di Fabio Giuseppe Carlo Carisio – direttore Gospa News
«Né le vaccinazioni né l’immunità dalle infezioni sembrano ostacolare a lungo il SARS-CoV-2. La frequenza di nuove infezioni entro pochi mesi da un precedente attacco o da un’iniezione è uno degli enigmi più spinosi del COVID-19. Ora, gli scienziati hanno scoperto che un tipo poco noto di cellula immunitaria nel midollo osseo potrebbe svolgere un ruolo importante in questo fallimento».
In due sole righe John Cohen, corrispondente senior della famosa rivista americana Science, ammette di fatto tre eclatanti ed inquietanti verità sui sieri genici mRNA:
- sono da ritenere un fallimento scientifico
- sono stati di fatto sperimentati trasformando le popolazioni in un’enorme “cavia-umana” e brancolando a tentoni nel buio di fronte a un SARS-Cov-2 misterioso quanto pericoloso nei suoi primi genotipi – proprio perché creato e potenziato in laboratorio come ormai sostengono decine o forse centinaia di scienziati
- si divrebbe testare una differente modulazione biochimica degli stessi vaccini sebbene la letalità del virus sia ormai facilmente affrontabile con molteplici farmaci ordinari (e qualcuno straordinario come un farmaco vegetale suggerito da un ex primario di pneumologia).
La questione cruciale, però, rimane un’altra.
In questo sensazionale articolo nè l’autore nè gli esperti medici interpellati si pongono il minimo problema sulla portata nociva sia della proteina tossica spike che della stessa biotecnologia mRNA, ma ipotizzano soluzioni come se davanti ai medici di base che stanno inoculando vaccini Covcid fallimentari ci fossero criceti da laboratorio e non esseri umani.
In maggioranza fragili o anziani come le categorie a cui l’occidente continua a raccomandare le inoculazioni nonostante il consiglio esattamente opposto del chirurgo generale dello Stato della Florida (USA) e il divieto di somministrazione deliberato dal Consiglio Comunale di una popolosa città australiana, come sta valutando di fare anche la Slovacchia.
«Lo studio, apparso il mese scorso su Nature Medicine, ha scoperto che le persone che hanno ricevuto dosi ripetute di vaccino e, in alcuni casi, sono state anche infettate dal SARS-CoV-2, non sono riuscite a produrre cellule speciali che producono anticorpi chiamate plasmacellule a lunga vita (LLPC)» scrive l’autore di Science nell’articolo che riportiamo integralmente su Gospa News International (testo in Inglese leggibile in Italiano cliccando sulle bandierine in alto a sinistra per la traduzione automatica).
Le Varianti che in breve rendono Vana la Protezione coi Booster dei Vaccini
«È difficile valutare per quanto tempo un’iniezione possa proteggere dal SARS-CoV-2 perché emergono frequentemente varianti del virus, in grado di eludere l’immunità esistente. E le nuove infezioni confondono i tentativi di valutare la durabilità del vaccino perché forniscono una “spinta” che impedisce all’immunità di calare. Anche più attori immunitari forniscono protezione, tra cui anticorpi, cellule T e cellule natural killer».
Si legge nell’articolo di Science che a noi riporta in mente lo studio di Harvard sull’impossibilità dei booster a riuscire a stare al passo con le mutazioni dellle varianti e la maggiore aggressività delle stesse per i vaccinati.
Il nuovo studio ha esaminato le LLPC, che sono responsabili dell’immunità duratura ad alcuni altri virus. Queste cellule, la prole delle cellule B, risiedono principalmente nel midollo osseo.
«Per alcuni virus, la vaccinazione o l’infezione generano LLPC che possono sopravvivere per decenni, producendo costantemente “anticorpi neutralizzanti” che possono ostacolare nuove infezioni. Ma non è così con SARS-CoV-2, indica il nuovo lavoro». revidenzia il giornalista scientifico Cohen.
Gli immunologi dell’Università di Emory Frances Eun-Hyung Lee, Doan Nguyen e i loro colleghi hanno arruolato 19 persone che hanno accettato di sottoporsi a un’aspirazione del midollo, una procedura che comporta pochi rischi ma può essere dolorosa perché significa perforare un osso. Tutti avevano ricevuto da due a cinque dosi di vaccini COVID-19 a RNA messaggero (mRNA), che codificano per la Spike di SARS-CoV-2, nei 3 anni precedenti. Cinque hanno riferito di aver avuto anche il COVID-19.
I soggetti dello studio erano stati anche vaccinati di recente contro l’influenza e avevano ricevuto dosi di richiamo per il tetano, una malattia batterica.
Lee e i suoi colleghi hanno scoperto che quasi tutti i partecipanti avevano LLPC nel midollo osseo che secernevano anticorpi contro il tetano e l’influenza. Ma solo un terzo aveva plasmacellule che generavano la stessa difesa contro SARS-CoV-2. Anche in quei soggetti, solo lo 0,1% degli anticorpi generati dalle loro LLPC erano specifici per SARS-CoV-2, un ordine di grandezza inferiore rispetto a tetano e influenza.
L’Eccessiva Distanza delle Spike nel SARS-Cov-2 inibisce l’Azione delle Cellule B
Secondo i ricercatori a causare questo fenomeno sarebbe la morfologia del SARS-Cov-2 in relazione all’azione di stimolazione immunitaria delle cellule B “naive” che, quando incontrano un virus o un patogeno, producono anticorpi più raffinati che si legano all’invasore, quindi «continuano a pattugliare il sangue e un sottoinsieme si differenzia in plasmacellule. Alcune di queste cellule migrano verso il midollo osseo, che fornisce un rifugio sicuro per la loro produzione di anticorpi a lungo termine».
Ma il meccanismo di questa azione richiede una piccola acrobazia biochimica:
«Le cellule B trasportano recettori a forma di Y che si legano alle proteine di superficie virali quando identificano un agente patogeno. Se entrambi i rami della Y si legano alle stesse proteine del patogeno, innescano un fenomeno chiamato “cross-linking”, che stimola le cellule B a trasformarsi in LLPC. Ma la microscopia elettronica del SARS-CoV-2 mostra che le sue Spike sono distanti circa 25 nanometri, troppo distanti perché un singolo recettore delle cellule B possa legarsi facilmente a due contemporaneamente» quindi «le cellule B non si reticolano e le LLPC non si sviluppano».
Non entriamo oltre nel dettaglio vista la complessità dell’argomento. Gli esperti e gli addetti ai lavori possono leggere il testo integrale di Science su Gospa News International.
Queste scoperte hanno indotto molti scienziati a speculare sul fatto che altri tipi di vaccini, come quello approvato contro il papillomavirus umano, potrebbero affrontare la Spike in modo più efficace riducendo quella distanza a 5 nanometri.
Il Ricercatore: “Fallimento Vaccini mRNA utile per un’Opportunità di Ricerca”
Ma secondo Cohen: «Data la predominanza delle attuali vaccinazioni, non sarà facile immetterne una nuova sul mercato».
“La spaziatura è sicuramente importante, ma è molto difficile impostare esperimenti controllati”, afferma Neil King, un biochimico dell’Università di Washington il cui team ha sviluppato vaccini COVID-19 ora in fase di sperimentazione con utilizzano nanoparticelle che presentano porzioni di spike molto distanziate.
Anche se la biologa strutturale Pamela Bjorkman del California Institute of Technology non ritiene che il problema focale sia la distanza.
Disarmante e soncertante il commento finale di uno degli autori dello studio:
“La cattiva notizia è il fallimento dei vaccini mRNA SARS-CoV-2 stessi, con o senza infezioni naturali, nell’indurre LLPC nel midollo osseo”, afferma l’autore dello studio Nguyen. “La buona notizia è che questo fallimento stesso offre un’opportunità di ricerca per trovare un modo per cambiare il destino dei vaccini di breve durata”.
The Science must Go On! Non importa se eventuali ulteriori manipolazioni di queste nanoparticelle vaccinali, già rivelatesi altamente infiammatorie, potrebbero essere risultare ancora più tossiche.
Non importa nemmeno se tra le reazioni avverse dei sieri genici mRNA, a causa dei frammenti di DNA, possono esserci anche quelle delle nuove tipologie di turbo-cancro…
I ricercatori vogliono vincere la sfida quasi impossibile contro un SARS-Cov-2 costruito in laboratorio come una potente arma batteriologica che ha reso tali anche i vaccini basati su di essa, secondo il massimo esperto mondiale in materia, l’avvocato Francis Boyle.
Anche se dopo la comparsa della Omicron, anch’essa con tracce di manipolazione biogenetica artificiale, il Covid-19 uccide quasi solo chi non sa prendere per tempo nemmeno una sempolkice aspirina. O il geranio del Sudafrica…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
direttore responsabile Gospa News
giornalista investigativo dal 1991
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FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – INCHIESTE COVID. VACCINI & Big Pharma
GOSPA NEWS – DOSSIER WUHAN-GATES SARS-2 DA LABORATORIO
GOSPA NEWS – DOSSIER VACCINI E TURBO-CANCRO