CNR: Scoperta VARIANTE GENETICA che causa “LONG COVID”. Bioimmunologo Mantovani: “Ma si ignora la SINDROME POST-ACUTA da VACCINAZIONE (PACVS)”

CNR: Scoperta VARIANTE GENETICA che causa “LONG COVID”. Bioimmunologo Mantovani: “Ma si ignora la SINDROME POST-ACUTA da VACCINAZIONE (PACVS)”

La Scoperta Genomica sul Long-Covid Ignora la Sindrome Post-Acuta da Vaccinazione

di Redazione Gospa News

«Pubblicato su Nature Genetics lo studio internazionale che ha per la prima volta identificato nuove varianti genetiche associate al rischio di sviluppare la sindrome, nota per provocare stanchezza cronica, difficoltà cognitive e respiratorie, dolore muscolare. L’Italia ha contribuito con studiosi e studiose dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università di Siena, e dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, grazie alla partecipazione degli studi Fondazione COVID-19 Genomic e GEN-COVID»

E’ quanto si legge nel comunicato del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che annuncia una significativa scoperta ignorando però una clamorosa analisi che sarebbe stata necessaria al fine di conferire maggiore valenza scientifica alla ricerca condotta da decine di scienziati di rurro il mondo.

Ovvero l’indipensabile distinzione tra il long-Covid causato dal SARS-Cov-2 (soprattutto perché costruito e potenziato in laboratorio come ormai sostenuto da studi mondiali inchieste governative americane) e la Sindrome Post-Acuta da Vaccinazione COVID (PACVS) segnalata da molteplici ricerche internazionali dopo quelle pionieristiche del bioimmunologo italiano Mauro Mantovani, membro attivo della British Society for Immunology.

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Per quanto importante la scoperta dei medici di varie università europee e di altre continenti rappresenta di fatto un’operazione di “depistaggio scientifico” in quanto pone estrema rilevanza al Long-Covid innescato dal virus ma di fatto “occulta callidamente” la patologie causate dalla diffusa reazione avversa ai sieri genici mRNA proprio mente l’Unione Europea e gli USA hanno appena approvato i nuovi vaccini Covid Sa-mRNA autoamplificanti senza una preventiva verifica di sicurezza sulla genotossicità e sulla cancerogenità che, secondo medici italiani e americani, potrebbe essere ancor più grave dei turbo-cancro correlati ai “vecchi” booster Comirnaty di Pfizer-Biontech e Spikevax di Moderna.

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Ecco perché lo stesso Mantovani, tra i primi al mondo a rilevare la persitenza della proteina tossica Spike nel sangue dei vacicnati a causa della “doppia prolina“ aggiunta dalle case farmaceutiche, interviene per smorzare sul nascere gli entusiasmi degli scienziati che hanno individuato il marcatore genomico associato al Long-Covid denza curarsi della sindrome PACVS.

Prof. Mantovani: “Le Molteplici Patologie Autoimmuni dopo le Vaccinazioni”

«Gli studi sino ad ora pubblicati dimostrano in maniera inequivocabile che in determinate situazioni il vaccino anti-COVID 19 può innescare dei meccanismi anti infiammatori/autoimmuni o di tipo “ex novo”: la persona in questione prima dei vaccini non presentava alcuna patologia/sindrome/manifestazione clinica sovrapponibile a quella avuto DOPO le vaccinazioni, oppure una esacerbazione di una particolare condizione clinica sopita o tenuta a bada da percorsi terapeutici specifici».

Spiega a Gospa News il ricercatore professor Mantovani dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano.

«La Sindrome da post-Vaccinazione anti-COVID 19 è proprio questa ed è multifattoriale, abbracciando tutti i sistemi dell’organismo (immunologico, endocrino, neurologico, metabolico, vascolare e cardio-vascolare). Noi stessi abbiamo pubblicato uno studio che ha dimostrato questi meccanismi (Biomedicines, 2024; Mantovani M. et al.)» evidenzia ancora il bioimmunologo menzionando la ricerca appena analizzata in un articolo di Gospa News.

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Fatte queste premesse pubblichiamo di seguito il comunicato del CNR sul Long-Covid.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è un Ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidisciplinari, vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Fondato nel 1923, ha il compito di realizzare progetti di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza e di applicarne i risultati per lo sviluppo del Paese, promuovendo l’innovazione, l’internazionalizzazione del “sistema ricerca” e favorendo la competitività del sistema industriale.

Comunicato stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerhe

Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori

Un ampio studio genetico internazionale, pubblicato sulla rivista Nature Genetics, ha identificato nuove varianti genetiche associate al rischio di sviluppare il “long Covid”, una condizione debilitante che colpisce milioni di persone nel mondo anche mesi dopo la guarigione dall’infezione acuta da SARS-CoV-2, caratterizzata da sintomi come stanchezza cronica, difficoltà cognitive e respiratorie e dolore muscolare.

Questo importante risultato è il frutto di un’eccezionale collaborazione scientifica a livello globale, che ha coinvolto 24 istituti di ricerca e ospedali internazionali, in 16 nazioni in tutto il mondo. Il progetto è stato guidato dall’Institute for Molecular Medicine Finland (FIMM) di Helsinki e dal prestigioso Karolinska Institutet (Stoccolma, Svezia).

L’Italia ha dato un contributo significativo grazie alla partecipazione della Fondazione COVID-19  Genomic Study, della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e GEN-COVID, un consorzio formato da più di 40 ospedali italiani, guidato dalla Prof.ssa Alessandra Renieri dell’Università degli Studi di Siena e Azienda ospedaliero-universitaria Senese, con il cofinanziamento di PNRR THE -Tuscany Health Ecosystem spoke n 7 e Bando di ricerca COVID-19 Regione Toscana. In particolare, i dati dei due studi sono stati analizzati grazie alla collaborazione rispettivamente del Prof. Luca Valenti, dell’Università degli Studi di Milano, e delle ricercatrici Francesca Colombo e Francesca Minnai dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itb).

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Lo studio di associazione sull’intero genoma (GWAS), che ha analizzato i dati genetici di 6.450 pazienti con “long Covid” e oltre un milione di individui senza questa sintomatologia, come controlli, ha individuato un locus genetico, ovvero uno specifico punto nel genoma, sul cromosoma 6, in prossimità del gene FOXP4, già noto in letteratura per il suo ruolo nelle infezioni respiratorie e nella risposta immunitaria.

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Questo risultato è stato validato su altri 9.500 pazienti e oltre 700.000 controlli. Questo locus risulta essere positivamente associato alla predisposizione a sviluppare sintomi caratteristici del “long Covid”, con un rischio di sviluppare tale patologia aumentato di quasi il 60% nei soggetti che hanno nel proprio DNA la variante genetica identificata nello studio.

“La ricerca fornisce un’evidenza concreta di come la genetica individuale possa influenzare la suscettibilità al “long Covid” affermano dal team. “Questo permetterà di identificare le persone a rischio, ma non solo, sarà anche utile per migliorare la pratica clinica nella cura di questa sintomatologia”.

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Il “long Covid” rappresenta una sfida crescente per i sistemi sanitari. Secondo l’OMS, circa il 10-20% delle persone infette da COVID-19 sviluppa sintomi a lungo termine. Finora le cause alla base della condizione erano in gran parte sconosciute; questa ricerca fornisce un primo significativo passo avanti verso la comprensione e il trattamento del fenomeno.

Questo studio, infine, rappresenta un ottimo esempio di come la collaborazione internazionale sia essenziale per ottenere risultati solidi e di grande rilevanza per la salute dei pazienti, soprattutto in studi genetici di questo tipo, che sono fondamentali per identificare fattori di rischio individuale ad alcune patologie complesse e per comprenderne i meccanismi molecolari che ne stanno alla base ma molto spesso non sono noti.

Comunicato Stampa CNR

FONTI PRINCIPALI

CNR – COMUNICATO STAMPA

MATURE GENETICS – Genome-wide association study of long COVID

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