di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Il Genocida, il Tagliagole, il Torturatore.
Il grandioso regista Sergio Leone non avrebbe potuto pensare di peggio quale remake del suo celeberrimo film “l buono, il brutto, il cattivo”. Perchè grazie al Governo Meloni-Mattarella il limite di ogni dignità democratica e civile è stato ampiamente superato…
La velenosa china sversata in Italia dagli accordi tra Massoneria, Sionismo, Mafia e Servizi Segreti anglosassoni (noti per l’affare StayBehind Gladio insabbiato alla grande inieme alle centinaia di vittime delle varie stragi tra cui quella di Ustica) sta diventando il plasma vitale dell’alleanza paradossale tra un Presidente della Repubblica come Sergio Mattarella, ex parlamentare del Partito Demcoratico assolto da tangenti mafiose per il rotto della cuffia, e la figlia ingrata della Fiamma Tricolore. Giorgia Meloni, che critica apertamente il Fascismo del Duce Benito Mussolini ma di fatto ne ripercorre le orme applicando leggi anti-razziali: come i tentativi di deportazione in Albania dei migranti delle guerre causate dalla NATO.
Roba da geopolitica più simile alle strategie di Adolf Hilter nel campo di concentramento di Auschwitz rispetto a quelle di Mussolini, che in mezoo alle nefande leggi razziali applicò migliaia di riforme sociali di fatto azzerate dalla premier Giorgia Meloni con la cancellazione del Reddito di Cittadinanza per poter erogare generosi finanziamenti della Guerra in Ucraina pilotata dal suo Ministro della Difesa Guido Crosetto, capace di far indagare i magistrati che hanno voluto vederci chiaro nelle sue ricche consulenze dall’indfustria bellica Leonardo.
Il Genocida Netanyyahu
Gli spettri o sheletri degli armadi zeppi di carogne corrotte e di delitti politici irrisolti vengono ormai a galla di fronte ala platea internazionale
in cui l’Italia si staglia con la complicitòà a tre acclarati criminali di guerra: Benjiamin Netanyahu, sospettato persino dal pavido Papa di genocidio in Palestina, il terrorista ISIS-Al Qaeda Al Jolany, e infine l’aguzzino torturatore libico Almasri…
“Noi siamo quindi disposti a inviare i nostri militari in un’eventuale missione che dovrà essere inevitabilmente a guida araba. Noi siamo rispettosi della Corte internazionale, ma in questo momento la richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile. Chi lo arresta? Diventa una sorta di farsa. Invece è utile, in questa fase, lavorare per costruire la pace. Netanyahu è l’interlocutore che sta lavorando con qualche difficoltà anche al suo interno”: lo ha dichiarato Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ospite a Start su Sky TG24.
La Carta di Roma (trattato su cui si regge la Corte Penale Internazionale) diventa CARTA STRACCIA dinnanzi alle interpretazioni di un complice di criminali come Tajani, erede di Silvio Berlusconi che continua a essere al centro di inchieste sulle presunte relazioni mafiose,..
Pochi giorni prima, il 10 gennaio 2025, RAI News, velina del mainstream reclutata da Tajani anche per le Elezioni Europee grazie ai finanziamenti della Commissione Europea e di Bill Gates, ha scritto
La Collaborazione di Tajioani col Terrorista Tagliagole dell’ISIS-
“Anche a livello culturale vogliamo collaborare, ho proposto per esempio una collaborazione tra università”.Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa in Siria, a Damasco, dove ha incontrato il presidente ad interim Ahmed Al Shaara
, noto con il suo nome di combattimento Abu Mohammed al-Jolani. “Il dialogo interculturale è fondamentale per la stabilità e la pace”, ha aggiunto Tajani, “siamo 2 Paesi con una grande storia alle nostre spalle e abbiamo una comune cultura mediterranea”.
Ecco i propgetti di collaborazione di Tajani con uno sgozzatore di donne e bambini aborrito da ex funzionari Interpol…
“Abbiamo un ambasciatore qui e vogliamo essere vicini al popolo siriano e sostenerlo in tutti i settori”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa in Siria, a Damasco, dove ha incontrato il presidente ad interim Ahmed Al Shaara, noto con il suo nome di combattimento Abu Mohammed al-Jolani. “Noi vogliamo rilanciare la cooperazione economica tra Italia e Siria e siamo pronti a farlo in settori cruciali come l’energia, l’agricoltura e la salute”, ha aggiunto Tajani
Il nuovo leader siriano Ahmed Al-Sharaa, conosciuto col nome di Abu Mohammad al-Jolani, si è impegnato a fermare “l’immigrazione illegale”, ha ricordato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Beirut.
Qual’è stata la risposta dell’IItalia a questo traffico redditizio che mette in rete jihadisti libici, mafia nigeriana, mafia italiana e parlamentari dei partiti del Governo Meloni collusi con la mafia? Eccola nell’ultimo clamoroso sviluppo che in un paese normale porterebbe una premier alle dimissioni…
«Non c’è stato un errore, né un vizio di forma. Il governo ha deciso di non consegnare alla Corte penale internazionale (Cpi) Najeem Osama Almasri Habish, 47enne capo della polizia giudiziaria del regime di Tripoli legato a doppio filo all’Italia, accusato di crimini di guerra, tortura e mille altre nefandezze commesse dal 2015 nel famigerato carcere di Mitiga. Lì le milizie libiche rinchiudono jihadisti, altri nemici, omosessuali e migranti in attesa di imbarcarsi per l’Italia» scrive il Fatto Quotidiano.
Almasri era stato arrestato domenica a Torino, dove era arrivato dalla Germania per assistere a Juventus-Milan (tifa Juve), sulla base di un red notice Interpol sollecitato il giorno prima dalla Corte dell’Aja.
Martedì però la Corte d’appello di Roma, competente per i mandati d’arresto della Cpi, l’ha scarcerato perché l’arresto era “irrituale”: mancava infatti l’intervento del ministro della Giustizia, l’unico che a norma della legge 237 del 2012 può avviare la procedura; a differenza dell’arresto a fini estradizionali, qui “non v’è una previsione attinente alla possibilità di intervento ‘di iniziativa’ della polizia giudiziaria”, scrive la Corte d’appello.
Un Falcon della Presidenza del Consiglio ha riportato comodamente a Tripoli il presunto torturatore, espulso “per motivi di ordine pubblico e sicurezza” dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e accolto con tutti gli onori nel suo Paese.
Almasri, nessun vizio di forma: il “torturatore di Tripoli” libero per scelta del governo
Estratto da Il Fatto Quotidiano
Un comunicato della Corte dell’Aja, durissimo per quanto scritto in “cortese”, ieri sera ha messo in fila le cose. Sabato 18, on the same day e cioè “lo stesso giorno” dell’emanazione del mandato d’arresto per l’ufficiale libico, “la Cancelleria della Cpi ha presentato una richiesta di arresto dell’indagato a sei Stati parte, tra cui la Repubblica italiana. La richiesta della Corte è stata trasmessa attraverso i canali designati da ciascuno Stato ed è stata preceduta da consultazioni e coordinamenti preventivi”.
Quindi Nordio – o almeno il ministero – ha ricevuto subito le carte. E non le ha trasmesse alla Procura generale di Roma come prevede la legge 237/2012, nemmeno quando la Procura generale l’ha sollecitato lunedì 20 gennaio, come si legge nell’ordinanza della Corte d’appello. Non è vero, come invece è stato fatto intendere, che la Cpi ha scritto al ministero solo dopo l’arresto. E anche se fosse stato commesso questo errore, sarebbe stato possibile rimediare con un nuovo provvedimento.
Scrivono ancora i giudici dell’Aja che Almastri, il 21, è stato “rilasciato senza preavviso o consultazione con la Corte”. E aggiungono di aver chiesto spiegazioni all’Italia: “La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità”. Per poi ricordare “il dovere di tutti gli Stati di cooperare pienamente”.
Un altro dettaglio conferma che è stata una scelta politica del governo. La mattina di lunedì 21, quando la Corte d’appello doveva ancora decidere sulla scarcerazione di Almastri, alle 10:14 il Falcon è partito da Roma e alle 11:13 è atterrato a Torino per recuperare Almasri.
Qualche ora dopo, alle 15:55, un comunicato della Giustizia riferiva che Nordio aveva “ricevuto” e stava “valutando” la richiesta della Corte dell’Aja. Probabilmente il ministro non era stato informato dell’invio dell’aereo di Stato per il presunto torturatore. Non è chiaro come siano rientrati in Libia i tre connazionali che erano con lui a Torino, denunciati per favoreggiamento dalla Digos e poi espulsi sempre per motivi di “ordine pubblico e sicurezza” dal prefetto del capoluogo piemontese. I tre non avrebbero altre pendenze in Italia.
Estratto da Il Fatto Quotidiano
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