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di Carlo Domenico Cristofori
Più passano i giorni e più emnerge chiaramente la matrice affarista del Governo Meloni che, pur di non perdere alleati preziosi per il mercato delle armi ma al tempo stesso salvare la faccia ipocrita di una nazione che si maschera da paladina dei diritti internazionali, è disposta a mettere a rischio la vita dei suoi fedeli soldati dell’Esercito Italiano.
Il più imbarazzante e losco affarista dell’era contemporanea, l’attuale Ministro della Difesa Guido Crosetto, così potente da far mettere sotto inchiesta magistrati e finanzieri che in fedeltà al loro mandato investigativo hanno voluto vederci chiaro su colossali operazioni finanziarie sospette con l’industria bellica Leonardo (per cui lavorava, palese la “lingua biforcuta” degli yankees che sterminarono gli indiani nativi del Nord America…
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Col volto ancipite di un politico navigato alla “teatro-crazia” esecrata da Platone, da una parte si erge ad avvocato d’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu colpito da un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra a Gaza.
Dall’altra si straccia le vesti perchè il suo infido alleato sionista spara contro il comando di Shama della Brigata Sassari della missione di pace UNIFIL sotto l’egida ONU.
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Da oltre un mese Gospa News denuncia la gravissima situazione del Libano, dove il premier israeliano ha avviato un genocidio stavolta rivolo anche contro i Cristiani sebbene nulla abbiano a che fare con i paramilitari di Hezbollah, il Partito di Dio islamico sciita filo-iraniano, ed ha poi chiesto lo spostamente del contingente italiano e straniero della missione delle Nazioni Unite.
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Uno statista saggio avrebbe colto la palla al balzo per far rientrare i militari dell’Esercito Italiano che, non avendo i mezzi per combattere contro Israele, passano le giornate inutilmente nei bunker a rischio di fame e sete come abbiamo segnalato in vari reportage.
Ma siccome Crosetto deve continuare a fare sporchi affari per il bene “dell’industria nazionale degli armamenti” (sostiene lui che poi s’arrabbia se le toghe indagano sui suoi conti correnti…) col mondo intero, fornendo armi anche a Israele, è costretto a fare la pantomima di un avere una dignità rispettosa del diritto internazionale.
Che però gli impedisce di vedere – accecato dal business sui droni-kamikaze prodotti in Italia dai tedeschi della Rheinmetall – il genocidio di donne e bambini innocenti in Terra Santa (Gaza, Libano e Siria).
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Da oltre un mese il Ministro della Difesa Italiano e la premier Giorgia Meloni tuonano parole di amarezza e rimprovero per le azioni di guerra dell’Israeli Defense Forces contro il contingente italiano Unifil, il loro amico Netanyahu continua a rispomndere con pernacchie militari esplosive.
Oltre che il minimo peso diplomatico questi due teatranti della politica italiana hanno perso anche la dignità pur di onorare i loro veri padroni Rockefeller e Bill Gates che pilotano la Lobby delle Armi mondiale.
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Fatta questa premessa opinionistica potete leggere i dettagli sotto nelle veline di RAI News…
Carlo Domenico Cristofori
Crosetto: “Cpi sbaglia su Netanyahu, ma dovremmo applicare decisione”
Estratto da Rai News:
Non è una “questione politica”, ma come Italia “aderendo noi alla Corte penale internazionale in questo caso noi dovremmo applicare le disposizioni. E quindi se venissero in Italia (il premier israeliano Benjamin) Netanyahu o (l’ex ministro della Difesa Yoav) Gallant dovremmo, non per decisione politica, non c’entra nulla, ma per applicazione di una norma internazionale, dovremmo arrestarli”.
Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Porta a Porta su Rai 1 sulla decisione della Corte penale internazionale.
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“Aderendo noi alla Corte dobbiamo applicarne le sentenze, fa parte del trattato. Ogni Stato che aderisce sarebbe obbligato, l’unico modo per non applicarla sarebbe uscire dal trattato. Non è una cosa da contrapposizione politica, come dice il Pd”, ha proseguito.
“Io posso ritenere che questa sentenza sia sbagliata. Ritengo che sia sbagliata – ha detto -. Hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e (l’ex) ministro della Difesa con il capo quello che ha guidato e organizzato l’attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini e bambini e che ha rapito israeliani. E da cui è partita la guerra. E sono due cose completamente diverse: da una parte c’è un atto terroristico, dall’altra c’è un Paese che a seguito di quest’atto cerca di estirpare un’organizzazione criminale terroristica”.
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Libano, razzi sulla base Unifil: feriti 4 italiani
Estratto da RAI News:
Nelle prime ore di oggi (venerdì 22 novembre – ndr), due razzi da 122 mm hanno colpito il quartier generale della missione Onu internazionale Unifil a Shamaa, Sector West, ferendo lievemente quattro soldati italiani della Brigata Sassari. Hanno già parlato con i propri familiari, rassicurando loro di star bene. I nominativi e le località di provenienza non sono stati resi noti.
I razzi, probabilmente lanciati da Hezbollah o da gruppi affiliati, hanno colpito un bunker e un’area logistica utilizzata dalla polizia militare internazionale, causando danni significativi alle infrastrutture vicine. Una delle strutture colpite, spiega ancora l’Unifil, ha preso fuoco, ma le fiamme sono state rapidamente spente dal personale della base. Alcuni vetri, a causa dell’esplosione, si sono frantumati colpendo i militari italiani.
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “la solidarietà e la vicinanza mia e del governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano”.
La premier ha detto di aver appreso “con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil” e ha ribadito “ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili”, rinnovando “il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”. L’episodio è stato condannato e deplorato dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.
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