di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
DIABOLIK E’ SPIRATO DOPO 2 GIORNI DI AGONIA
AGGIORNAMENTO DEL 25 SETTEMBRE 2023
Nelle prime ore di lunedì 25 settembre il superboss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro è spirato nell’ospedale San Salvatore de L’Aquila dove di trovava in coma irreversibile da ormai 48 ore. La notizia è stata diffusa dall’agenzia ANSA e da RAI News poco prima delle 3 di notte.
A breve seguirà un articolo sul capo mafia soprannominato Diabolik che nelle sue ultime volontà ha dichiarato di non voler subire accanimento terapeutico e di rifiutare un funerale cristiano.
Deceduto l’es Presidente della Repubblica. In Coma il Boss Mafioso
ARTICOLO DEL 22 SETTEMBRE 2023
Gli Italiani di buona speranza che ancora credono alla Divina Provvidenza e alla Giustizia Divina non potranno fare a meno di conservare nella memoria il 22 settembre 2023 in quanto è giunto il momento terreno finale per due anime sordide che, seppure in modo assai differente, hanno lordato d’infamia e di sangue il destino dell’Italia.
L’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è deceduto in serata all’età di 98 anni (di cui 43 alla Camera dei Deputati) suscitando vasto cordoglio in quel mondo politico che è stato complice delle sue scelte tremende…
Prima tra tutte quella di voler essere sicario della NATO e complice del presidente americano Barack Obama nel dare fuoco alle polveri delle Primavere Arabe che hanno innescato la miccia esplosiva dell’invasione dei migranti a cui, dopo 12 anni, lo Stato Italiano non ha ancora voluto trovare una soluzione.
Proprio a esse sono imputabili le morti per naufragio sulle coste siciliane dei bimbi, dei minori, delle madri e dei padri diventati profughi sui barconi del Mar Mediterraneo per fuggire dalle guerre volute dall’Occidente. Solo chi è in malafede può negare questa evidenza.
Se la storia fosse scritta e giudicata da una giuria imparziale e non dai potenti amici della Lobby delle Armi che si stanno arricchendo sulla guerra in Ucraina come hanno fatto in Libia e Siria, Napolitano probabilmente finirebbe sul banco degli imputati di crimini contro l’umanità insieme ad Obama in qualità di stragista nei massacri perpetrati in Medio Oriente dalle operazioni militari aggressive e proditorie dell’Alleanza Atlantica con l’attacco a paesi sovrani dove ora si vive sicuramente peggio di quando c’erano le dittature.
Nella stessa giornata il mafioso stragista e boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila, è entrato in coma irreversibile.
Le condizioni del 61enne ex latitante, malato terminale di tumore al colon, si sono aggravate giovedì, quando ha avuto un grave sanguinamento seguito da un collasso, con i parametri vitali compromessi. Secondo i medici ha le ore contate: è stata disposta la sospensione dell’alimentazione forzata con il sondino.
Il capomafia di Castelvetrano era stato arrestato il 16 gennaio 2023 quando aveva allentato le misure di attenzione nella sua latitanza di 30 anni come se volesse essere catturato per essere curato al meglio a spese dello Stato. nel supercarcere de L’Aquila dove è stato sottoposto alle cure per il cancro al colon scoperto a fine 2020.
Seguito costantemente dall’equipe dell’Oncologia dell’ospedale aquilano, curato in cella, dove è stata allestita per lui una sorta di infermeria, il padrino è stato in discrete condizioni fino a un mese fa quando è stato portato nel nosocomio dove gli è stato realizzato un reparto speciale come se fosse un re e non un criminale malavitoso.
Napolitano Presidente del CSM nell’era Palamara
Ecco perché, giudicando l’albero dai frutti come insegna il Vangelo e non dalle prebende che ha donato ai suoi sodali politici e giudiziari, non si può fare a meno di ricordare tutte le “piante rampicanti” cresciute all’ombra di Napolitano…
Basti pensare al potere acquisito dall’ex pm romano (poi radiato) Luca Palamara all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura proprio quando Napolitano era Capo dello Stato e pertanto Presidente di diritto dell’organismo di autogoverno e sorveglianza dei magistrati. Possibile che il Quirinale fosse così disinteressato all’attività del CSM da non accorgersi dell’intrigo di influenze che ha poi portato il magistrato a pilotare le nomine delle toghe rosse nelle più prestigiose Procure della Repubblica Italiana?
Risponde lo stesso pm finito sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari e poi “graziato” per la derubricazione del reato.
«Voglio essere chiaro, dal 2008 fino al 2011, quando Berlusconi cade sotto i colpi dello spread, come da prassi costante dell’Associazione nazionale magistrati ho sempre condiviso la mia attività seguendo una prassi costante con il presidente Giorgio Napolitano. È impensabile sostenere che negli anni di cui stiamo parlando l’Anm si sia mossa fuori dalla copertura del Quirinale, con il quale io condividevo ogni decisione che comportasse una rilevanza politica”. Lo racconta Luca Palamara, nel libro intervista con Alessandro Sallusti, “Il Sistema” edito da Rizzoli (pagg 205, euro 19)
A causa di questo sistema giudiziario marcio per i condizionamenti politici soprattutto pendenti a sinistra, il superboss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro è riuscito a restare latitante per trent’anni grazie alle coperture di quell’intrigo tra mafia e massoneria che troppo spesso avviluppa la politica come testimonia il maxi-processo Rinascita Scott e come emerso dall’informativa Caronte che fu alla base degli attentati contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per cui è stato condannato come mandante proprio Messina Denaro.
Ai sepolcri imbiancati pieni di ossa quali sono i parlamentari e i giornalisti di mainstream italiani con rarissime eccezioni questo paragone potrebbe apparire feroce e stridente ma non dobbiamo scordare che se nel 2023 l’Italia ha un debito pubblico di 2.815 miliardi di euro deve ringraziare cariatidi della politica come Napolitano che hanno pensato a manipolare le istituzioni al fine di creare quel predominio di stampo Comunista che si è poi evoluto nel Partito Democratico coltivato prima da Romano Prodi e poi da Paolo Gentiloni per servire i finanzieri speculatori come George Soros e il suo dettagliato progetto di Nuovo Ordine Mondiale quale futuro della NATO.
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Sicario NATO Complice di Obama nelle Primavere Arabe
In coda a questo articolo riportiamo per dovizia di particolari la storia professionale dell’ex presidente della Repubblica che, proprio come il suo erede e discepolo Sergio Mattarella, fece finta di non voler accettare la sua seconda riconferma, nel 2013, mentre il Mar Mediterraneo era in fiamme per le guerre in Libia e Siria, progettate dal controspionaggio americano della Central Intelligence Agency da decenni e portate a compimento dall’amministrazione Obama-Biden tra 2011 e 2013 sull’onda anomala della missione in Afghanistan voluta da George W. Bush per vendicare il Massacro dell’11 Settembre permesso da quella stessa CIA che nei Balcani lavorò accanto ai Sauditi per gestire i jihadisti di Al Qaeda e creare un Califfato d’Europa (leggere l’omonimo libro di un funzionario Interpol italiano).
Napolitano fu il grande vegliardo che convinse/costrinse (in qualità di Capo delle Forze Armate) il premier Silvio Berlusconi ad annientare l’amico governante libico Muhammar Gheddafi, con cui costruì il Greenstream che oggi rifornisce di gas l’Italia e con cui stava creando sinergie enormi per l’autonomia energetica. Lo fece inducendolo a concedere le Basi Usa della NATO in Italia da cui partirono i droni killer e i caccia bombardieri per la Libia.
In particolare furono utilizzate quella del Naval Support Activity (NSA) di Napoli, quartier generale della U.S. Naval Forces Europe, e di Sigonella, sede della Naval Air Station (NSA) dell’US Navy e di una delle più importanti stazioni operative del controspionaggio americano della Central Intelligence Agency (CIA) nel Mar Mediterraneo.
Proprio da lì partirono le missioni di bombardamento in Libia dei droni Predator coordinati dall’ex direttore CIA Leon Panetta divenuto Segretario della Difesa del presidente Barack Obama che nel 2012 contribuì alla realizzazione dei 12 laboratori batteriologici finanziati dal Pentagono in Ucraina.
Con quell’atto politico di Napolitano cominciarono le Primavere Arabe finanziate dall’amministrazione Obama-Biden anche con la fornitura di missili anticarro TOW a formazioni jihadiste sunnite che si affiancarono all’ISIS, fondato dal califfo Al Baghdadi liberato proprio dagli USA da Camp Bucca, nella Guerra Civile Siriana sostenuta da tutte le forze NATO e anche dall’Italia.
CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO
L’emergenza migranti nel Mar Mediterraneo è scoppiata proprio a causa delle guerre NATO in Africa e Medio Oriente che hanno costretto milioni di profughi, soprattutto cristiani, alla fuga dalle bombe e dai terroristi jihadisti utilizzati dalla Turchia in Siria e Libia con il tacito consenso dell’Alleanza Atlantica e con la copertura della società americana di lobbying Mercury.
Questo servile impegno geopolitico valse al presidente della Repubblica Italiana la riconferma al Colle del Quirinale nell’aprile 2013. Pochi mesi prima dello scoppio della Rivoluzione Arancione a Kiev finanziata da Soros e dalle ambasciate anglosassoni USA-UK che culminò nel sanguinario Golpe del febbraio 2014 in Ucraina, da cui scaturino la Guerra Civile e poi l’attuale conflitto con la Russia. Non sembra un caso che Obama fece visita al Capo di Stato Italiano proprio nel marzo 2014.
Il Viaggio negli USA durante il Rapimento Moro
Il defunto emerito presidente fu rinominato il “comunista d’America” proprio perché fu il primo a tessere trame con la Casa Bianca in un periodo di guerra fredda che fece vittime eccellenti tanto negli Usa, con l’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy a Dallas (22 novembre 1963) e del fratello procuratore generale Robert Franci Kennedy a Los Angeles (5 giugno 1968), quanto in Italia con l’uccisione del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro Roma (9 maggio 1978) e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (3 settembre 1982).
Fonti ben informate sostengono che Napolitano si recò oltre oceano proprio durante il rapimento di Moro dove avrebbe stretto relazioni costruttive anche coi servizi segreti della CIA interessati ad avere uno storico parlamentare comunista quale referente.
Ciò avvenne in uno dei momenti più cruciali e tremendi della storia della Repubblica Italiana proprio mentre lo statista democristiano stava cercando il compromesso storico con il Partito Comunista in un’ottica di governo al servizio del popolo.
Possiamo ritenere una semplice coincidenza il fatto che l’ex pm Luca Palamara, pilota delle nomine negli incarichi direttive nelle Procure d’Italia in un groviglio figlio di relazioni tra toghe rosse e Partito Democratico (di cui Napolitano fu deputato come il suo successore Mattarella) fu il magistrato che raccolse la deposizione e indagò su, Steve Pieczenik, lo psichiatra funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che venne inviato, in qualità di esperto, dal Governo statunitense per collaborare con il Ministro dell’interno all’epoca del sequestro Moro.
Fu interrogato il 27 maggio 2014, quando lo stesso Palamara era un esponente di spicco del CSM presieduto da Napolitano alla sua seconda riconferma nell’incarico. Il bervele d’interrogatorio è stato secretato e si trovano menzioni sommarie ad esso solo nel resoconto stenografico della deposizione di Palamara alla Commissione Parlamentare che indagò sul Delitto Moro definendo un “sarcofago di menzogne di Stato” quelle costruite intorno alla vicenda.
Protagonista del Deep State e delle Intercettazioni Stato-Mafia
Riassumendo, dunque, Napolitano è stato uno dei grandi protagonisti politici durante la nascita di quel Deep State internazionale bipartisan ITALIA-USA che non solo ha contribuito ad insabbiare il caso Moro e la strage del DC9 Itavia abbattuto con un missile su Ustica, ma ha pilotato il Bel Paese verso le guerre delle Primavere Arabe che hanno scatenato il fenomeno migratorio, tanto caro a Soros, da sempre grande amico del primo premier PD Romano Prodi che ricevette l’incarico il 16 maggio 2006 proprio dal primo Presidente della Repubblica comunista della storia italiana eletto dal Parlamento soltanto 6 giorni prima…
Un altro episodio che diede luogo a critiche dell’operato di Giorgio Napolitano fu quello del conflitto d’attribuzione sollevato dallo stesso Napolitano contro la Procura di Palermo la quale, intercettando l’utenza telefonica di Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia), aveva casualmente registrato delle conversazioni intercorse tra quest’ultimo e l’allora presidente della Repubblica.
Scopo del conflitto d’attribuzione era quello di evitare che le intercettazioni in questione, già giudicate irrilevanti dai p.m. di Palermo, fossero distrutte – come era previsto dall’art. 268 c.p.p. – a seguito di una “udienza stralcio” nella quale gli avvocati delle parti in causa avrebbero potuto ascoltare le conversazioni, con il rischio che ne divulgassero i contenuti alla stampa.
Il 30 gennaio 2014 parlamentari del Movimento 5 Stelle depositarono una messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano per attentato contro la costituzione, motivando ciò con l’avallo di leggi incostituzionali e rispetto alle vicende sulla trattativa Stato-mafia. L’11 febbraio successivo il comitato parlamentare chiamato a decidere in merito respinse l’istanza, ritenuta «manifestamente infondata», votando per la sua archiviazione.[76]
Se esiste una Giustizia Divina tutto il male arrecato alla Repubblica Italiana e alle popolazioni africane pare destinato a trascorrere l’Eternità all’inferno proprio perché non ha mai palesato pentimenti sulla sua sordida e a volte letale geopolitica belligerante esattamente come il superboss Messina Denaro nei suoi ancor più orrendi crimini, come le stragi di Caopaci e via D’Amelio contro i giudici Falcone e Borsellino da lui pianificate.
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A differenza del mafioso trapanese, ovviamente, il presidente emerito Napolitano non si è mai sporcato le proprie mani di sangue: per questo è giunto a 98 anni senza problemi con la giustizia e con una pensione da 249mila euro all’anno lasciando in eredità agli Italiani un Bel Paese sicuramente ben peggiore di quello che aveva trovato al momento del suo insediamento al Quirinale…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Napolitano, una Vita nel PCI
fonte RAI News
Iscrittosi a Giurisprudenza nel 1942, Giorgio Napolitano non prevedeva di votarsi anima e corpo alla politica, lui che crebbe con l’idea che la politica è un servizio e non una professione: i suoi interessi, infatti, spaziavano dal cinema alla letteratura e negli anni universitari si fece notare come critico cinematografico e teatrale su IX Maggio, rivista degli universitari fascisti, dove però scrivevano anche personalità di orientamenti ideologici diversi.
Dopo la Liberazione, si accostò progressivamente all’area comunista, iscrivendosi al PCI alla fine del ’45. Da allora cominciò per lui una lunga ascesa ai vertici del partito, prima funzionario, poi dirigente. Segretario della sezione di Caserta tra il 1951 e il 1957, fu eletto per la prima volta alla Camera nel 1953. Vi resterà per 43 anni, fino al 1996, tolta una piccola parentesi (1962-1966) per dirigere la sezione napoletana del PCI. Laureatosi in economia politica sul mancato sviluppo del Meridione dopo l’Unità d’Italia, i temi del sottosviluppo e delle politiche economiche saranno sempre al centro della sua azione pubblica. A capo della Commissione meridionale del Comitato centrale del PCI (dal 1956), Napolitano diresse quella del Lavoro di massa dal 1960 al 1962. Alla fine di quello stesso anno, entra nella Direzione nazionale, ricoprendo gli incarichi di coordinatore dell’ufficio di segreteria e dell’ufficio politico (1966-1969) e di responsabile della politica culturale (1969-75).
Il “comunista d’America” poi presidente della Camera e ministro dell’Interno
Negli anni Settanta, Giorgio Napolitano – appartenente alla corrente “migliorista” (di destra) del PCI – si fa conoscere all’estero, soprattutto in Europa e America, come rappresentante del più grande partito comunista d’Occidente, tenendo numerosi incontri e conferenze in università statunitensi: è il primo esponente del partito ad ottenere l’autorizzazione a recarsi negli Stati Uniti per partecipare a dibattiti di politica internazionale. Cresce, così, la sua attenzione e specializzazione ai temi del processo di integrazione europea, dell’atlantismo italiano e del riformismo.
Alla caduta del Muro di Berlino, si schiera con la maggioranza del PCI per una trasformazione del partito in senso socialdemocratico, che porterà alla svolta della Bolognina (1991) e alla nascita del PDS (Partito Democratico della Sinistra). Nel 1992 viene eletto presidente della Camera, nel pieno della tempesta di Tangentopoli. Con il primo governo Prodi (1996-1998) entra nel Consiglio dei ministri come titolare del Viminale: con Livia Turco, lavorerà alla legge sull’immigrazione (1998) che porta il suo nome, poi sostituita dalla Bossi-Fini (2002).
Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica (1998), gli sono state conferite sette lauree honoris causa. Tra il 1999 e il 2004 è presidente della Commissione affari costituzionali nel Parlamento europeo, dove era stato eletto la prima volta nel 1989. Nel 2005 la nomina a senatore a vita da parte dell’allora presidente della Repubblica Ciampi, poi diventato suo predecessore. Giorgio Napolitano viene infatti eletto, dal Parlamento in seduta comune, capo dello Stato: è il 10 maggio 2006, con 543 voti su 990. È il primo ex comunista a ricoprire questa carica.
E’ stato il primo ex comunista ad ascendere al Colle più alto, il Quirinale, nonché primo capo dello Stato italiano ad essere rieletto per un secondo mandato: nel 2013,