PALAMARA-GATE -10. LA VENDETTA DEL PM RADIATO. Veleni su CSM e Procuratore Generale “raccomandato” dall’ex PD Legnini. La sintesi dei magistrati controcorrente
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Indagato per corruzione in atti giudiziari, allontanato in fretta e furia dall’Associazione Nazionale Magistrati di cui era stato presidente, radiato dall’ordine giudiziario senza nemmeno permettergli di far sfilare i “presunti complici” degli affari loschi sulle nomine nei palazzi di giustizia, ora l’ex pm Luca Palamara si prende la sua rivincita.
Consapevole che la vendetta è un piatto che va servito freddo, mentre i media di mainstream e molti esponenti della casta delle toghe – soprattutto quelle rosse – lo avevano messo in berlina facendone il capro espiatorio, lui già stava tramando la sua dirompente risposta attraverso ore ed ore di interviste con il direttore del quotidiano Il Giornale, Alessandro Sallusti, raccolte nell’esplosivo libro intervista “Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura”.
Un attacco frontale al Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno e sorveglianza dei giudici di cui lo stesso Palamara fu consigliere, ma persino al Procuratore Generale della Cassazione, suo accusatore nel procedimento disciplinare davanti al CSM che sancì la radiazione dell’ex pm dal pianeta giustizia, che sarebbe stato “raccomandato” dall’ex vicepresidente del CSM stesso, Giovanni Legnini, ex deputato del Partito Democratico. Per quanto sia stato riportato nel libro da un giornalista il condizionale è sempre doveroso in simili delicate questioni.
Il saggio si presenta come un impietoso spaccato degli squallidi intrighi, arbitrariamente assunti a reati o meno a seconda del colpevole, che regna nei Palazzi di Giustizia da cui chi scrive – per anni cronista di giudiziaria dal Piemonte proprio per Il Giornale e Libero – fuggii disgustato 12 anni orsono, prima di riprendere le investigazioni a respiro internazionale su Gospa News e Veterans Today (sito americano di geopolitica e intelligence militare fondato da Marines Reduci del Vietnam e gestito da un ex ufficiale della Central Intelligence Agency).
Dalle indiscrezioni rilanciate sul suo quotidiano da Sallusti per promuovere il suo libro-intervista non emergono clamorose novità più di quelle già scoperchiate dai tanti dossier pubblicati dai giornali e da questo webmedia sul Palamara-Gate. Affiorano però inquietanti particolari, appiccicati ad una serqua di nomi e cognomi di magistrati e politici, che ne vanno uno scritto soprattutto di gossip giudiziari.
E siccome “il diavolo è nei dettagli” la pubblicazione apparirà certamente interessante e curiosa ma anche un po’ riduttiva, per chi come noi cerca di leggere i fatti in una visione geopolitica capace di rivelare le trame del “Deep International State”, quel potentato di finanza, politica, massoneria e intelligence militare nel quale una parte della magistratura occidentale non è che un “complice” quasi marginale: cui competono le azioni “esecutive” di “cecchinaggio” alla stregua degli attentati politici o civili dei terroristi rossi, neri, jihadisti e dei mafiosi adoperati “ad hoc” dagli 007 per le strategie della tensione.
Lo scrivo ricordando i vergognosi depistaggi sul Delitto Moro e la strage di D’Amelio con l’omicidio del giudice Paolo Borsellino, viziati da solenni menzogne di Stato e dal sospetto che l’eliminazione del magistrato antimafia come del suo collega Giovanni Falcone siano avvenute in relazione al dossier Caronte dei Carabinieri del Ros di Palermo sui rapporti tra mafia, politica, affari e massoneria.
Anziché sintetizzare le curiosità anticipate dall’autore Sallusti ai lettori de Il Giornale, ci affidiamo al blog di contro-informazione di alcuni saggi magistrati di cui avevamo già pubblicato degli articoli sull’argomento, di fatto già esasustivi su alcune delle più scabrose vicende evocate dall’ex pm Luca Palamara nei suoi veleni.
«”C’è di tutto ma non c’è tutto”. Risuona nella mente quanto Luca Palamara dice al suo discreto, e quasi trasparente, intervistatore Alessandro Sallusti. L’ovvio riferimento è al contenuto delle comunicazioni captate dal trojan inoculato nello smartphone dell’ex consigliere superiore per alcune, assai dense, settimane. Da quelle conversazioni emerge uno spaccato, per nulla rassicurante, della magistratura italica, tanto pudica in pubblico quanto sguaiata e volgare al suo interno».
E’ quanto scrive nell’incipit del suo articolo su “Il Sistema” il magistrato Nicola Saracino, tra le menti più callide e le penne più vibranti del blog “Uguale per Tutti”.
https://www.gospanews.net/2019/07/21/mafia-appalti-poteri-occulti-falcone-e-borsellino-uccisi-per-linformativa-caronte/
Che non ci sia di tutto ne siamo certi perché Gospa News è stato forse l’unico media a puntare i riflettori, seppure da molto lontano anche nel caso Palamara, sulla tremenda e sconcertante problematica dei rapporti tra le toghe – soprattutto rosse – e i servizi segreti: una collaborazione non solo pericolosa ma vietata dalle leggi sulla responsabilità disciplinare perché tale da compromettere «l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato». Sull’argomento abbiamo già raccolto vario materiale che pubblicheremo quando ci saranno le idonee “condizioni politiche”…
«Nelle ultime pagine del libro un’utile “rubrica” con centinaia di nomi (anche quello del recensore) che guidano un lettore che sia mosso da sbrigativa curiosità nella ricerca di specifici episodi e persone. E’ l’aspetto pruriginoso, probabilmente quello che rappresenterà per molti la più immediata spinta all’acquisto del “saggio”» aggiunge il dottor Saracino.
«Perché, alla fine, di un vero e proprio saggio si tratta e questo è il vero merito del testo. Una raffigurazione, plastica e dinamica, del sistema magistratura degli ultimi vent’anni, dei suoi stabili rapporti con la politica e con le più alte istituzioni della Repubblica. Una trama di rapporti spesso perversa e che non lascia al lettore alcuna possibilità di sottrarsi al dubbio di aver vissuto in un paese perennemente esposto al rischio dell’eversione delle regole democratiche» aggiunge ancora il magistrato nel sito www.toghe.blogspot.com.
«Il sistema si nutre dei soliti cibi che avvelenano una società: vanità, ambizioni, sete di potere dei singoli alla fine mettono a rischio la tenuta istituzionale del Paese, governati come sono da chi ha un preciso disegno, un programma da rispettare e da far rispettare. Senza alcuna investitura democratica. Questo qualcuno è la magistratura organizzata alla quale si è consentito di occupare, da decenni, l’istituzione Consiglio Superiore della Magistratura e con essa, probabilmente, il Paese. Chiamarlo “sistema Palamara” è solo un espediente retorico di scarso successo logico, una condradictio in adiecto» conclude amaramente il dottor Saracino.
IL CASO DEL PROCURATORE GENERALE AUTOPROMOSSOSI
Ma l’articolo più salace e tonitruante è quello dell’altro magistrato Carmen Giuffrida pubblicato sempre su “Uguale per Tutti” in relazione all’autopromozione delle toghe in merito alla quale fu proprio il Procuratore Generale Giovanni Salvi, cui competeva il ruolo di accusatore di Palamara davanti al CSM, a gettare acqua sul fuoco interpretando tale prassi come “veniale” e pertanto non passibile di illecito disciplinare.
Peccato che il libro di Sallusti, come rileva la dottoressa Giuffrida, cita proprio il caso di autopromozione dello stesso PG; nominato in tale incarico dopo le dimissioni del precedente procuratore generale Riccardo Fuzio, indagato per rivelazioni di segreti d’ufficio proprio nel PalamaraGate. Prima di riportare la vicenda vediamo la premessa esplicativa del problema contenuta nell’articolo.
TOGHE SPORCHE: NEI GUAI ANCHE IL PROCURATORE GENERALE, MATTARELLA SI DIMETTA
« Siamo tre correnti e ci sono tre nomine da fare, Roma, Napoli e Milano. E’ semplice: una a me, una a te e uno a lui. Indipendentemente dalle forze e dai nomi in campo. E infatti passano Alfonso per Magistratura Indipendente, Riello per Unicost e Salvi per Area. E’ così semplice che, tanto sulle mailing list territoriali e nazionali quanto su questo blog, alcuni di noi lo hanno ripetutamente denunciato. Eppure le nostre voci sono rimaste inascoltate. Oggi, questa spartizione correntizia fatta a tavolino ce la racconta personalmente nell’intervista a Sallusti uno dei suoi indiscussi protagonisti: Luca Palamara, primo magistrato consigliere del CSM radiato dalla magistratura» scrive Carmen Giuffrida.
«Ma la nostra domanda rimane: è proprio lui, Palamara, colui che, crocifisso, consentirà alla magistratura di espiare tutti i peccati e poi risorgerà chissà riciclandosi in politica (o magari in letteratura)? O si tratta piuttosto di un barabba che sulla croce espia solo i suoi propri peccati mentre tanti altri barabba sono ancora in giro a peccare?» si chiede il magistrato che poi si risponde.
«A questa domanda, il 4 giugno 2020 dava una prima risposta il Procuratore Generale della Cassazione Salvi il quale, operando i primi distinguo, emanava un “editto” proclamando anticipatamente innocenti tutti i magistrati che avevano effettuato “attività di autopromozione seppur petulante”. In altre parole, il Procuratore Generale emetteva una direttiva rivolta ai componenti del suo ufficio, ai quali – incaricati di esaminare la rilevanza disciplinare delle condotte dei suddetti magistrati anche sulla base di quanto risultante dalle chat, gruppi di discussione e scambi di messaggi contenuti nell’hard disk sequestrato a Luca Palamara – “indicava” di non procedere con l’incolpazione nei casi di “autopromozione”».
«Il Procuratore Generale superava però se stesso quando, forse temendo di non aver protetto sufficientemente un numero indeterminato di colleghi passibili di procedimento disciplinare, emetteva un nuovo “editto” ad integrazione del precedente ove statuiva che “anche con riguardo a condotte scorrette gravi l’illecito disciplinare può tuttavia risultare non configurabile quando il fatto è di scarsa entità”. Come una condotta gravemente scorretta per un verso possa per altro verso essere considerata di scarsa entità rimane mistero da svelare» riporta ancora l’articolo di Toghe.blogspot.com citando le precedenti riflessioni, ripubblicate da Gospa News, prima di svelare l’aneddoto imbarazzante.
«Nell’articolo “sia esclusa la petulanza in procura generale” si chiedeva al Procuratore Generale Salvi se si fosse mai “auto-promosso” nella sua carriera e, soprattutto, se lo avesse fatto col dott. Luca Palamara. Glielo si chiedeva così, giusto per poter escludere il sospetto che l’esclusione della auto-promozione dalle condotte perseguibili in sede disciplinare fosse stata distratta, anche inconsciamente, dalla propria difesa. Oggi la risposta ce la offre Luca Palamara nelle pagine 19, 20, 243, 244 dell’intervista resa a Sallusti, pubblicata dalla casa editrice Rizzoli» afferma il magistrato Carmen Giuffrida citando i passaggi salienti del libro.
«Racconta (Palamara – ndr) che nel 2017 Legnini, allora vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, gli propose di presiedere la V Commissione del CSM – commissione che si occupa di decidere sulle nomine – avendo Legnini in mente il nome di Giovanni Salvi quale Procuratore Generale della Cassazione. Ma siccome l’etero-promozione non è sufficiente per garantirsi un posto, Salvi nel mese di giugno invitava Palamara su una splendida terrazza di un lussuoso albergo romano nei pressi di Corso Vittorio Emanuele e lì fastosamente si auto-promuoveva. Precisa Palamara che di tale incontro v’è prova sul suo cellulare» si legge nell’articolo.
«Lo stesso Palamara commenta che “nella vita dei comuni mortali capita che se lo fanno un politico su una nomina pubblica o un imprenditore su un appalto finiscono diritti sotto inchiesta, se lo fa un magistrato nulla la dire”. Non lasciando alcun margine di dubbio sulla finalità dell’incontro con Salvi, Palamara domanda ironicamente: Quando il Procuratore Giovanni Salvi si apparecchiò con me su una terrazza romana per diventare procuratore generale della Corte di Cassazione , cosa si aspettava? Che ne avrei parlato la sera a cena con mia moglie o che avrei messo in campo tutte le mie relazioni per fargli raggiungere quell’obiettivo? Precisa che non era la prima volta che Salvi, che quel posto poi lo ha raggiunto, lo incrociava e, se non bastasse, aggiunge quello che è certo che Salvi, ex membro dell’ANM, chiese di vedermi e mi spiegò con fermezza le ragioni per cui chiedeva – e doveva – rientrare a Roma, la sua città, a mio avviso ben conscio che senza il mio aiuto molto probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Quanto riportato nell’intervista veniva puntualmente confermato nel corso della trasmissione Porta a Porta andata in onda lo scorso 26 gennaio».
La conclusione della dottoressa Giuffrida è alquanto capziosa: «Attendiamo pazientemente che il Procuratore Generale batta un colpo, magari una smentita, una querela per diffamazione? Certo è che escludere dall’azione disciplinare l’autopromozione dopo essersi autopromossi non è cosa che possa restare inosservata. Neppure se, con molto ardimento, il Procuratore Generale ha già proceduto disciplinarmente contro il proprio sponsor».
IL CECCHINAGGIO DELLE TOGHE SGRADITE
L’ultimo articolo correlato indiretamente al PalamaraGate è in fondo quello che spiega perché l’ex pm e consigliere del CSM è diventato Capro Espiatorio pagando per tuto “Il sistema” senza che al suo avvocato fosse nemmeno consentita la facoltà di ascoltare qualcuno degli oltre 100 testimoni ritenuti “irrilevanti” dai giudici del procedimento disciplinare.
Tra loro figuravano parecchie toghe ma persino consiglieri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui spetta di diritto la Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura ma delegata, come consolidata ma pessima abitudine degli inquilini del Colle, al vicepresidente eletto che, dal 2015 al 2018, fu proprio quel Giovanni Legnini, ex deputato del Partito Democratico come Mattarella, tirato in ballo dal libro di Sallusti e oggetto di una precedente inchiesta di Gospa News.
«Al cecchinaggio è dedicato un capitolo de “Il Sistema”, libro intervista di Luca Palalmara e Alessandro Sallusti che proprio in queste ore sta scuotendo il “palazzo”. In cosa consiste? La vita dei magistrati, contrariamente a quanto vorrebbe la Costituzione, non è regolata “soltanto” dalla legge» scrive un’anonima toga su “Uguale per Tutti”.
«Vi sono le mille “circolari” adottate dal Consiglio Superiore della Magistratura le quali, anziché limitarsi a porre norme di dettaglio che meglio specifichino quelle di rango legislativo, ne introducono di nuove ed autonome che “condizionano” ogni aspetto della vita professionale di un togato. Uso volutamente il termine “condizionano” perché quella è la loro vera funzione. Spesso introducono una regola che immancabilmente s’accompagna alla possibilità di derogarvi quando il CSM, in concreto e dopo le sue valutazioni discrezionali, lo ritenga opportuno».
«Quindi ogni magistrato, anche il più specchiato ed irreprensibile – e che magari proprio per questo incappi nella denuncia di chi ha ragioni di malevolenza verso di lui – si trova esposto all’arbitrio del CSM che può paralizzarne la “carriera”, spesso anche in termini economici ritardano le cd valutazioni di professionalità. Come racconta Palamara non è affatto inusuale che molti importanti concorsi si risolvano grazie al “cecchino” di turno, vale a dire a chi predisponendo o recuperando la pratica potenzialmente letale, letteralmente “fa fuori” il malcapitato che spesso è indotto sua sponte a ritirare la candidatura. Da questo, e non dal potere politico, sono “condizionati” i magistrati».
E’ forse l’unica affermazione in parte opinabile visto la carriera sfolgorante di alcune toghe passate da incarichi di nomina politica alla direzione di uffici di prestigio, come avvenuto per il dottor Raffaele Cantone, l’ex presidente dell’ANAC, l’Autorità nazionale anticorruzione, nominato dal CSM alla guida della Procura di Perugia competente proprio sull’inchiesta per corruzione in atti giudiziari nei confronti di Palamara.
«Alla luce dei fatti gravissimi che si leggono nel libro, molto diffuso e letto, sembra non operare per loro quella cautela e quella cura della pubblica immagine del magistrato che il CSM è solito anteporre alle garanzie delle quali egli dovrebbe, per Costituzione, godere. Ed oggi tutti sembrano disinteressarsi dell’immagine dell’Ordine, restando abbarbicati al loro posto. A prescindere, sia detto, dalla fondatezza delle accuse loro apertamente mosse. Perché per tutti gli altri s’è sempre fatto riferimento ad un criterio di… opportunità».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – GIUSTIZIA – MAFIA
GOSPA NEWS – COSPIRAZIONI – MASSONERIA
UGUALE PER TUTTI – DALL’AUTOPROMOZIONE ALL’AUTOASSOLUZIONE?
UGUALE PER TUTTI – IL CECCHINAGGIO