Introduzione di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Durante l’Angelus di domenica 29 gennaio 2023 Papa Francesco levò il suo grido per la difficile crisi umanitaria nel Caucaso Meridionale.
“È necessario compiere ogni sforzo a livello internazionale per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone. Sono vicino a tutti coloro che, in pieno inverno, sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni”.
Fu l’appello rinnovato dal Pontefice che non trascurò di guardare alla “grave situazione umanitaria nel Corridoio di Lachin”.
Col passare dei mesi nulla è stato fatto e la situazione è diventata sempre più tragica, come segnala il Patriarca della Chiesa Cattolica Armena parlando di genocidio mentre l’Armenia chiede una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Purtroppo la vicenda del Caucaso Meridionale non è che una delle tante drammatiche crisi umanitarie ignorate completamente dall’Occidente e dai ricchi filantropi globalisti che si sono stracciati le vesti per l’interruzione dell’accordo per esportare il grano ucraino sulla rotta del Mar Nero sebbene la Russia abbia dimostrato il mancato rispetto degli accordi da parte di Kiev e dell’Unione Europea ma persino l’utilizzo da arte dell’Ucraina di quel corridoio per il traffico di armi.
Nelle stesse condizioni dei bambini armeni ci sono quelli Siriani, in particolare gli abitanti del Rojava (Nord-Est) controllato dai mercenari jihadisti della Turchia, e quelli Yemeniti.
Ma ad eccezione del Papa nessun governo occidentale ne parla come se le due grandi attiviste per la difesa dell’Ucraina, la premier italiana Giorgia Meloni e la presidente tedesca della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, avessero a cuore solo la sorte dei bianchi europei e non quella degli africani neri o degli asiatici.
Le due donzelle al servizio della NATO (controllata da Bill Gates) e del presidente americano Joseph Biden hanno infatti fatto orecchi da mercanti (di armi, è giusto rimarcarlo…) di fronte agli appelli dei cristiani anche italiani per l’abolizione delle sanzioni in Siria, che sono state leggermente stemperate in modo pressoché inutile solo dopo il tremendo terremoto avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio 2023.
Gli USA hanno di recente confermato tutte le politiche di controllo militare e geopolitico delle zone di crisi del Medio Oriente con relative strategie di oppressione della popolazione.
Minassian: un crimine contro l’umanità a Lachin, bimbi e vecchi alla fame
Pubblicato in origine da Vatican News
Servono passi concreti, non solo manifestazioni di solidarietà. Il patriarca della Chiesa armeno cattolica, Raphael Bedros XXI Minassian, parla con sconforto al Sir, l’agenzia di Stampa della Conferenza episcopale italiana, e lancia l’ennesimo allarme su quanto accade attorno al corridoio di Lachin, piccolo fazzoletto di terra del Caucaso meridionale, che è l’unico collegamento terrestre tra l’Alto Karabakh e la Repubblica d’Armenia, di fatto bloccato dagli azeri dal dicembre del 2022, e dove 120 mila armeni, di cui 30 mila bambini, sono sempre più isolati, senza cibo, né medicinali, né carburanti, da dove nessuno entra e nessuno esce, e dove la situazione umanitaria è ormai allo stremo.
Una tragedia che ha visto più volte il Papa mostrare la sua preoccupazione e invocare soluzioni pacifiche per il bene delle persone. Minassian chiede a chiunque sia coinvolto nella tutela dei diritti umani di trasformare le dichiarazioni in azioni.
È in atto un nuovo genocidio
“Avevano promesso – dice il patriarca al Sir – di mantenere la via aperta e invece il corridoio è rimasto circondato e bloccato”
ormai da 8 mesi: “È un crimine, un crimine contro l’umanità. Ci sono bambini, vecchi, malati, persone affamate. E di fronte a questo scenario di disperazione, nessuno fa nulla. Si dichiari almeno che è in atto un nuovo genocidio”.
Minassian si rivolge alle grandi potenze, all’Europa, agli Stati Uniti, alla Russia, “testimoni di un genocidio del 21mo secolo” ma che “non fanno nulla”, esattamente come accadde nel 1915, ricorda, quando “gli ambasciatori di tutto il mondo erano presenti, testimoni di quello che stava accadendo ma non hanno fatto nulla per fermare il genocidio. Oggi quella storia si ripete. È stato presentato un patto di pace ma non è rispettato. Siamo aperti alla pace ma senza condizioni e senza ingiustizia”.
L’Armenia chiede una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza Onu
Sono oltre 30 anni che Armenia e Azerbaigian si contendono il territorio, abitato per la maggior parte da armeni. Dopo la guerra scoppiata nel 2020, la Russia ha mediato un accordo di cessate il fuoco che ha permesso all’Azerbaigian di riprendersi buona parte di quel territorio.
Una tregua che tuttavia non ha portato alla pace. Da circa due anni sono in corso colloqui tra le due parti mediati dall’Unione Europea. Ora l’Armenia chiede all’Onu di organizzare una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere di questa crisi umanitaria.
Pubblicato in origine da Vatican news
Alto Karabakh, 120 mila armeni sempre più isolati
https://www.gospanews.net/en/2023/07/27/dc-uniparty-kills-house-resolutions-to-end-us-emergency-powers-in-iraq-syria-libya-and-yemen/