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DOSSIER SCUOLA – 1: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato

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Cronaca di una catastrofe educativa annunciata

di prof. ssa Paola Persichetti

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori

Le nuove tendenze dell’educazione hanno l’intenzione di alterare i canoni del diritto naturale. Siamo di fronte ad una vera e propria metamorfosi della scuola che ha subito una forte accelerazione in questi ultimi anni.

I libri di testo sono sempre più vuoti di parole e sempre più pieni di immagini. Le parole sono ridotte a slogan, un vero impoverimento e immiserimento dei contenuti a favore di una pseudo educazione, che viene elargita a mezzo di pacchetti ad alto tasso ideologico, svuotando, così, la scuola, del suo contenuto di sapere e rimpinzandola di idee, confezionate altrove e imposte ai ragazzi.

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La scuola non fornisce più la cassetta degli attrezzi cognitivi e concettuali per comprendere le cose: tutto viene dato già confezionato e omologato. Questo risponde ad un paradigma di matrice totalitaria. Non si insegna più a pensare. Anche le proteste dei giovani studenti vengono organizzate dal sistema, attraverso un canovaccio di protesta che i giovani adottano acriticamente.

Una trasgressione preconfezionata dal sistema e organizzata dalle istituzioni che la facilitano. Cosicché i giovani possano provare l’ebrezza della trasgressione: convinti di trasgredire, si adeguano e aderiscono ai suggerimenti del sistema senza accorgersene. I giovani di oggi si sono conformati al pensiero dominante, globalista: non devono più sforzarsi di pensare perché qualcun altro lo fa al loro posto (è meno faticoso). Ma tutto questo non deve sorprenderci, era già tutto previsto e programmato da coloro che hanno un’agenda da seguire.

Scuola moderna     

La scuola moderna è il risultato di una rivoluzione orchestrata tra il 1905 e il 1930 dove il sistema educativo è stato ideato per essere esattamente come quello prussiano di 100 anni prima. 

Lo Stato moderno e contemporaneo deforma i legittimi compiti educativi della comunità politica, accentrando in sé il compito educativo ed esautorandosi alla chiesa.

DOSSIER SCUOLA – 2. L’Istruzione Parentale per una Vera Educazione Umana e Cattolica dei Bambini. Il Manifesto Cardinale Van Thuan

Lo statalismo educativo è profondamente sbagliato sia dal punto di vista di chi deve educare sia per quanto riguarda cosa educare. Lo Stato con una visione assoluta di sé finisce per imporre i propri contenuti educativi, plasmando le anime di alunni e studenti secondo i propri principi: è un sistema diseducativo, ideologico ed ateo.

All’ideologia diseducativa statalista si aggiunge oggi l’ideologia diseducativa globalista con le sue sfumature arcobaleno per un’invasiva e impositiva visione gender.

SOS BIMBI TRANSGENDER A LONDRA, EMERGENZA OCCULTATA IN ITALIA. A 3 anni in Clinica per Cambio di Sesso. Dossier Scuole Pro-Gender

Qual è lo scopo della scuola pubblica?

Dobbiamo prendere atto che il nostro sistema educativo non è stato ideato per sviluppare le potenzialità di ogni individuo, e se per questo non è neppure il frutto della conoscenza scientifica su come i bambini apprendono.

Il sistema scolastico che oggi conosciamo è stato deliberatamente progettato , con il preciso intento di indottrinare i bambini e educarli all’obbedienza. Conoscere la storia e la nascita di questo sistema educativo è importante per capire come siamo arrivati ad oggi ed anche per decidere dove vogliamo andare, soprattutto in relazione al futuro che vogliamo creare per i nostri figli.

Un passo storico verso l’istruzione pubblica

Genesi della scuola statale o modello prussiano

La scuola a cui siamo abituati noi, la scuola di Stato, obbligatoria e gratuita, nasce in Prussia, prima per opera di Federico II, sovrano militarista, e poi il modello viene in qualche modo proporzionato dopo le sconfitte che subisce la Prussia  contro Napoleone. L’idea era proprio quella di forgiare fin da bambini una nazione di soldati, con una obbedienza cieca al sovrano, dunque all’autorità di turno, secondo le convenienze del momento. Il modello prussiano è stato esportato prima in USA e nell’Inghilterra, poi arrivato anche in Italia, con l’unità.

La Prussia perde contro Napoleone

Nel 1806 il regno di Prussia aveva perso la battaglia di Jena contro le truppe di Napoleone. Lo Stato militare, la cui economia era fondamentalmente basata sulla guerra, si trovava in una situazione di grave crisi.  Secondo Fichte, la battaglia era stata persa a causa di coloro che avevano disobbedito ai comandi dei superiori ed era tempo di cambiare le cose per ripristinare l’orgoglio tedesco e l’amore per la patria.

La volontà diventa un problema

Lo scopo di questo sistema educativo sarebbe stato quello di modellare i tedeschi, sottomettendo i giovani alla volontà della nazione. La scuola doveva essere uno strumento della politica, così come esercito, polizia, erario. Era necessario essere radicali: distruggere la volontà personale nei bambini, in modo tale che da adulti non avrebbero più potuto scegliere in modo diverso da quello a loro imposto dalle autorità. Dividere i bambini per classi, materie, voti, classifiche, continue verifiche, test e altri subdoli mezzi fu una strategia. Dividendoli da piccoli, sarebbe stato improbabile che si riunissero poi in un pericoloso insieme da adulti. Ma qual era lo scopo? Semplice, ottenere una massa ignorante dove le persone sono divise e non possono organizzarsi tra loro (l’unione fa la forza).

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Modello educativo Prussiano

Questo modello ha avuto un impatto duraturo sul sistema educativo tedesco e ha influenzato anche altri paesi nel loro sviluppo di istituzioni scolastiche moderne.

La scuola moderna nasce per ideologizzare: ha scalzato via l’idea di scuola intesa come opera di carità, tipica dei secoli in cui il cristianesimo ha potuto maggiormente plasmare la società. Esemplificazione di ciò è il libro cuore, quella era una scuola assolutamente ideologica, massonica, anticlericale, dove non c’era libertà.

Il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1886, rappresenta uno dei principali esempi dell’influenza del modello prussiano di scuola sull’istruzione italiana. Il romanzo descrive la vita quotidiana di una classe scolastica italiana e riflette i valori educativi e morali promossi dal sistema scolastico prussiano.

“Cuore” ha avuto un’enorme influenza sull’istruzione italiana dell’epoca. Va notato che il modello prussiano ha incontrato molte critiche per la sua eccessiva rigidità e per la sua enfasi sull’obbedienza e sulla conformità, aspetti che vengono discussi anche nel romanzo.

Una scuola per indottrinare

Una scuola così concepita si presta a dare spazio all’indottrinamento da parte di chi detiene il potere ed oggi lo vediamo perseguito quando la scuola è posseduta dal demone dell’innovazione, dalla teoria del gender e dall’agenda 2030. O, se preferite è malata cronica di riformite: ogni ministro ha partorito la propria riforma innovatrice, portando acqua allo stesso mulino indipendentemente dalla bandiera politica. B

asti qui citare a campione: l’autonomia scolastica del 1997, che ha aperto gli istituti al territorio e li ha incoraggiati ad avventurarsi in ogni sorta di sperimentazione, così tra l’altro generando un surreale clima di competizione; la “buona scuola“ del 2015 (buona per autocertificazione), che ha fatto delle innovazioni didattiche una sorta di obbligo e un titolo per accedere alla premialità, qualunque fosse il loro risultato; la legge 92 del 2019, entrata in vigore con l’anno scolastico 2020- 2021, che ha introdotto (fin dall’asilo!) la“nuova“ educazione civica, materia pigliatutto che sfrutta l’etichetta dal suono familiare e rassicurante per avocare a sé un compito inedito: quello di filtrare ogni altra materia attraverso una lente unica e totalizzante (giusto per non dire totalitaria), col fine dichiarato di forgiare il “cittadino globale digitale“.

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Questa riforma, di fatto, è servita ad inondare la scuola di contenuti ad alto tasso ideologico, di cui il piatto forte è l’agenda 2030: una sorta di libro sacro, contenitore di tutti i dogmi che, nell’ora presente, è obbligatorio professare ad ogni età, dalla culla alla tomba.   Viene insomma consegnato un pacchetto preconfezionato di idee pre- pensate, invece della cassetta degli attrezzi per formarsi un pensiero. Anche l’attuale governo che si era presentato all’elettorato come difensore della famiglia si sta dando molto da fare per annientarne le prerogative, soprattutto in ambito educativo.

Come abbiamo visto, sotto l’etichetta di “educazione alle relazioni“ le scuole di ogni ordine grado sono state inondate di corsi volti a imporre modelli di comportamento e imperativi morali, calpestando in un solo colpo sia la libertà educativa della famiglia sia la libertà di pensiero del singolo individuo in via di formazione. Tutto questo si persegue penalizzando l’insegnamento delle materie fondamentali, per cui la prima domanda che sorge spontanea è se avanzerà qualche ora per l’italiano e la matematica, la storia e la filosofia: in una scuola dove si fa tutto fuorché scuola fa eccezione soltanto la didattica disciplinare. Come se tutto questo non fosse sufficiente, ora assistiamo alla stretta finale sul cosiddetto “orientamento”.

26 febbraio 2024 ORIENTARE per DISORIENTARE lo studente

Il 26 febbraio 2024, il Consiglio dei Ministri  ha approvato, in seno a un nuovo “decreto legge PNRR”, alcune misure proposte dal ministro dell’istruzione e del merito, tra le quali spicca quella relativa al “sistema di orientamento”, con cui “ Si valorizza il consiglio di orientamento, rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di primo grado, demandando a un decreto del ministro l’adozione di un modello unico nazionale di consiglio di orientamento, da integrare  nell’E-Portfolio”.  La forma dell’enunciato è molto ambigua e poco trasparente ma si può meglio comprendere facendoci supportare dal programma contenuto nei quaderni della associazione TreeLLLe (Life Long Learning) e in particolare nel quaderno numero 15 del 2019 intitolato “ Il coraggio di ripensare la scuola”, nel cui frontespizio,tra gli “ eminent advisor”, figura anche l’attuale ministro Valditara.

Associazione TreeLLLe

La TreeLLLe- si legge nella presentazione-è un “think tank che… si pone come ponte per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo perché c’è bisogno di una scuola diversa per fronteggiare le sfide del XXI secolo. Ed il tempo stringe“.

I diktat della fondazione sulla buona scuola di Stato

L’associazione TreeLLLe è un’associazione patrocinata da Confindustria. Inizio subito dal nome, da quelle tre elle che vengono richiamate: si tratta delle iniziali di un termine in uso nei vocabolari dell’istruzione anglosassone da una quindicina di anni: Life Long Learning che vuol dire Apprendimento per tutta la vita, come del resto è esplicitato nel nome dell’associazione. La TreeLLLe fu presentata a Roma nell’autunno del 2001 come sede altamente qualificata e un dialogo che possa migliorare la qualità dell’educazione fuori dalle competizioni e tensioni politiche. A tal fine i fondatori, Umberto Agnelli, Attilio Oliva, Fedele Confalonieri, Giancarlo Lombardi, Luigi Marinotti e Pietro Marzotto, esibivano un ventaglio di nomi di grande prestigio (ai quali successivamente se ne sono aggiunti altri).

A parte qualche strano imprevisto personaggio,  il grosso è formato da imprenditori d’assalto che hanno compreso quale grosso affare è l’educazione. TreeLLLe pubblica periodicamente dei quaderni che raccolgono le elaborazioni e gli studi di vari esperti. È interessante osservare che da questi quaderni prendono materiale I diversi governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese, siano essi di destra o di sinistra, non è rilevante. Guardando indietro, le riforme che hanno investito la scuola, da un ventennio a questa parte, sono state tutte preconfezionate da TreeLLLe.

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Questi eminenti studiosi stanno in fondo modificando la scuola lavorando di ingegno ed inventando soluzioni. Purtroppo costoro copiano senza vergogna da elaborazioni prima statunitensi e poi dell’UE attraverso l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ed in particolare l’OCSE (che, tra l’altro, ha come finalità il favorire l’espansione del commercio mondiale su base multilaterale e non discriminatoria e  far adottare ai paesi membri codici per la liberalizzazione dei flussi di capitali e di servizi) , è il motore delle riforme della scuola. L’ OCSE,  non a caso, ha visto il presidente di TreeLLLe,  OLIVA (ex presidente di Confindustria), come autorevole rappresentante. È una sorta di partita di giro diretta da questo ente che detta materialmente le sue norme ai paesi membri.

TreeLLLe affiancata e gestita dalla fondazione Rocca per pilotare la scuola

Questa associazione di banchieri, industriali, che detta le regole del gioco al Ministero dell’Istruzione, è affiancata e gestita da un’altra che si chiama Fondazione Rocca. Questa fondazione fa capo a Gianfelice Rocca, uomo più ricco del Paese, l’autentico re dell’acciaio italiano, per sua stessa ammissione membro del Bilderberg dal 2013, della Trilateral, dell’Aspen.

La Buona Scuola fa il possibile per accontentarli. E a loro non basta! Denunciando lo spread culturale tra Germania e Italia (Educare alla cittadinanza, 2015), nella suddetta Memoria chiedono che il potere del Preside non conosca limiti (tanto, dicono, basta controllarlo con una minacciosa valutazione del suo operato ogni tre anni); si raccomandano che egli non venga lasciato solo dal MIUR di fronte alle pressioni dei sindacati; esigono un potenziamento dell’INValSI; ingiungono al governo di non cedere alle prevedibili proteste dei docenti: “il Disegno di Legge poteva essere migliore, ma è già buono. A condizione che le molte pressioni che già si annunciano non lo svuotino ulteriormente e lo trasformino nell’ennesima occasione mancata per il rinnovamento della scuola”, dichiarano con la fermezza di un Giudice.

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Davvero non ci interessa che la scuola statale finisca in mano a gente che amministra giganteschi imperi finanziari? Non ci preoccupano gli interessi economici che, nel nostro Paese, sempre più peseranno sulle scelte educative e didattiche degli insegnanti dei nostri figli?

Veramente non ci curiamo del fatto che non si potrà tornare indietro da una Scuola sponsorizzata dalla Coop, da una formazione scolastica predisposta da Confindustria o da Barilla, da una libertà di insegnamento azzerata dalle pressioni di Finsider, di Allianz?

OCSE : l’economia sequestra la scuola

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici) prende le mosse da una tavola rotonda svoltasi negli USA (Philadelphia) nel 1966 e, nello stesso anno, elabora un documento, Adult Learning and technology in Oecd Countries, che è alla base di TreeLLLe .

In esso si spiegava che “L’apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da prestatori di servizi educativi (…). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione“ e, mediante TV ed Internet, si possono produrre programmi da una parte e proporli in tutto il mondo (educazione a distanza o e-Learning). Erano argomenti già sostenuti con forza dall’ERT, L’European round table of industrialist, una sorta di Confindustria europea. Tutte le proposte dell’ERT venivano riprese ed elaborate dai libri bianchi della UE (1995, e 1996 Cresson), dalla commissione Delors dell’UNESCO del 1996 ed al memorandum della UE del 30-10 del 2000.

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In pratica si stabiliscono tre tipi di apprendimento finalizzato: quello formale scolastico ordinario, quello non formale che si acquisisce nel lavoro e nelle attività politiche e sindacali, quello informale che si acquisisce non rendendosene conto. E, poiché l’apprendimento formale costa troppo alla società, occorre organizzare opportunamente quello informale. Ma dove si può educare informalmente? Lo dice la stessa UE: “ Per avvicinare l’offerta di formazione a livello locale bisognerà anche riorganizzare e ridistribuire le risorse esistenti al fine di creare dei centri appropriati di acquisizione delle conoscenze nei luoghi della vita quotidiana in cui si riuniscono i cittadini, non solo gli istituti scolastici, ma anche i centri municipali, i centri commerciali, le biblioteche, i musei, i luoghi di culto, i parchi e le piazze pubbliche, le Stazioni ferroviarie e autostradali, i centri medici e i luoghi di svago, le mense dei luoghi di lavoro“.

Dietro questo escamotage risiedono le tre elle della Life Long Learning e quindi dell’associazione TreeLLLe. E di questo si era accorto Oliva che disquisiva già sull’espresso nel 2000: “ Occorre un dibattito parlamentare che dica cosa vogliamo dalla scuola. Ragazzi semplicemente istruiti? O uno che è in grado di saper lavorare con gli altri, capaci di imparare per tutta la vita, competenti? Non c’è un orientamento chiaro“.

È chiaro che ad Oliva non interessano i cittadini ma preferisce persone addestrate al lavoro ed al consumo. Tanto è così che è uno dei suggeritori dell’infame slogan utilizzato dall’ex Ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini sui costi:“È vero invece che abbiamo una delle scuole più costose: spendiamo per ogni studente della fascia dell’obbligo il 20% in più della media europea“.  Siamo di fronte a un progetto che persegue solo lauti guadagni da spremere dalla scuola e che spinge per l’educazione neoliberista alla competizione, si deve sentire finalmente il soffio della competizione, tra gli istituti e anche tra i diversi sistemi scolastici. Questo davvero non serve per formare i cittadini.

Il ruolo dei Think Tank

Lo strumento utilizzato dal neoliberismo è il nuovo apparato ideologico dei Think tank, che ha lo scopo di “ Approvvigionare, nutrire, fornire tesi e argomentazioni agli apparati ideologici sia tradizionali(Scuole) sia moderni (Mas media e social network)” per sostenere la guerriglia ideologica della rivoluzione dei ricchi, influenzare e tele -guidare le scelte del potere politico.

MELONI E CROSETTO NELLA CORTE DEI ROCKEFELLER. Lei nell’Aspen, lui nello IAI: partner di Think-Tank USA Covo di Lobby Armi & Big Pharma

Non si vuole più uno studio approfondito e critico ma solo l’impadronirsi di alcune tecniche molto meno dispendiose per la società.

In questa logica è importante rendere l’insegnante una persona dipendente sempre più dal suo diretto dirigente e quindi, anche lei, sempre più ubbidiente. I presidi e i direttori didattici divennero dirigenti senza colpo ferire, niente esami con promozione generalizzata.

“Elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe “.

Torniamo all’ultimo decreto legge del 24 febbraio 2024 (evidentemente, si tratta, di caso straordinario di necessità ed urgenza)  che delinea i contorni della nuova misura sull’orientamento. Per comprenderli al meglio  facciamo riferimento al quaderno della TreeLLLe che, da pagina 94, tratta del tema sotto il titolo “elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe. Tale proposta prevede: l’ingresso a scuola precoce (ad almeno tre anni) è obbligatorio, “per ridurre il condizionamento sociale, familiare e ambientale“; l’obbligatorietà del tempo lungo, “per massimizzare l’influenza della formazione scolastica e ridurre al minimo il condizionamento sociale, familiare e ambientale”;   “accompagnare la crescita emotiva e intellettuale della persona; prevede anche l’orientamento agli studi secondari superiori come scelta della scuola, condotta sulla scorta degli spunti raccolti “dai formatori per diagnosticare le inclinazioni naturali dei singoli“.

Sul punto la TreeLLLe prescrive che l’ultimo anno di scuola media debba riservare spazi e attenzione significativi all’orientamento, con il concorso anche di specialisti  esterni (tipo consulenti del lavoro) e stabilisce che “una volta messa a punto,[ l’indicazione] deve risultare vincolante, o almeno difficilmente superabile da un impuntatura del singolo“.

Ma non è finita. La TreeLLLe prevede anche che in una fase transitoria, per rendere più digeribile la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Rappresentanti delle scuole e delle famiglie dovranno operare nelle sedi di appello, non dovranno essere presenti i diretti interessati.

La TreeLLLe ci spiega il senso del programma.“il senso di questa proposta è chiaro, ancorché  forse dirompente per le nostre abitudini. Una scelta fatta da persone competenti e non influenzate da fattori emotivi individuali ha maggiori probabilità di riuscire corretta. E , d’altra parte, non ha senso dedicare il tempo, risorse e attenzione a studiare le inclinazioni e le potenzialità del ragazzo per poi permettergli di farsi del male da solo, per una malintesa forma di rispetto della sua libertà, che somiglia a una abdicazione alla responsabilità educativa. La libertà è il punto di approdo di un processo formativo, non è il suo presupposto a prescindere”.

La famiglia spodestata e la libertà compressa

Tale misura adottata su iniziativa del ministro Valditara va letta in un orizzonte dove la famiglia deve essere desovranizzata e dove la libertà individuale deve essere compressa.   Anche in questo caso ci si avvale di una figura tecnica-specializzata “L’ORIENTATORE” (il patentino da orientatore si ottiene dopo aver frequentato un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire); e di strumenti algoritmici (E-Portfolio) in grado di immortalare la schedatura dello studente nelle banche dati.

La vita dei nostri figli in balia di una commissione di sconosciuti

Non sarà più la famiglia a decidere le sorti della vita futura di un ragazzino di 13 anni, ma una commissione di sconosciuti, il raccordo con docenti orientatori e tutor la cui funzione specifica-acquisita in poche ore di formazione sommaria-consiste nell’assicurare il funzionamento della cinghia di trasmissione attraverso cui sono introdotte progressivamente nella fisiologia della scuola logiche riduttive, paternalistiche e occupazionali del tutto estranee a quelle che dovrebbero sovraintendere alla scelta dell’indirizzo di studio. È sconcertante e gravissimo che non si tenga minimamente conto che è la famiglia a conoscere meglio i veri cambiamenti fisiologici che avvengono in quella fascia di età, così come dei processi di sviluppo e maturazione della personalità individuale.

FEMMINICIDI: NUMERI GONFIATI DA ATTIVISTE E POLITICI. Prefetto: “40 Casi nel 2023”. I Pericoli dell’Educazione Sentimentale Statale per i Bimbi

Fa rabbrividire la confusione di idee che affligge gli esperti molto ben espressa nel seguente passaggio del citato quaderno (pagina 98): “ L’età che comincia intorno ai 14 anni è quella in cui l’individuo si riconosce come tale e costruisce, per tentativi ed errori, la propria fisionomia intellettuale. Proporre una formula indifferenziata, o poco differenziata, non lo aiuta in questo processo. È molto più utile metterlo di fronte a scelte nette, in cui possa riconoscersi o posso scartare. Dopodiché, i percorsi devono essere realmente alternativi fra loro, per dare spazio alle inclinazioni personali”.

Osservazioni sconnesse e contraddittorie che tentano di giustificare l’ingerenza nelle scelte individuali e familiari ribaltando ogni considerazione di buon senso.

Lo Stato sopra ogni cosa anche della famiglia

Controllare l’istruzione degli individui per creare un nuovo ordine.

L’idea di base è molto semplice da comprendere: sottomettere gli altri al proprio potere-volere, per impedire alle nuove generazioni di rappresentare un pericolo per lo Stato scuola. Il fine dell’istruzione scolastica diventa dunque quello di educare i bambini all’obbedienza e castrarli della capacità di pensiero critico e indipendente, in modo tale che siano facili da manipolare e diventino adulti subordinati all’autorità.

Così facendo gli individui vengono trasformati in risorse umane pronte per essere impiegate dal business. Lo abbiamo visto soprattutto in questi ultimi tre anni dove ogni rapporto sociale è diventato un rapporto di potere, e abbiamo avuto a che fare con delle riforme atte a ristrutturare le capacità intellettive usando: operazioni psicologiche, di propaganda e strategia del terrore.

TOTALITARISMO, PAURA E IPNOSI DI MASSA. Per Costringere i Genitori a Vaccinare i Figli

L’immaginazione delle persone, intesa come qualità innata, va indebolita nell’essere umano. Gli individui dotati di immaginazione sono ingestibili e non prevedibili nella loro natura. Per questo l’immaginazione va annientata, i bambini sono educati a non essere creativi: non dei creatori-produttori, ma semplicemente consumatori annoiati e stressati. Sono risorse umane  illimitate, docili e facilmente manipolabili.  Gli individui non devono  trasformarsi  in filosofi, autori, editori, poeti o uomini di lettere o scienza.

E neppure in grandi artisti, pittori, musicisti, avvocati, dottori, predicatori, politici, uomini di Stato. In buona sostanza no ai giovani dotati e talentuosi che sviluppano e realizzano il loro potenziale, ma spazio solo ai giovani obbedienti. Viene così negata ogni precisa vocazione nell’essere umano che deve essere plasmato imponendo su di lui l’idea della subordinazione.

I tentacoli di un governo invisibile hanno avvolto la scuola, proprio come una piovra fa con la sua preda.

IL PNRR travolge le scuole italiane

Per rendere tutto meno indigesto e più accettabile, si travolge la scuola con una montagna di soldi. I super finanziamenti del PNRR, sono soldi, tanti soldi, che l’Unione Europea saccheggia dalle tasche dei contribuenti italiani e restituisce sottoforma di elargizione ordinando ai saccheggiati come spenderli, fino all’ultimo centesimo.

Il ciarpame tecnologico che ha inondato la scuola e che a breve sarà obsoleto ma farà in tempo a stravolgere i luoghi, i ruoli, la didattica, i cervelli.

Anche in questo caso, l’emergenza pandemica con la chiusura delle scuole ha giustificato la scelta di ricorrere alla DAD. Lo  schema è quello di sempre: sei tu dirigente, sei tu insegnante, a prestare il tuo “consenso informato“ alle misure distruttive che l’autorità predica per il bene tuo e della struttura che amministri o nella quale lavori.

È l’innovazione la molla infallibile della ossessione riformista che, abbattendosi sul nostro sistema di istruzione ormai da qualche decennio, lo ha trascinato in coma profondo. La parola d’ordine “innovare“, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito preventivo, prevale con il presupposto che la marcia verso il progresso sia da ritenersi a priori non solo inarrestabile, ma migliorativa per definizione .

Depauperati dall’alluvione digitale         

Non importa se abbiamo studenti devastati da schermi e mezzi digitali: dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da un uso eccessivo del tablet e dello smartphone. I dispositivi digitali in classe ostacolano l’attenzione, diminuiscono il gusto per la lettura e la comprensione del testo scritto.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE – 3. TUTTI GLI AFFARI DI GATES IN ITALIA. Da Meloni & Mattarella per Piani PNRR (già avviati) su Vaccini mRNA, Big Pharma & Lobby Armi

Secondo uno studio del 2021 che è una comparazione tra la lettura sui libri stampati e la lettura in formato digitale ( May Irene Furenes, Natalia Kurcirkova e Adriana G. Bus Università della Norvegia e della Gran Bretagna) si dimostra scientificamente la superiorità cognitiva della lettura di libri, o testi stampati, rispetto alla lettura di testi digitali. Insomma, studi ed esperienza pratica alla mano, sia nel mondo della scuola sia della ricerca, sta emergendo in maniera sempre più evidente, che le moderne tecnologie, per quanto accattivanti possano essere, non potranno mai sostituire i tradizionali metodi di apprendimento, in particolare la carta stampata e che anzi, il loro uso va decisamente limitato nella scuola, come nella vita.

Media e social educano alla “diseducazione”

Media e social educano sì, ma nel senso che diseducano: non  esiste un serial televisivo che non contempli l’omosessualità e che non presenti le famiglie divise o allargate come cose normali. Per rendere possibili i propri obiettivi, il sistema di oggi deforma sistematicamente l’educazione sull’ambiente, sulla procreazione, sulla religione, sulla salute, sull’identità maschile femminile, sui fatti, raccontati secondo le narrazioni di regime, sulla storia…

Snaturare la “scuola” con una lingua “aliena”

Una considerazione a margine, ma tutt’altro che irrilevante: le riforme perlopiù parlano inglese.

Sono zeppe di formulette tratte dalla pedagogia anglosassone (infatti si ispirano a modelli pedagogici già sperimentati oltre oceano, e già lì rivelatisi fallimentari: un bizzarro paradosso), impastate insieme a uno pseudo italiano di rara bruttezza, fatto di stilemi stereotipati, tanto orecchiabili quanto vacui; ma di una vacuità non innocua, tossica.

Attenzione: già questo rilievo meramente linguistico la dice lunga sul degrado culturale, e prima ancora estetico, che ha investito la scuola. La scuola batte una lingua propria, esoterica, talmente penetrata ovunque, a partire dai suoi vivai accademici, da far entrare in risonanza tutti i suoi abitatori, che lo hanno adottato come idioma comune. È un lessico fabbricato in laboratorio, che ha contribuito pesantemente a far diventare la scuola altro da sé, snaturando il senso stesso dell’insegnare e dell’imparare. La moda di ricorrere all’uso di una lingua “Barbara” non è casuale ma funzionale al sistema dominante.

BIBBIA VIETATA NELLE SCUOLE DI UNO STATO USA. Libertà Culturale per Transgenderismo e Satanismo, non per il Cristianesimo!

Non ci vuole molto a capire come questo fenomeno di fascinazione collettiva per la lingua aliena contribuisca esponenzialmente all’erosione della nostra, ricca come poche di storia e di bellezza espressiva, già depauperata nel lessico e in tutti i suoi aspetti storici e letterari dall’alluvione digitale. Non ci vuole molto nemmeno a capire come, alla fine, il disprezzo per la propria lingua implica il disprezzo per la propria identità e come, solo una volta perduto ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale, allora perda ogni significato anche il dominio della propria lingua, che è ciò che racchiude dentro di sé l’anima di una intera civiltà.

Una civiltà, infatti, vive dentro la sua lingua. In fondo, nell’imposizione dall’alto di uno strumento espressivo che non si padroneggia e nella accettazione dal basso di questa imposizione naturale, si esprime l’essenza che siamo stati colonizzati.    Queste debolezze strutturali diffuse, palesi e ingravescenti, ostacolano la produzione orale e scritta, e li condannano spesso alla scena muta o alla pagina bianca. Con tutta la frustrazione che vi deriva.

Dante è concesso ancora di insegnarlo in italiano, almeno per il momento; il resto, se sei uno bravo  bravo lo spieghi in English, sennò in globish, sennò a gesti. Gli scolari di ultima generazione saranno felici di barrire, al riparo di ogni fatica, inconsapevoli di quale ricchezza sia stata loro sottratta assieme alla capacità di modulare la propria lingua, di esprimere compiutamente il proprio sentire e pensare, di capire ciò che dicono e scrivono gli altri, di avvertire i suoni e la musicalità delle parole, di scoprire in ogni parola uno scrigno di senso e di saperci mettere mano. La scuola pubblica si è intestata ufficialmente il compito di assicurare l’ignoranza di massa.

Rimane solo l’insegna sulla facciata della “Scuola”

Si  può dire che della scuola resti solo l’insegna sulla facciata, e a questo punto tanto varrebbe cambiarla. In ogni caso, l’esito di tante innovazioni non è molto lusinghiero: a suon di riforme, scuola e università si sono ridotte ad un ammasso di macerie. Gli scolari sono sempre più ignoranti, anche se sono  inconsapevoli di esserlo perché decorati con diplomi appariscenti da esibire in società. Capita che arrivino alle medie, spesso anche alle superiori, che non sanno tenere la penna in mano, non sanno scrivere in corsivo; hanno difficoltà a scrivere appunti, anche sotto dettatura; non sono in grado di tenere in ordine un quaderno, tantomeno di organizzare un diario; non afferrano periodi complessi; non riescono a mantenere l’attenzione e la concentrazione se non per un tempo molto breve.

Lo stato “di emergenza”ha sortito un effetto catapulta

Senza lo stato di emergenza non sarebbe stato possibile raggiungere traguardi inaspettati in un tempo così breve. La normativa emergenziale che si è abbattuta sulla scuola nel biennio pandemico ha sortito un effetto catapulta: ha consentito di raggiungere, in tempi compressi e in un’unica soluzione, gli obbiettivi preconfezionati dal sistema (mi riferisco in primis alla digitalizzazione selvaggia, ma non solo) e ha fatto da detonatore a problemi risalenti e in buona parte già cronicizzati.

A partire dal gennaio del 2020 quando venne dichiarata dall’OMS una presunta pandemia da agenti virali trasmissibili siamo stati testimoni del successo di questo metodo educativo che era riuscito a cambiare il modo di pensare, i feelings, le azioni degli studenti, condizionando psicologicamente e manipolando le opinioni e le abitudini delle persone che erano ormai incapaci di esercitare un proprio pensiero critico. Questa è stata la prova del nove.

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Per rendere più forte e blindato il sistema educativo e di controllo, il  sistema ci ha proposto anche la figura dello psicologo di Stato (ogni individuo a seguito del periodo Pandemico, che mostri sintomi di disagio, può usufruire gratuitamente del supporto di una figura specialistica come lo psicologo, per 10 sedute terapiche). La moderna psicologia che professa che i bambini sono come delle lavagne vuote e possono essere svuotati, denaturati, ricostruiti in modo più accomodante, individua nell’educazione il processo di esporre gli allievi a esperienze significative in modo da garantire le reazioni desiderate. I nostri figli sono pronti ad essere condizionati per un nuovo ordine sociale.

Viviamo in un tempo dove le persone sono dunque considerate come delle macchine, degli automi senz’anima che possono essere programmati attraverso la scuola obbligatoria. È bene rendersene conto al più presto di queste nuove tecniche che sono state implementate con il fine di gestire la popolazione e controllare in modo sistematico e deliberato le persone in virtù di scopi predeterminati.

I bambini sono a rischio nella scuola pubblica

Il tempo stringe: si salvi chi può da questa scuola

Oggi è ancora comune pensare che senza la scuola pubblica una persona non sia in grado di imparare nulla e che non impari a leggere e scrivere; ma la realtà è un’altra ed è che i bambini nelle scuole pubbliche sono a rischio. Sono a rischio a livello accademico a causa di programmi basati sulle metodologie Skinneriane che hanno creato una varietà di problemi dell’apprendimento e condotto alla sindrome da deficit dell’attenzione e alla somministrazione di potenti droghe (come il Ritalin) a milioni di bambini.  Sono a rischio a causa del continuo assalto dei gruppi LGBT alle scuole, sebbene ancora relativamente esiguo, cresce il numero di istituti che attivano la “carriera alias“ per coloro che non si identificano con il proprio sesso biologico e chiedono di essere chiamati con un nome diverso( si tratta di un abuso giuridico, contrario al bene della persona e alla missione della scuola).

Esiste una via d’uscita? Proposte educative alternative

L’articolo 30 della costituzione sancisce il diritto dei genitori di istruire i propri figli in autonomia.In Italia sono state mappate 234 scuole alternative: montessoriani, steineriane, parentali e libertarie.

Tutte ispirate a linee guida scientifiche diverse accomunate però-per riassumere-da un insegnamento non convenzionale, più creativo, esperienziale che sia più rispettoso dei differenti tempi di apprendimento . Secondo gli ultimi dati ministeriali acquisiti dall’Adnkronos, In Italia sono triplicati gli Homeschooler, passando da un totale di 5126 registrati per l’anno accademico 2018-2019 a ben 15.361 nel 2020-2021. E, anche se per il 2022-2023 mancano ancora dati ufficiali, gli addetti ai lavori parlano di un fenomeno in crescita, in Italia come all’estero. È stata la crisi pandemica con  le disposizioni anti covid-19 sui bambini che frequentavano la scuola a farci capire quale sia l’idea che il governo ha dei bambini; e anche di noi adulti. Se non lo abbiamo capito ora non lo capiremo mai più.

Non si può più negare il disastro del modello educativo proposto dallo Stato moderno e contemporaneo che deforma i legittimi compiti educativi Imponendo un sistema diseducativo statalistico e globalista.

Non possiamo però tacere sul fatto che non tutte le scuole alternative sono “buone scuole”. Ne parleremo più avanti.

La Chiesa Cattolica Valorizza e Muta al Meglio

Di contro, il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli una cultura ed un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutando il meglio del mondo greco-romano, come ad esempio le famose arti liberali.

Nel mondo greco-romano, le arti liberali comprendevano un insieme di discipline considerate essenziali per l’istruzione di un uomo libero (da qui il termine “liberalis”, che significa “degno di un uomo libero”).

Queste discipline non solo erano considerate importanti per l’acquisizione di conoscenze pratiche e teoriche, ma anche per la formazione del carattere e per la partecipazione attiva nella vita civica e politica della società greco-romana.

Questo sistema educativo, basato sulle arti liberali del mondo antico, venne adattato e integrato con la teologia cristiana e altri insegnamenti religiosi.

Le arti liberali sono una grande introduzione alla realtà che la chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea, secondo un’idea sana di Europa.

 Non esiste “SCUOLA”  senza “MAESTRO”

Il ruolo del maestro è stato costantemente al centro dell’attenzione, pochè tale ruolo si situa al cuore dell’attività indirizzata alla trasmissione dei valori che esaltano la dignità dell’uomo. Lo avevano già chiaro gli antichi, ma fu il cristianesimo a plasmare la figura del testimone che insegna attraverso l’esempio di una vita virtuosa. Non basta istruire bisogna educare. Gli uomini sono “animali mimetici“, si comportano e si adeguano per mimesi.

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Pertanto il nodo cruciale di ogni discorso educativo risiede non tanto nella ripetizione di formule concetti, quanto piuttosto nella capacità di testimoniare una verità e di suscitare, mediante questa testimonianza, un’autentica volontà di cambiamento e di conversione da parte degli ascoltatori.  Il vero maestro vive e insegna la piena armonia di pensiero, parola e azione; l’assenso razionale è necessario, ma non basta.  L’azione educativa del cristiano è un atto d’amore, che mette in gioco la vita stessa dell’educatore e dell’educando attraverso il meccanismo dell’emulazione. Gli educatori cristiani mirano a una formazione integrale dell’uomo, secondo una concezione che, escludendo qualsiasi riduzionismo, guarda le diverse componenti della persona umana, prima fra tutte quella spirituale e quella etica.

Cattivi maestri: Montessori

Non tutti i maestri sono buoni. Un cattivo maestro è Maria Montessori che nega il principio di autorità.

Pur essendo nata e cresciuta in una famiglia di credenti-i genitori erano cattolici liberali vicino agli ideali risorgimentali-il rapporto con il cristianesimo fu in realtà occasionale e superficiale. Ella mai approfondì l’esperienza cristiana nella sua vita vissuta, pertanto la sua visione del mondo fu condiziona da altri riferimenti ideologici e culturali, come il positivismo e la teosofia. Il Dio presente nella sua dimensione spirituale nulla ha a che vedere con il Dio incarnato in Gesù Cristo evidente nella Chiesa: riconosceva solo l’importanza della dimensione spirituale nel processo di crescita dei più piccoli, ma per lei la divinità aveva caratteristiche cosmiche, pagane .

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Maria Montessori subì l’influsso delle tesi moderniste allora in voga. Mostrò fin da subito e in maniera aperta la sua avversione all’idea di peccato originale. La nozione di peccato originale era a suo avviso incompatibile con la purezza che vivevano i bambini. Non solo ma non accettava che nel percorso educativo di un fanciullo esistesse una qualche autorità, che premia e punisce, identificandola a torto come espressione del potere di turno: dei genitori, dei docenti, dello Stato.

Il bambino va invece accompagnato, con l’ausilio di strumenti didattici da lei stessa inventati, a scoprire in se stesso le qualità e le risorse che possiede, per farle emergere. Non ci devono essere maestri di vita da seguire, niente contenuti di valore con cui confrontarsi: l’insegnante deve rimanere semplicemente un mezzo, uno strumento nel cammino alla scoperta di sé.

Il grande assente: la ricerca di un senso

In questo processo educativo manca completamente la ricerca di un senso, di un significato da dare alle cose; l’educazione non è più un incontro ma soltanto un meccanismo da applicare a ciascun allievo. Il metodo Montessori abolisce completamente una comunità educante (famiglie e istituzioni) ponendo l’accento su un individuo potenziato simile a un prodotto da laboratorio. Tale modello educativo si pone agli antipodi del capolavoro educativo di Don Giovanni Bosco che poggiava su un sistema preventivo che aveva le fondamenta nella ragione, nella religione e nella amorevolezza. Tale modello genera buoni cittadini, creature di Dio e non individui privi di radici.

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Lo stesso Mussolini intravide la potenzialità di indottrinare le masse attraverso il metodo montessoriano perpetrando una propaganda del regime fascista a tal punto che la Montessori fu costretta a lasciare l’Italia, dove tornò solo nel dopo- guerra.

Le sue intuizioni, la sua idea di scuola, di educazione, di formazione, di società sono state profetiche in maniera negativa precorrendo e favorendo la situazione desolante cui oggi assistiamo dove si è perso completamente il rispetto della persona umana e della sua libertà di scelta. La sua stessa attenzione all’ambiente è stata oggi trasformata in un integralismo ambientalista martellante; sosteneva l’educazione alla pace, il cui risultato è un astratto pacifismo; Il suo auspicio era di abolire tutti i confini per educare alla mondialità, ma oggi siamo ridotti a subire un globalismo totalitario che soffoca ogni identità.

Maestra del sospetto che ha vanificato la struttura naturale della convivenza umana, a partire dalla figura e dal ruolo della donna. Non è un caso che i sostenitori del divorzio e dell’aborto volontario, trovano nella Montessori un punto di riferimento: sosteneva da protofemminista la più totale libertà di scelta e di autodeterminazione, fuori da ogni schema precostituito e da ogni pregiudizio.

Oggi i movimenti LGBT, che combattono contro le cosiddette discriminazioni di genere ne fanno il proprio idolo.

Perché? Perché il metodo Montessori non prevede percorsi differenziati maschio-femmina. Tutti gli ausili didattici debbono essere neutri (no bambole o soldatini); non devono esserci in aula o nell’abbigliamento degli scolari colori che distinguono (il rosa e l’azzurro); non deve esserci competitività perché rischia di far prevalere il maschio sulla femmina, nessun peso a voti e giudizi; tutti devono imparare ad esempio i lavori domestici perché non bisogna favorire la nascita di comportamenti differenziati a seconda del sesso.

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L’ombra più oscura nasconde il fatto che la Montessori si era iscritta alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky che odiava il cristianesimo.

Coloro che hanno a cuore la formazione e l’educazione dei bambini, l’iscrizione della Montessori alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky non dovrebbe far dormire sonni tranquilli.

La figura di madame Blavatsky, fondatrice della società teosofica, è la figura più importante dell’occultismo moderno precursore del movimento new age e di un’ideologia esoterica anticristiana. Elaborò una propria interpretazione esoterica della Bibbia, basandosi su presunte espirazione interiori.

Antirazionalista e anticristiana strinse legami con la massoneria e nel 1884 fondò la rivista anglofona  “LUCIFER”. Morì nel maggio del 1891, sola nella sua residenza di Londra, alcolizzata e abbandonata dalla maggior parte dei suoi adepti.

Steiner: il Secondo Cattivo Maestro

Il pensiero steineriano è molto pericoloso: la cosiddetta medicina Antroposofica è stata fondata da Rudolf Steiner e dalla dottoressa olandese Ita Wegman.

Il libro  di RUDOLF STEINER dal titolo ” Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza spirituale” pone le basi della medicina antroposofica. Il pensiero antroposofico entra anche nella sfera pedagogica con le scuole Waldorf, presenti anche in Italia, e nella sfera agricola con la biodinamica, nella sfera finanziaria con la Tryö DOS bank e nella sfera religiosa con la Comunità dei cristiani, che in realtà di cristiano ha ben poco.

Perché il pensiero steineriano è pericoloso?

STEINER è un esponente autorevole della società teosofica, nel 1906 fondò a Berlino un capitolo ed un gran consiglio del Rito riunificato di Memphis-Misraïm, inaugurando così la propria militanza massonica. La sua loggia venne denominata “Mystica Aeterna”, divenne gran maestro deputato, inaugurò altre logge in Germania, finché non decise di staccarsi dalla propria obbedienza e di fondare qualcosa di nuovo, la “ massoneria esoterica”.

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La sua attività si pose spesso strutturalmente in contrasto con la chiesa cattolica. Accusò i concili di Nicea e di Costantinopoli di essere responsabili della decadenza spirituale dell’Occidente per aver rifiutato la reincarnazione e la tripartizione soma-psiche-nous. Lucifero e Arimane sono figure, definite spirituali e necessarie nel piano cosmico, in letteratura antroposofica.

Una visione pedagogica devastante

Il pensiero di STEINER influenza anche la sua visione pedagogica: le forze anemico-spirituali alla base della pedagogia. In buona sostanza, anche se non realizzato, l’antroposofia costituisce il tentativo di Satana-Simon mago di creare un mondo esoterico in ogni sua attività, in particolare cominciando dai piccoli attraverso la pedagogia Antroposofica, e poi occupare il campo della medicina, dell’agricoltura, della danza, della pittura, dell’architettura soprattutto rimodellando la visione di Satana e sdoganando la sua tentazione nel giardino dell’eden nel suo“Sarete come Dio“.

Perché scegliere una vera scuola cattolica oggi

La situazione attuale in ambito educativo e scolastico, abbiamo visto, è farcita da una sorta di funzionalismo interessato soltanto alle prestazioni e ai risultati economico-produttivi degli studenti e dell’insegnamento; è spesso concepito come una mera trasmissione di tecniche. La scuola dovrebbe essere il luogo della trasmissione alle nuove generazioni di un patrimonio di conoscenze sedimentate, stratificate, consolidate; il docente è colui che, possedendo quelle conoscenze, guida gli alunni affinché ne prendano possesso e sviluppino le conseguenti abilità disciplinari.

Ecco allora che la scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società. I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo creatore. Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita.

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L’originalità di una scuola cattolica partecipa dunque della Novità Cristiana, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso ad essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità.

Resistere, combattere per una scuola parentale, unica speranza.

Resistere, combattere per una scuola parentale rappresenta la principale e forse unica speranza che abbiamo oggi davanti all’omologazione dei cervelli e dei cuori dei nostri figli e nipoti. Non dobbiamo attendere l’intelligenza artificiale e, già oggi i cervelli e i cuori vengono plagiati sistematicamente. I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali, vogliono riconsegnare alla chiesa e alla religione cattolica il primato educativo nella pubblica piazza, anche se la chiesa ufficiale di oggi respinge l’offerta. Senza un universo del sapere i nostri figli saranno sperduti e soli e questo noi non lo dobbiamo permettere.

Per Educare ci vuole “Coraggio”…

È vero, ci vuole coraggio per educare. La vigliaccheria è contagiosa, lo verifichiamo mille volte al giorno, ma lo è anche il coraggio.  Senza il coraggio, nulla di grande ha mai visto il giorno: forse per questo incombe la notte del mondo di cui parlava Heidegger. Il coraggio, non la paura o la cautela, è la nostra patria. Non necessariamente il coraggio è ribelle, ma sempre è presente nella bisaccia di chi dissente, di chi pronuncia apertamente dei sì e dei no. Esiste un nesso molto stretto tra conoscenza e coraggio: si teme quel che si ignora, si affronta a viso aperto ciò che si esamina attentamente; l’atto coraggioso è il frutto di un’accurata riflessione fondata sulle proprie esperienze e conoscenze.  Ne ricaviamo che il coraggio è una virtù che guarda sempre al futuro: non basta il coraggio all’inizio dell’azione coraggiosa ma bisogna perseverare nel tempo, restare fedeli all’azione. Il coraggio è coraggio autentico solo se prudente e giusto.  Il coraggio non è quindi l’assenza di paura (incoscienza), ma la capacità di saper accoglierla e di continuare lo stesso.

Se la paura ci rende schiavi, il coraggio può renderci liberi.

In sostanza la scuola cattolica ha l’esclusiva di un compito specifico e indispensabile: trasmettere la conoscenza, (con particolare riguardo alle conoscenze durevoli, che hanno resistito alla prova del tempo), di  iniziare i giovani al sapere teoretico, che vuol dire afferrare le cause, elevarsi alle leggi, agli universali, che sono strumenti di comprensione della realtà. E lo deve fare ripartendo dal linguaggio e dalla scrittura, ineludibili chiavi di accesso all’imponente deposito di scienza, arte, letteratura, che-attenzione!-non va ascritto alla categoria del passato sic et simpliciter, ma a quella del durevole, dell’eterno. Vale a dire, dell’irrinunciabile.

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Ecco allora venir meno il presupposto di un altro luogo comune, quello per il quale la scuola deve stare al passo della società, per inseguir nei cambiamenti e rappresentarne in qualche modo lo specchio. Non è così. La scuola dovrebbe essere messa al riparo dai venti delle mode, stare un passo indietro rispetto alla vita, per offrire agli scolari gli strumenti cognitivi e concettuali –  una cassetta di attrezzi universali, al riparo  dal contingente, dall’effimero, dal transiente – che consentono l’esercizio del senso critico.

Proprio il senso critico infatti – che rappresenta il traguardo di un ideale percorso di istruzione – non nasce dal nulla ma implica il possesso dell’informazione e, a seguire, una sua progressiva elaborazione. In conclusione, solo se la scuola tornerà a adempiere il suo compito fondamentale allora si potrà sperare di restituire piano piano ai più giovani, insieme alla cognizione della realtà e insieme al senso delle dimensioni che servono a prenderne le misure-vale a dire l’altezza, la profondità, la distanza-anche una solidità interiore andata quasi completamente distrutta. Tanto è già andato distrutto.

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Ma i pezzi del mosaico, grazie a Dio, non sono andati perduti. Bisogna, con cura e pazienza, selezionarli e rimetterli insieme. Ma dobbiamo muoverci presto, finché esistono ancora le condizioni per farlo. Certamente ciò non è possibile nella scuola pubblica di oggi, ma soltanto in una vera scuola cattolica. Va riproposto ai giovani questo mosaico che abbaglia per la sua bellezza senza tempo perché, a questa bellezza e alle sue leggi, ciascuno di loro possa attingere.

Possa farne tesoro e possa coltivarne il gusto. E da lì, sopra le spalle di una sapienza antica perenne e rivelata , possa guardare oltre, verso cose più alte.

A questo serve la scuola ed ecco perché l’associazione ”TRILLY la gente come noi”, che combatte con “coraggio” i diktat delle élite globaliste, contribuisce alla nascita di una scuola parentale ( Alleanza Parentale) aderendo al manifesto dell’Osservatorio cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori


FONTI PRINCIPALI DEI LINK

GOSPA NEWS – TUTTI GLI ARTICOLI DI PAOLA PERSICHETTI

GOSPA NEWS – RELIGIONE CRISTIANA

GOSPA NEWS – NWO, MASSONERIA & COSPIRAZIONI

 

https://www.gospanews.net/2022/11/24/ci-vogliono-poveri-e-controllati-lallarme-nel-rapporto-dellosservatorio-van-thuan-sulla-dottrina-sociale-della-chiesa-nel-mondo/

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