Nell’iommagine di copertina Akiko Iwasaki, professoressa di Immunologia della Scuola di Medicina della Yale University che ha guidato lo studio sulla Sindrome da Post-Vaccinazione (PVS), nel quale ha confermato la persistenza della Spike nei vaccinati ma anche la presenza dei pericolosi auto-anticorpi scoperti dal bioimmunolo italiano Mauro Mantovani
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Alcuni ricercatori medici del Dipartimento di Immunologia della Scuola di Medicina della Yale University, in collaborazione coi colleghi di altre prestigiosi atenei americani, hanno pubblicato una dirompente quanto strana ricerca sulla Sindrome da Post-Vaccinazione.
In essa si conferma, quanto già accertato da vari studi tra cui quello italiano del professor Mauro Mantovani e colleghi, che la proteina tossica Spike dei vaccini persiste nell’organismo umano anche oltre 700 giorni e non le solo 24-48 ore utili a innescare la reazione immunitaria di prevenzione dalla malattia Covid-19.
Come già segnalato da un autorevole articolo della rivista Science in realtà questa attività di immunizzazione è minima e di limitatissima durata, ecco perché in Giappone e nell’Unione Europea sono già stati autorizzati sieri genici sa-mRNA, ovvero autoreplicanti, che sono in grado di continuare innescare il rilascio dell’RNA messaggero fino a 12 mesi in una logica biomedica transumanista dagli effetti ignoti e pericolosi per il sistema immunitario umano.
Gli Immunologi di Yale confermano la Sindrome da Post-Vaccinazione
La ricerca di Yale circola sui Substack dei maggiori studiosi delle reazioni avverse ai vaccini Covid da circa due settimane ma abbiamo atteso titubanti se pubblicarla per molteplici dubbi su di essa in quanto non solo ignora i precedenti studi sull’argomento ma in alcuni casi li contraddice in parte…
Anche se conferma la clamorosa scoperta degli auto-anticorpi patogeni scoperti dal professor Mantovani in una donna vaccinata.
Inoltre, cosa abbastanza rara per il documento scientifico di una prestigiosa università americana, essa è stata pubblicata in pre-print su MedRxiv prima ancora di una revisione paritaria che domani potrebbe confutarne la fondatezza o i dettagli.
«I vaccini anti-COVID-19 hanno prevenuto milioni di decessi per COVID-19. Tuttavia, una piccola parte della popolazione segnala una condizione debilitante cronica dopo la vaccinazione anti-COVID-19, spesso definita sindrome post-vaccinazione (PVS)».
Si tratta di un’affermazione pesante ma abbastanza contestabile in relazione all’impatto sulla popolazione.
Ma è parzialmente comprensibile che i medici americani, alcuni dei quali hanno dovuto dichiarare conflitti d’interessi con le Big Pharma dei vaccini (vedi PDF studio Bhattacharjee et al. tra le fonti), abbiano cercato di essere cauti per evitare una censura del loro lavoro.
La SPIKE-DEMIA segnalata già dai Medici Indiani
Uno studio condotto dai medici indiani Yogendra Shrestha e Rajesh Venkataraman del Dipartimento di Farmacia Pratica del Sri Adichunchanagiri College of Pharmacy, Adichunchanagiri University, B G Nagara, Karnataka, pubblicato su Science Direct il 10 novembre 2023 aveva lanciato l’allarme sul fenomeno da noi ribatezzato SPIKE-DEMIA proprio per l’enorme diffusione resgistrata in un ampio campione di vaccinati:
«La percentuale di partecipanti che hanno avuto almeno un PCVS è stata dell’83,9% (146)nel gruppo che ha ricevuto dosi di richiamo e del 50,2% (117) nel gruppo che non le ha ricevute».
Curiosamente tale importante ricerca, sottoposta a revisione paritaria, non è stata nemmeno inserita tra le fonti di letteratura scientifica dai medici della Yale University.
E’ vero che essa era focalizzata sul siergo genico mDNA AstraZeneca, non autorizzato negli USA, ma è altrettanto rilevante notare che la dinamica di produzione della Spike Tossica è alquanto similare a quella dei vacicni mRNA come Moderna e Pfizer, somministrati agli Americani oggetto dello studio.
E’ inoltre rilevante notare che i riceratori della famosa univeristà americana, oltre a minimizzare la diffusione del problema, usano la sigla PVS omettendo la parolina “magica” Covid che avrebbe messo la sindrome da loro accertata in diretta correlazione coi vaccini mRNA.
In un’intervista rilasciata al quotidiano The Epoch Times gli autori dello studio spiegano la delicatezza del problema.
Le Difficoltà per i Finanziamenti del Nuovo Studio
Mentre il COVID lungo è accettato dai medici e dal pubblico, “la PVS non è riconosciuta dalle autorità sanitarie e non ci sono criteri diagnostici definiti per la PVS”, ha detto a The Epoch Times l’autore principale dello studio, la dott.ssa Akiko Iwasaki, professoressa di immunologia presso la Yale University.
“Data la delicatezza dell’argomento, nessuno era disposto a finanziare questo lavoro”, ha detto Putrino. Una volta utilizzati i fondi esistenti per condurre un piccolo studio pilota, è arrivata la seconda sfida: hanno dovuto dimostrare che i pazienti PVS non soffrivano di Long-COVID.
Nel lontanissimo gennaio 2022 Gospa News aveva rilanciato un articolo della rivista Science che già sollevava il problema con un titolo inequivocabile: “In rari casi, i vaccini contro il coronavirus possono causare sintomi simili a LongCovid”. In esso si spiegava che i medici dell’Istituto Nazionale della Salute USA (NIH) avevano inizialmente avviato un’inchiesta su alcuni pazienti danneggiati ma poi la ricerca era svanita nel nulla…
Proteina Spike per ” anni nel Sangue dei Vaccinati
Il nuovo studio ha scoperto che, come per il COVID lungo, i pazienti PVS avevano spesso proteine spike persistenti, con alcuni pazienti che continuavano ad avere proteine spike nel sangue a 700 giorni dall’ultima vaccinazione.
Alcuni ricercatori italiani avevano pubblicato uno studio sul sito Zenodo (primo firmatario Simone Cristoni della Ion Source & Biotechnology srl di Bresso Milano, corrispondente scientifica Marina Piscopo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II) in cui dimostravano che tale proteina Spike era stata rintracciata nel sangue dei vaccinati fino a 189 giorni (sei mesi) dopo l’inoculazione.
Una successiva ricerca commissionata da Pascal Najadi, ex banchiere svizzero danneggiato dai vaccini, svela la permanenza e continua produzione di Spike nell’organismo dopo 2 anni.
Il Prof. Sucharid Bhakdi confermò che “i risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA iniettato fabbricato da PfizerBiontech”. Le conclusioni furono pubblicate sul sito svizzero Covidhub.ch che segnalò un’altra grave questione ormai esplosa a livello mondiale dopo lo studio pubblicato da un laboratorio finanziato dalla FDA (Food and Drug Administration, l’ente regolatore dei farmaci USA.
«Delle nuove ricerche mostrano che i vaccini Covid contengono proporzioni considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi permanentemente nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori. Questo potrebbe anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato dall’inizio delle campagne di vaccinazione».
Ma le analisi più inquietanti ed esplosive le ha fatto il bioimmunologo italiano Mauro Mantovani che per primò segnalò l’inserimento nella Spike dei vaccini della “doppia prolina” al fine di aumentarne proprio la persistenza nel corpo umano.
Lo Studio di Yale Conferma gli AutoAnticorpi Patogeni scoperti dal Prof. Mantovani
Ebbene ora lo studio di Yale conferma una delle più sconvolgenti e aberranti scoperte: quella degli auto-anticorpi patogeni.
«Il caso si presta alla discussione del ruolo dei diversi tipi di autoanticorpi prodotti in risposta alla vaccinazione anti-COVID-19, che possono avere effetti funzionali, regolatori e possibilmente patogeni sul sistema vascolare e nervoso».
Era questa la frase cruciale di uno studio pubblicato il 10 maggio 2024 dalla prestigiosa rivista medica Cureus di Springer Nature, con sede a San Francisco, in California (USA), dopo una revisione di circa tre settimane.
Il lavoro è stato firmato da ricercatori italiani come l’immunologo Mauro Mantovani e i suoi colleghi Romano Grossi, del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale “S.M. Goretti” di Latina, Giuseppe Di Fede, Direttore sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano (dove lavora lo stesso Mantovani, primo firmatario) e Paolo Bellavite, autore corrispondente e già docente di Patologia Generale presso l’Università degli studi di Padova.
«Sta diventando evidente che le vaccinazioni possono essere seguite anche da una condizione patologica subacuta o cronica, la cosiddetta Sindrome lunga da vaccinazione post-COVID (LPCVS) che comprende affaticamento generale, dolori muscolari e osteoarticolari, dispnea, intorpidimento delle estremità, tachicardia ortostatica, ipertensione, dispnea, insonnia, ansia, vertigini, disturbi neurologici e neuropsichiatrici» scrissero i medici Italiani come riportato in anteprima da Gospa News.
Ecco quanto hanno scoperto i medici di Yale in temini sintetici e nel dettaglio:
«I ricercatori hanno anche scoperto che i pazienti con PVS avevano autoanticorpi. Mentre gli anticorpi aiutano a combattere le infezioni estranee, gli autoanticorpi attaccano i normali tessuti propri» scrive la giornalista scientifica Marina Zhang che li ha intervistati per The Epoch Times (testo integrale a breve su Gospa News International).
E’ proprio quanto avevano accertato, sebbene riferito a un unico caso di studioo, Mantovani e colleghi….
«I ricercatori hanno scoperto che gli autoanticorpi potrebbero attaccare 65 diversi tipi di marcatori umani. Hanno anche evidenziato due tipi di autoanticorpi che sembravano essere più diffusi nei campioni di pazienti con PVS. Un tipo è l’autoanticorpi anti-nucleosomi, che è implicato nel lupus, e un altro è l’anti-AQP4, che è implicato nella neuromielite ottica, una malattia autoimmune del sistema nervoso».
Stessta conclusione a cui giunsero i ricercatori italiani lanciando un allarme totalmente ignorato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, scandalosamente in conflitti d’interessi con le Big Pharma dei Vaccini, ma anche, purtroppo, parzialmente dalla letteratura scientifica.
«In particolare, abbiamo riscontrato livelli elevati di spike (S1 e S a lunghezza intera) in circolazione fino a 709 giorni dopo la vaccinazione in un sottogruppo con PVS, anche473 in quelli senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2 rilevabile» scrivono nel dettaglio.
Ma in un altro studio di coorte, ovvero su un ampio numero di individui, lo stesso professor Mantovani aveva accertato la persistenza record: fino a 756 giorni!!! Come mi aveva spiegato in un’intervista esclusiva…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
giornalista investigativo dal 1991
direttore responsabile di Gospa News
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
segui Fabio Carisio su Twitter
e Gospa News su Telegram
FONTI PRINCIPALI DEI LINK SCIENTIFICI
GOSPA NEWS INTERNATIONAL – Intervista Epoch Times
GOSPA NEWS – TUTTE LE RICERCHE SU VACCINI E TURBO-CANCRO
GOSPA NEWS – INCHIESTE COVID. VACCINI & Big Pharma
GOSPA NEWS – WUHAN-GATES DOSSIER
ARTICOLI CORRELATI