica AstraZeneca non prestarono minima attenzione a quella ricerca sottoponendo così la popolazione mondiale a un esperimento di massa…
STUDIO SCIENCE: STRANE REAZIONI IMMUNITARIE DOPO RIPETUTE VACCINAZIONI
Nel suo studio dottoressa Rose fa poi riferimento a un documento pubblicato su Science Immunology il 22 dicembre 2022 dal titolo: “Cambio di classe verso anticorpi IgG4 non infiammatori e specifici per Spike dopo ripetuta vaccinazione con mRNA SARS-CoV-2” (fonte 7).
Si tratta della ricerca che vede primo firmatario il ricercatore da della Istituto di Virologia Clinica e Molecolare della Clinica Universitaria di Erlangen, in Germania.
Esso «Spiega in modo meraviglioso in dettaglio come una classe di anticorpi che comanda una risposta non infiammatoria (più simile alla tolleranza) sia prominente nelle persone che sono state ripetutamente iniettate con i prodotti iniettabili di mRNA COVID-19 modificato. Traduzione: invece del pool previsto di anticorpi IgG neutralizzanti specifici per il picco dominante nelle persone a cui è stata iniettato più volte, un pool di anticorpi associato alla tolleranza specifica per il picco è dominante nelle persone a cui è stata iniettato più volte».
«Oltre alla capacità tollerante, hanno anche mostrato che le capacità abilitanti fagocitiche erano complessivamente molto ridotte. Queste attività portano all’eliminazione dei patogeni virali. Ridurli uguale a una riduzione della capacità di clearance (depurazione) virale» rimarca la virologa.
«È importante sottolineare che questo cambio di classe è stato associato a una ridotta capacità degli anticorpi specifici del picco di mediare la fagocitosi cellulare dipendente dall’anticorpo e la deposizione del complemento. Non hanno visto questo risultato nel caso del prodotto iniettabile non mRNA ChAdOx1 (vaccino a base di vettori adenovirali) o per il tossoide del tetano e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Hanno controllato».
LA TOLLERANZA ALLA SPIKE DOPO LE VACCINAZIONI RIPETUTE
«Ciò conferma che questo passaggio di classe a questa sottoclasse anticorpale tollerante è specifico per gli effetti di iniezioni ripetute con i prodotti Comirnaty (dovremo controllare i prodotti Moderna mRNA-1273) e, cosa più importante, non è una conseguenza tipica della ripetizione dell’antigene esposizione da infezioni naturali e vaccinazione».
«Per essere chiari, questa non era una situazione del tipo “forse il profilo anticorpale era leggermente diverso”. Questo è stato un “whoa, c’è un aumento del 48,075% degli anticorpi specifici per il picco tra la 2a e la 3a situazione di iniezione”. Gli anticorpi IgG4 tra tutti gli anticorpi IgG specifici per il picco sono aumentati in media dallo 0,04% poco dopo la seconda vaccinazione al 19,27% dopo la terza vaccinazione».
«In quattro individui l’IgG4 è diventata addirittura la sottoclasse di IgG più importante dopo la terza immunizzazione. In particolare negli individui che hanno subito un’ulteriore infezione, gli anticorpi IgG4 rappresentavano il 40-80% di tutti gli anticorpi anti-S» evidenzia Jessica Rose.
Tralasciamo altri passaggi importanti ma troppo tecnici dello studio della virologa americana ed arriviamo alle sue interessanti conclusioni.
«Quindi la linea di fondo qui è che il prodotto Cominaty (di nuovo, dobbiamo testare il prodotto mRNA-1273) induce uno spostamento da una compensazione virale a una classe di anticorpi che induce tolleranza, e questo non è lo status quo per i vaccini tradizionali o infezioni naturali. Il problema principale qui è, ancora una volta, poiché questo non è stato verificato (ovvero: NESSUN DATO A LUNGO TERMINE O ANCHE A BREVE TERMINE), non abbiamo idea degli effetti di questo “effetto”».
Va rammentato che nel maggio 2021 la ricercatrice giapponese Alana F. Ogata del Dipartimento di Patologia del Brigham and Women’s Hospital, Boston (Massachusetts, USA) segnalò il problema anche per il siero mRNA di Moderna:
«L’evidenza del rilevamento sistemico della produzione di proteine spike e S1 dal vaccino mRNA-1273 è significativa e non è stata ancora descritta in nessuno studio sui vaccini. La rilevanza clinica di questo risultato è sconosciuta e dovrebbe essere ulteriormente esplorata» scrisse in una ricerca sulla circolazione della proteina tossica nel corpo umano.
LA FIBROSI: MALATTIA CORRELATA ALL’ANTICORPO IgG4
«È a questo punto che vorrei introdurre una malattia correlata alle IgG4 appropriatamente chiamata malattia correlata alle IgG4. Originale, vero? Quindi non me ne ero mai accortA prima di oggi. Si tratta di una “malattia” caratterizzata da infiltrazione tissutale di linfociti (globuli bianchi) e cellule plasmatiche (B) che secernono IgG4. Il risultato di questa infiltrazione è la fibrosi (cicatrizzazione)» spiega l’immunologa.
«Qualsiasi tessuto coinvolto è soggetto alla formazione di masse e lesioni tessuto-distruttive, tutte con aspetti istopatologici caratteristici. Questa “malattia” è recidivante e remissiva, il che significa che va e viene, e durante la fase acuta – la parte in cui “arriva” – “in circa il 51-70% delle persone affette da questa malattia, le concentrazioni sieriche di IgG4 sono elevate ”. (Vedi riferimento n. 4). È stato ben documentato che gli steroidi possono aiutare con questa “malattia”. Ciò spiegherebbe anche perché gli steroidi funzionano bene nelle persone che soffrono sia di COVID che di reazioni avverse. Ehm».
UN BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER LA PRIGIONE
«L’infiammazione e la deposizione di tessuto connettivo nei siti anatomici interessati possono portare a disfunzione d’organo, insufficienza d’organo o persino morte se non trattata. Questa frase mi ha fatto impazzire. Le malattie del tessuto connettivo sono nella mia mente – e nel piatto di ricerca (anche nel piatto di Stephanie Seneff) – ormai da settimane. È dal 2021 che cerco di capire cosa siano quei depositi proteici bianchi, filamentosi e gommosi che vengono trovati lungo i vasi sanguigni dei morti. Mi ha portato a iniziare a fare ricerche sulle malattie del tessuto connettivo».
«Sto facendo ricerche su questo mentre parliamo, quindi continuerò su questo argomento nel mio prossimo Substack, ma prima di andare, un’altra cosa.
Il mimetismo molecolare è stato dimostrato in più pubblicazioni come un potenziale problema per quanto riguarda la proteina spike per cui è stato dimostrato che condivide motivi con proteine umane» aggiunge l’immunologa nel suo articolo scientifico.
«Ciò significa che il potenziale di autoimmunità contro queste proteine umane è chiaro e presente. Nel contesto di questa recente pubblicazione che mostra un pool di IgG4 dominante, devo chiedermi quali siano le implicazioni di questo pool dominante per il mimetismo molecolare. Questi anticorpi IgG4 sono capaci di tolleranza nel contesto delle nostre stesse proteine?».
Concludiamo con una forte premessa inserita nel suo articolo dalla stessa Jessica Rose: «questo documento dovrebbe fermare la stampa e fornire un biglietto di sola andata per molte persone in prigione per il resto della loro vita (come punizione migliore)».
A maggior ragione in virtù del fatto che il SARS-Cov-2 è un virus artificiale costruito in laboratorio, come segnalato dal compianto virologo Luc Montagnier insieme al collega biomatematico Jean-Claude Perez, come sostenuto da un dossier del Senato USA e come evidenziato da 75 inchieste del ciclo Wuhan-Gates di Gospa News.
A maggior ragione in relazione alla circostanza che il virus chimerico sarebbe stato “ diffuso intenzionalmente dagli USA” secondo lo studioso di brevetti David E. Martin che ha svelato gli intrighi tra Anthony Fauci, medici militari cinesi, Wuhan Institute of Virology, agenzia militare DARPA del Pentagono, e Big Pharma.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI
FONTE 1 – AIFA – Quattordicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19
FONTE 2 – AIFA – Rapporti su sorveglianza dei vaccini COVID-19
FONTE 4 – PETER MCCULLOUGH – Anti-Spike Antibodies are Associated with Long-COVID-19 Syndrome
FONTE 5 – PUBMED – Serological response to vaccination in post-acute sequelae of COVID
GOSPA NEWS – DOSSIER BIG PHARMA, VACCINI E COVID
GOSPA NEWS – INCHIESTE WUHAN-GATES
https://www.gospanews.net/2022/11/17/esclusivo-vaccini-covid-booster-bivalenti-assai-piu-pericolosi-dei-monovalenti-allarmante-studio-di-universita-tedesca-reazioni-avverse-piu-numerose-e-gravi-in-76-sani/