IL GOVERNO MELONI VUOLE RIMPATRIARE I MIGRANTI NEI PAESI DELLE TORTURE. Nazioni di Stupri Seriali e a Rischio Guerra Civile Decretate “Sicure” da Piantedosi

IL GOVERNO MELONI VUOLE RIMPATRIARE I MIGRANTI NEI PAESI DELLE TORTURE. Nazioni di Stupri Seriali e a Rischio Guerra Civile Decretate “Sicure” da Piantedosi

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Nell’immagine di copertina la premier Giorgia Meloni e le immagini dei migranti poubblicate da un’inchiesta shock dal Guardian sugli stupri seriali

di Redazione Gospa News

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge in materia di migranti che nelle sue intenzioni dovrebbe superare la decisione del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti nel centro di Gjader in Albania, in quanto provenienti da Paesi non sicuri.

Secondo il vicepremier Matteo Salvini bisogna fermare “cani e porci”, ha dichiarato il leghista sedicente cristiano scordandosi che molti degli immigrati giungono da territori come l’Egitto, invasi dai migranti Palestinesi, o del Bangladesh, a rischio di guerra civile da un momento all’altro a causa delle geopolitiche coloniali degli USA nella regione indo-pacifica (Pakistan, Sri Lanka ecc).

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Ancora una volta il Ministro delle Infrastrutture Salvini sembra ignorare le speculazioni di guerra che fa il suo collega Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia che controlla il pacchetto di maggioranza della multinazionale italiana delle armi dove lavora suo fratello.

Abbiamo pubblicato varie inchieste sulle cause delle migrazioni che sono un connubio dei conflitti NATO in Medio Oriente (e in Ucraina dopo il golpe del 2014 finanziato da George Soros) e dall’ormai cronica radicalizzazione della Mafia Nigeriana soprattutto nel Sud Italia ma anche al Nord, proprio dove la Lega prende più voti…

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«Il governo ritiene anche che con questo decreto legge, rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, venga superato il vincolo ai rimpatri stabilito dalla Corte europea di Giustizia due settimane fa, che indicava come non sicuro qualsiasi Paese non integralmente sicuro« scrive RAI News.

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Il Decreto rischia di essere un altro solenne flop del Governo Meloni in quanto nessun giudice potrà legittimare il rimpatrio degli immigrati in paesi dove rischiano palesi violazioni dei diritti umani. E vuole essere l’ennesimo argomento (dopo l’Ucraina e il genocidio nella Striscia di Gaza) in cui un dispotismo politico vuole polarizzare lo scontro con la magistratura facendo leva sul cavallo di battaglia della più becera xenofobia leghista.

La premier Meloni dovrebbe però rammentarsi che il suo governo si regge su una maggioranza di “assenteisti” alle urne più che di reali consensi…

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Con il decreto di oggi diventa “fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell’integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei Ministri.

I paesi considerati sicuri nel decreto sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.

In grassetto abbiamo pubblicato i nomi dei paesi che non possono essere affatto considerati sicuri per le continue tensioni etniche innescate dall’intelligence occidentale come fece in Bosnia negli anni Novanta trapiantando migliaia di estremisti jihadisti per creare un Califfato d’Europa.

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Sulla precaria situazione geopolitica dello Sri Lanka e del continente asiatico abbiamo pubblicato su Gospa News International decine di reportages di un’accademica antropologa residente a Colombo.

Sulla Tunisia è uscito di recente un reportage del Guardian ripreso anche dal Fatto Quotidiano che pubblichiamo a smentita della visione politica del Governo di Giorgia Meloni che sta facendo transitare l’ideologia fascista, da lei sposata nella sua infanzia nel Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano), in quella della Dittatura NaziSionista imposta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dagli USA che lo appoggiano anche negli attacchi contro i militari italiani delle postazioni UNIFIL in Libano.

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Meno migranti in Italia, il Guardian: “Dietro ci sono torture e stupri da parte di forze tunisine finanziate dall’Ue, che sa tutto e tace”

Pubblicato in origine da Il Fatto Quotidiano il 20 settembre 2024

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori

Guardia nazionale finanziata direttamente dall’Unione europea con l’intento di frenare le partenze verso le coste italiane. Abusi di cui l’Ue sarebbe al corrente, scrivono gli autori, decidendo però di chiudere gli occhi e vantare piuttosto la riduzione degli sbarchi come fa il governo italiano.

“Secondo Yasmine, che ha creato un’organizzazione sanitaria a Sfax, negli ultimi 18 mesi centinaia di donne migranti sub-sahariane sono state violentate dalle forze di sicurezza tunisine”, si legge nell’articolo che riporta le testimonianze di donne stuprate in pieno giorno: “Veniamo violentate in gran numero; la guardia nazionale ci porta via tutto”.

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Così, dopo i raid e le deportazioni per abbandonare i migranti in zone desertiche ai confini con Algeria e Libia, già costate vite umane, il controverso accordo siglato l’anno scorso tra Tunisi e Ue con la benedizione di Giorgia Meloni presenta nuovamente il conto in termini di diritti violati. E tuttavia continua a incassare entusiasmi, come quello che il premier britannico Keir Starmerha manifestato a Meloni durante la sua visita a Roma. Del resto, sulle deportazioni in aree desertiche di confine la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha già negato ogni corresponsabilità perché “l’Ue non sponsorizza le espulsioni”, né vede “effetti negativi dei finanziamenti Ue sul fronte dei diritti fondamentali”.

Potrà mai ammettere corresponsabilità di fronte a stupri e torture? Più importante è il fatto che quanto emerge da inchieste come quella del Guardian confermi una situazione in netto peggioramento. Una cosa nota anche al governo italiano, come ricordano le ordinanze di alcuni nostri tribunali, che tuttavia conferma la Tunisia nella lista dei Paesi d’origine considerati sicuri al fine di trattenimenti dei richiedenti e degli eventuali rimpatri.

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Secondo il Guardian, una parte consistente degli oltre 100 milioni già stanziati grazie al memorandum Ue-Tunisia sarebbe andata proprio alla Guardia nazionale, quelli che dovrebbero combattere i trafficanti. Ma lo stesso quotidiano ha già sostenuto “che gli ufficiali della Guardia Nazionale siano in combutta con i contrabbandieri per organizzare i viaggi in barca dei migranti”.

Un’evoluzione già vista in Libia, dove i soldi dell’Italia e dell’Europa sono finiti in mano alle milizie che controllano il territorio, i ministeri, la guardia costiera libica e i famigerati centri di detenzione dove i migranti subiscono torture ed estorsioni prima di finire imbarcati, ripresi e imprigionati un’altra volta. Fine che hanno fatto anche tanti sub-sahariani consegnati dalla Guardia nazionale tunisina direttamente nelle mani dei libici, alla faccia dei diritti e dei principi dell’Unione europea. “Fonti autorevoli di Bruxelles ammettono che l’Ue è “consapevole” delle accuse di abusi che coinvolgono le forze di sicurezza tunisine – scrive il Guardian –, ma sta chiudendo un occhio, guidata dall’Italia, nel tentativo di esternalizzare il confine meridionale dell’Europa all’Africa”.

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E aggiunge: “In realtà, ci sono piani per inviare più denaro alla Tunisia di quanto pubblicamente ammesso”. La propaganda anti immigrati messa in campo dal presidente tunisino, Kais Saied (nella foto con Meloni), e i conseguenti raid e persecuzioni ai danni dei sub-sahariani, compresi studenti e lavoratori, hanno spinto decine di migliaia di persone a stabilirsi in insediamenti informali, in condizioni difficili, spesso subendo sgomberi e deportazioni. “Il numero di rifugiati e migranti nei pressi di El Amra continua a crescere.

Un osservatore dell’immigrazione a Sfax stima che possano essere almeno 100.000, un numero che alcuni ritengono che il presidente Saied, sempre più autocratico, stia deliberatamente coltivando come una minaccia per l’Europa: continuate a mandare soldi, altrimenti. Se l’Europa smette di mandare soldi, lui manderà all’Europa i migranti. Semplice”, dice l’esperto, che ha chiesto l’anonimato”. Una situazione che spinge il giornalista a domandare “quanti abusi su migranti è disposta a tollerare Bruxelles prima di riesaminare i pagamenti a Saied”?

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Tra le testimonianze, anche quelle di chi, in mare, aveva davanti a sé i fari delle motovedette della guardia costiera italiana. Ma è finito lo stesso a bordo di quelle della guardia tunisina che, una volta riportato a terra lo ha ammanettato, caricato sugli autobus e deportato nel mezzo del nulla.

Gli Stupri Seriali sulle Donne.

“Il 28enne di Conakry, in Guinea, era a bordo di una delle quattro imbarcazioni intercettate al largo di Sfax nella notte del 6 febbraio 2024. Gli occupanti – circa 150 tra uomini, donne e bambini – sono stati portati a terra a Sfax, ammanettati e fatti salire su autobus“, racconta l’articolo. “Verso le 2 del mattino sono arrivati in una base della Guardia Nazionale vicino al confine con l’Algeria. Poco dopo, racconta Moussa, le forze di sicurezza tunisine hanno iniziato a violentare sistematicamente le donne. In seguito Moussa racconta che alcune riuscivano a malapena a camminare”.

Ancora: ““C’era una donna incinta e l’hanno picchiata fino a quando il sangue ha iniziato a uscire dalle sue gambe. È svenuta”, sussurra Moussa al piano superiore di un caffè di Sfax. I media stranieri non sono benvenuti in città. Il suo racconto è confermato dalle organizzazioni di Sfax che lavorano con i migranti sub-sahariani”. Secondo l’organizzazione sanitaria di Sfax che cura le ferite delle donne vittime di violenza, “nove su dieci” delle donne africane migranti arrestate nei dintorni di Sfax hanno subito violenze sessuali o “torture” da parte delle forze di sicurezza”. Quanto ai pestaggi, sarebbero quotidiani, senza risparmiare vecchi e bambini.

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Come ha dichiarato alla firma del memorandum, l’Ue intende anche migliorare il codice di condotta per la polizia tunisina, un’ambizione che include la formazione sui diritti umani. “I trafficanti di Sfax, tuttavia, raccontano al Guardian di una corruzione diffusa e sistematica tra loro e la guardia nazionale”. ““La guardia nazionale organizza le imbarcazioni del Mediterraneo. Le guardano entrare in acqua, poi prendono la barca e il motore e li rivendono a noi”, dice Youssef. Spesso, dice, la scarsità di motori da 2.000 sterline a Sfax fa sì che la guardia nazionale sia l’unico venditore. “I contrabbandieri chiamano la polizia per avere motori di ricambio. Un contrabbandiere potrebbe comprare lo stesso motore quattro volte dalla guardia nazionale””.

L’inchiesta smentisce anche che esista un accordo di lavoro tra Europol e la Tunisia per contrastare i contrabbandieri. A negarne l’esistenza, nonostante le dichiarazioni della Commissione europea, è la stessa Europol. Quanto alle Nazioni Unite e al lavoro dell’Unhcr, a Sfax, principale porto di partenza dei migranti, l’Agenzia è stata bandita dal governo. Così anche le registrazioni degli stranieri potrebbero sottostimare abbondantemente le attuali presenze. Non solo. “

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“Gli individui scompaiono come se non fossero mai esistiti”, afferma Abdel, a capo di una Ong che a Sfax si occupa di bambini migranti”. Le minacce della polizia riguardano anche le organizzazioni umanitarie e chiunque aiuti i migranti. “Il mese prossimo Emily O’Reilly, difensore civico dell’Ue, pubblicherà i risultati della sua inchiesta sull’accordo, che probabilmente solleverà nuovi dubbi sulla sua integrità. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato, in merito alle segnalazioni di abusi da parte della guardia nazionale: “L’Ue rimane impegnata a migliorare la situazione sul campo””. Di fronte alle domande del Guardian le autorità tunisine hanno respinto ogni accusa come falsa e infondata, nell’attesa che l’Ue aumenti i finanziamenti, come pare abbia già deciso di fare, ancora una volta senza passare dal Parlamento.

Pubblicato in origine da Il Fatto Quotidiano

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