LA CHIESA CATTOLICA NON E’ INFALLIBILE. Dal Tradimento di Pietro alla Condanna di Galileo. Dal Rogo di Giovanna d’Arco alla Benedizione di Vaccini Killer e Gay
Nell’immagine di copertina San Pietro e il gallo di Giuseppe Vermiglio (1606) e Santa Giovanna d’Arco sul rogo di Hermann Stilke (1843)
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Con queste famosissime frasi riportate dal Vangelo di Matteo (Mt. 16,18-19) Gesù Cristo consacrò l’apostolo Simone ungendolo di quella potestà spirituale che Dio aveva riservato ai patriarchi Giudei cambiando anche il loro nome come nel caso più evidente di Giacobbe rinominato Israele.
Il Carisma di San Pietro e il Primato Petrino
In questa autorità conferita dal Figlio di Dio capace di effondere sugli apostoli anche lo Spirito Santo coi suoi carismi è giunto l’indiscutibile “primato petrino” del Vescovo di Roma protetto nei secoli dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana a dispetto delle “invidie” delle comunità ecclesiastiche satellite che portarono agli scismi di natura teologica, con la Chiesa Ortodossa di Costantinopoli, e squisitamente politica con quella Anglicana che poi si sparpagliò in ulteriori rivoli col Luteranesimo, il Calvinismo e gli Evangelici Pentecostali.
Sulla base del carisma ricevuto da Pietro l’Ecclesia Clericale della Santa Sede, che è la guida della Chiesa intesa quale Popolo di Dio e Corpo Mistico di Gesù Cristo, ha autoproclamato la sua infallibilità “ordinaria” che precede il dogma dell’infallibilità Papale sancita dai Pronunciamenti “Doctrina ex Cathedra” su tematiche di fede o morali.
Essa è esplicitata da due articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica:
889 Per mantenere la Chiesa nella purezza della fede trasmessa dagli Apostoli, Cristo, che è la verità, ha voluto rendere la sua Chiesa partecipe della propria infallibilità. Mediante il «senso soprannaturale della fede», il popolo di Dio «aderisce indefettibilmente alla fede», sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa.
E poi ancora:
890 La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell’Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l’autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi. L’esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità.
Secondo l’interpretazione dei più esperti teologici questa “infallibilità magisteriale” deriva proprio dal Carisma del primato Petrino e del Collegio Apostolico.
Padre Livio Fanzaga direttore di Radio Maria ne ha parlato oggi, giovedì 21 dicembre nel suo Blog così ha risposto alla lettera di un lettore:
Caro Andrea, purtroppo molti cattolici non sanno più guardare alla Chiesa con uno sguardo di fede e, in particolare, hanno completamente dimenticato il carisma di Pietro, la pietra sulla quale Gesù l’ha fondata. Fra questi non pochi sono seguaci della “Gospa”, ma hanno dimenticate le sue innumerevoli esortazioni: ”Amate i vostri Pastori e pregate per loro, perché mio Figlio li ha scelti”. Temo che, a forza di criticare il Vicario di Cristo, finiscano per seguire qualche anticristo, che magari parla cirillico. Ave Maria Padre Livio
Il riferimento al Patriarca Kirill che ha legittimato il diritto di Mosca a difendere i filo-russi del Donbass massacrati dai neo-nazisti del Battaglione Azov e dell’esercito di Kiev di Volodymyr Zelensky gli è sfuggito ancora una volta a sproposito…
Ma se si scolpisce come verità di fede tale concetto come possono essere giustificabili i gravi errori commessi dallo Stato Pontificio prima e da quello Vaticano poi basati proprio sui pronunciamenti della Congregazione della Dottrina della Fede che in tempi remoti si chiamava con l’ormai inquietante nome di Inquisizione Romana o Sant’Uffizio?
Dall’Inquisizione del Sant’Uffizio al Dicastero della Dottrina della Fede
L’Inquisizione Romana, universalmente nota con il nome di Sant’Uffizio, fu istituita da papa Paolo III Farnese (1534-1549), mediante la bolla Licet ab initio (21 luglio 1542). Con questo provvedimento, il Pontefice nominava inquisitori generali sei cardinali, con giurisdizione su tutta la Chiesa, allo scopo di vigilare sulle questioni di fede e difendere la Chiesa dalla diffusione delle eresie, «affinché dappertutto la fede cattolica fiorisca e si sviluppi, e ogni eretica perversità sia cacciata via dai fedeli cristiani, e coloro i quali sono stati sedotti con diabolico inganno conoscano la via della verità e siano ricondotti all’unità della Chiesa».
In origine, la nuova commissione si configurava come uno speciale organo giudiziario, plasmato sul modello del Tribunale del Governatore di Roma, con carattere di tribunale supremo in materia di fede. In seguito, con i pontificati di Paolo IV Carafa (1555-1559) e Pio V Ghislieri (1566-1572), entrambi ex inquisitori generali, l’Inquisizione Romana acquisì una preminenza nella gerarchia della Chiesa universale, che sarà la cifra della sua storia plurisecolare. Oltre ai cardinali, l’organismo era composto dall’assessore, dal commissario e dai soci del commissario, dai consultori, dai notai, dal fiscale, dall’avvocato dei rei, spesso coadiuvati dal maestro del Sacro Palazzo e dai generali dell’Ordine dei Domenicani.
Alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II (1962-1965), papa Paolo VI Montini (1963-1978) con il motu proprio Integrae servandae (7 dicembre 1965) ridefinì le competenze e la struttura del Dicastero, mutandone il nome in quello di Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il 5 giugno 2022, con l’entrata in vigore della Costituzione Apostolica sulla Curia Romana Praedicate Evangelium, promulgata da papa Francesco il 19 marzo 2022, la Congregazione cambia denominazione in Dicastero per la Dottrina della Fede.
Tremendi Errori della Chiesa con Galileo e Santa Giovanna d’Arco
Per citare alcuni errori “magistrali” della Chiesa Romana prendiamo ad esempio i clamoroso casi dello scienziato Galileo Galilei e della Pulzella d’Orlensa, la vergine combattente Giovanna d’Arco.
Il processo a Galileo Galilei, sostenitore della teoria copernicana eliocentrica sul moto dei corpi celesti in opposizione alla teoria geocentrica, sostenuta dalla Chiesa cattolica, iniziò a Roma il 12 aprile 1633 e si concluse il 22 giugno 1633 con la condanna per “veemente sospetto di eresia” e con l’abiura forzata delle sue concezioni astronomiche.
Gli studiosi dell’epoca non erano tutti sostenitori intransigenti della teoria geocentrica tradizionale, formulata dall’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo nel II secolo d.C. e accreditata come vera dalla Chiesa cattolica.
Molti astronomi gesuiti propendevano per il compromesso astronomico proposto dal danese Tycho Brahe, autore di un sistema planetario che mediava tra Tolomeo e Copernico: intorno alla Terra, immobile e centrale, ruotano solo la Luna e il Sole, gli altri cinque pianeti seguono orbite circolari intorno al Sole. Così, inizialmente i gesuiti dimostrarono grande e sincero interesse per le teorie di Galileo, che d’altra parte non si era posto esplicitamente il problema delle conseguenze teologiche delle sue asserzioni scientifiche.
Santa Giovanna d’Arco (Domrémy, Francia, 1412 circa – Rouen, Francia, 30 maggio 1431) Figlia di contadini, analfabeta, lasciò giovanissima la casa paterna per seguire il volere di Dio, rivelatole da voci misteriose, secondo il quale avrebbe dovuto liberare la Francia dagli Inglesi. Presentatasi alla corte di Carlo VII, ottenne dal re di poter cavalcare alla testa di un’armata e, incoraggiando le truppe con la sua ispirata presenza, riuscì a liberare Orleans e a riportare la vittoria di Patay.
Lasciata sola per la diffidenza della corte e del re, Giovanna non potè condurre a termine, secondo il suo progetto, la lotta contro gli Anglo-Borgognoni; fu dapprima ferita alle porte di Parigi e nel 1430, mentre marciava verso Compiegne, fatta prigioniera dai Borgognoni, che la cedettero agli Inglesi.
Tradotta a Rouen davanti a un tribunale di ecclesiastici, dopo estenuanti interrogatori fu condannata per eresia ed arsa viva. Fu riabilitata nel 1456. Nella Basilica di San Pietro in Vaticano Giovanna venne beatificata dal papa Sant Pio X il 18 aprile 1909 e poi canonizzata il 16 maggio 1920 da papa Benedetto XV. Le venne riconosciuto il titolo di vergine, ma non quello di martire.
Il Rinnegamento di San Pietro: Epifenomeno del Fallimento
Questi esempi legittimano moltissime perplessità in riferimento all’Infallibilità della Chiesa Cattolica e in particolare dell’Inquisizione Romana del Sant’Uffizio che si è poi trasformata nell’attuale Dicastero della Dottrina della Fede.
Ma se ben rileggiamo la storia evangelica possiamo rilevare che il fondamento dell’Infallibilità basato sul carisma di Pietro non è sufficiente ad accreditarlo. Basti rammentare quanto avvenne nella vita dell’apostolo dopo alla sua investitura da parte di Cristo.
Vangelo di San Matteo Apostolo ed Evangelista (Mt. 26, 30-35):
E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
Percuoterò il pastoree saranno disperse le pecore del gregge,
ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
Gesù viene quindi portato davanti al Sinedrio dove viene interrogato, umiliato e percosso. E proprio allora arriva il rinnegamento di Pietro: (Mt. 26, 69-75)
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell’uomo». Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all’aperto, pianse amaramente.
Come può essere ritenuto infallibile il carisma di un apostolo che dopo essere stato nominato “pietra” della Chiesa ha rinnegato proprio colui che lo aveva scelto?
L’eroismo di Pietro che con Paolo e tanti altri martiri sacrificò la sua vita a Roma in nome della fede cristiana ne ha decretato l’indiscutibile e solenne Santità. Ma ciò avvenne dopo il suo “errore” che fu talmente grande da indurgli l’umiltà di vigilare sulla tentazione di incorrere in altri cedimenti.
I Dubbi Pronunciamenti degli Ecclesiastici su Vaccini e Gay
Orbene se come Cattolici siamo tenuti a credere al Dogma dell’Infallibilità Papale nei pronunciamenti straordinari “ex Cathedra” perché dovremmo essere costretti a credere alla sua infallibilità nelle sue dichiarazioni “ordinarie” su fede e costumi?
E ancor più in quelli della Congregazione della Dottrina della Fede che durante il periodo buio del Sant’Uffizio perseguitò Galileo, Santa Giovanna d’Arco e tanti altri innocenti cristiani che si rivelarono come elementi di contraddizione per l’istituzione ecclesiastica?
Proprio l’errore di Pietro dovrebbe indurre la Chiesa Cattolica Apostolica Romana a vigilare su sé stessa e sulle dichiarazioni che, purtroppo con grave leggerezza, vengono sottoscritte da Papa Francesco senza peraltro che si azzardi a invocare il “pronunciamento Doctrina ex Cathedra” che può avvenire solo dopo un periodo di intimo ritiro spirituale e con una ritualità ben definita.
Dall’arrivo del cardinale Victor Manuel Fernandez, nel breve volgere di poche settimane, ci sono stati due pronunciamenti di enorme impatto morale: l’autorizzazione degli omosessuali a esercitare il delicatissimo ruolo di padrini nel battesimo e la benedizione, non solo dei singoli gay bisognosi di misericordia divina, ma di loro stessi in quanto coppia, in palese contrasto con ogni insegnamento delle Sacre Scritture: dall’Antico Testamento al Vangelo e fino alle Lettere di San Paolo.
Analogo problema si era già verificato con la decisione, solo in parte rientrata nell’uso quotidiano, di togliere l’acqua benedetta dalle acquasantiere durante l’emergenza pandemica sebbene fosse e sia il simbolo della purificazione battesimale.
Ma ancor di più si è rivelata tracotante e oppressiva la scelta della Santa Sede, sostenuta dalla Conferenza Episcopale Italiana, di ossequiare l’imposizione LAICA dei vaccini Covid nonostante fossero sperimentali e avessero già palesato un alto numero di reazioni avverse anche letali, ora sempre più confermate da centinaia di studi scientifici pubblicati dalle più autorevoli riviste mediche internazionali.
La Chiesa dimentica dell’AcquaSanta e della Grazia Sacramentale
Non è davvero semplice intravedere in questi atti formali e sostanziali della Chiesa Cattolica verso i gay un rinnegamento del monito di Gesù Cristo; “Va e non peccare più?” (Gv. 8.11).
Tali orientamenti sembrano ispirati da impulsi terreni di convenienza sociale più che da veraci illuminazioni dello Spirito Santo che effonde i carismi di Pietà, Timor di Dio, Fortezza, Consiglio, Intelligenza, Scienza e Sapienza ma presuppone uno stato di Grazia sacramentale, ottenibile con la Confessione e l’Eucaristia dopo la rinuncia a ogni situazione e propensione al peccato.
I GAY POSSONO FARE I PADRINI AL BATTESIMO. Grazie ai Massoni LGBTQ che fanno i Cardinali…
Queste derive morali, già oggetto dei Dubia di alcuni cardinali che di fatto profetizzarono queste degenerazioni del magistero della Dottrina della Fede, sono in fondo la naturale conseguenza di una comunità ecclesiastica cattolica incrostata sull’immanente invece che vocata al trascendente: più capace di credere al gel antiCovid che alla potenza protettiva dell’acquasanta o alla facoltà miracolosa di guarigione conferita dal Paraclito agli apostoli (e a molti santi…).
Ecco quindi una Chiesa Cattolica assai fragile nel cedere alle miserie umane come fece Pietro quando temendo per la sua vita, in un istinto di autoconservazione, giunse a rinnegare persino chi lo aveva scelto come guida pastorale di tutti gli apostoli, i discepoli e i fedeli.
Ecco quindi un’autorità ecclesiastica che – se per reverenza mondana o occulto timore delle diaboliche potenze massoniche rinuncia imitare il successivo eroismo di san Pietro che fu poi fedele a ogni insegnamento di Cristo fino al martirio – non può vantare alcuna pretesa di essere ritenuta “infallibile” come invece si sono rivelati i più umili Santi che hanno confidato nel prodigioso e adamantino potere della Santissima Vergine Maria, di San Michele e degli altri Arcangeli.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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