FEMMINICIDIO DI MARTINA. La Bufera su De Luca e l’Emergenza Educativa degli Adolescenti che Nessuno Vuol Vedere

FEMMINICIDIO DI MARTINA. La Bufera su De Luca e l’Emergenza Educativa degli Adolescenti che Nessuno Vuol Vedere

Nell’immagine di copertina una foto di Martina da lei pubblicata sul suo profilo FB e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca

di Paola Persichetti

Tutti i links ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori dalla redazione

L’atroce omicidio di Martina Carbonaro, la quattordicenne di Afragola trovata morta in un casolare, brutalmente colpita dall’ex fidanzato Alessio Tucci, ha scosso l’Italia e riacceso un dibattito rovente sulle radici della violenza giovanile. Le parole di Alessio – “Mi aveva lasciato” – e le lacrime recitate davanti ai genitori di Martina, che ora rileggono con orrore le dichiarazioni d’amore sui social, dipingono un quadro desolante di una relazione distorta e di una mente incapace di accettare il rifiuto.

De Luca nella bufera: “È normale che una dodicenne si fidanzi?”

Il dibattito ha raggiunto il culmine con le dichiarazioni del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenuto agli Stati generali sull’ambiente a Napoli. De Luca ha sollevato un punto scomodo ma fondamentale: “La quattordicenne Martina Carbonaro ‘era fidanzata da due anni con un ragazzo. È normale che una ragazza di 12 anni, che è una bambina, si fidanzi senza che nessuno dica niente? Per me è un problema'”.

Alessio Tucci e Martina Carbonaro (Fb)

Queste parole hanno scatenato una vera e propria bufera, con l’influencer Valeria Angione che ha interrotto De Luca in diretta, sostenendo che “non è un problema della ragazza che aveva 14 anni ma del ragazzo che l’ha ammazzata”. Alla Angione si è unita la condanna di Mara Carfagna (Noi Moderati), che ha accusato De Luca di riproporre la “vecchia giustificazione maschilista: è lei che se l’è andata a cercare”. Carfagna ha dichiarato che questo tipo di pensiero “è il segno più chiaro della cultura distorta e pericolosa di questi tempi” e ha chiesto che sia “respinto con forza da tutti”.

Tuttavia, la polemica ha mostrato una frattura profonda, con molti utenti social che hanno espresso solidarietà a De Luca, trovando nelle sue parole una scomoda verità.

La Profezia di Crepet si Avvera: Il Silenzio sull’Emergenza Educativa

Le reazioni infuocate alle parole di De Luca sembrano dare drammaticamente ragione all’analisi dello psichiatra Paolo Crepet, che da tempo denuncia uno sfacelo educativo di cui nessuno vuole farsi carico. Crepet, infatti, aveva già anticipato questa reazione, affermando che “milioni di genitori che si indigneranno per questa tragedia, ma contemporaneamente benediranno l’idea che il loro figlio appena adolescente torni alle 4 di mattina come se niente fosse”.

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La polemica su De Luca non è solo un conflitto di opinioni, ma un sintomo di quanto sia difficile per la nostra società affrontare la verità scomoda: l’omicidio di Martina, come tanti altri episodi di violenza giovanile, non è solo una questione di “maschio tossico” o “patriarcato”, ma anche il frutto di un’emergenza educativa sistemica, un “problema” che, come De Luca ha osato dire, riguarda le fondamenta stesse delle relazioni e della crescita dei nostri figli. E mentre i genitori piangono, c’è chi, contraddittoriamente, esulta per un film come Adolescence.

“Adolescence”: Un Film osannato, una Realtà da Indignare

Proprio il serial Netflix “Adolescence”, che narra l’omicidio di una tredicenne da parte di un coetaneo, è diventato il simbolo di questa contraddizione. Crepet si rifiuta persino di guardarlo, definendo “anestetizzati” anche gli intellettuali che lo celebrano.

“Il solo fatto di ritrovarci in una società dove un tredicenne ammazza una compagna dovrebbe far inorridire,” sostiene Crepet, lamentando come “nessuno parla più di futuro” e come la brutalità venga normalizzata. La serie, pur offrendo una “diagnosi perfetta” dei disagi adolescenziali e della frustrazione di non piacere agli altri, manca clamorosamente della “terapia”.

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I padri, pur presenti e affettuosi, come il padre di Jamie in Adolescence, trasmettono inconsapevolmente una “cultura della postmodernità” priva di radici storiche, leggi morali e trascendenza. Non avendo altro da dare, si limitano a offrire un “quieto vivere” che si traduce in permissivismo e assenza di regole. “Sono francamente cresciuti dalla peggior generazione di adulti, o pseudo tali, della storia,” afferma Crepet sui giovani, aggiungendo che “sono gli stessi genitori che si sentono undicenni, e lo dimostrano le stupidità che pubblicano sulle varie piattaforme social. Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sé?”.

“Bambini senza fanciullezza, adulti senza presenza”

La vera emergenza, come sottolineano le parole dello stesso Crepet, è la perdita della fanciullezza e dell’ingenuità: “A quattordici anni hai già una relazione importante da due, qualcosa deve essere andato storto e qualcuno deve pur dirlo.”

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È un problema che i nostri bambini delle elementari siano già esposti a immagini violente, che a cinque anni si chieda alle bambine se hanno il “fidanzatino”, e che a undici-dodici anni vengano scambiate per diciottenni. Se ci si allarma giustamente per il 30% di adolescenti (14-19 anni) che ritengono normale toccare o avere rapporti sessuali senza consenso, perché non ci spaventa che ai bambini della materna venga proposto il “gioco del dottore” per toccarsi e sperimentare con il proprio corpo?

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La società contemporanea si illude di “educare al rispetto” con corsi e campagne, ma poi non affronta ciò che i ragazzi trovano fuori dalla porta della scuola: un mondo digitale pervaso da challenge pericolose e pornografia, dove la “validazione delle emozioni” ha sostituito il “a letto senza cena”. I genitori, “quelli che c’è ma non è presente”, “quelli che non sanno più dire un ‘no'”, quelli che “sovvenzionano qualsiasi attività extra scolastica per gareggiare con gli altri genitori”, sono spesso complici inconsapevoli di questo sfacelo.

La famiglia assente e i “piccoli Joker”

De Luca ha aggiunto un tassello cruciale: “Io direi a quelli della mia generazione di essere padri e madri, non finti giovani, soprattutto con i figli maschi.” Le sue parole, benché controverse, riflettono la tesi di Crepet: “Sono francamente cresciuti dalla peggior generazione di adulti, o pseudo tali, della storia. Perché sono gli stessi genitori che si sentono undicenni, e lo dimostrano le stupidità che pubblicano sulle varie piattaforme social. Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sé?”.

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L’idea di educare i figli al rispetto delle donne è sacrosanta, ma come si può pretenderlo quando la famiglia stessa, il primo e insostituibile nucleo educativo, è assente o inefficace? L’analisi del sociologo Crepet e le polemiche scatenate da De Luca convergono su un punto drammatico: se la famiglia non fa la sua parte, nessuna “educazione all’affettività” o strategia politica potrà arginare la deriva.

Continueremo a crescere “piccoli Joker”, giovani senza umanità, per poi ritrovarci a reclamare con sconcerto “era un bravo ragazzo” o “era innamorata”, ignorando che il vero problema, l’emergenza educativa, è rimasto a lungo un tabù.

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Quali concrete responsabilità individuali e collettive dovremmo assumerci per porre fine a questo “sfacelo educativo” e prevenire tragedie come quella di Martina?

prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly  APS La Gente come Noi Terni 

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

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Paola Persichetti

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