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SOS LIBANO: SOLDATI ITALIANI NEI BUNKER A RISCHIO FAME. Cibo di Razioni K sta Finendo. Isolati dall’Assedio dei Tank Israeliani

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Nell’immagine di copertina una foto di archivio di uno dei bunker UNIFIL in Libano

di Piero Angelo De Ruvo

La redazione di Gospa News rimarca che l’autore di questo articolo, ex sindcalista miltare e sottoufficiale in congedo dell’Esercito Italiano, ha svolto ben due missione UNIFIL in Libano con la Brigata Alpina Taurinese – Reggimento di Cavalleria (blindo corrazzati) nel 2015-2016 e 2020-2021 npresso la base di Al Mansouri.

Ogni link a precedente articolo di Gospa News è stato aggiunto a posteriori dalla redazione

Al dramma dei Caschi Blu feriti negli attacchi israeliani alle basi italiane della Missione di Pace UNIFIL in Libano si aggiunge ora lo spettro della fame nei bunker dove si sono rifugiati. 

Basi e Postazioni dei Caschi Bklu Italiani sulla Blue Line Libano

La notizia sta circolando da circa 24 ore negli ambienti militari italiani tra persone che sono in contatto con i soldati italiani della Brigata Sassari, che ha il suo comando nella base UNP 2-3 ITALBATT di SHAMA, a pochi chilometri dalla Blue Line e quindi dal confine israeliano. Dallo stesso Comando Brigata dipende la base UNP 1-26 di Al Mansouri, dove attualmente è dislocato il 151° Reggimento fanteria “Sassari”.

Foto ricordo della squadra in cui operava il sottufficiale Piero De Ruvo (primo da dx in basso) nella Base Al Mansouri

Dal 151° dipendono due basi avanzate ed una postazione di osservazione, che sono UNP 1-32-A, chiamata “La Villa”, dove ogni tre mesi circa si svolgevano gli incontri del tripartito, l’unico luogo di comunicazione accettato da tutti, dedicato alla condivisione ed eventuali soluzioni di questioni tecnico militari, che, qualora non discusse avrebbero incrementare la tensione tra le due parti.

Infine, vi è la base UNP 1-31 (la base che è stata colpita nei giorni scorsi) e UNP 1-31 Op Lab, un posto di osservazione. La prima è un piccolo distaccamento posizionato lungo la Blu Line, l’altra è una sorta di torre di osservazione posizionata anch’essa a ridosso della Blu Line.

Le postazioni UNifil secondo una mappa aggiornata a fine 2023

Infine, sempre a pochi chilometri dal confine israeliano, c’è il comando della missione UNIFIL dislocato a Naqoura, composto da militari e civili internazionali, tra cui anche una rappresentanza italiana.

Questa introduzione serve ad avere una idea della dislocazione dei nostri militari e soprattutto delle difficoltà logistiche che devono affrontare in quanto i carri armati dell’Israel Defense Force stanno premendo sulla Blue Line al confine tra il sud del Libano e il Nord di Israele e hanno praticamente accerchiato le postazioni dei nostri militari dislocati sul campo sotto l’egida ONU.

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Il regime sionista del premier Benjamin Netanyahu tramite i suoi diplomatici ha giustificato l’azione camuffandola come un errore. Una giustificazione che non regge affatto, in quanto, visto che la posizione delle basi Onu sono ben note a tutti, sembrerebbe che siano diventate un altro obbiettivo per Israele.  Gli attacchi contro le postazioni dell’ONU non sono affatto degli incidenti, non sono casuali ma voluti e determinati.

Ecco perché per gran parte della giornata, soprattutto nelle ultime settimane, i militari italiani e stranieri sono costretti a stare rifugiati nei bunker (foto di archivio sotto) ad eccezione del personale indispensabile per la funzionalità della base, e degli addetti alla sicurezza di guardia nelle torrette di sorveglianza/osservazione (dove sono stati feriti i primi due caschi blu, distruggendo la postazione).

Queste limitazioni influiscono anche sulla logistica e quindi sugli approvvigionamenti alimentari soprattutto postazioni avanzate a ridosso delòla Blue Line

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Ecco perché le razioni da combattimento, in gergo chiamate razioni K, e persino le scorte di acqua sarebbero in fase di esaurimento, secondo le indiscrezioni che rimbalzano oltre il Mar Mediterraneo dal Paese dei Cedri e che per ora non hanno trovato alcuna conferma ufficiale.

Sono sicuro che una soluzione, prima di rimanere a secco, verrà trovata, con gli Israeliani occorre ragionare in anticipo ed eventualmente attivare percorsi umanitari per rifocillare le basi italiane, specie quelle avanzate, ma anche gli oltre diecimila soldati e ottomila civili presenti in Libano.

I Motivi dell’Assedio Israeliano

Il portavoce dell’Unifil (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) ha dichiarato all’agenzia di stampa France Presse. “Molto presto potrebbe diventare un conflitto regionale con un impatto catastrofico per tutti”.

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Non c’è una soluzione militare”, ha dichiarato Andrea Tenenti, chiedendo “discussioni politiche e diplomatiche” per “evitare la catastrofe”. “Il conflitto tra Hezbollah e Israele non è solo un conflitto tra due Paesi”

L’impressione è che il governo di Israele stia creando le condizioni per costringere Unifil a ritirarsi a lasciare le postazioni da cui opera dal 1978.

Il governo israeliano sta marcando quella mancata risposta all’invito a lasciare i presidi al fine di agevolare l’invasione di terra legittimata dagli USA per l’eliminazione dell’ala armata di Hezbollah: il “Partito di Dio” legalmente eletto nell’assemblea parlamentare libanese, ritenuto invece un’organizzazione terroristica da Washington ma non da ONU e UE.

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Dunque, Israele non vuole avere testimoni di quello che vorrebbe fare in quella fascia di territorio, come non ne ha avuti quando ha raso al suolo Gaza. Dove l’obbiettivo minimo potrebbe essere il controllo del territorio che va dalla blu line al fiume litani, di fatti una occupazione in piena regola. Secondo la risoluzione 1701 del 2006, quella zona doveva essere sgombrata dalle postazioni di Hezbollah e messa sotto il controllo delle forze armate libanesi addestrate dai nostri soldati, ma purtroppo in tutti questi anni i risultati non sono stati tantissimi.

Ma visto che ci sono stati già attacchi sistematici oltre la linea del Litani, sia a Sud che a Nord di Beirut, le forze israeliane potrebbero mirare ben oltre il confine del Litani, ponendosi come obbiettivo quello di rendere completamente innocuo Hezbollah anche se si ritira a nord del Litani, e di fatto continuare l’occupazione mirando anche ad annientare i campi profughi di Sidone, a nord di Tiro, innescando quindi un grande esodo verso la capitale. Ecco, quindi, la testimonianza scomoda dei caschi blu.

Una jeep militare UNIFIL ad Al Mansouri

Quindi questi attacchi israeliani a postazioni di Unifil sono totalmente da escludere che si trattino di casi sporadici che non facciano parte di un disegno ed una strategia ben precisa. Ed è forse, tra i tanti, anche questo il motivo per cui il presidente Sergio Mattarella ieri ha convocato un Consiglio Supremo di Difesa.

L’ONU, l’Italia e altre nazioni hanno risposto a Tel Aviv che non accettano “ordini” in violazione dei diritti internazionali e pertanto le basi si trovano ora praticamente sotto assedio da una marea di tank IDF pronti ad intervenire, mentre le truppe di terra hanno già oltrepassato la Blue Line.

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Avendo io svolto negli ultimi anni due missioni UNIFIL in Libano, conosco benissimo le condizioni di disagio che comporta restare per ore nei bunker.

Tutta la missione UNIFIL, e quindi anche le relative infrastrutture, è stata costruita intorno ad una situazione politica che doveva portare alla distensione ed al dialogo tra le due Nazioni, e qualora la situazione mostrasse un barlume di pericolo, i protocolli di sicurezza per il personale sono ben organizzati.

Il sottufficiale dell’Esercito Italiano Piero Angelo De Ruvo durante l’ultima missione UNIFIL in Libano

Quindi gli assetti e le strutture di protezione e difesa, seppur efficaci non hanno mai contemplato una invasione israeliana in territorio libanese ed è per questo che buona parte dei bunker sono costruiti in Hesco Bastion (1): ovvero poco areati e soggetti a enormi sbalzi di temperatura, di lunghezza variabile ma con una larghezza che, generalmente, non supera i tre metri, ed alti poco più di due metri.

Gli stessi sono attrezzati per ospitare temporaneamente solo militari seduti uno accanto all’altro, con in dosso elmetto e giubbotto antiproiettile, ma per dormire ed espletare i bisogni primari, sono costretti a tornare nelle camerate esposti al rischio di bombardamento. A meno che, cosa abbastanza improbabile, negli ultimi tre/quattro anni non siano stati costruiti altri bunker e/o ampliati quelli esistenti, con la possibilità di inserire dei posti letto, ed un sistema di bagni chimici.

Uno dei bunker delle Basi UNIFIL in Libano

Diversa è invece la situazione delle così dette razioni K, un kit contenenti viveri per 24 ore, che permette di coprire il fabbisogno di una intera giornata, composto da colazione, pranzo e cena, al cui interno vi sono gallette, un primo, un secondo, caramelle e barrette di cioccolata, dal peso di 870 grammi e in grado di fornire 3.200 calorie.

All’interno vi si trovano inoltre pastiglie per disinfettare l’acqua, fibra da assumere in pillole, un supporto per cuocere le pietanze, tavolette combustibili, fiammiferi, sali minerali in polvere e una confezione monouso per l’igiene dentale. Ovviamente, date le necessità di conservazione, non vi è rappresentata la verdura, mentre la frutta è presente in diverse componenti, secca o in barrette, sottovuoto o sciroppata, etc. Per gli stessi motivi di conservazione, il latte è sempre condensato.

La Busta EI di una Razione K

La razione da combattimento, Pur essendo in un numero sufficiente per affrontare periodi difficili, anche esse possono essere a rischio esaurimento, se non prontamente rimpiazzate.

Oggi siamo tutti scossi dall’attacco alle basi Unifil, ma tutti hanno tollerato la morte e l’eccidio di più di 40 mila civili uccisi a Gaza, una reazione sproporzionata ci fa tornare indietro nella storia, fino ad arrivare all’eccidio nazisti.

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Si continua a tollerare una aggressione a tutto campo di Israele, una aggressione sia nei confronti delle Nazioni Unite, a partire dal discorso che ha fatto net Netanyahu agnau all’assemblea generale, alla messa al bando con un disegno di legge da parte da parte del KNESSET dell’agenzia che si occupa dell’assistenza dei rifugiati palestinesi UNRWA, come dettagliato nel precedente articolo,

“Da Soldato Unifil ho vissuto una storia di Umanità, Pace ma anche Timori”

Quando ho ricevuto l’ordine di partecipare alla missione Unifil in Libano ero entusiasta ma anche spaventato alla vista della situazione.

Mi era stato spiegato che il Libano è un paese ricco di culture e di storia, ma anche di problemi profondi. La mia missione come soldato Unifil consisteva nel supportare le forze delle Nazioni Unite nella protezione delle popolazioni civili e nell’intervento contro i gruppi armati.

Come sottufficiale italiano ho servito per 2 mandati queste operazioni di pace ONU. È stata un’esperienza indimenticabile che mi ha permesso di vivere una delle realtà più complesse del mondo contemporaneo.

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La prima cosa che ti colpisce quando arrivi nel Paede dei Cedri è la gentilezza dei libanesi. Le persone sono sempre pronte ad aiutarti, anche in momenti di difficoltà come quando si verificano incidenti o conflitti con le truppe israeliane. Ho sempre ricevuto una grande accoglienza, e la gente ci ha accolto come amici.

La vita all’interno della base militare è molto organizzata, ma anche abbastanza chiusa rispetto al resto del paese. Ma quando siamo usciti per compiti o missioni, ci sono stati momenti di grande bellezza e di meraviglia. C’è la città di Tiro con i resti dei suoi insediamenti romani inseriti nella lista del patrimonio dell’Unesco dal 1984. Il porto di Sidone con le sue rovine antiche, e soprattutto la gente che ti guarda con curiosità.

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Ma non tutto è stato facile. Siamo stati coinvolti in situazioni difficili come quando siamo stati chiamati a intervenire contro i gruppi armati. La violenza è presente ovunque, e ci sono momenti di grande tensione e pericolo. Ma come soldati Unifil, il nostro obiettivo era sempre la protezione delle popolazioni civili e l’interposizione tra le due nazioni ai fini di favorire un dialogo di pace.

La mia esperienza come soldato Unifil è stata veramente memorabile. Ho vissuto momenti di grande bellezza ma anche di timori e inquietudini per la sicurezza, ma soprattutto ho imparato l’importanza della solidarietà e dell’umanità.

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Il Libano è un paese ricco di cultura e storia, ma anche di problemi profondi. Come soldati Unifil, abbiamo contribuito a mantenere l’ordine e la stabilità del paese, ma anche a promuovere la solidarietà e il rispetto tra le persone.

In sintesi, la mia esperienza come soldato Unifil è stata un’avventura che non dimenticherò mai e che mi ha permesso di vivere una delle realtà più complesse del mondo contemporaneo. È stata un’esperienza che ho imparato a valutare l’importanza della solidarietà e dell’umanità, e che mi ha lasciato un’impronta indelebile nella mia vita.

Piero Angelo De Ruvo

Sottufficiale dell’Esercito Italiano in Congedo.. Ex sindacalista militare
Membro del direttivo dell’associazione Constitutio Italia

Ogni link a precedenti articoli di Gospa News è stato aggiunto a posteriori  dalla Redazione

TUTTI GLI ARTICOLI DI PIERO ANGELO DE RUVO


FONTI

Link 1 – HTTPS://EN.WIKIPEDIA.ORG/WIKI/HESCO_BASTION

GOSPA NEWS – ZONE DI GUERRA – MEDIO ORIENTE

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