di Carlo Domenico Cristofori
Tra le righe di un articolo di RAI News, sito web della tv di Stato e perciò incontestabile, si legge nascosta tra le righe una crudele speculazione sulle tasse degli italiani…
Il Governo Meloni nel 2023 ha incassato un quarto di introiti fiscali in più rispetto al 2022 derivanti dalle imposizioni fiscali sulla benzina a causa dei rincari del costo dei carburanti determinati dagli scenari d guerra in Ucraina e in Medio Oriente apertamente sostenuti dalla premier Giorgia Meloni in virtù della sua sudditanza al Ministro della Difesa Guido Crosetto, già presidente della Confindustria delle Armi che si frega le mani per ogni sistema anti-missile Aspide fornito al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Oltre al danno morale del sostegno a una guerra senza pace anche per l’esplicito sostegno militare promesso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al capo del regime filo-nazista di Kiev (per altro brutalmente sconfitto dall’esercito russo ieri nella città strategica di Avdiivka, nella Repubblica di Donetzk), ecco quindi la beffa degli italiani tartassati dal Fisco su benzina e diesel proprio per quelle accise di guerra imposte dal Duce Benito Mussolini per la fallimentare guerra in Etiopia e ripristinate dalla sua erede nella Fiamma Tricolore Meloni per sostenere quella in Ucraina.
Nel 2023 per l’acquisto di benzina e gasolio auto sono stati spesi in Italia 70,9 miliardi di euro con un lieve calo (-0,3%) rispetto al massimo storico del 2022 (71,1 miliardi). Questi dati emergono dalla banca dati del Centro Studi Promotor realizzata su informazioni diffuse dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
«Della spesa totale di 70,9 miliardi euro del 2023, 38,1 miliardi (componente fiscale) sono affluiti nelle case dello Stato per le accise e per l’Iva sulle accise e sul costo industriale. Alla produzione e alla distribuzione (componente industriale) sono invece affluiti 32,8 miliardi. Rispetto al 2022 vi è stato un incremento del 22,7% per la componente fiscale e un calo del 18,1% per la componente industriale. L’incremento della componente fiscale è dovuto in parte al venire meno delle agevolazioni concesse nel 2022» scrive RAI News rilanciando anche l’incubo dell’inflazione segnalato con un allarmante comunicato da Assoutenti.
Boom dei Prezzi dei Carburanti in 6 Settimane
«In appena 6 settimane il prezzo medio nazionale della verde è rincarato del +5,3%, il diesel del +6,3%, e al di là dei casi limite dove i listini superano i 2,5 euro al litro (distributori serviti o autostradali – ndr), il rischio concreto è che la nuova ondata di rialzi alla pompa determini unaspirale inflattiva attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio dei beni che viaggiano su gomma e che rappresentano l’88% della merce venduta in Italia» ha evidenziato Gabriele Melluso presidente dell’associazione di consumatori.
Il boom di rincari è in parte conseguente alla situazione geopolitica delle sanzioni internazionali G/ sul presso del petrolio della Russia, uno dei maggiori produttori mondiali, e in parte come effetto collaterale del rincaro del gas per gli attacchi degli yemeniti Houti nel Canale di Suez, in riposta al genocidio dei sionisti israeliani a Gaza appoggiato dall’Occidente e dell’Italia, che hanno costretto molti cargo e navi cisterna a cambiare rotta con un incremento elevatissimo di costi.
Ma il trend di aumenti dopo l’inizio della guerra in Ucraina e la caustica decisione del Governo Meloni di togliere gli sgravi sulle accise dei carburanti adottati dal Governo Draghi è alle stelle dall’inizio del 2023.
Allarme per una Nuova Spirale Inflattiva
«I prezzi di benzina e gasolio alla pompa tornano a mettere il turbo con la benzina che in modalità self raggiunge una media di 1,853 euro/litro, mentre il gasolio sale a 1,820 euro/litro. Rincari che aggravano la spesa degli italiani per i rifornimenti e rischiano di creare una nuova spirale inflattiva nel nostro Paese» denuncia Assoutenti nel suo comunicato dei giorni scorsi.
«Da inizio anno la benzina è aumentata del 4,5%, mentre il gasolio è salito del 5,2%, equivalenti ad una maggiore spesa pari a +4 euro per un pieno di verde, +4,5 euro per un pieno di diesel – spiega il presidente Gabriele Melluso – Il vero pericolo, tuttavia, è che la corsa dei prezzi dei carburanti si ripercuota anche sui listini al dettaglio dei prodotti trasportati, a partire dagli alimentari. Prezzi dei carburanti più elevati si traducono infatti in maggiori costi di trasporto che vengono poi scaricati sui consumatori finali attraverso i listini al dettaglio di una moltitudine di prodotti, considerato che l’88% della merce venduta in Italia viaggia su gomma».
«Si rischia quindi una nuova spirale inflattiva che, dopo due anni di caro-prezzi, va assolutamente evitata e rappresenterebbe una sciagura per la nostra economia» conclude Melluso.
Ecco la trama politica per un Great Reset di cui il Governo Meloni non sembra solo consapevole ma anche complice!
Carlo Domenico Cristofori
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FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – GENOCIDIO IN PALESTINA
GOSPA NEWS – LOBBY ARMI REPORTAGES