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ARRESTATO IL PRESIDENTE DELLA LIGURIA TOTI PER PRESUNTE TANGENTI SUL PORTO DI GENOVA. Anche Sospetti di Voti di Scambio Mafioso per il suo Collaboratore

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«Secondo i magistrati un sistema di potere ha indirizzato per anni, con responsabilità e azioni diversificate in un cronico intreccio di tangenti e favori, alcune delle operazioni politico-amministrative più importanti avvenute in Liguria: in primis la maxi-concessione per gestire fino al 2051 il Terminal Rinfuse, uno dei principali del porto genovese, e poi il via libera all’espansione dei supermercati Esselunga nel capoluogo ligure e la riconversione d’un pezzo di litorale nel Savonese, le ex Colonie bergamasche di Celle».

E’ quanto scrive il quotidiano ligure il Secolo XIX.

Al vertice di questa consorteria, secondo il tribunale di Genova, c’erano il presidente della Regione Giovanni Toti (rieletto nel 2020 alla guida d’una coalizione di centrodestra), l’ex numero uno dell’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini (da fine agosto 2023 divenuto amministratore delegato della multiutility Iren) e l’imprenditore Aldo Spinelli. Sono tutti e tre in arresto con l’accusa di corruzione, su ordine del giudice dell’indagine preliminare Paola Faggioni.

Oltre alle contestazioni per episodi specifici, il magistrato fissa per loro l’addebito di “corruzione ambientale”, ritenendoli in sostanza un comitato d’affari permanente. I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno avviato dalla prima mattina una vasta operazione con perquisizioni e sequestri tra Genova, dove una squadra d’investigatori è entrata negli uffici della Regione, La Spezia e Sanremo. L’intervento nel Ponente si è reso necessario perché qui si trovava Toti, dovendo partecipare a un evento pubblico in mattinata a Ventimiglia.

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«Nei diversi filoni d’inchiesta coordinati da sei pm (il procuratore capo di Genova Nicola Piacente, l’aggiunto Francesco Pinto, i sostituti Federico Manotti e Luca Monteverde, e poi il procuratore capo della Spezia Antonio Patrono e la sostituta Elisa Loris) ci sono numerose persone iscritte sul registro degli indagati, nei confronti delle quali sono scattate in vari frangenti misure cautelari. Tra i principali inquisiti, oltre a Toti, Signorini e Spinelli, figura l’attuale capo di Gabinetto della Regione, ed ex sindaco di Porto Venere , Matteo Cozzani, ai domiciliari per corruzione e sospetto voto di scambio, addebito mosso anche nei confronti del governatore» aggiunge il quotidiano genovese in un articolo in continuo aggiornamento.

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«Sono accusati di essere i rappresentanti a Genova della comunità di Riesi, in provincia di Caltanissetta. In questa veste avrebbero indirizzato i voti dei “siciliani” alla lista di Giovanni Toti per le elezioni regionali del 2020. C’è anche l’ombra lunga di Cosa nostra nell’inchiesta che ha portato all’arresto il governatore della Liguria. Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti e suo braccio destro, è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato la mafia. Reato commesso insieme ad Arturo Angelo Testa e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte» aggiunge Il Fatto Quotidiano.

Secondo quanto riportato dal giornale diretto da Marco Travaglio, i due fratelli sono indicati dagli inquirenti come i rappresentanti della comunità emigrata a Genova da Riesi, in provincia di Caltanissetta. In questa veste sono accusati di aver favorito la mafia, “segnatamente il clan Cammarata del mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”, scrivono gli investigatori nel comunicato stampa diffuso per spiegare i dettagli dell’indagine. Per i Testa è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere, in provincia di Bergamo. Arturo Testa lavora al Consiglio regionale della Lombardia come collaboratore del gruppo Forza Italia al servizio del presidente della commissione Territorio Jonathan Lobati, consigliere regionale eletto nella circoscrizione di Bergamo.

Ha iniziato a lavorare nel gruppo all’inizio della nuova legislatura dopo le elezioni regionali del scorso anno con presenza al Pirellone almeno tre volte alla settimana. Maurizio Testa, invece, è il coordinatore della circoscrizione provinciale di Dalmine di Forza Italia. In passato è stato assessore e consigliere comunale nel comune di Boltiere: si era dovuto dimettere, nel 2011, dopo essere stato fotografato a Predappio mentre faceva il saluto romano. In quello scatto compariva anche il fratello. Dopo la notizia dell’inchiesta i due sono stati sospesi da Forza Italia.

“A seguito dell’indagine che li ha visti coinvolti, sono stati sospesi gli iscritti Maurizio Testa e Arturo Testa”, si legge in una nota di Forza Italia. “Forza Italia, totalmente estranea ai fatti, rivendica i suoi valori garantisti e attende la conclusione delle indagini ed eventuali esiti processuali”, prosegue il comunicato.

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