VACCINI & GRAFENE – 11. Clamoroso! Brevetto di MODERNA sui Pericolosi Nanotubi di Carbonio come Vettori mRNA negli Studi per lo Spikevax
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
La “vexata quæstio” sulla presenza dell’Ossido di Grafene (GO) torna di clamorosa attualità grazie alla scoperta fatta da un informatico italiano di due brevetti della casa farmaceutica Moderna di Cambridge (Massachusetts), finanziata da Bill Gates e dall’agenzia militare DARPA del Pentagono USA grazie alla supervisione del famigerato virologo americano Anthony Fauci.
Non è la prova tangibile e concreta della presenza del GO nei sieri genici Covid mRNA ma conferma che già nel 2013 la Big Pharma brevettò l’uso di nanotubi di carbonio in uno studio per la realizzazione di un vaccino contro il cancro basandosi su una precedente ricerca cinese.
Non solo. Quel brevetto è stato citato tra quelli su cui si è basata la costruzione del mRNA-1273 COVID-19 VACCINE noto con il nome commerciale di Spikevax. Questi importanti indizi probatori sull’utilizzo dei derivati di carbonio come l’ossido di grafene vanno ad accentuare la polemica sulla presenza del GO nei vaccini Covid che è estremizzata in due opposte correnti di pensiero:
- quella dei mainstream che censura ogni ipotesi in merito sebbene esistano innumerevoli studi sull’applicazione biomedica sviluppati dal progetto Graphene Flagship finanziato dalla Commissione Europea tra cui uno specifico per un vaccino contro il SARS-Cov-2;
- e quella dei social che si accontentano di dossier circolanti sul web, ma non ancora pubblicati da alcuna ricerca scientifica, per sostenere la certezza della presenza dell’Ossido di Grafene nei vaccini.
Nelle 10 precedenti inchieste di Gospa News dal titolo “Vaccini & Grafene” ci siamo invece focalizzati solo su studi scientifici accreditati come quello del chimico spagnolo Pablo Campra pubblicati in 5 versioni su ResearchGate in cui ha certificato grazie al microscopio elettronico la presenza di almeno 8 nanoforme grafeniche in una fiala del siero genico mRNA Covid di Pfizer-Biontech, quello di tre medici italiani avvalorata da una perizia del Laboratorio di Microscopia Elettronica dell’Università di Torino sul sangue di persone vaccinate, e quello di un documento ufficiale dell’autorità sanitaria argentina segnalato da un magistrato, poi messo sotto inchiesta per la clamorosa rivelazione.
I Nanotubi di Carbonio e l’Ossido di Grafene
I nanotubi di carbonio sono stati scoperti nel 1985 dal chimico statunitense Richard E. Smalley, il quale realizzò che, in particolari situazioni, gli atomi di carbonio compongono delle strutture ordinate di forma sferica: i fullereni. La struttura, dopo un successivo rilassamento, tende ad arrotolarsi su sé stessa, ottenendo la tipica struttura cilindrica. Possono essere visti, analogamente al fullerene, come una delle forme allotropiche del carbonio, come l’Ossido di Grafene.
Esistono vari nanotubi. A grandi linee si possono suddividere in due tipi:
- nanotubo a parete singola o SWCNT (Single-Walled Carbon NanoTube): costituito da un singolo foglio grafitico avvolto su se stesso;
- nanotubo a parete multipla o MWCNT (Multi-Walled Carbon NanoTube): formato da più fogli avvolti coassialmente uno sull’altro.
Il corpo del nanotubo è formato da soli esagoni, mentre le strutture di chiusura sono formate da esagoni e pentagoni, esattamente come i fullereni. Per questa ragione i nanotubi possono essere considerati come una specie di fullereni giganti. Proprio per questa conformazione di esagoni e pentagoni, i nanotubi presentano spesso difetti strutturali o imperfezioni che deformano il cilindro. Il diametro di un nanotubo a parete singola non supportato è compreso tra un minimo di 0,4 nm e un massimo di 6 nm. L’elevatissimo rapporto tra lunghezza e diametro (nell’ordine di 104) consente di considerarli come delle nanostrutture virtualmente monodimensionali e conferisce proprietà peculiari a queste molecole.
Ecco perché, nonostante sia nota la potenziale pericolosità e ignota quella a lungo periodo, i Nanotubi di Carbonio come quelli creati con il suo allotropo Ossido di Grafene sono già stati ampiamente sperimentati in campo biomedico
Nanotubi di Carbonio nel Brevetto di Moderna del 2013
Ora ecco che anche i brevetti di Moderna parlano chiaramente di Nanotubi nel punto (000666), un numero sinistramente simile a quello di un brevetto di Gates sul microchip sottopelle, del brevetto internazionale WO2013151666A2 (link ai brevetti a fondo pagina nelle fonti) depositato nel settembre 2013 da Moderna Therapeutics in cui risulta primo inventore Stephane Bancel, il ricercatore francese che è CEO della stessa casa farmaceutica.
Alla voce Nanotubi, a pagina 288 di un monumentale PDF, si legge quanto segue:
“[000666] I polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA dell’invenzione possono essere attaccati o altrimenti legati ad almeno un nanotubo come, ma non limitato a, nanotubi a rosetta, nanotubi a rosetta aventi basi gemelle con un linker, nanotubi di carbonio e/o singoli nanotubi di carbonio a parete doppia. I polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere legati ai nanotubi attraverso forze quali, ma non limitate a, forze steriche, ioniche, covalenti e/o altre forze”.
L’utilizzo dei nanotubi viene brevettato quale “vettore” di RNA messaggero.
Come avevamo già dimostrato in una precedente inchiesta sul vaccino Covid di Pfizer la reale composizione dei principi attivi, usati per costruire le Nanoparticelle Lipidiche per trasportare nel corpo umano l’mRNA e innescare la reazione per stimolare l’immunizzazione al SARS-Cov-2, non è completamente accessibile in quanto coperta da segreto industriale TradeMark (TM).
E anche Moderna nei suoi brevetti cita molti elementi biochimici con l’ambigua frase di rito “come ad esempio, ma non limitato a”…
Ecco quindi che tali nanomateriali di carbonio come l’Ossido di Grafene potrebbero essere stati utilizzati insieme alle già di per sé tossiche nanoparticelle lipidiche. Lo conferma uno studio firmato dalla virologa Ilaria Capua sul SARS-Cov-2 finanziato dalla Commissione Europea, pubblicato nell’estate 2020 prima dell’apparizione dei vaccini Covid mRNA e persino premiato a livello mondiale.
Ma lo conferma anche un’altra ricerca realizzata col medesimo fondo europeo Grafene Flagship per costruire una “immunità a progetto”, naufragata però in un fallimento per i micidiali tumori registrati nei topi da laboratorio.
I Nanotubi di Carbonio nel Sangue
La pericolosità della biotecnologia coi nanotubi è evidenziata dalla stessa Moderna nel suo brevetto WO2013151666A2 aggiornato ben 5 volte dopo l’inizio della pandemia Covid.
“[000667] In una forma di realizzazione, il nanotubo può rilasciare uno o più polinucleotidi, costrutti primari o mmRNA nelle cellule. La dimensione e/o la struttura superficiale di almeno un nanotubo può essere alterata in modo da governare l’interazione dei nanotubi all’interno del corpo e/o per attaccarsi o legarsi ai polinucleotidi, ai costrutti primari o agli mmRNA qui descritti. In una forma di realizzazione, il componente elementare e/o i gruppi funzionali fissati al componente elementare dell’almeno un nanotubo possono essere alterati per regolare le dimensioni e/o le proprietà del nanotubo. Come esempio non limitativo, la lunghezza dei nanotubi può essere alterata per impedire ai nanotubi di passare attraverso i fori nelle pareti dei vasi sanguigni normali ma ancora sufficientemente piccoli da passare attraverso i fori più grandi nei vasi sanguigni del tessuto tumorale”.
In queste frasi si spiega la mobilità delle nanoforme nel sangue che possono però causare il grave fenomeno di danneggiamento delle cellule dimostrato da molteplici studi scientifici sull’impiego dell’Ossido di Grafene nel campo biomedico.
Nel brevetto di Moderna non c’è alcuna allusione “diretta” ai vaccini Covid ma ne esiste una “indiretta” enorme”
“[000670] In una forma di realizzazione, i polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere attaccati e/o legati in altro modo ad almeno un nanotubo di carbonio. Come esempio non limitativo, i polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere legati a un agente di collegamento e l’agente collegato può essere legato al nanotubo di carbonio (vedere ad esempio il brevetto US n. 8.246.995; qui incorporato per riferimento nella sua interezza) . Il nanotubo di carbonio può essere un nanotubo a parete singola (vedere ad esempio il brevetto US n. 8.246.995; qui incorporato integralmente per riferimento)”.
Per rapidità leggiamo l’Abstract del brevetto sopracitato dal titolo “Nanotubi idrofobici e nanoparticelle come trasportatori per il rilascio di farmaci nelle cellule” registrato dalla Leland Stanford Junior University in cui figurano come inventori vari ricercatori cinesi.
“Vengono forniti metodi e materiali per fornire molecole biologicamente attive alle cellule in vitro o in vivo. I metodi e i materiali utilizzano nanotubi di carbonio o altre particelle, tubi e fili idrofobici, funzionalizzati con un gruppo di collegamento che è legato covalentemente ai nanotubi o, in alternativa, alla molecola biologicamente attiva, come una proteina. La molecola biologicamente attiva viene preferibilmente rilasciata dal nanotubo quando il complesso è stato assorbito in un endosoma”.
Va rammentato che una compagnia biomedica cinese ha brevettato un vaccino SARS-Cov-2 cn l’ossido di grafene ma misteriosamente non l’ha mai proposto come candidato per l’immunizzazione contro il Covid.
Forse proprio perché, come evidenziato di recente da ricercatori iraniani, tale nanomateriale può essere molto pericoloso in quanto può causare reazioni infiammatorie tossiche in vari organi umani.
I Nanotubi di Carbonio citati nel Brevetto del siero genico mRNA Spikevax
Ebbene nella pagina di Moderna in cui viene dettagliata la Proprietà Intellettuale del Spikevax™ (mRNA-1273 COVID-19 VACCINE) vengono citati 11 brevetti tra cui il US 10,703,789 è quello che risulta per noi più interessante.
A pagina 131 del documento aggiornato il 7 luglio 2020 (durante i trials clinici del vaccino Covid) comincia il paragrafo dedicato ai “nanotubi” in cui si ripete tal quale la voce (000666) del precedente brevetto internazionale WO2013151666A2 del 2013:
“I polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA dell’invenzione possono essere attaccati o altrimenti legati ad almeno un nanotubo come, ma non limitato a, nanotubi a rosetta, nanotubi a rosetta aventi basi gemelle con un linker, nanotubi di carbonio e/o nanotubi di carbonio a parete singola nanotubi. I polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere legati ai nanotubi attraverso forze quali, ma non limitate a, forze steriche, ioniche, covalenti e/o altre forze”.
Quindi elenca le modalità di interconnessione:
“In una forma di realizzazione, almeno un nanotubo può anche essere rivestito con composti che migliorano il rilascio comprendenti polimeri, come, ma non limitato a, polietilenglicole. In un’altra forma di realizzazione, almeno un nanotubo e/o i polinucleotidi, i costrutti primari o l’mmRNA possono essere miscelati con eccipienti e/o veicoli di rilascio farmaceuticamente accettabili”.
E infine menziona nuovamente il brevetto americano della Leland Stanford Junior University sviluppato dai ricercatori cinesi:
«In una forma di realizzazione, i polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere attaccati e/o legati in altro modo ad almeno un nanotubo di carbonio. Come esempio non limitativo, i polinucleotidi, i costrutti primari o gli mmRNA possono essere legati a un agente di collegamento e l’agente collegato può essere legato al nanotubo di carbonio (vedere ad esempio il brevetto statunitense n. 8.246.995; qui incorporato per riferimento nella sua interezza ). Il nanotubo di carbonio può essere un nanotubo a parete singola (vedere ad esempio il brevetto statunitense n. 8.246.995; qui incorporato integralmente per riferimento)».
Ringraziamo l’informatico che con un lavoro certosino è riuscito a risalire a questi brevetti e alla presenza di nanotubi di carbonio composti da ossido di grafene come confermato nella nota 042 dello stesso brevetto:
«Il termine “nanotubi di carbonio” indica un tubo che contiene un foglio di grafene arrotolato in un cilindro di appena 1 nm di diametro. Sono stati sintetizzati sia nanotubi a parete singola (SWNT) che nanotubi a parete multipla (MWNT), con molti gusci concentrici».
I Pericolosi Sieri Genici mRNA di Moderna e i sospetti sul SARS-Cov-2 da Laboratorio
Ciò solleva inquietanti interrogativi sul vaccino Spikevax di Moderna che è già finito nel mirino di molteplici inchieste scientifiche per vari allarmanti motivi:
- di recente il biochimico Robert Malone ha segnalato la consapevolezza della Big Pharma di Cambridge sull’uso di una biotecnologia mRNA risultata ONCOGENA, ovvero in grado di causare il cancro negli esseri umani, come segnalato dalla stessa Moderna in un vaccino parainfluenzale del 2019
- in precedenza l’esperto di brevetti David. E. Martin non solo aveva dimostrato la manipolazione in laboratorio dei coronavirus fin dal 2000 da parte di Ralph Baric e Antony Fauci presso l’Università della North Carolina ma evidenziò che il vaccino COVID-19 Spikevax era stato brevettato per la prima volta nel marzo 2019, ovvero 9 mesi prima dell’emergenza pandemica. Una circostanza che non deve stupire visto che l’agenzia governativa americana USAID e il Dipartimento della Difesa USA, finanziatore della Big Pharma tramite l’agenzia militare DARPA, effettuarono nei laboratori batteriologici dell’Ucraina uno studio sul Covid mesi prima della sua comparsa.
- il virologo italiano Giorgio Palù con altri colleghi dimostrò che 19 nucleotidi del SARS-Cov-2 erano incredibilmente identici ad altrettanti di un gene umano costruito in laboratorio da Moderna del 2016. Ciò indusse molti scienziati a ritenere che uno dei primi genotipi chimerici del virus della pandemia, costruito in laboratorio secondo decine di studi e il dossier della Commissione Salute del Senato USA, fosse proprio quello. Poi emersero nuove prove sulle collaborazioni tra i ricercatori medici militari cinesi e Fauci su altri progetti analoghi.
Ecco perché la casa farmaceutica di Cambridge è tra i principali indiziati di aver causato la pandemia, con un rilascio intenzionale del virus come denunciato dal dottor Martin all’ultima conferenza International Covid Summit tenutasi nel Parlamento Europeo, ma anche di aver avviato una sperimentazione massiva sulla popolazione umana con pericolose nanoparticelle lipidiche e nanotubi di carbonio (leggi Grafene) quali vettori di sieri genici mRNA che possono causare il cancro.
Il motivo potrebbe essere proprio quello di trovare un miracoloso vaccino contro i tumori sperimentando i singoli elementi su cavie umane inconsapevoli. A ciò si aggiunge anche la presenza di sequenze di HIV nel SARS-Cov-2 costruito in laboratorio proprio prima del lancio dei trials di Moderna per un vaccino anti-AIDS.
Ma in un progetto dell’agenzia militare DARPA del Pentagono, come in altri Europei, l’Ossido di Grafene è stato anche sperimentato per una sua azione di stimolazione e controllo cerebrale…
Chi ignora tutti questi dettagli e ancora crede alle coincidenze non solo è un asino della ScienzaH ma, ormai, è pure acclarato complice. Come lo fu in parte Palù quale presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che autorizzò (e continua ad autorizzare) Spikevax nonostante fosse consapevole del sospetto ruolo di Moderna nell’origine della pandemia.
Ma l’illustre virologo padovano, discepolo scientifico di Anthony Fauci ed adulatore della biotecnologia mRNA (infatti è nel Comitato scientifico del Biotecnopolo di Siena), quando rilascio le interviste sull’argomento ai media di mainstream si dimenticò di citare la Big Pharma americana e puntò il dito contro Wuhan…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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