La “storia del decennio”, la “pistola fumante”, il “caso chiuso”. La storia della ricerca sui coronavirus finanziata dagli Stati Uniti – o, a seconda dei casi, addirittura non finanziata – è stata ampiamente presentata nelle ultime settimane come la soluzione all’enigma del Covid: non solo la prova quasi definitiva che la SARS- Dopotutto, il CoV-2 è stato creato in un laboratorio, ma è anche la dimostrazione quasi definitiva di Whodunnit.
Lo hanno fatto gli americani, ovviamente. Oppure “abbiamo fatto”, come ha detto Jim Haslam, il Substacker americano che ha sviluppato la versione più elaborata di questa teoria: Anthony Fauci, il finanziatore della ricerca; Ralph Baric, il “progettista” del virus; e Peter Daszak, il capo, seppur britannico, della EcoHealth Alliance con sede negli Stati Uniti, che ha diretto la ricerca. Avevano semplicemente bisogno di un piccolo aiuto da parte di un virologo olandese mercenario nella persona di Vincent Munster, che ha reso il virus di Baric trasmissibile al Rocky Mountain Lab di Fauci nel Montana prima che fosse spedito a Wuhan. E il resto è storia.
Ma che dire di tutti i collegamenti tedeschi con la ricerca sui virus a Wuhan documentati in precedenti reportages e che coinvolgono non solo i finanziamenti tedeschi per la ricerca sui virus a Wuhan, ma anche un vero e proprio laboratorio di virologia tedesco-cinese a Wuhan, che – a differenza dell’Istituto di Virologia di Wuhan – si trova proprio nella zona del primo focolaio di COVID-19 in città.
È tanto più notevole che questi collegamenti tedeschi vengano ignorati dato che la storia apparentemente “americana” della creazione e del rilascio del COVID-19 rimanda proprio a loro: vale a dire a un coronavirus tedesco o, più esattamente, tedesco-olandese. nesso di ricerca, che ha svolto un ruolo chiave nella risposta al COVID-19 e al cui centro troviamo nientemeno che Christian Drosten.
Drosten è, ovviamente, il creatore tedesco del test PCR COVID-19, notoriamente ipersensibile e inaffidabile, che è stato la base stessa della dichiarazione di pandemia.Cominciamo con quello che viene invariabilmente descritto come il Rocky Mountain Lab di Anthony Fauci, dove si suppone che Vincent Muster abbia reso trasmissibile il progetto del virus di Baric. Il titolo di un articolo del Daily Mail lo descrive addirittura come un laboratorio “gestito da Fauci”.
Ebbene, sebbene in realtà sia una struttura di ricerca del NIAID e in tal senso collegata all’ex direttore del NIAID Fauci, l’attuale direttore della struttura stessa è il virologo tedesco Heinz Feldmann.
E allora?” – potresti dire. Ci sono 80 milioni di tedeschi. Abbastanza vero. Ma non sono 80 milioni i tedeschi che hanno condotto ricerche sui virus con Christian Drosten.
Infatti, oltre a Feldmann e Drosten, ci sono altri due importanti autori del sopra citato articolo sul virus Ebola del 2011: Vincent Munster, dipendente di Feldmann al Rocky Mountain Lab che non ha bisogno di ulteriori presentazioni qui, e Stefan Pöhlmann, un virologo con sede a il Centro tedesco dei primati a Gottinga.
Come Drosten, Pöhlmann ha preso parte alla famosa teleconferenza del 1° febbraio 2020 con Anthony Fauci su una possibile fuga di dati dal laboratorio di SARS-CoV-2. Come si vedrà tra poco, è stato proprio quello che potremmo chiamare “l’equipaggio dell’UE” intorno a Drosten, compreso Pöhlmann, che avrebbe tentato di respingere l’ipotesi della fuga di dati nei laboratori nelle discussioni con le loro controparti dell’Anglosfera, sia durante la chiamata che in e-mail che seguirono.
By Robert Kogon – originally published on The Daily Sceptic
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