Nell’immagine di copertinale esplosioni causate dagli attacchi dei droni russi “Geran” a un’infrastruttura del gas dell’Ucraina dopo il via libera di UE e altri paesi NATO all’uso dei missili da crociera di fabbricazione occidentale sul territorio della Russia
di Carlo Domenico Cristofori
“Siamo in buona forma per questo inverno. Ma, come abbiamo detto, il problema non è questo inverno. Sarà il prossimo, perché non avremo il gas russo – il 98% [in meno] l’anno prossimo, forse niente”.
E’ quanto dichiarò nel dicembre 2022 Claudio Descalzi amministratore delegato di ENI, la più importante spa energetica italiana a capitale misto pubblico-privato. La sua previsione sta per rivelarsi puntuale con un anno di ritardo. Se infatti nell’inverno 2023-2024 i rincari del costo del gas furono contenuti per lo stoccaggio di tale preziosa risorsa, dall’inizio del 2025 è prevista una stangata energetica e finanziaria che ben poche famiglie a basso reddito saranno capaci di affrontare.
Di certo non basterà a sopperire a una cronica carenza di gas russo il giacimento Gaza Marine sul quale ENI ha stretto affari con Israele dal febbraio 2024 costringendo così il Governo Meloni a legittimare il genocidio sionista di Palestinesi in Terra Santa…
«La vicenda è finita anche al centro di un’interrogazione parlamentare. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo, ha chiarito che “da quanto riferisce Eni il contratto è ancora in via di finalizzazione e il consorzio non ha titolarità sull’area, né sono in corso operazioni che avrebbero comunque natura esplorativa. Non è al momento in corso alcuno sfruttamento di risorse”» ha scritto nel luglio scorso il quotidiano Avvenire.
La causa è ovviamente strettamente connessa alla guerra in Ucraina, sostenuta con continue escalation militari dalla NATO grazie ai suoi servetti del Governo della premier Giorgia Meloni in Italia e della Commissione Europea guidata da Ursula Von er Leyen nell’Unione Europea.
Pur di legittimare una strategia geopolitica suicida che fa presagire alla Terza Guerra Mondiale ovvero Prima Guerra Atomica nel Vecchio Continente con impatti apocalittici sul Vecchio Continente e con essa i loschi affari della Lobby delle Armi, invischiata in macroscopici conflitti d’interessi con i governi occidentali, i vertici dell’UE e dell’Alleanza Atlantica al servizio dei magnati del Nuovo Ordine Mondiale George Soros e Bill Gates, sono pronti a scatenare un conflitto finanziario sul gas con Mosca che a sua volta produrrà un enorme rincaro dell’energia elettrica e quindi di tutti i bene di prima necessità innescando speculazioni da incubo con conseguenze facilmente prevedibili: povertà, fame, carestia…
I tre Segni del Prossimo Collasso Finanziario Energetico e Sociale
Sono già apparsi tre segni evidenti di questa imminente disastro finanziario e sociale:
- la Russia ha attaccato per la prima volta le infrastrutture del gas dell’Ucraina visto che mancano pochi giorni alla scadenza del 31 dicmebre 2024 del contratto per il transito di tale risorsa russa in Ucraina
- la Commissione Europea ha già preventivato l’imminente necessità di fare scorte di beni di prima necessità nella concreta possibilità di un innalzamento dello scontro militare tra paesi NATO e la Russia
- gli analisti del settore energetico hanno già previsto un folle rincaro energetico
«Attenzione al 2025, perché l’anno nuovo porterà in dote un significativo aumento dei costi dell’energia. Stando alle ultime stime, entro i prossimi 12 mesi i prezzi dell’energia potrebbero crescere di quasi il 30%, con un impatto considerevole sulle bollette per chi ha sottoscritto un’offerta a prezzo indicizzato. Facile.it ha calcolato che una famiglia tipo che utilizza il mercato libero dovrà affrontare un aumento complessivo di 272 euro tra luce e gas, portando la spesa totale annuale a 2.841 euro rispetto agli attuali 2.569 euro (+11%).
E’ quanto scrive il giornale di destra Libero Quotidiano di proprietà del deputato della Lega Antonio Angelucci e pertanto da sempre schierato a favore del Governo Meloni.
«L’analisi è stata effettuata considerando l’andamento degli indici PSV e PUN tra dicembre 2023 e novembre 2024, insieme alle proiezioni dell’European Energy Exchange (EEX) per i successivi 12 mesi, assumendo consumi invariati e condizioni economiche stabili. In dettaglio, il PUN, che rappresenta il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, è previsto in crescita del 30%, passando da 0,11 €/kWh a 0,14 €/kWh. Parallelamente, il PSV, l’indice di riferimento per il prezzo del gas naturale in Italia, dovrebbe aumentare del 28%, salendo da 0,38 €/smc a 0,48 €/smc».
Nell’articolo non si citano quali concause nè l’abolizione del mercato tutelato anche nel settore elettrico, disposta proprio dal Governo Meloni, nè i previsti rincari del gas per il 2025 a causa dell’interruzione del transito delle forniture russe in Ucraina.
Primi Attacchi Droni della Russia contro le Infrastrutture del Gas in Ucraina
Nella notte del 18 dicembre, le truppe russe hanno attaccato le infrastrutture del gas ucraine utilizzando droni kamikaze Geran-2. Secondo le risorse di monitoraggio, gli attacchi si sono verificati nella regione di Poltava, dove sono stati registrati gravi incendi.
«I satelliti della NASA hanno registrato incendi nell’area del villaggio di Yakhniki, dove si trova un impianto di produzione di gas di petrolio liquefatto, nonché vicino al villaggio di Shkadrety, dove si trova il dipartimento di lavorazione del gas di Yablonevo. Questo impianto è il più grande produttore di gas liquefatto in Ucraina» scrive AviaPro.
Questo attacco è avvenuto in un contesto in cui si avvicinava la scadenza del contratto per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina.
Il 31 dicembre 2024 scade l’accordo che determinava la fornitura di gas russo all’Europa attraverso il territorio ucraino. Kiev in precedenza si era rifiutata di estendere l’accordo o di stipulare un nuovo contratto, cosa che aveva già suscitato preoccupazione nei paesi dell’UE che contavano sul mantenimento del transito. Tuttavia, nonostante le speranze degli stati europei, l’Ucraina ha preso una posizione dura.
Gli attacchi alle infrastrutture del gas potrebbero avere un impatto significativo sulla sicurezza energetica della regione. L’impianto di lavorazione del gas Yablonevsky svolge un ruolo importante nella produzione e fornitura di gas all’Ucraina. I suoi danni possono portare a interruzioni della fornitura, il che è particolarmente critico in inverno.
L’Impennata dei Prezzi del Gas in Europa
Dato il rifiuto dell’Ucraina di estendere il contratto del gas, la parte russa potrebbe considerare il sistema di trasporto del gas ucraino e gli impianti di stoccaggio sotterraneo come obiettivi legittimi. Dal 1° gennaio 2025, il sistema di trasporto del gas ucraino, dal punto di vista della Russia, perde il suo status di importante arteria di transito, il che lo rende bersaglio di potenziali attacchi.
La situazione potrebbe anche portare a un aumento dei prezzi del gas in Europa. Nonostante le dichiarazioni sulla preparazione a fermare il transito attraverso l’Ucraina, i paesi europei rimangono dipendenti dalle forniture di gas e vulnerabili a qualsiasi cambiamento nelle forniture energetiche. Gli impatti sulle infrastrutture del gas dell’Ucraina e la fine del contratto potrebbero diventare ulteriori fattori che contribuiscono all’aumento del costo delle risorse energetiche nel 2025.
Un ulteriore aspetto è la possibilità di acquistare da parte dei paesi occidentali i sistemi di trasporto del gas ucraino e gli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas. Alcuni analisti suggeriscono che il rifiuto dell’Ucraina di rinnovare il contratto e la conseguente instabilità potrebbero essere parte di un piano per attirare investitori stranieri, in particolare dagli Stati Uniti, per acquistare infrastrutture strategicamente importanti a prezzi ridotti.
La Commissione Europea contro il rinnovo dell’Accordo sul Gas con Mosca
La Commissione europea (CE) non è interessata a estendere gli accordi sul transito del gas russo verso i paesi dell’UE attraverso il territorio ucraino, ha affermato Reuters nei giorni scorsi citando un portavoce della Commissione.
“La Commissione non ha alcun interesse nella continuazione del transito del gas russo attraverso l’Ucraina”, ha affermato il portavoce.
“La Commissione non supporta alcuna discussione sull’estensione del contratto né altre soluzioni per mantenere i flussi di transito e non è stata coinvolta in alcun tipo di negoziato in merito”, ha aggiunto.
L’Allarme Energia Lanciato da Ungheria e Slovacchia
La dichiarazione della Commissione europea segue una lettera dei ministri dell’energia di diversi paesi dell’Europa orientale, tra cui Ungheria e Slovacchia, che hanno espresso preoccupazione per i rischi per la sicurezza energetica dell’UE dopo la scadenza dell’accordo sul transito del gas attraverso il territorio ucraino nel 2025.
«I tassi di prelievo del gas dagli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas (UGS) nei paesi europei hanno rallentato a metà dicembre, in seguito alle attese temperature calde e all’aumento della crescita delle importazioni di GNL, secondo i dati forniti da Gas Infrastructure Europe (GIE). L’Europa ha prelevato oltre 21 miliardi di metri cubi (bcm) dagli impianti UGS dall’inizio della stagione di riscaldamento» ha scritto l’agenzia russa TASS pochi giorni fa.
Il prezzo del gas in borsa in Europa è di circa $ 450 per 1.000 metri cubi. Nel frattempo, Gazprom fornisce gas all’Europa attraverso l’Ucraina nel volume di 42,4 milioni di metri cubi (mcm) al giorno alla stazione di pompaggio del gas di Sudzha nella regione russa di Kursk, attaccata dalle forze ucraine grazie al supporto logistico e di armi dell’Occidente.
“Gazprom fornisce gas russo per il transito attraverso il territorio ucraino nel volume confermato dalla parte ucraina tramite la stazione di pompaggio del gas di Sudzha di 42,4 milioni di metri cubi al 18 dicembre. La richiesta per la stazione di pompaggio del gas di Sokhranovka è stata respinta”, ha detto ai giornalisti un rappresentante di Gazprom.
Il giorno precedente, il pompaggio era pari a 42,4 milioni di metri cubi. Il prelievo di gas dagli impianti UGS nei paesi dell’UE ammontava a 504 milioni di metri cubi il 16 dicembre, secondo GIE. Nel frattempo, il pompaggio era pari a 34 milioni di metri cubi. Gli impianti UGS europei sono attualmente pieni al 77,49% (3,01 punti percentuali in meno rispetto alla media di questa data negli ultimi cinque anni), con 86 miliardi di metri cubi di gas immagazzinati al loro interno.Carlo Domenico Cristofori
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