di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Inchiesta pubblicata il 19 gennaio 2024 e aggiornata il 22 gennaio 2024
La notizia è molto più allarmante del misterioso e letale Virus con cui Bill Gates e i suoi complici del World Economic Forum continuano a minacciare l’umanità da quasi un anno per spingere tutti i governi ad accettare il Trattato Pandemico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, finanziata dalla Fondazione Bill & Melinda Gates, il Passaporto Vaccinale mondiale sull’esempio del Green Pass dell’Unione Europea e, di conseguenza, una nuova ondata di vaccinazioni obbligatorie per dare corso al piano di immunizzazione globale lanciato dal tycoon di Microsoft nel 1999 nel Centro Congressi dei Rockefeller nella Villa Serbelloni di Bellagio (Como).
Anzi. Forse potrebbe essere proprio questa nuova versione del SARS-Cov-2, ingegnerizzata in un laboratorio dell’Università di Pechino e talmente potente da poter essere definita SARS-Cov-3 per le molteplici mutazioni, la misterioso Malattia X!
Ma dopo l’inchiesta di Gospa News lo studio è stato modificato facendo sparire le parti più allarmanti…
Il sospetto giunge da 4 inquietanti circostanze che rendono la nuova pericolosissima ricerca cinese una vera arma batteriologica capace di minacciare l’intera umanità.
- E’ stata sviluppata con l’aiuto dei medici militari PLA, ovvero People’s Liberation Army, l’Esercito Popolare della Liberazione della Cina.
- Negli esperimenti da laboratorio ha evidenziato una letalità del 100 % sui topi umanizzati
- La ricerca è stata effettuata sulla base di precedenti test virologici condotti dalla zoologa Shi Zhengli del Wuhan Institute of Virology
- Il 21 gennaio 2024 gli autori hanno modificato lo studio facendo sparire ogni terrificante riferimento alla mortalità del 100 % sui ratti umanizzati, due giorni dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Gospa News! Fortunatamente abbiamo conservato sia gli screenshot che lo studio in PDF originale…
Un primo studio è stato pubblicato il 18 dicembre 2022 sulla rivista specializzata Emerging Microbes & Infections
e nella stessa data anche su PubMed, la libreria dell’Istituto Nazionale per la Salute (NIH) del Dipartimento della Salute degli USA ma soltanto nell’aggiornamento di pochi giorni fa è stata resa nota la letalità del genotipo da laboratorio di SARS-Cov-2 denominato GX_P2V quando è stato rilanciata la nuova ricerca il 4 gennaio in pre-print da BioRxiv dove deve essere ancora sottoposta a revisione paritaria..
Il sommario della ricerca fino al 21 gennaio era sintetico quanto agghiacciante:
«Il coronavirus pangolino correlato alla SARS-CoV-2 GX_P2V (short_3UTR) può causare una mortalità del 100% nei topi transgenici umani ACE2, potenzialmente attribuibile a un’infezione cerebrale in stadio avanzato. Ciò sottolinea il rischio di propagazione di GX_P2V negli esseri umani e fornisce un modello unico per comprendere i meccanismi patogeni dei virus correlati alla SARS-CoV-2».
Lo studio aggiornato appare invece con un nuovo titolo meno allarmante “Un modello murino di infezione e patogenesi del coronavirus pangolino correlato alla SARS-CoV-2 GX_P2V (short_3UTR) è d stato edulcorato anche nel Sommario da cui scompare ogni riferimento all’ELEVATISSIMA LETALITA’ del virus creato in laboratorio:
«Il coronavirus pangolino correlato alla SARS-CoV-2 GX_P2V (short_3UTR) è altamente attenuato, ma può causare mortalità in un modello murino umano transgenico ACE2 appositamente progettato, rendendolo un prezioso modello surrogato per valutare l’efficacia di farmaci e vaccini contro la SARS-CoV -2».
A maggior ragione dopo questa AUTO-CENSURA assume importanza il precedente documento originale di cui abbiamo scritto e sul quale riteniamo doveroso concentrarci anche se i ricercatori potranno ovviamente sostenere di esseri sbagliati…
Lo studio di Lai Wei et al. è stato condotto dal Centro avanzato di innovazione di Pechino per la scienza e l’ingegneria della materia soffice, dell’Università di tecnologia chimica di Pechino, con la collaborazione del Laboratorio statale di biotecnologia farmaceutica, Facoltà di medicina dell’Università di Nanchino ma anche col Centro di ricerca per la medicina clinica e del Dipartimento di Malattie Infettive del Quinto centro medico del PLA General Hospital di Pechino dove lavorano il medico militare , e il suo collega .
Quest’ultimo è uno dei vari ospedali militari che hanno preso il posto di strutture civili a partire dal 2016 come conferma una foto dell’inaugurazione reperita su internet.
Uno degli aspetti più inquietanti di questa ricerca è il fatto che deriva dal precedente studio pubblicato nel 2022 in cui si evidenziava soltanto una ricerca finalizzata alla produzione di un vaccino. Mentre questo nuovo approfondimento ha di fatto trasformato lo studio nella tipologia definita negli USA “Dual Use Research of Concern” ovvero “Ricerca preoccupante sui prodotti a duplice uso (DURC)” dove la doppia utilità consiste proprio nell’uso come vaccino o come bio-arma.
Dalla “Pistola Fumante’ del SARS-Cov-2 Atificiale alla Nuova Bio-Arma di Pechino
Questa nuova e pericolosissima sperimentazione ci riporta con il pensiero agli studi sui coronavirus chimerici del Wuhan Institute of Virology dove la scienziata Shi Zhengli infettò dei ceppi di SARS con dei plasmidi di HIV fin dal 2004 grazie al finanziamento del progetto Episars della Commissione Europea presieduta da Romano Prodi per sperimentare un potenziamento artificiale del virus selvatico che culminò nella cosiddetta “pistola fumante” sull’origine del SARS-Cov-2 del Covid 19.
«Quando ho visto per la prima volta il sito di scissione della furina nella sequenza virale (del SARS-Cov-2 – ndr), con i suoi codoni di arginina, ho detto a mia moglie che era la pistola fumante per l’origine del virus».
E’ quanto affermò il dottor David Baltimore, un rinomato virologo statunitense e co-scopritore della trascrittasi inversa, a sostegno della tesi (ormai ben più di una teoria) dell’origine artificiale dell’agente patogeno della pandemia che, per sintetizzarla in modo semplice, si aggancia alle cellule umane e diventa letale proprio grazie a quella criticità nella furina.
La prova di questa alterazione da laboratorio è emersa da uno studio del 2016, rimasto quasi sconosciuto fino a poco tempo fa, cheche fu finanziato dal virologo Antony Fauci (ex direttore dell’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive americano – NIAID) e condotto da scienziati USA, ricercatori di Wuhan e medici miliari cinesi come svelato dal dossier della Commissione Salute del Senato USA che non solo accertò l’elevata probabilità dell’origine artificiale del SARS-Cov-2 ma rimarcò il ruolo dei ricercatori americani…
E’ ormai noto che lo stesso Fauci ha ammesso davanti al Congresso americano che la teoria del virus costruito in laboratorio non è una cospirazione come da lui invece sostenuto in uno studio sulle origini naturali pubblicato poco dopo che alcuni scienziati indiani della Kusuma School of Biology di New Delhi scoprirono le sequenze di HIV anomale e le segnalarono in un documento pubblicato su ResearchGate.
Ma “furono poi costretti a ritirare” secondo il compianto biologo Luc Montagnier, che fu il primo a pubblicare una ricerca sull’origine artificiale insieme all’amico biomatematico Jean-Claude Perez che Gospa News ha intervistato in esclusiva pochi mesi fa.
Nel nostro libro Wuhan-Gates del dicembre 2020 e nelle successive inchieste dell’omonimo ciclo (in omaggio a Bill Gates che finanziò i progetti di Wuhan attraverso EcoHealthAliance) abbiamo evidenziato come la collaborazione tra USA e Cina avviata sulle armi biologiche dagli ex presidenti Bill Clinton e Jiang Zemin sia stata fondamentale per i progetti del Predict-2 sui coronavihur chimerici finanziati dall’amministrazione Obama-Biden.
Ecco perché abbiamo sposato la tesi dell’esperto di brevetti David E. Martin che ha sostenuto una cosa gravissima: secondo lui, infatti, il SARS-Cov-2 costruito tra Cina e USA (ma probabilmente con contributi anche in Canada, Regno Unito ed Ucraina) sarebbe stato rilasciato intenzionalmente dagli Stati Uniti d’America. Infatti ha portato all’evidenza troppi intrighi tra le ricerche della Big Pharma Moderna (anch’essa finanziata da Gates e Fauci) e l’agenzia militare DARPA del Pentagono.
Quindi la Cina di Xi Jinping (inviso al Clan Shangai degli eredi politici di Jiang Zemin e di suo figlio che fece potenziare il Wuhan Institute of Virology) avrebbe patito, per la seconda volta dopo il SARS del 2003 anch’esso costruito in laboratorio secondo Martin ed esperti di genomica russi, la dispersione del virus probabilmente avvenuta durante i Giochi Militari Mondiali di Wuhan dell’ottobre 2019.
Ecco perché, come riportato in questi giorni dal Wall Street Journal, sulla base di documenti ottenuti dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti i ricercatori cinesi avrebbero isolato e mappato il virus del Covid-19 alla fine di dicembre 2019, almeno due settimane prima che Pechino rivelasse al mondo i dettagli del virus mortale. Secondo il quotidiano statunitense un ricercatore cinese a Pechino caricò una sequenza quasi completa della struttura del Covid in un database gestito dal governo americano il 28 dicembre 2019, mentre la Cina condivise la sequenza del virus con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) solo l’11 gennaio 2020.
Alla luce di queste considerazioni assume una trama ancor più inquietante la nuova sperimentazione condotta anche da medici militari cinesi. Tanto da alimentare il sospetto che Pechino abbia costruito una bio-arma micidiale pronta ad essere diffusa in una guerra batteriologica mondiale qualora dovessero apparire nuove pandemie di matrice occidentale.
La Ricerca Cinese per un nuovo Vaccino Attenuato contro il Covid-19
Ora che abbiamo analizzato il contesto storico e geopolitico vediamo in breve sintesi le peculiarità dei due differenti studi sul SARS-CoV-2 GX_P2V, quello per il vaccino del 2022 e quello per la bio-arma del 2023.
«I coronavirus correlati alla SARS-CoV-2 (SARS-CoV-2r) dei pangolini del Guangdong e del Guangxi sono stati implicati nell’emergenza della SARS-CoV-2 e nelle future pandemie. In precedenza abbiamo segnalato la coltura di un SARS-CoV-2r GX_P2V dai pangolini del Guangxi. Qui riportiamo l’isolato GX_P2V rapidamente adattato alle cellule Vero acquisendo due mutazioni genomiche: una sostituzione da alanina a valina nella nucleoproteina e una delezione di 104 nucleotidi nella regione ipervariabile (HVR) della regione non tradotta 3′-terminale (3′- UTR)».
E’ quanto si legge nell’Abstract su PubMed del dicembre 2022 inerente la ricerca di Shanshan Lu et al. dal titolo “Induzione di anticorpi neutralizzanti significativi contro SARS-CoV-2 da parte di una variante del coronavirus del pangolino altamente attenuata con una delezione 104nt al 3′-UTR – Induction of significant neutralizing antibodies against SARS-CoV-2 by a highly attenuated pangolin coronavirus variant with a 104nt deletion at the 3′-UTR’.
«Riportiamo inoltre la caratterizzazione della variante GX_P2V (rinominata GX_P2V(short_3UTR)) nei modelli di infezione in vitro e in vivo. Nelle cellule in coltura Vero, BGM e Calu-3, GX_P2V(short_3UTR) aveva una cinetica di replica robusta simile e produceva costantemente un danno cellulare minimo. GX_P2V(short_3UTR) ha infettato criceti dorati e topi BALB/c ma è risultato altamente attenuato. I criceti dorati infettati per via intranasale hanno avuto una breve durata di infezione produttiva nei tessuti polmonari, non extrapolmonari».
L’Abstract entra quindi nello specifico dello sviluppo di un antidoto contro il Covid basato non sulla nuova e controversa biotecnologia dei sieri genici mRNA ma su quella dei vaccini tradizionali:
«Queste infezioni produttive hanno indotto anticorpi neutralizzanti contro gli pseudovirus di GX_P2V e SARS-CoV-2. Collettivamente, i nostri dati mostrano che GX_P2V (short_3UTR) è altamente attenuato nei modelli di infezione in vitro e in vivo. L’attenuazione della variante è probabilmente parzialmente dovuta alla delezione di 104 nt nell’HVR nel 3′-UTR. Questo studio approfondisce la nostra comprensione della patogenesi del coronavirus del pangolino e fornisce nuove informazioni per la progettazione di vaccini vivi attenuati contro la SARS-CoV-2».
L’Esperimento di Laboratorio dell’Esercito Militare per un’Arma Batteriologica
Di tutt’altro impatto era invece lo studio pubblicato di recente – prima che fosse alterato il 21 gennaio per mitigarne la pericolosità – dal titolo già di per sé estremamente allarmante “Infezione letale di topi umani transgenici ACE2 causata dal pangolino coronavirus correlato alla SARS-CoV-2 GX_P2V (short_3UTR) – Lethal Infection of Human ACE2-Transgenic Mice Caused by SARS-CoV-2-related Pangolin Coronavirus GX_P2V(short_3UTR)”.
Questo lavoro è stato sostenuto dal progetto NSFC-MFST (Cina-Mongolia) (numero di sovvenzione 165 32161143027), Programma nazionale chiave di ricerca e sviluppo della Cina (2021YFC2301804) e Programma speciale sulla biosicurezza (n. 19SWAQ 13).
«Due coronavirus del pangolino correlati alla SARS-CoV-2, GD/2019 e GX/2017, sono stati identificati prima dell’epidemia di COVID-19. I rispettivi isolati, denominati pCoV-GD01 e GX_P2V, sono stati coltivati rispettivamente nel 2020 e nel 2017. Sono state studiate l’infettività e la patogenicità di questi isolati. L’isolato pCoV-GD01, che ha una maggiore omologia con SARS-CoV-2, può infettare e causare malattie sia nei criceti dorati che nei topi hACE2».
Si legge nella ricerca in pre-print di Lai Wei et al.
«Al contrario, anche se GX_P2V può infettare entrambe le specie, non sembra causare malattie evidenti in questi animali. In precedenza abbiamo riportato che l’isolato GX_P2V a passaggio precoce era in realtà un mutante adattato alla coltura cellulare, denominato GX_P2V(short_3UTR), che possiede una delezione di 104 nucleotidi al 3′-UTR (6). In questo studio, abbiamo clonato questo mutante, considerando la propensione dei coronavirus a subire una rapida mutazione adattativa nella coltura cellulare, e ne abbiamo valutato la patogenicità nei topi hACE2. Abbiamo scoperto che il clone GX_P2V (short_3UTR) può infettare topi hACE2, con elevate cariche virali rilevate sia nei tessuti polmonari che cerebrali. Questa infezione ha provocato una mortalità del 100% nei topi hACE2. Supponiamo che la causa della morte possa essere collegata al verificarsi di un’infezione cerebrale tardiva».
Poi rammentano inoltre che questi studi SARS-CoV-2, GD/2019 e GX/2017 furono effettuati inizialmente proprio dalla nota scienziata del Wuhan Institute of Virology:
«Per quanto ne sappiamo, questo è il primo rapporto che mostra che un coronavirus pangolino correlato alla SARS-CoV-2 può causare una mortalità del 100% nei topi hACE2, suggerendo un rischio che GX_P2V si diffonda negli esseri umani. I nostri risultati sono evidentemente incoerenti con quelli di Zhengli Shi et al., che hanno testato la virulenza di GX_P2V in due diversi modelli murini hACE2».
Il discorso si fa poi molto tecnico e prova di biochimici o virologi esperti:
«È importante notare che non abbiamo isolato il ceppo GX_P2V di tipo selvaggio. Lo studio di Zhengli Shi et al ha testato la variante GX_P2V(short_3UTR) che abbiamo segnalato. Tuttavia, i cambiamenti evolutivi adattativi di questa variante durante la loro coltura di laboratorio rimangono poco studiati. Infatti, secondo ulteriori esperimenti di infezione, anche il GX_P2V (short_3UTR) non clonato ha provocato una mortalità del 100% nei topi hACE2. A causa della propensione dei coronavirus a subire mutazioni adattative durante il passaggio della coltura, abbiamo clonato e analizzato le mutazioni in GX_P2V (short_3UTR), concentrandoci specificamente sulla patogenicità dei ceppi clonati. Il meccanismo ad alta patogenicità di GX_P2V C7 nei topi hACE2, in assenza del controllo GX_P2V di tipo selvaggio, richiede ulteriori indagini».
E la conclusione non lascia intendere nulla di buono…
«Rispetto alla sequenza originale di GX_P2V(short_3UTR), GX_P2V C7 presenta due mutazioni di aminoacidi nella proteina spike. Data la stretta relazione tra la virulenza del coronavirus e le mutazioni della proteina spike, è possibile che GX_P2V C7 abbia subito una mutazione che potenzia la virulenza. Tuttavia, è importante notare che il nostro modello di topo hACE2 potrebbe essere relativamente unico. L’azienda non ha ancora pubblicato un articolo su questo modello murino hACE2, ma i nostri risultati suggeriscono che hACE2 potrebbe essere altamente espresso nel cervello del topo. Inoltre, secondo i dati forniti dall’azienda, questi topi hACE2 hanno una fisiologia anormale, come indicato da livelli sierici di trigliceridi, colesterolo e lipasi relativamente ridotti, rispetto a quelli dei topi C57BL/6J wild-type. In sintesi, il nostro studio fornisce una prospettiva unica sulla patogenicità di GX_P2V e offre un modello alternativo distinto per comprendere i meccanismi patogeni dei coronavirus correlati alla SARS-CoV-2».
La spiegazione scientifica è ammantata da uno spiccato accento sulla virulenza che può anche apparire come una “minaccia” sulla possibilità di trasformare questi genotipi GX_P2V in una vera e propria arma batteriologica.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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GOSPA NEWS – WUHAN-GATES DOSSIER
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