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MESSINA DENARO: DIABOLIK-O FINO ALLA MORTE! Boss mai Pentito davanti a Stato e Chiesa. Indegno di Sepoltura: Cappella da Confiscare

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di Carlo Domenico Cristofori

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All’età di 61 anni il boss dei boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, dopo tre decenni di latitanza, nove mesi di detenzione tra carcere duro e coccole ospedaliere in un reparto ad hoc, è morto al nosocomio San Salvatore de L’Aquila stanotte, nella prime ore di lunedì 25 settembre, dopo 2 giorni in coma irreversibile a causa della fase terminale del tumore al colon che lo aveva indotto a farsi catturare. Sebbene lui abbia sempre negato questa lapalissiana circostanza.

Capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia nel Trapanese, era considerato uno dei boss più importanti di tutta Cosa nostra, avendo esercitato le proprie attività criminali anche oltre i propri confini territoriali, come nell’Agrigentino e, addirittura, nel Palermitano.

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Nel 1993 era stato inserito nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo, rimanendo tale per quasi 30 anni fino al giorno del suo arresto, avvenuto il 16 gennaio 2023 nei pressi di una clinica privata di Palermo.

Il 19 luglio 2023 è stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto responsabile di essere uno dei mandanti delle stragi mafiose del 1992 avvenute a Capaci e in via D’Amelio in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme agli agenti delle loro scorte.

Il Cadavere di Diabolik andrebbe sciolto nell’Acido

Il cadavere di un essere mefistofelico lui, capace di rendere onore al suo nomignolo di Diabolik fino all’ultimo sospiro rimanendo tronfio di superbia come Lucifero, non dovrebbe essere sepolto in terra né consacrata né sconsacrata.

Il suo corpo non dovrebbe nemmeno essere cremato per permettere ai familiari che gli hanno tributato affetti disumani (non si può perdonare e compatire un assassino recidivo e impenitente nemmeno se è proprio figlio, padre, zio o amante…) di conservare la polvere dei suoi resti mortali.

Con un rito istituzionale la salma di Messina Denaro andrebbe sciolta nell’acido, come lui dispose di fare per il piccolo Giuseppe Di Matteo per impedire al padre di collaborare con la giustizia (secondo una sentenza del 2012). E il liquido poi smaltito in una discarica di rifiuti speciali.

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Non ci può essere infatti pietà per un essere immondo che sfida la giustizia umana e quella divina con lucida premeditazione fino agli ultimi istanti della sua vita, palesando una di quelle “menti raffinatissime” che le sue vittime, i giudici Falcone e Borsellino, avevano individuato dietro alla rete della Cupola della Mafia.

Visto che oltre a rifiutare di pentirsi davanti allo Stato ha manifestato nelle sue memorie la medesima intenzione verso la Chiesa Cristiana Cattolica dando istruzioni per non ricevere un funerale religioso, che peraltro le autorità ecclesiastiche non gli avrebbero concesso.

Sarà comunque tumulato nel cimitero di Castelvetrano non appena sarà conclusa l’autopsia disposta dai magistrati della Procura di Palermo.

Il Veto Ecclesiastico al Funerale Religioso 

«Per ‘u Siccu non ci sarà però un funerale religioso: l’episcopato siciliano lo nega da sempre ai mafiosi. Inoltre, per motivi di ordine pubblico, la questura di Trapani disporrà una cerimonia di tumulazione veloce e discreta (probabilmente all’alba) nel cimitero di Castelvetrano, dove la cappella di famiglia è già pronta per ricevere la salma del boss, che riposerà accanto al padre Francesco, «Don Ciccio» Messina Denaro, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni ’80, morto d’infarto durante la latitanza» scrive il Corriere della Sera che poi elenca tutti i parenti che si sono stretti al loro caro come se fosse un angioletto e non un demonio.

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«La famiglia di Messina Denaro si è stretta ugualmente al capezzale per l’ultimo saluto. Malgrado le smentite, da un parente di Castelvetrano ieri è arrivata la conferma definitiva dell’avvenuta partenza della madre del boss, Lorenza Santangelo, ultraottantenne e gravemente malata, che accompagnata dalla figlia Giovanna ha raggiunto, a L’Aquila, le sue nipoti omonime: l’avvocata Lorenza Guttadauro e Lorenza Messina Denaro, la figlia ventisettenne riconosciuta in extremis dal padre» spiega ancora il quotidiano milanese.

Da cristiani ci piacerebbe essere sorpresi nel apprendere nelle prossime ore che prima di entrare in coma Diabolik avesse chiesto l’estrema unzione dopo una confessione liberatoria.

Ma per poterla fare avrebbe dovuto sgranare come in un Rosario tuti i nomi dei Mammasantissima della Mafia, della Massoneria, della Politica e dei Servizi Segreti che hanno protetto la sua latitanza a Campobello di Mazara fino a quando lui fece di tutto per farsi arrestare.

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Invece, da vero uomo d’onore abbacinato dall’inveterata prosopopea di sentirsi un semidio, ha portato con sé nell’aldilà, nel regno degli inferi che lo attende, i suoi segreti, facendo tirare un gran sospiro di sollievo sicuramente a molte autorità politiche italiane che gli hanno garantito ogni copertura, tanto da far porre ostacoli dinanzi a quelli che volevano davvero catturarlo, in obbedienza all’antica triade mafia, massoneria e 007 che dal 1943 costituisce il Deep State che domina sull’Italia.

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Ed è proprio nella sua ostinazione a sentirsi così potente da dialogare direttamente con un “suo dio”, come emerge dai pizzini scritti alcuni anni fa e mai smentiti nelle sue poche dichiarazioni pubbliche, che affiora un’identità spirituale inquietante (le memorie integrali sotto).

I Pizzini su Dio e contro la Chiesa tra Dubbi e Superbia Massonica

Si tratta di un orientamento della mente e dell’anima ondivago, oscillante tra un culto satanista che contempla il sacrificio di altri esseri umani per conservare il potere dei santuari mafiosi di Cosa Nostra e una filosofia esoterica Deista di stampo massonico che riconosce il Grande Architetto dell’Universo ma non l’Altissimo Dio Onnipotente, rivelatosi coi prodigi ai patriarchi Abramo, Giacobbe e Mosè, che poi mandò il proprio figlio unigenito Gesù Cristo a incarnarsi per poter risorgere e vincere la morte offrendo la Salvezza a tutti gli uomini di buona fede, speranza e carità.

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Con il piglio di un anticlericale giacobino o bolscevico contesta la “corruzione” nella Chiesa senza minimamente riflettere sulle aberrazioni morali che l’hanno portato ad essere un impenitente stragista e assassino in palese violazione al V Comandamento.

La fragilità del suo “pensiero debole”, figlio del compromesso che già il filosofo Gianni Vattimo (anche lui morto nei giorni scorsi) svelò nelle sua intima contraddizione tra fede cristiana e omosessualità spalancando le porte al relativismo anche nell’ormai ambiguo mondo cattolico, lo induce però a esternare anche a sé stesso l’atroce dubbio:

«Se Dio esiste allora è certo che non mi ha scomunicato, proprio perché è Dio» scrive in un pizzino

In questa frase si fondono l’ignoranza di un picciotto siciliano cresciuto sull’unica forza della lupara messa al servizio dei potenti di turno senza badare al sangue altrui versato e l’arroganza del capo mafia sopravvissuto ai rivali proprio per essere stato capace di onorare il complotto internazionale Politica, Mafia, Massoneria e servizi segreti che segnò il tremendo quanto eroico destino di Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tante altre vittime della mafia.

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In Coma nell’Anniversario dell’Uccisione del Giornalista Siani

Pochi hanno notato che Messina Denaro è entrato in coma irreversibile alla vigilia dell’anniversario dell’assassinio del giornalista Giancarlo Siani de Il Mattino, avvenuto il 23 settembre 1985. 

La sua uccisione fu ordinata dal boss Angelo Nuvoletta, per volontà del mafioso Totò Riina, capo di Cosa nostra, a cui il clan di Marano era affiliato. Il motivo dell’assassinio fu un articolo del 10 giugno 1985, in cui Siani informò l’opinione pubblica che l’arresto del boss oplontino Valentino Gionta era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta, che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi.

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E’ impensabile che questo delitto importante sia avvenuto senza l’approvazione del boss dei boss Messina Denaro che, sebbene in latitanza, pianificò con Riina le stragi di Capaci e via D’Amelio su cui pesano ancora enormi misteri proprio a causa degli insabbiamenti della giustizia e della persecuzione dei Carabinieri che arrestato il macellaio di Corleone il 15 gennaio 1993.

E’ invece piacevole pensare che la Giustizia Divina abbia voluto celebrare questa ricorrenza. 

La Cappella di Famiglia andrebbe Confiscata

Mentre è sconcertante pensare che Diabolik sarà sepolto in un cimitero cristiano ed in una cappella di famiglia acquistata grazie agli enormi affari già realizzati dal padre mafioso Francesco.

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In onore agli altri Cristiani sepolti in quella terra consacrata, non solo dovrebbe essere quantomeno vietata la sepoltura della sua salma ma andrebbe confiscata persino la tomba con lo sfratto anche delle spoglie del genitore mafioso. In essa andrebbe realizzata un’edicola votiva al protettore dei martiri San Sebastiano in onore delle vittime della mafia.

La tomba del mafioso “Don Ciccio” Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, nel Cimitero di Castelvetrano

Scriviamo queste cose dal lontano Nord ben sapendo che se qualcosa di simile dovesse accadere al Sud, lasciato in balia della mafia dalla politica proprio per covare loschi guadagni, potrebbe esplodere qualche bomba nel cimitero di Castelvetrano. Dove la gente zitta, zitta, chi più chi meno, ha reso agevole la latitanza di un pluriomicida.

Carlo Domenico Cristofori
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FONTI PRINCIPALI

GOSPA NEWS – MAFIA

GOSPA NEWS – NWO – COSPIRAZIONI – MASSONERIA 

GOSPA NEWS – STORIA


Il Boss: “Nessun funerale dalla Chiesa corrotta”

“Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”.

Matteo Messina Denaro aveva espresso le sue volontà in un pizzino qualche anno fa. Il 16 gennaio, giorno del suo arresto, i carabinieri del Ros hanno trovato gli appunti del boss nel covo di Campobello di Mazara. Secondo quanto riportato da Repubblica, nel 2013 Matteo Messina Denaro si era espresso su un suo ipotetico funerale in Chiesa.

“Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie” scriveva il boss.

Un chiaro riferimento a don Pino Puglisi, il prete di Brancaccio assassinato dalla mafia che aveva scomunicato i mafiosi, negando perfino il funerale. Ma Messina Denaro aveva già scelto: “Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno”.

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 Da qui la scelta: nessun funerale dalla Chiesa. Il motivo? Lo ha spiegato chiaramente: “Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità”. E ha puntualizzato che le sue ultime volontà sono espresse “in piena coscienza” perché “il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Chi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità”.

Il Pizzino del Dubbio: “Se Dio esiste…”

Parole, quelle del boss che suonano come una sfida alla Chiesa. E che nascono dalla convinzione che “Se Dio esiste – scriveva ancora negli appunti citati da Repubblica – allora è certo che non mi ha scomunicato, proprio perché è Dio. Mi hanno scomunicato gli uomini che dicono di rappresentarlo. Dio perdona, i suoi rappresentanti terreni scomunicano”. E ancora: “Ho fatto pace con Dio e accetterò tutto quello che mi accadrà con animo sereno e il cuore in pace”. E’ così che si sta spegnendo Matteo Messina Denaro.

Fonte TGCOM24

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https://www.gospanews.net/2018/10/24/cia-mafia-litalia-nella-morsa/

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