SIRIA, AUTOBOTTE FATTA ESPLODERE AL MERCATO. STRAGE SOSPETTA CON 42 MORTI. Anche 11 bambini

SIRIA, AUTOBOTTE FATTA ESPLODERE AL MERCATO. STRAGE SOSPETTA CON 42 MORTI. Anche 11 bambini

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di Fabio Giusppe Carlo Carisio

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Dozzine di persone, compresi 11 bambini, sono state uccise in una gigantesca esplosione nella città siriana di Afrin dopo che un’autobotte carico di carburante, o di altro liquido esplosivo secondo Russia Today, è stata fatto saltare in aria nel mezzo della strada affollata di Raju Road, accanto a un mercato all’aperto.

La deflagrazione ha ucciso almeno 42 persone causando 47 feriti gravi. Un gigantesco boato è stato sentito dai testimoni, secondo i primi reportages di BBC, RT, SANA e ANHA, una palla di fuoco ha incenerito ogni cosa per decine di metri mentre una colonna di fumo si è levata nel cielo visibile a chilometri di distanza. I soccoritori intervenuti sul posto si sono trovati di fronte uno scenario agghiacciante di corpi dilaniati e detriti imbrattati di sangue.

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L’attentato riporta alla memoria quello avvenuto sempre con l’esplosione di un camion nella stessa città il 29 gennaio 2019 che causò tre vittime essendo avvenuto su una strada in quel momento poco trafficata.

Quello di martedì 28 aprile, invece, è avvenuto nei pressi di una postazione di jihadisti della fazione di Sultan Murad, nota per i numerosi miliziani inviati in Libia nella missione militare della Turchia a supporto del governo di Tripoli, ma anche per l’infiltrazione di ex capi dell’ISIS come dimostrato da un rapporto del Rojava Information Center pubblicato da Gospa News. Sarebbero ben 15 i mercenari morti, secondo un articolo di ANF, mentre solo 6 secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

 

La strage è avvenuta nella città che l’esercito turco ha occupato nel 2018 con l’operazione Olive Branch privando i Curdi che vi abitano di ogni diritto e lasciandoli sotto il controllo di formazioni di musulmani Sunniti radicali. Tra esse predomina quella dei feroci jihadisti di Al-Sharqiyah, incolpati anche dell’uccisione della pacifista curda Hevrin Khalaf, leader del Future Syria Party che stava portando avanti un progetto di alleanza tra Curdi, Sunniti, Sciiti e Cristiani nel Rojava, la regione del Nord Est della Siria amministrata dai Curdi.

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Rapine, razzie di raccolti, pestaggi, stupri e sequestri di persona a scopo di riscatto ed omicidi sono le minacce con cui deve confrontarsi la popolazione ogni giorno in un evidente piano di sostituzione demografica in parte già riuscito poiché sono circa 200mila gli sfollati di quelle aree: dove l’anno scorso i fondamentalisti islamici sostenuti dalla Turchia hanno ucciso un bambino con la sindrome di Down insieme al nonno e al padre rapiti con lui.

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Nell’attentato sarebbero morti anche alcuni terroristi mercenari supportati da Ankara. Per questo il governatore della vicina provincia di frontiera turca di Hatay ha sostenuto che l’autobotte è stata fatta esplodere con una bomba a mano.

Lui e il ministero della difesa della Turchia hanno incolpato un gruppo di miliziani curdi, l’YPG, che vedono come collegati a gruppi di militanti curdi all’interno della Turchia. Il governo turco accusa l’YPG di essere un’estensione del bandito Kurdistan Workers ‘Party (PKK), che è designato come organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e UE.

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Ma l’YPG è anche la componente armata principale delle Forze Democratiche Siriane (SDF) che con l’appoggio dell’esercito USA hanno sconfitto i miliziani dell’ISIS prima a Raqqa e poi a Bagouz catturando la maggior parte dei combattenti della bandiera nera e costringendo altri a fuggire. Molti dei loro capi, secondo dettagliati rapporti del Rojava Information Center, sono stati reclutati proprio dalle brigate jihadiste di Afrin.

Sebbene l’alto numero di mercenari jihadisti morti avvalori la tesi di un attentato a loro ostile, alla luce di questi scenari la strage diventa assai sospetta per vari motivi.

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Proprio nei giorni scorsi, il 21 aprile, ci sono stati scontri nella città di Qamishly tra l’Asayish curdo, una forza di sicurezza SDF e le forze di difesa nazionali NDF, un’organizzazione paramilitare vicina al governo di Damasco. Ciò sta ovviamente esasperando le tensioni tra i siriani fedeli al presidente Bashar Al Assad e i Curdi che non hanno mai ricevuto l’agognato riconoscimento ufficiale della loro autonomia in Rojava e si sono occasionalmente alleati con l’Esercito Arabo Siriano solo dopo l’invasione della Turchia lanciata con l’operazione Peace Spring il 9 ottobre 2019 dal presidente Recep Tayyp Erdogan.

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In secondo luogo da oltre dieci anni il PKK, soprattutto dopo la nascita dela regione autonoma del Kurdistan in Iraq, ha abbandonato le tattiche degli attentati esplosivi mentre sono note quelle condotte nel Rojava da parte dei jihadisti kamikaze che causarono alcune vittime lo scorso ottobre nella città di Qamishlo.

Non è quindi da escludere a priori l’ipotesi che si tratti di un attacco-kamikaze false-flag condotto da integralisti islamici per screditare i Curdi di fronte alla comunità internazionale a cui hanno denunciato le gravi violazioni dei diritti umani che stanno avvenendo ad Afrin culminate nel dicembre scorso con una strage di bambini causata da bombardamenti contro abitazioni civili da parte dei mercenari filo-turchi.

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L’episodio, infatti, è stato riferito in anteprima dalla TV britannica BBC grazie all’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (SOHR) fondato nel Regno Unito da un esule siriano anti-Assad. Quest’ultimo ha sempre dato grande risalto alle missioni di soccorso della Syrian Civil Defense fondata dall’ex 007 militare inglese James Le Mesurier, morto nei mesi scorsi in circostanze misteriose cadendo dal balcone del suo alloggio a Istanbul, e meglio nota con il nome di Caschi Bianchi.

Tale organizzazione, finanziata dai governi UK e Usa, è stata ripetutamente accusata dalla Russia davanti all’Onu di essere un’attività terroristica, coinvolta persino in traffico di organi sui cadaveri, ma soprattutto fiancheggiatrice del fronte Al Nusra (oggi Hayyaat Tahrir Al-Sham), braccio armato di Al Qaeda in Siria e nella contesa roccaforte di Idlib.

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Non va dimenticato, infatti, che anche i jihadisti che controllano Afrin della fazione Al-Sharqiyah sono ritenuti qaedisti. Ma soprattutto bisogna rammentare che i Caschi Bianchi sono sospettati di aver organizzato il falso attacco chimico a Douma per incolpare il governo Siriano anche attraverso l’esposizione a gas clorino di bambini legati per poter presentare veri cadaveri con ustioni da agenti chimici come ipotizzato da una perizia occultata ma poi svelata da fonti Osint dell’ingegner Ian Henderson dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opcw).

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Ecco perché la presenza dei White Helmets sul luogo della strage è da solo un elemento assai sospetto su cui difficilmente si potrà fare luce visto che la zona è controllata dalla Turchia che nonostante molteplici accuse per crimini di guerra, tra cui un attacco col fosoforo bianco che ustionò bambini nell’ottobre scorso proprio nel Rojava, non è mai stata messa sotto inchiesta da organismi internazionali.

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E’ infatti protetta dalla NATO di cui fa parte, è governata dai Fratelli Musulmani che tramite il Qatar hanno importanti rapporti d’affari con la lobby delle armi nel Regno Unito e in Italia ma anche strettissime relazioni diplomatiche con la Russia che prosegue nei tentativi di evitare nuove escalation in Siria.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

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