PANDEMIA: CURE NEGATE, VERITA’ OCCULTATE. “Autopsia” di una Sanità Moribonda: Intervista al dottor Garavelli, ex Primario di Malattie Infettive e Sindacalista Medico

PANDEMIA: CURE NEGATE, VERITA’ OCCULTATE. “Autopsia” di una Sanità Moribonda: Intervista al dottor Garavelli, ex Primario di Malattie Infettive e Sindacalista Medico

L” autopsia di una sanità che sta morendo: omissioni, tagli e omertà nel sistema che dovrebbe salvarci – Il grido d’allarme dell’ex primario malattie infettive dell’Ospedale di Novara

di Piero Angelo De Ruvo

Ogni link a precedenti articoli di Gospa News è stato aggiunto a posteriori  dalla Redazione

La sanità italiana tra dimenticanze, carenze e silenzi: l’analisi del Dott. Garavelli

L’ex primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara racconta la crisi del sistema sanitario, tra mancati riconoscimenti, fuga dei professionisti e il silenzio dei media. È un’analisi lucida e, per certi versi, impietosa quella offerta dal dottor Pietro Luigi Garavelli, medico infettivologo di lungo corso, già primario della struttura complessa di malattie infettive presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara.

In un’intervista intensa rilasciata a “Gospa News”, il dottor Garavelli offre una lettura profonda della crisi che affligge la sanità italiana, con particolare attenzione alla dimensione locale, senza nascondere un forte senso di delusione nei confronti delle istituzioni sanitarie e politiche.

Una voce autorevole, indipendente, spesso scomoda, che durante tutta la crisi pandemica non ha mai esitato a esporsi in nome della verità scientifica e del dovere morale del medico.

Pandemia e cure negate: la verità mancata

Il primo tema toccato dal dottor Garavelli è uno dei più controversi, le terapie precoci. Secondo il medico, la più grande verità mai raccontata agli italiani durante l’emergenza Covid è che esistevano trattamenti potenzialmente efficaci sin dalle prime fasi della pandemia, anche se non specifici.

“La narrazione dominante ha fatto leva quasi esclusivamente sulla promessa salvifica del vaccino – afferma Garavelli – ma chi conosce i meccanismi di pressione selettiva virale sapeva già che quel tipo di vaccino avrebbe avuto un’efficacia temporanea, perché il virus avrebbe trovato rapidamente il modo di ‘saltarlo’ mutando”.

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Non si tratta, secondo Garavelli, di semplici supposizioni. Le evidenze c’erano e venivano da lontano “L’idrossiclorochina, ad esempio, era già stata utilizzata nella SARS del 2003, e i risultati positivi vennero pubblicati nel 2005 da un’équipe italiana (Cauda, Cassone, Savarino). Se impiegata tempestivamente, poteva avere un effetto positivo anche contro il SARS-CoV-2.”

Ma non era l’unico approccio, vi era il plasma iperimmune, antivirali ospedalieri, anticorpi monoclonali.

“Tutti strumenti che, se utilizzati nelle primissime fasi, riducevano ricoveri e mortalità. Lo dimostrano i dati ufficiali della Regione Piemonte, relativi al distretto di Acqui e Ovada, dove l’utilizzo di questi approcci ridusse la mortalità del 30%, questi sono con dati pubblici ufficiali della Regione, Piemonte relativamente al distretto di Acqui Ovada. Eppure, queste evidenze sono rimaste escluse dal dibattito italiano, pur essendo documentate e persino riportate da media internazionali.”

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Un gesto mancato, forse per paura, che vale più di mille parole

La mancata attribuzione del titolo di Primario Emerito pur apparendo formale, assume una valenza simbolica non indifferente,

Era una consuetudine – racconta Garavelli – un atto di cortesia verso chi aveva dedicato una vita alla cura dei pazienti e alla crescita degli ospedali”. Un’abitudine interrotta a Novara, dove almeno 12 primari in pensione, inclusi ex rettori e nomi di spicco della medicina piemontese, sono stati “dimenticati”.

Nel caso del dottor Garavelli, la mancata onorificenza assume una doppia valenza. “Sarebbe stato un gesto per chiudere un capitolo di tensioni iniziato nel 2021, quando fui censurato per aver detto la verità sulla pandemia”, afferma.

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“Fumare il calumet della pace, ma forse hanno avuto paura”. Un’omissione che sembra rivelare un clima interno alle istituzioni sanitarie in cui il dissenso, anche se fondato, non trova spazio né ascolto. “Sono un libero cittadino – prosegue Garavelli – e oggi posso porre domande senza timore di ritorsioni. Quelle, le ho già subite.” E aggiunge: “Io sapevo che tempo e scienza mi avrebbero dato ragione. Quello che fa più male è che, nonostante tutto, l’amministrazione dell’ospedale a cui ho dedicato 25 anni non ha mai avuto il coraggio di riconoscere l’errore. Nessuna scusa, nemmeno simbolica”. È come se si avesse paura anche solo di ammettere che si poteva agire diversamente.

Famiglia, scelte difficili e responsabilità genitoriale

In un passaggio toccante, il dottor Garavelli si sofferma su un tema intimo, quello della vaccinazione dei figli. “Io mi sono vaccinato per senso del dovere professionale. Ma mia moglie si è opposta a far vaccinare le nostre tre figlie. Non è stata una decisione facile: loro si sono trovate isolate, diverse, in un clima di forte pressione sociale.”

Ma oggi, il medico guarda con sollievo a quella scelta: “Già dai primi dati era evidente il rischio, seppur raro, di miocarditi nei giovani. A fronte di una malattia, nella loro fascia d’età, che raramente dava complicazioni serie, mia moglie ha forse fatto la scelta che ha salvato loro la vita. Una scelta di coraggio, presa controcorrente.” Una delle frasi più forti pronunciate da Garavelli durante l’intervista è stata: “Preferirei morire piuttosto che perdere la libertà”. Non è una provocazione, ma un’espressione della sua visione della dignità umana e dei limiti del potere statale.

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“Io preferisco morire che perdere la libertà ma non solo per me anche per i miei figli. perché in un momento in cui una cosa viene persa si fa tanta fatica a recuperarla. La morte mia vuol dire la libertà dei miei figli, ma l’oppressione vuol dire anche l’oppressione dei miei figli e l’oppressione di un paese. – sostiene –. L’Italia ha imboccato una china pericolosa, Forse vivere in questo paese da qualche anno non è più così tanto bello.”

La crisi del sistema: carenze strutturali e finanziarie

Passando dalla vicenda personale alla fotografia del sistema, Garavelli non fa sconti: “L’emergenza più grave? La mancanza di risorse. Con appena il 6% del PIL destinato alla sanità pubblica – la metà di quanto investono Francia e Germania – l’Italia sprofonda in un’emergenza cronica che riguarda personale, tecnologie e strutture. Senza soldi non si fa sanità”, afferma seccamente. E aggiunge: “Il Maggiore di Novara piange, ma con lui piangono Cuneo, Trieste e tutti gli altri ospedali italiani.”

Il risultato? Reparti in affanno, macchinari obsoleti e una fuga continua di professionisti. “I medici e gli infermieri non stanno andando via solo per lo stipendio. È una questione di dignità. Turni massacranti, organici ridotti all’osso, nessun riconoscimento formale. Diventano carne da cannone per un sistema che pensa solo al risparmio.”

I media e la narrazione distorta della sanità

Un altro bersaglio delle riflessioni del dottor Garavelli è il sistema dell’informazione.

“I media non hanno protetto i cittadini: hanno nascosto le vere cause della crisi sanitaria”.

Secondo il medico novarese, le testate giornalistiche si sono concentrate sugli scandali dei singoli, mettendo alla gogna i professionisti, ma senza mai raccontare il progressivo svuotamento della sanità pubblica. “La sanità è stata usata come bancomat per ogni manovra economica da tutti i governi. E oggi ci ritroviamo senza personale, senza mezzi, senza prospettive.”

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Il futuro, teme Garavelli, sarà ancora più buio: “Con il riarmo e l’aumento delle spese militari imposte all’Italia, la sanità verrà ulteriormente penalizzata. Siamo già al limite dell’intollerabile, ma temo che non abbiamo ancora toccato il fondo.”

Le soluzioni? Servono tempo, volontà e investimenti veri

Infine, una riflessione sulle possibili soluzioni. Per Garavelli non esistono scorciatoie: “Per ricostruire il sistema servono almeno dieci anni. Formare un medico richiede tempo, ma oggi mancano i presupposti, non ci sono risorse, non ci sono piani, non c’è visione.”

Liste d’attesa, medicina di base, ospedali, tutto è legato. “Le liste sono la conseguenza della carenza di medici. Chi resta non può reggere il carico di lavoro. La medicina territoriale è stata smantellata e quella ospedaliera è allo stremo.”

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La ricetta? “Serve un rifinanziamento strutturale, stabile e adeguato. Senza soldi, puoi riorganizzare quello che vuoi, ma non vai da nessuna parte.” Resterà tutto sulla carta.

Le parole del dottor Garavelli sono un grido d’allarme, ma anche un invito alla riflessione. In un’Italia che sembra aver dimenticato il valore della sanità pubblica, la sua testimonianza suona come un monito, senza un’inversione di rotta concreta e tempestiva, il diritto alla salute rischia di diventare un privilegio per pochi. E con esso, l’anima stessa del nostro sistema sanitario nazionale.

IL VIDEO DELL’INTERVISTA INTEGRALE AL DOTT. GARAVELLI

 

Il dottor Garavelli continua a testimoniare ciò che ha visto e ciò che ha vissuto. Lo fa non per vendetta, ma per difendere la memoria collettiva e per evitare che simili errori si ripetano in futuro. Che si condividano o meno le sue posizioni, la sua voce rappresenta un richiamo alla complessità, al dubbio, e alla necessità – forse oggi più che mai – di una medicina fatta di umanità, libertà e verità, una lucida e appassionata denuncia della deriva che la sanità pubblica italiana sembra aver imboccato.

L’intervista si chiude con parole che lasciano riflettere. Non solo per la loro carica emotiva e civile, ma perché aprono uno squarcio su realtà che troppo spesso restano ai margini del dibattito pubblico, che ci obbliga a interrogarci su verità mai dette, scelte imposte e libertà dimenticate. E ci ricorda che, anche nei momenti più bui, la voce della coscienza scientifica non può e non deve essere messa a tacere.

Piero Angelo De Ruvo
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
Sottufficiale dell’Esercito Italiano in Congedo.. Ex sindacalista militare
Membro del direttivo dell’associazione Constitutio Italia

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