STRAGE DI USTICA: MENZOGNE NASCOSTE PER 43 ANNI DA AMATO. L’ex Presidente della Consulta andrebbe Arrestato per Alto Tradimento

STRAGE DI USTICA: MENZOGNE NASCOSTE PER 43 ANNI DA AMATO. L’ex Presidente della Consulta andrebbe Arrestato per Alto Tradimento

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Nell’immagine di copertina l’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato e i resti del DC) Itavia precipitato nel mare vicino all’isola siciliana di Ustica

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia».

Con queste parole Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio (1992-1993), Ministro dell’Interno (2006-2008) e Presidente della Corte Costituzionale (2022) lancia un missile forse più potente di quello che secondo lui e secondo le tesi investigative più credibili abbatte l’aereo DC9 Itavia che s’inabissò nel mare siciliano vicino all’isola di Ustica uccidendo 81 persone.

«La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario».

Le sue esternazioni, al pari di quelle dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, sono sconvolgenti non per l’ipotesi della tragedia attribuita a un complotto dell’Alleanza Atlantica per ammazzare il dittatore libico Muhammar Gheddafi (poi effettivamente ucciso dalla NATO nel 2011 con la complicità del capo dello stato Giorgio Napolitano asservito al controspionaggio americano della CIA e al codardo premier di allora Silvio Berlusconi) ma perché è stato zitto per 43 anni sulle complicità della NATO e dei generali italiani.

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Ho avuto la fortuna/sfortuna di conoscere e intervistare un collaboratore esterno dei servizi segreti, Guglielmo Sinigaglia, che si dichiarava disertore della Legione Straniera francese (e tante altre cose) ma fu il “postino” ce fece avere uno dei più dettagliati dossier sull’ipotesi del missile al giudice Rosario Priore. (link a fondo pagina)

Ebbene quel rapporto fu insabbiato da un capitano dei Carabinieri di Lamezia Terme che poi finì sotto inchiesta ma fu successivamente prosciolto forse anche perché era il comandante della Sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Milano che sotto la guida di Antonio Di Pietro aveva fatto i primi arresti di Mani Pulite nel 1992.

Questa vicenda risale al 1995 e fu pubblicata in prima pagina su Il Giornale con la mia firma e quella di uno dei più seri e bravi giornalisti di cronaca giudiziaria d’Italia: Stefano Zurlo.

Dov’era Amato quanto pubblicammo quell’inchiesta? Perché non parlò allora?

La tesi oggi riproposta dall’ex presidente della Corte costituzionale non è nuova: già nel 2013 la sentenza della Cassazione aveva scritto nero su bianco che la tesi del missile all’origine dell’abbattimento del Dc9 Itavia “è abbondantemente e congruamente motivata”. In quella stessa sentenza, la Suprema Corte chiedeva che i parenti delle vittime fossero risarciti. Una “compensazione” tuttavia mai arrivata.

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No solo. Giuliano Amato è già stato sentito nel 2008 come testimone dalla Procura di Roma che riaprì l’inchiesta su Ustica in seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, secondo il quale ad abbattere il Dc9 dell’Itavia il 27 giugno del 1980 sarebbe stato un missile francese.

Per 15 anni i magistrati della Capitale hanno cercato, tra rogatorie, acquisizione di atti, analisi di documenti e audizioni, di arrivare ad una verità. Il fascicolo, coordinato dall’aggiunto Erminio Amelio, in assenza di nuovi elementi sembrava destinato all’archiviazione. Si vedrà se, alla luce dell’intervista di oggi, da piazzale Clodio arriveranno altre decisioni.

«Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il Dc9. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese. Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c’era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna. Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova cheera stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio».

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Rimane lo sconcerto per il fatto che i generali dell’Aeronautica Militare, finiti sotto processo anche negli anni in cui Amato fu deputato, ministro e poi giudice della Corte Costituzionale, furono tutti prosciolti.

Chi per non aver commesso il fatto. E chi per prescrizione del reato perché gli insabbiamenti culminati con la distruzione di alcuni tracciati radar sul volo del DC9 e di altri aerei furono ritenuti un “turbamento“ alle indagini e non un “impedimento” che avrebbe reso molto più lunghi i termini di prescrizione.

Amato è un giurista ed ex docente di Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza conosce bene questi cavilli giuridici che hanno regalato l’impunità agli alti ufficiali che oggi accusa. Ecco perché le sue esternazioni confermano una perfetta conoscenza di dettagli che non vuole rivelare e, in un normale stato davvero democratico, lo renderebbero passibile di arresto per alto tradimento.

Ma c’è un’altra circostanza da valutare con attenzione dopo la risposta secca che è arrivata dal Ministero degli Esteri francese:

“Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”: lo fa sapere oggi il Quai d’Orsay, sollecitato dopo la pubblicazione dell’intervista ad Amato. Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata fornita “soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”.

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Fu infatti l’ex capo di Gladio, l’occulto progetto paramilitare dell’intelligence USA e Regno Unito in Italia scoperto negli anni ’90, il generale Gerardo Serravalle a sollevare invece sospetti su un missile lanciato da Israele per rappresaglia contro un progetto nucleare Italia-Iran poi sfumato.

Per una volta siamo costretti a rendere omaggio alle parole di Matteo Renzi, ex premier e senatore di Italia Viva: «Se Amato ha qualche elemento in più deve essere molto più conseguente e non può limitarsi ad un’intervista a Repubblica. Se ha elementi non può limitarsi alla ricostruzione del ‘si dice’, perché chi ha fatto il presidente del Consiglio sa perfettamente che c’è un impegno da parte delle Istituzioni di questo Paese a parlare di queste cose con cognizione di causa. Prima di chiedere a Macron, che andava alle medie quando questo accadde, Amato dica tutto quello che sa nelle sedi opportune. Altrimenti sembra un messaggio in bottiglia, che con 81 morti non si fa».

Mentre dubitiamo fortemente di quelle del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura…

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“Le affermazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica aprono, dopo quarant’anni, scenari veramente inquietanti che impongono il giusto riconoscimento di quegli organi dello Stato che fin dall’inizio cercarono di ricostruire la verità dell’accaduto e le relative responsabilità. Tra questi mi pare doveroso ricordare Paolo Borsellino, a capo della Procura della Repubblica di Marsala”. È quanto dichiara il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli che annuncia: “condividerò con l’intero Consiglio Superiore di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta”.

Perché ne dubitiamo? Perché Tinelli è stato piazzato quale vice del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (effettivo presidente del CSM) per i suoi legami con la Lobby delle Armi che costruisce i missili in partnership sia con la Francia che con Israele.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

GOSPA NEWS – INCHIESTE OSINT – INTELLIGENCE

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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