ASIA BIBI LIBERA IN LUOGO SEGRETO
MISTERI SULLA SCARCERAZIONE
DELLA MADRE CRISTIANA
ASSOLTA DALLA BLASFEMIA.
VENEZIA SI COLORA DI ROSSO PER LEI
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Asia Bibi è finalmente libera! A dare la notizia è stata la BBC, intorno alle 11 di giovedì, che ha ricevuto la comunicazione ufficiale da parte del suo avvocato Saif ul Malook, costretto nei giorni scorsi a scappare dal Pakistan dopo aver ricevuto minacce di morte da parte dei gruppi radicali islamici: « E’ stata rilasciata, mi è stato detto che era su un aereo ma nessuno sa dove atterrerà». Intorno alla sua liberazione aleggia però il mistero perché mentre in un primo momento tra i media è circolata l’indiscrezione che fosse uscita dal Pakistan il ministro dell’Informazione Fawad Hussein ha smentito ed ha pure aggiunto, come riferisce nil network britannico, che i giornalisti sono stati “estremamente irresponsabili” nel riferire che avesse lasciato il paese senza prima ricevere na conferma ufficiale. «È ancora in Pakistan», ha detto a Dpa il portavoce del ministero degli Esteri, Muhammad Faisal. E’ invece assolutamente certo è che la madre di famiglia cristiana, assolta dalla Corte Suprema nei giorni scorsi dall’assurda accusa di blasfemia che ne aveva determinato la condanna a morte nel primo e secondo grado di giudizio, dopo otto anni di reclusione, è stato rilasciata mercoledì 7 novembre dalla prigione delle donne nel Multan, nella provincia del Punjab. Il rilascio è avvenuto tra ingenti misure di sicurezza ed è stata condotta in un luogo segreto a causa delle proteste suscitate tra i fondamentalisti la notizia della sua assoluzione e delle reiterate minacce a morte columinate in nuna taglia di 50 milioni di rupie (circa 430 mila euro) messa sulla sua testa dai fondamentalisti dopo l’appello alla sua impiccagione dell’imam della Moschea Rossa di Islamabad, Abdul Aziz, religioso musulmano talmente estremista da essere stato arrestato in passato per collusioni coi jihadisti dalle stesse forze di polizia pakistane che fanno comunque capo ad un governo retto da una teocrazia islamica in cui la sharia è la legge penale di riferimento. Per Asia e per tuti i cristiani perseguitati il 20 novembre Venezia si colorerà di rosso in un grande evento internazionale organizzato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) che ha seguito da vicino il caso e ricevuto due videomessaggi dai suoi familiari.
«Non ho intenzione di convertirmi. Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, che morì sulla croce per i peccati dell’umanità. Che cosa ha mai fatto il tuo profeta Maometto per salvare l’umanità? E perché dovrei essere io che mi converto al posto tuo?» è la frase è costata più di 3400 giorni di carcere duro alla contadina che la pronunciò nel 2009 discutendo con altre braccianti musulmane che volevano impedirle di bere un bicchiere d’acqua in un pozzo perché essendo cristiana l’avrebbe reso impuro. Dopo l’arresto e lente sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello che confermarono la condanna a morte, prevista in Pakistan per la blasfemia punita con l’impiccagione, la Corte Suprema di Islamabad aveva ribaltato la sentenza prosciogliendo Asia Bibi per contraddizioni tra i testimoni (l’uomo che l’aveva denunciata si era detto intenzionato a ritrattare ma fu minacciato e non lo fece). Questo verdetto causò un’insurrezione tra i fondamentalisti tra i quali è violentemente attivo gruppo islamico Tehreek-Labbaik Pakistan (TLP) che ha tra le sue finalità proprio la salvaguardia delle leggi della sharia e in particolare quella sulla blasfemia.
Decine di migliaia di musulmani si sono riversati per strada nei giorni successivi l’assoluzione manifestando con violenza per chiedere l’impiccagione, come avvenuto ogni volta che uno spiraglio positivo si apriva nella sorte della donna divenuta simbolo di una guerra religiosa che vede i cristiani in una sparuta minoranza nel paese inferiore al 3 % della popolazione. Per questo, nonostante gli appelli a non farsi condizionare dalla minoranza di estremisti del premier pakistano Imran Khan, il ministro agli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri, aveva raggiunto un accordo per calmare gli animi dei fondamentalisti negoziando un rinvio della scarcerazione ed accogliendo la proposta di un divieto di abbandonare il Pakistan ed una revisione del processo. Un’eventualità, quest’ultima, esclusa dal legale, intervistato dai media occidentali dopo la sua fuga ad Amsterdam per cercare asilo politico per sé e per la famiglia, che aveva sotenuto che giuridicamente ci fosse solo il 5 % delle possibilità di tale revisione. Alla luce della repentina scarcerazione appare evidente come fosse una manovra dilatoria del Governo per evitare un’escalation di violenza: non va infatti dimenticato che le condanne a morte per blasfemia non sono finora mai state eseguite in Pakistan ma molti degli imputati sono stati uccisi in agguati in carcere o al momento del loro rilascio. Ecco perché potrebbe anche essere che Asia Bibi abbia già effettivamente lasciato il Pakistan ma le autorità governative non vogliano comunicarlo ufficialmente per evitare disordini. Alla notizia della scarcerazione, infatti, è giunta immediata la replica degli estremisti: «Il governo ha violato l’accordo rilasciando Asia Bibi» – ha dichiarato Zubair Kasuri, portavoce del gruppo islamico Tehreek-Labbaik Pakistan (TLP) secondo quanto riportato da vari quotidiani – Stiamo organizzando una riunione per discutere delle nostre future azioni». Bibi si sarebbe ancora ricongiunta con il marito e le figlie che dopo l’assoluzione, per paura di rappresaglie, si erano rifugiati a loro volta in un luogo segreto lanciando un appello internazionale per l’asilo politico. «Asia Bibi ha lasciato il carcere ed è stata trasferita in un luogo sicuro! Ringrazio le autorità pakistane. La aspetto appena possibile, insieme a suo marito e alla sua famiglia, al Parlamento europeo» ha twittato il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani che proprio ieri aveva esortato le autorità di Islamabad a fornirle i «necessari documenti di viaggio» per poter raggiungere Bruxelles. Una richiesta che si scontra con quella dei fondamentalisti che avevano richiesto l’iscrizione di Asia in una no-fly list affinchè non potesse lasciare il Pakistan. Ecco perché le autorità, con la scusa di portarla in un luogo segreto sconosciuto a tutti, avrebbero in realtà già potuto agevolarne l’espatrio magari con un’identità di copertura. Questo spiegherebbe anche perché non avrebbe ancora incontrato i familiari. Se così fosse difficilmente si potranno avere notizie su di lei e sul paese che la ospiterà in quanto ovunque nel mondo la sua vita potrebbe essere in pericolo per la sete di vendetta degli estremisti islamici, a maggior ragione in caso di una misteriosa fuga che per loro sarebbe una vera beffa.
Due videomessaggi dei familiari, inviati alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, hanno suscitato la commozione della comunità internazionale che sta seguendo con il fiato sospeso la vicenda di Asia. Quello del marito Ashiq Masih in cui ha chiesto asilo politico all’Italia e all’occidente spiegando che a causa della loro condizione di fuggiaschi in patria fanno fatica persino a trovare da mangiare e quello della figlia minore Eisham. «Non ho ancora incontrato mia madre ma sono molto felice che sia sta liberata. Quando la incontrerò sicuramente la abbraccerò molto forte e piangerò insieme a lei». Intanto i responsabili di Acs hanno organizzato un evento mondiale per il 20 novembre quando i monumenti più emblematici di Venezia saranno illuminati di rosso per ricordare Asia e tutti i cristiani perseguitati per motivi religiosi.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
https://www.bbc.com/news/world-asia-46130189
https://www.ilmessaggero.it/mondo/asia_bibi_libera_ultime_notizie-4092008.html
https://acs-italia.org/