ASCENSIONE E SOLENNITA’ CRISTIANE “ABOLITE” DA STATISTI DC INTRIGATI CON MASSONI E MAFIOSI. La Legge contro Gesù di Leone e Andreotti: poi travolti da Tremendi Scandali

Nell’immagine di copertina Giovanni Leone accanto a un giovanissimo Giulio Andreotti. Di fianco un particolare dell’impetuosa Ascensione di Cristo del Tintoretto
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge: I seguenti giorni cessano di essere considerati festivi agli effetti civili: Epifania; S. Giuseppe; Ascensione; Corpus Domini; SS.Apostoli Pietro e Paolo. A decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell’Unità nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre».
Con queste frasi, nella legge del 5 marzo 1977, due sedicenti politici cattolici come Giovanni Leone, allora Capo dello Stato, e Giulio Andreotti, presidente del Consiglio dei Ministri, fecero “tabula rasa” di alcune Solennità Religiose della Chiesa Cattolica Apostolica Romana in Italia.
Ciò avvenne per le presunte esigenze economico-produttive che portarono l’Italia alla forsennata ricerca di uno sviluppo industriale di cui oggi beneficiano solo le multinazionali a cui i vari governi hanno svenduto molte società di Stato, controllate interamente o in gran parte da Lobby finanziarie perlo più di matrice sionista come nel caso della Banca d’Italia o dell’industria delle armi Leonardo Spa (ex Finmeccanica macchiata da innumerevoli inchieste per tangenti), che vedono entrambe Unicredit Spa come maggior azionista privato, a sua volta controllata da fondi d’investimento americani gestiti da attivisti del Movimento Politico Sionista come abbiamo evidenziato in una precedente inchiesta.
Ecco perché appare alquanto sospetto che a firmare quella legge per annacquare l’importanza di varie solennità del Cristianesimo furono due politic della DC impelagati con alcuni dei peggiori scandali della storia della Repubblica Italiana: dal disastro del Vajont alle Stragi compiute dai mafiosi per occultare i segreti e indicibili legami di Cosa Nostra con Massoneria e Servizi Segreti.
I casi sono tali e tanti che in parte li abbiamo citati in altre inchieste e in parte si potranno trovare ricostruiti in modo abbastanza oggettivo da Wikipedia, qui saremo costretti a fare solo una brevissima sintesi dei collegamenti più evidenti e sxconcertanti.
La Rimozione della Solennità dell’Ascensione nell’era dei Cardinali Massoni
Oggi, primo giugno, in Italia si celebra la Festa dell’Ascensione di Nostro Signore. Una solennità “mobile” connessa alla Pasqua che fino al 1977 fu sempre celebrata per secoli il giovedì del 40 giorno successivo alla Risurrezione di Gesù Cristo.
ASCENSIONE, L’ULTIMA TEOFANIA DI CRISTO SMINUITA DAGLI EREDI ITALIANI DEI MARTIRI
La medesima solennità è stata invece celebrata come festività nazionale giovedì 29 maggio nei paesi della Chiesa Ortodossa e quelli a maggioranza Cattolica o Protestante come Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Indonesia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera.
Con il D.P.R. 792/1985, venne ripristinata agli effetti civili la Solennità dell’Epifania e. limitatamente al Comune di Roma, anche quella dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Dal 2000 poi ridivenne festivo anche il giorno 2 giugno, al quale fu riportata la celebrazione della Festa della Repubblica. Mentre ancora nel 2015 è stato presentata una Proposta di Legge alla Camera dei Deputati per reintrodurre le festività religiose cancellate dal calendario civile.
La sua celebrazione nella Chiesa cattolica, proprio nella patria degli eredi dei Martiri San Pietro e San Paolo, fu posticipata alla domenica successiva su iniziativa della CEI (Conferenza Espiscopale Italiana) come parziale deroga ai Patti Lateranensi, a seguito della Legge n. 54/1977, in base alla quale cessarono di avere carattere festivo agli effetti civili alcune solennità cattoliche.
Ciò avvenne due anni prima che fosse ucciso, il 20 marzo 1979, il giornalista e avvocato Mino Pecorelli, fondatore dell’agenzia di stampa Osservatorio Politico (OP) che raccoglieva informazioni dalla famigerata Loggia Massonica P2, a cui risultò affiliato egli stesso, ma anche dai Servizi Segreti, svelando così alcuni dei maggiori scandali della politica italiana tra cui la Lista dei Cardinali del Vaticano iscritti alla Massoneria nonostante la scomunica promulgata contro di essa da Papa Leone XIII con l’enciclica Humanum Genus del 20 aprile 1884.
Loggia P2, assassinio Pecorelli e il mandante assolto Andreotti
Alla luce della sempre più evidente deriva di molti esponenti del Clero cattolico verso le Logge Massoniche, in un’insana ricerca di suggestioni esoteriche in mezzo al Fumo di Satana entrato nella Santa Sede come previsto da Papa Paolo VI, non appare affatto irrilevante che due potenti quanto criticati statisti democristiani come Leone e Andreotti, adusi a pescare voti nel mondo Cattolico, abbiano deliberato quel solenne sfregio alla memoria delle Solennità Cristiane.
Non solo. Entrambi i politici DC sono finiti al centro delle inchieste di Pecorelli proprio per le loro conoscenze massoniche ma anche mafiose.
«Con la proclamazione del Regno d’Italia unitario, sorse l’esigenza, da parte del Grande Oriente d’Italia, cioè la più importante e numerosa comunione massonica d’Italia, di salvaguardare l’identità degli affiliati più in vista, anche all’interno dell’organizzazione. Per tale motivo, l’adesione di questi ultimi non figurava in nessun elenco ufficiale, ma era nota al solo Gran maestro, risultandogli come iniziazione «all’orecchio». Fu solo nel 1877 che Giuseppe Mazzoni (da non confondere con il leader del Supremo Consiglio Massonico Giuseppe Mazzini – ndr) iniziò a stilarne un elenco denominato Propaganda massonica, costituendo ufficialmente la loggia in questione e diventandone il primo “maestro venerabile”»
Nacque così la cosiddetta Loggia P2, esattamente cent’anni prima della promulgazione della legge che cancellò alcune solennità cristiane…
Fu sospesa dal GOI il 26 luglio 1976; successivamente, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 sotto la presidenza dell’onorevole Tina Anselmi concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria «organizzazione criminale» ed «eversiva», venendo sciolta definitivamente nel 1982.
Rammenta un testo dovizioso di particolati di Wikipedia:
“Il 6 aprile 1993 il pentito Tommaso Buscetta, interrogato dai magistrati di Palermo, parlò per la prima volta dei rapporti tra politica e mafia e raccontò, tra le altre cose, di aver saputo dai boss Gaetano Badalamenti e Stefano Bontate che l’omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto nell’interesse di Giulio Andreotti il quale sarebbe stato il mandante insieme a Badalamenti e Pippo Calò. La magistratura aprì un fascicolo sul caso. In questo faldone vennero aggiunti, man mano che le indagini proseguivano e per effetto delle deposizioni di alcuni pentiti della Banda della Magliana, il senatore Andreotti, l’allora pm Vitalone, Badalamenti, Calò in qualità di mandanti, e inoltre Michelangelo La Barbera e Carminati in qualità di esecutori materiali”.
Secondo la Corte di Perugia e il Tribunale di Palermo «Andreotti aveva rapporti di antica data con molte delle persone che a vario titolo si erano interessate della vicenda del banchiere della Banca Privata Italiana ed esponente della loggia massonica P2 Michele Sindona, oltre che con lo stesso Sindona».
Sindona era considerato il cassiere di Cosa Nostra, Andreotti fu assolto dopo sentenze molto controverse…
«La tesi accusatoria prospettava quindi che il delitto fosse stato deciso da Andreotti “il quale, attraverso l’onorevole Claudio Vitalone, avrebbe chiesto ai cugini Ignazio e Antonino Salvo l’eliminazione di Pecorelli. (…) Il 24 settembre 1999 fu emanata la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati “per non avere commesso il fatto” (in base all’articolo 530 c.p.p.) . Il 17 novembre 2002, la Corte d’assise d’appello di Perugia condannò Andreotti e Badalamenti a 24 anni di reclusione come mandanti dell’omicidio, confermando invece l’assoluzione per i presunti esecutori materiali del delitto.Il 30 ottobre 2003 la Corte di cassazione annullò senza rinvio la condanna inflitta in appello a Giulio Andreotti e a Badalamenti, affermandone definitivamente l’innocenza»
Un altro processo a carico di Andreotti, pur dichiarando i fatti prescritti, stabilirà però che questi ebbe rapporti ripetuti e amichevoli con Cosa nostra fino al 1980…
Le Inchieste sull’avvocato Leone: amico di Gelli e difensore dei Criminali del Vajont
Le inchieste di Pecorelli non colpirono solo il sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri ma anche il suo “amico” democristiano napoletano Giovanni Leone.
«A dimostrazione del fatto che Pecorelli fosse un giornalista ben documentato e che pubblicava tutto, intervenne sui casi più disparati: abuso edilizio; frode fiscale, i comportamenti pubblici e privati dei politici, compresi quelli della famiglia di Giovanni Leone (presidente della Repubblica dal 1971 al 1978) e di sua moglie (calabrese… – ndr) Altri scandali degni di nota regolarmente pubblicati su OP furono quello dell’Italpetroli, il Lockheed, il caso Sindona, il dossier “Mi.Fo.Biali” (che coinvolgeva l’ex direttore del SISDEVito Miceli, Mario Foligni del Nuovo partito popolare e la Libia), oltre allo scoop riguardante la presenza di una loggia massonica in Vaticano pubblicato all’indomani dell’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio».
Quella sua inchiesta ebbe un riflesso fatale sul brevissimo pontificato di Papa Giovanni Paolo I, deceduto esattamente 33 giorni dopo la sua nomina in circostanze assai misteriose che alcuni storici ecclessiastici hanno messo in connessione alla sua volontà di fare pulizia dei massoni in Vaticano….
«Nel 1963 è il capo del collegio degli avvocati di difesa della società SADE, facente parte del gruppo Enel, responsabile del disastro del Vajont, che si conclude con l’assoluzione di cinque imputati e di sole tre condanne con il minimo della pena. Con dieci miliardi di lire dell’Enel per i risarcimenti, tenta un accordo perché la questione passi da penale a civile, ma il giudice istruttore di Belluno, Mario Fabbri, evita ogni tipo di compromesso. Nei confronti dei superstiti, costituitisi parte civile e ai quali, in precedenza, aveva promesso giustizia, in veste di presidente del Consiglio, riesce a far accogliere dal tribunale la tesi della commorienza e fa risparmiare all’Enel miliardi di lire».
Va infatti rimarcato che Giovanni Leone, divenne presidente del Consiglio dal 21 giugno al 4 dicembre 1963, quando, con l’approvazione della legge di bilancio, che all’epoca era prevista il 31 ottobre di ogni anno, l’uomo politico napoletano rassegnò le dimissioni, ritenendo che il suo compito, come indicato nelle dichiarazioni programmatiche di sei mesi prima, si fosse esaurito.
Questa astuta mossa politica gli evitò di subire i contracolpi del Disastro del Vajont, in qualità di premier italiano chiamato implictamente a vigilare sulle opere pubbliche dei suoi Ministeri, e gli permise di entrare in un macroscopico conflitto d’interessi dove il controllore governativo diveniva difensore di parte dei criminali accusati (e parzialmente condannati) per il disastro…
E’ sembra rimasta avvolta dal mistero la sua conoscenza ed eventuale corrispondenza con il leader massonico della P2 Licio Gelli…
«Nell’agosto del 1975 la Loggia P2 formulò un documento chiamato «Schema R100», una sintesi che ridefinì gli scopi d’eversione e gli obbiettivi autoritari dell’organizzazione. Gelli affermò d’aver sottoposto lo Schema R al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, incontrando solo giudizi di compiacimento. Interrogato dalla Commissione Parlamentare nel novembre 1982 l’ex presidente negò d’aver mai parlato con Licio Gelli di questioni politiche o istituzionali, dichiarando d’avergli accordato una sola udienza nel 1972 e di breve durata».
A detta di Leone, Gelli si servì di “Osservatore politico” e di Pecorelli per attaccare il Presidente della Repubblica come forma di ritorsione per il fallimento dei suoi tentativi d’inserirsi nella presidenza
Dalla Catastrofe “Per Volontà di Dio” alla Difesa di Mattarella padre per Mafia
Wikipedia cita quindi un aneddoto inquietante:
«La catastrofe fu attribuita solo a cause naturali e alla volontà di Dio, tanto che il giornale del suo partito, La Discussione, la chiamò “un misterioso atto di amore di Dio”»
Non manca, però, anche per Leone un importante coinvolgimento in un caso di mafia come avvocato, come evidenzia sempre l’enciclopedia online ritenuta comunemente abbastanza di “mainstream”.
«Nello stesso anno 1963 assiste il ministro Bernardo Mattarella nella querela per diffamazione contro Danilo Dolci e Franco Alasia, che lo avevano accusato di coinvolgimento con la mafia; il processo si conclude con la condanna dei diffamatori, rispettivamente a due anni e a un anno e sette mesi».
I giornalisti e scrittori furono condannati nonostante una robusta documentazione che comprovava gli stretti legami tra Mattarella, padre dell’attuale presidente della Repubblica Sergio, e «il più mafioso dei politici ed il più politico dei mafiosi», come Giovanni Falcone definì l’ex Sindaco di Palermo Vito Ciancimino da lui arrestato…
Tra le carte a disposizione del nuovo giudice Maura Cannella (titolare di una nuova causa civile in merito) «c’è la corrispondenza datata 1970 tra il deputato Francesco Cattanei, presidente dell’Antimafia dal 1968 al 1972, e il direttore generale delle Ferrovie dell’epoca, Ruben Fienga, che testimonia chiaramente come vent’anni prima, nel 1950, Mattarella senior avesse aiutato don Vito ad accaparrarsi la concessione per il trasporto dei carrelli stradali per gli scali ferroviari».
Nel 1992 Ciancimino venne condannato definitivamente in Cassazione a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa e corruzione. Fu condannato inoltre a 3 anni e 2 mesi di carcere (pena condonata) per peculato, interesse in atti d’ufficio, falsità in bilancio, frode e truffa pluriaggravata nel processo per i grandi appalti di Palermo e a 3 anni e 8 mesi per aver pilotato due appalti comunali quando non aveva più cariche pubbliche.
I magistrati che indagarono su di lui lo definirono «la più esplicita infiltrazione della mafia nell’amministrazione pubblica». Ai giornalisti tocca rammentare che la sua importante carriera imprenditoriale e politicia iniziò proprio grazie a una raccomandazione di Bernardo Mattarella, come dettagliato da Gospa News nell’inchiesta “MATTARELLA, INTOCCABILI SICILIANI DA PALERMO A ROMA”.
Forse quale premio della vittoriosa causa a favore dell’ENEL o dell’onorata famiglia Mattarella, Giovanni Leone il 29 dicembre 1971 fu eletto Presidente della Repubblica Italiana.
Ma la sua firma al fondo della legge sull’abolizione di alcune delle Solennità Cristiane del 1977 non gli portò molta fortuna. Fu di fatto indotto a dimettersi il 15 giugno 1978 dal clima politico italiano reso incandescende proprio dallo scandalo Lockeed sollevato dal giornalista Pecorelli…
«Nella primavera del 1976, il presidente della Repubblica Giovanni Leone fu accusato di essere lui stesso il personaggio chiave attorno al quale ruotava lo scandalo Lockheed, illeciti nell’acquisto da parte dello Stato italiano di velivoli dagli USA, con il nome in codice Antelope Cobbler, insieme all’ex presidente del Consiglio Mariano Rumor».
Nel 1993, invece, Mattarella junior, fu assolto per la “modica quantità” del finanziamento illecito preso da un mafioso di Cosa Nostra, rievocando gli antichi spettri volteggiati sulla memoria del padre… .
Nel 2015 è stato votato dal Parlamento quale Presidente della Repubblica e, grazie al suo ruolo di Capo del Consiglio Supremo di Difesa in virtù del quale comanda le Forze Armate, ha ascosamente orientato i vari governi italiani verso la politica del riarmo e della guerra, palesandosi ai posteri come uno dei più raffinati ambasciatori europei del Nuovo Ordine Mondiale e uno dei grandi paladini della Lobby delle Armi.
Ecco quindi che la storia dei più grandi esponenti della DC è stracolma di scheletri negli armadi che li hanno resi necessariamente soggiogati alla Massoneria,pur restando sovente all’esterno di essa per non contravvenire lo Statuto democristiano che declamava l’icncompatibilità.
Come abbiamo evidenziato in molte inchieste storiche, loro stessi sono pure divenuti un tramite tra alcuni scellerati cardinali del Vaticano e gli occulti potentati massonici…
Ecco perchè, in ricorrenza del centenario della Loggia P2, due di loro hanno promulgato una legge contro le Solennità Cristiane…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
direttore Gospa News
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