“PROTEINA SPIKE PERSISTENTE DEI VACCINI mRNA PUO’ CAUSARE CANCRO”. Studio Dirompente dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma
Nell’immagine di copertina lo screnshot dello studio edelle cellule tumorali
di Sabino Paciolla pubblicato in origine da Il Blog di Sabino Paciolla
I link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori
Lo Studio del Centro per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità
Lo studio scientifico che vi presento è stato realizzato dal Centro per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, guidato dal dottor Maurizio Federico, e finanziato dal Ministero della Salute. Ricordiamo però che l’ex Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha continuato fino a non molto tempo fa a ripetere il mantra che “i vaccini COVID sono sicuri ed efficaci”.
Lo stesso Speranza, insieme all’allora capo del governo, Mario Draghi (ricordate? “Non ti vaccini, ti ammali e muori o fai morire”) ha imposto di fatto il vaccino Covid alla popolazione italiana. Purtroppo, l’mRNA, contenuto nel vaccino e veicolato all’interno del corpo umano mediante le nanoparticelle lipidiche, traduce la proteina Spike, fortemente infiammatoria, che è stata trovata in circolo in diversi organi anche a distanza di mesi dall’inoculazione.
Essa produce danni e rischi per l’organismo umano, tra cui tumori e malattie autoimmuni, infiammazioni croniche, miocarditi e pericarditi. Avevano però assicurato che la proteina spike sarebbe rimasta confinata nel luogo dell’iniezione e comunque distrutta dall’organismo nell’arco di alcune decine di ore (sic!!!).
Ecco le conclusioni dello studio nella traduzione da me curata.
Conclusioni della Ricerca
Diverse prove sperimentali supportano l’idea che la proteina Spike sia prodotta in abbondanza e persista dopo la vaccinazione COVID-19 a base di mRNA. Tuttavia, gli attuali vaccini COVID-19 a base di mRNA presentano una serie di limiti rilevanti, tra cui il rapido esaurimento della risposta immunitaria, l’incapacità di montare una risposta immunitaria efficace alla porta di ingresso del virus e la ridotta efficacia delle formulazioni aggiornate a causa del fenomeno del peccato antigenico originale [42,43].
D’altra parte, la potente traduzione dell’mRNA unita alla sovrapproduzione di Spike può portare alla disregolazione della segnalazione dell’ACE-2 e alla produzione di citochine, alla reazione incrociata degli anticorpi contro bersagli molecolari non specifici, alla comparsa di anticorpi sia auto- che anti-idiotipo e a risposte immunitarie di significato incerto contro prodotti sconosciuti.
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Inoltre, le citochine prodotte dopo il legame Spike/ACE-2 possono influenzare sfavorevolmente il destino di tumori ancora “dormienti”, di patologie autoimmuni preesistenti e di infiammazioni croniche.
Per questi motivi, l’attuale indicazione dei vaccini a mRNA COVID-19 per la popolazione “fragile” dovrebbe essere attentamente rivalutata alla luce della tipologia di ogni specifica fragilità.
Nonostante la notevole efficienza della produzione di antigene, i tentativi di migliorare le prestazioni di questi vaccini COVID-19 a base di mRNA sono stati fatti nella direzione di forzare la produzione di Spike attraverso l’iniezione parenterale di vettori auto-replicanti a base di mRNA [44]. In particolare, il Ministero della Salute giapponese ha recentemente approvato una sperimentazione clinica per testare la sicurezza e l’efficacia di un vaccino COVID-19 basato su questa tecnologia [45].
Questa scelta appare davvero discutibile, viste le carenze sopra descritte indotte dall’eccessiva produzione e persistenza della Spike in circolo dettata dagli attuali vaccini COVID-19 a base di mRNA.
In questo scenario, si prevede che l’aumento delle quantità e della persistenza dello Spike circolante esacerbi gli effetti collaterali sia cellulari che immunologici, senza però agire sulla limitazione funzionale più rilevante di questi vaccini, ovvero la loro incapacità di suscitare l’immunità neutralizzante nelle vie respiratorie a causa della compartimentazione immunitaria del sistema respiratorio.
Inoltre, è noto che uno stimolo immunogeno troppo potente e persistente può indurre tolleranza immunologica (mancata risposta linfocitaria alla stimolazione da parte di determinati antigeni, ndr), come riportato anche in un paio di articoli per gli attuali vaccini COVID-19 [46,47].
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Al contrario, una strada più plausibile da percorrere è rappresentata dallo sviluppo di vaccini mucosali efficaci [48], data la loro capacità di agire sulla porta di ingresso del virus e di evitare la maggior parte degli effetti collaterali sistemici osservati nei vaccini a mRNA di COVID-19 iniettati per via intramuscolare.
La tecnologia basata sull’mRNA sta attualmente attirando l’interesse di molti scienziati in tutto il mondo. Nel caso dei vaccini COVID-19, sembra più che ragionevole che un adeguato carico di indagini si concentri sull’identificazione e l’analisi degli eventi inattesi, con l’ovvio intento di rendere questa strategia profilattica più sicura e commisurata all’uso in un gran numero di persone sane.
di Sabino Paciolla – pubblicato in origine da Il Blog di Sabino Paciolla
FONTE STUDIO SCIENTIFICO