MATTARELLA AMBASCIATORE NWO: ANNUNCIA CRISI GAS E VENTI DI GUERRA. Biden & NATO già in Azione in Ucraina e Siria contro la Russia
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
AGGIORNAMENTO DEL 24 FEBBRAIO 2022
Ancora una volta le profezie di Gospa News sulle azioni del Nuovo Ordine Mondiale si sono purtroppo rivelate esatte.
ARTICOLO DEL 3 FEBBRAIO 2022
Sergio Mattarella ha ripreso ufficialmente il suo incarico di presidente della Repubblica Italiana dove dovrebbe restare per altri 7 anni, quanti quelli della Biblica carestia egiziana preconizzata in sogno da Giuseppe, figlio di Giacobbe e pronipote di Abramo.
Ha giurato alle 15,30 di oggi, giovedì 3 febbraio, nella Camera dei Deputati di Palazzo Montecitorio pronunciando poi dinnanzi ai gaudenti ed applaudenti parlamentari un discorso gravido di mirati ed inquietanti moniti: soprattutto in relazione al già bombeggiante contesto geopolitico internazionale.
Essi diventano messaggi in codice alle orecchie e agli occhi di chi da anni segue le dietrologie politiche tra cui si annidano i complotti spionistici e militari del Nuovo Ordine Mondiale.
Il NWO fu citato pubblicamente per la prima volta nel 1955 dal libro “Pawns in the game” (Pedine in gioco) del canadese William Guy Carr, fervente cristiano cattolico ma anche commodoro della Royal Canadian Navy che ebbe il merito di rivelare la trama massonica tra Spedizione dei Mille (Mazzini-Garibaldi-Mafia) e Guerra di Secessione americana (Pike-KuKluxKlan- assassinio di Lincoln).
Oggi 3 febbraio 2022 cade l’anniversario del trasferimento della capitale d’Italia da Firenze a Roma avvenuto nel 1871 dopo la Breccia di Porta Pia ordita dalla Massoneria (poi scomunicata da Papa Leone XIII nel 1884 con l’Enciclica Humanum Genus) per sottrarre allo Stato Pontificio il potere temporale insieme ad alcuni ridenti colli bagnati dal sangue dei primi Martiri cristiani.
Quale occasione migliore avrebbe potuto sfruttare Mattarella per presentarsi al mondo come occulto ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale annunciando già, vista la pandemia ormai quasi sconfitta (OMS Europa lo dice), crisi energetiche ed economiche che rappresentano lo scenario ideale di carestia per convincere il Popolo Bue e ormai miscredente di un indispensabile intervento in guerra contro il ”cattivone” orso russo Vladimir Putin?
Chi ha avallato inutili, dannosi ed interminabili lockdwon per un virus SARS-Cov-2 letale solo se curato male in quanto costruito in laboratorio (secondo autorevoli virologi, agenzie americane d’intelligence ed email sfuggite a Fauci) per poi applaudire un generale dell’Esercito Italiano nominato per imporre la vaccinazione antiCovid, inefficace, controproducente e financo fatale, alla plebe quanto alle Forze Armate, può davvero essere capace di tutto. Finché Dio vuole!
I MATTARELLA E I SERVIZI SEGRETI
Per comprendere la caratura del personaggio facciamo una breve sintesi “politica” per chi non lo sa e per rammentarlo agli smemorati.
Sergio nacque il 23 luglio 1941 da Bernardo Mattarella, divenuto assessore comunale a Palermo grazie al governo AMGOT insediato “manu militari” nel 1943 dagli Alleati anglo-americani.
Già avvenne dopo lo sbarco in Sicilia perpetrato con il contributo fondamentale del controspionaggio CIA (allora OSS) e della mediazione del mafioso dei due mondi Lucky Luciano coi picciotti siciliani sfuggiti alle persecuzioni giudiziarie di Benito Mussolini e rientrati apposta di nascosto dagli USA per il grande evento.
Da allora, soprattutto in Trinacria, la fantomatica triade composta da servizi segreti, massoneria e mafia si è trasformata nel tenebroso Deep State che ha influenzato molte politiche statali italiane e mondiali e di cui sono sempre emerse le impronte in ogni grande delitto, strage o complotto: da Gladio (Stay Behind) alla farlocca trattativa Stato-Mafia in cui furono infamati proprio i vertici del ROS dei Carabinieri che arrestarono Totò Riina e decapitarono la parte “visibile ed operativa” di Cosa Nostra.
Sergio Mattarella seguì le orme del padre in politica, leader della Democrazia Cristiana siciliana diventato 6 volte ministro fino alla sua morte nel 1971, e fu nominato Vicepresidente del Consiglio con Delega ai Servizi Segreti del Governo D’Alema e poi Ministro della Difesa (1998-2001).
Ma pochi anni prima l’attuale presidente della Repubblica Italiana era scampato per un soffio al ciclone della Tangentopoli di Palermo ottenendo l’assoluzione per un cavillo giudiziario in un processo del 1993 tra i più imbarazzanti per la Camera dei Deputati.
L’esperienza al vertice politico degli 007 italiani e della Difesa ha reso pertanto il parlamentare palermitano ben consapevole, oltreché degli storici loschi intrighi tra intelligence militari e corporation delle armi, anche dell’importanza cardinale del ruolo del Capo dello Stato che gode di completa immunità totale (senza una complessa procedura di Impeachment) ed è anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura ed altresì capo del Consiglio Supremo di Difesa: l’organismo a cui compete, ai sensi della L.N. 25/1997, il controllo sulla soggezione di tutte le forze armate alle istituzioni sia in tempo di pace che in un eventuale stato di guerra (pronunciabile solo dalle Camere riunite).
Tale nome, ai più esperti di storia massonica, evoca immediatamente il Supremo Consiglio di Rito Scozzese Antico Accettato, riservato solo ai massoni di 32° e 33° grado, che fu fondato in Italia prima a Milano e poi a Palermo da Mazzini nel 1960: un anno prima della Spedizione dei Mille. Ciò ci rammenta quante simbologie massoniche aleggino sulla Repubblica Italiana.
Ecco perché le frasi da lui pronunciate in allusione alle tensioni internazionali e riferite sia all’escalation del braccio di ferro tra la Russia di Vladimir Putin e gli Usa di Joseph Biden, sostenuti dalla NATO, sia all’interminabile conflitto mediorientale tra Turchia e Siria assumono un peso enorme anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca che brevemente sintetizziamo prima di evidenziare il discorso di Mattarella alternandolo a nostre delucidazioni sostanziali.
LE TENSIONI GEOPOLITICHE SONO DIVENTATE MILITARI
1 – La Casa Bianca ha annunciato di inviare 3mila militari americani nei paesi NATO confinanti con l’Ucraina dopo le tensioni diplomatiche con la Russia sull’Ucraina, dove non è temuta una reale ed imminente invasione dell’esercito del Cremlino ma si vuole rispondere con un gesto eclatante all’ammassamento, smentito dai russi, di 100mila soldati sul fronte ucraino, peraltro in loro territorio sovrano.
2 – Biden ha incontrato l’altro giorno l’Emiro del Qatar Tamīm bin Ḥamad Āl Thānī (incontrato da Mattarella nel gennaio 2020 in piena crisi libica e pochi giorni prima dello scoppio ufficiale della pandemia) per stipulare un accordo sulla fornitura del Liquid Natural Gas all’Europa in modo da evitare la dipendenza da quello che arriva in forma gassosa (e perciò più economica perché rifornito dai condotti terrestri e non dalle navi).
3 – Gli USA hanno fatto una misteriosa azione militare nel Nord della Siria per uccidere il leader dell’ISIS Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraysh in cui sono rimaste uccise 13 persone, tra cui 6 bambini: uccise da droni americani secondo l’agenzia siriana SANA, dopo un’esplosione suicida del terrorista secondo la Casa Bianca.
4 – Biden ha così riaperto ufficialmente il ruolo del Pentagono nell’area di Idlib, controllata dai qaedisti di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), armati e protetti dalla Turchia che spadroneggia grazie al tacito consenso NATO, ed alla pazienza della Russia che attacca solo postazioni militari per evitare danni collaterali sulla popolazione.
5 – La notizia è stata riportata con enorme risalto dai media di mainstream che non hanno scritto quasi nulla degli 80 micidiali bombardamenti condotti dai jihadisti filo-turchi, appoggiati dalle truppe di Ankara nell’operazione denominata Aquile d’Inverno contro centri abitati curdi (e non) nel Rojava (nord-est siriano). Ciò avviene dopo un attacco ISIS estremamente sospetto ad una prigione di Hasaka.
6 – Attacchi Turchi sono avvenuti anche in Iraq suscitando la dura reazione di uno dei leader del Movimento Popolare di Liberazione costituito da musulmani sunniti, sciiti e cristiani nel 2014 per combattere lo Stato Islamico.
Fatte queste premesse sui venti di guerra che soffiano sull’Europa dell’Est e sul Mar Mediterraneo dove le flotte americane e russe hanno cominciato a guardarsi da vicino, vediamo la gravità delle parole del riconfermato presidente italiano. Al suo virgolettato alternerò le mie considerazioni. Il discorso integrale del Capo dello Stato in coda all’articolo.
LA CRISI ENERGETICA IN EUROPA
«È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi» ha detto Mattarella di cui Gospa News aveva già annunciato la sua segreta proiezione verso il Quirinale al terzo degli otto scrutini resisi necessari per la sua rielezione.
«Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi. Viviamo in una fase straordinaria in cui l’agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea».
Ovviamente il presidente si scorda di dire che se il NorthStream tedesco fosse entrato in azione avrebbe potuto sopperire alle carenze di gas europee. Ma essendo stato bloccato, ufficialmente per questioni tecniche e burocratiche, dalla Germania e dall’Ue si è così favorito il commercio del costosissimo gas liquido inviato dagli Usa con le navi oceaniche.
«I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini».
In questa frase pare davvero esserci l’esplicita allusione al Nuovo Ordine Mondiale quale strumento di governo internazionale. Rievoca le stesse dette dall’avvocatessa Avril Haines, vicedirettrice della CIA (Central Intelligence Agency) nell’amministrazione USA Obama-Biden, esperta di armi batteriologiche, profetessa della pandemia nel 2018, protagonista dell’esercitazione simulata sull’emergenza coronavirus finanziata da Bill Gates nell’ottobre 2019 e poi divenuta Direttore Nazionale dell’US Intelligence Community che controlla 17 agenzie federali di 007.
«L’esempio ci è stato dato da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle Forze Armate e dalle Forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza».
Nella retorica presidenziale l’Esercito Italiano, insieme a Guardia di Finanza e Carabinieri ora servono all’Italia per imporre i vaccini obbligatori antiCovid, finora diventati coattivi solo nelle ex Repubbliche Sovietiche di Turkmenistan e Tagikistan, integraliste islamiche e comuniste… (In Austria e sanzioni partiranno da marzo)
«In aderenza alle scelte della nostra Costituzione, la Repubblica ha sempre perseguito una politica di pace. In essa, con ferma adesione ai principi che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato dell’Atlantico del Nord, l’Unione Europea, abbiamo costantemente promosso il dialogo reciprocamente rispettoso fra le diverse parti affinché prevalessero i principi della cooperazione e della giustizia». Ecco che arriva l’affondo sulla mai nominata questione Russia, NATO e Ucraina…
UCRAINA: “NON POSSIAMO ACCETTARE CHE SI ALZI LO SCONTRO”
«Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace, concretizzato nell’integrazione europea e accresciuto dal venir meno della Guerra fredda».
Ad eccezione dell’Italia dove si è collezionato il numero record di stragi depistate senza mandanti: ad esempio Via Fani per Moro, Ustica per l’aereo Itavia, Via d’Amelio per il giudice Borsellino,
https://www.gospanews.net/2021/06/27/strage-di-ustica-4-piste-sul-missile-israeliano-rivelazioni-del-capo-di-gladio-e-di-ex-mossad-tra-varie-inchieste-giornalistiche/
«Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro; in un continente che ha conosciuto le tragedie della Prima e della Seconda guerra mondiale».
Il monito è solenne, intransigente e perentorio ma ignora molte cose. A partire dalla Grande Guerra voluta dai Massoni per finire col Golpe attuato a Kiev nel febbraio 2014 quando la piazza si macchiò del sangue necessario alla rivoluzione per il regime-change a causa degli spari di cecchini prezzolati in un perfetto stile CIA, già visto nel 2002 a Caracas.
Come sembra ignorare anche il terrore persistente nel Donbass per la guerra civile scoppiata tra l’esercito del governo ucraino mandato al potere da George Soros e le Repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk, ambite dall’occidente e dal figlio di Biden (Hunt) perchè ricche di gas…
E fa finta di ignorare che il paramilitare di destra della Guardia Nazionale Ucraina accusato di aver ucciso a colpi di mortaio il reporter italiano Andrea Rocchelli è stato assolto in Appello e in Cassazione dopo la condanna in primo grado: come desiderato dai movimenti politici di Soros e dal ministro di Kiev che prima del golpe era stato arrestato proprio in Italia per corruzione.
«Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini». Questo discorso vale solo per l’Ucraina ma ovviamente non vale per la Siria dove il secondo esercito della NATO, ovvero la Turchia, può reclutare mercenari jihadisti per compiere crimini di guerra indicibili.
“IL MEDIO-ORIENTE MARTORIATO”… DALLA NATO!
«I popoli dell’Unione Europea devono esser consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità». Sembra quasi un esplicito invito ad affiancarsi al dittatore turco Recep Tayyip Erdogan per conquistare terra siriana o libica a colpi di kalashnikov jihadista e di bombe.
«I grandi cambiamenti che stiamo vivendo a livello mondiale impongono soluzioni rapide, innovative, lungimiranti, che guardino alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari. Proprio la velocità dei cambiamenti richiama, ancora una volta, il bisogno di costante inveramento della democrazia» ovvero la sua metamorfosi in totalitarismo democratico alla Cinese…
«Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte».
Un’autentica democrazia richiede “risposte tempestive” soprattutto nel momento in cui l’Unione Europea deve rinnovare le asfissianti sanzioni alla Siria solo perché ricca di petrolio e baricentrica al controllo della Russia che l’ha aiutata a sconfiggere la Primavera Araba pianificata dalla CIA sin dal 1983 ed attuata con il finanziamento di missili TOW ad estremisti islamici anti Assad durante l’amministrazione Obama-Biden.
«Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza». Esattamente quanto avvenuto per i vaccini AntiCovid obbligatori imposti dai Decreti Legge di Mario Draghi convertiti in legge dalla firma di Mattarella nonostante gli evidenti elementi di incostituzionalità…
“NO AI POTERI ECONOMICI SOVRANAZIONALI”
«Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico».
Dopo che abbiamo svelato gli intrighi di conflitti d’interessi dietro alle politiche a favore delle Big Pharma dei vaccini cominciati con Matteo Renzi, proseguiti con Paolo Gentiloni e culminati con Mario Draghi, questa frase non è solo sconcertante ed ipocrita ma soprattutto ridicola…
Il riferimento è forse ai fondi d’investimento ed alle multinazionali che con la complicità politica dei governi occidentali speculano case farmaceutiche come sulle bombe nello Yemen costruite in Sardegna su cui Mattarella non diede risposta ai pacifisti che andarono a manifestare sotto il Quirinale?
O alla McKinsey finanziata da Bill Gates che ha stilato il progetto da 200 miliardi di NextGeneration per il rilancio dell’Italia con i fondi UE che la renderanno schiava della Banca Centrale Europea per l’eternità?
O il riferimento è all’accordo di Microsoft sull’intelligenza artificiale con l’industria bellica nazionale Leonardo dove è diventato presidente un generale dei servizi segreti dell’entourage di Mattarella?
«Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci. La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni».
Infatti le vaccinazioni obbligatorie antiCovid hanno dovuto essere imposte con la minaccia della perdita del lavoro per operatori sanitari e scolastici, poliziotti, vigili del fuoco e militari delle Forze Armate.
Ed hanno pure creato un battaglione di danneggiati da vaccino abbandonati a loro stessi a cui Lei, Presidente della Repubblica, non ha ancora dato la minima risposta, sebbene esplicitamente sollecitato da un appello del Comitato ASCOLTAMI.
Se questo non è un regime autoritario ed autocratico significa una sola cosa: dobbiamo prepararci ad ancora peggio!
Sotto il discorso integrale del Presidente della Repubblica
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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NWO CONTRO L’ITALIA – 5. In mano a McKinsey-Gates anche i 209 miliardi del piano UE Next Generation
CORONAVIRUS, BCE AVVOLTOIO SENZA PIETA’: Bazooka Q.E. per spolpare l’Italia col deficit
Messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento nel giorno del giuramento.
Palazzo Montecitorio, 3 febbraio 2022.
Signori Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,
Signori parlamentari e delegati regionali,
il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno fatto la loro scelta.
È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi. Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione.
Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica.
Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato il giuramento di fedeltà, e a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi.
La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione.
Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni Regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico. E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio.
Queste attese sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà.
Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana.
È questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno di Presidente della nostra Repubblica nell’assolvimento di questo nuovo mandato.
Nel momento in cui i Presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l’esito della votazione, ho parlato delle urgenze – sanitaria, economica e sociale – che ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze.
La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni.
È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri.
Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro.
L’Italia è un grande Paese.
Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno consentito di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese.
Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi.
Viviamo in una fase straordinaria in cui l’agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea.
L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa. Siamo i maggiori beneficiari del programma Next Generation e dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale.
La stabilità di cui si avverte l’esigenza è, quindi, fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune.
I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini.
L’impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno.
Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati.
L’esempio ci è stato dato da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle Forze Armate e dalle Forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza.
Questo è l’orizzonte che abbiamo davanti.
Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza.
È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento.
Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano.
Un Paese che cresca in unità.
In cui le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno.
Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro per garantire la coesione del nostro popolo.
Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata.
Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione.
Un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni.
Una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche.
Rafforzare l’Italia significa anche, metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa divenga più efficiente e giusta; rendendo stabile e strutturale la svolta che è stata compiuta nei giorni più impegnativi della pandemia.
L’apporto dell’Italia non può mancare: servono idee, proposte, coerenza negli impegni assunti.
La Conferenza sul futuro dell’Europa non può risolversi in un grigio passaggio privo di visione storica ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una Unione protagonista nella comunità internazionale.
In aderenza alle scelte della nostra Costituzione, la Repubblica ha sempre perseguito una politica di pace. In essa, con ferma adesione ai principi che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato dell’Atlantico del Nord, l’Unione Europea, abbiamo costantemente promosso il dialogo reciprocamente rispettoso fra le diverse parti affinché prevalessero i principi della cooperazione e della giustizia.
Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace, concretizzato nell’integrazione europea e accresciuto dal venir meno della Guerra fredda.
Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro; in un continente che ha conosciuto le tragedie della Prima e della Seconda guerra mondiale.
Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini.
I popoli dell’Unione Europea devono esser consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità.
Su tutti questi temi – all’interno e nella dimensione internazionale – è intensamente impegnato il Governo guidato dal Presidente Draghi; nato, con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una nuova stagione di crescita sostenibile del Paese e dell’Europa. Al Governo esprimo un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro.
I grandi cambiamenti che stiamo vivendo a livello mondiale impongono soluzioni rapide, innovative, lungimiranti, che guardino alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari.
Una riflessione si propone anche sul funzionamento della nostra democrazia, a tutti i livelli.
Proprio la velocità dei cambiamenti richiama, ancora una volta, il bisogno di costante inveramento della democrazia.
Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte.
Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza.
Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico.
Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci.
La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni.
Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali.
Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni.
Per questo è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile.
Così come è decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie. Il pluralismo delle istituzioni, vissuto con spirito di collaborazione – come abbiamo visto nel corso dell’emergenza pandemica – rafforza la democrazia e la società.
Non compete a me indicare percorsi riformatori da seguire. Ma dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia.
Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi.
Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione.
La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto.
I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali.
Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica.
Il Parlamento ha davanti a sé un compito di grande importanza perché, attraverso nuove regole, può favorire una stagione di partecipazione.
Anche sul piano etico e culturale, è necessario – proprio nel momento della difficoltà – sollecitare quella passione che in tanti modi si esprime nella nostra comunità. Occorre che tutti, i giovani in primo luogo, sentano su di loro la responsabilità di prendere il futuro sulle loro spalle, portando nella politica e nelle istituzioni novità ed entusiasmo.
Rivolgo un saluto rispettoso alla Corte Costituzionale, presidio di garanzia dei principi della nostra Carta.
Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della nostra società – mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia.
Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività.
Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della Magistratura – uno dei cardini della nostra Costituzione – l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini.
È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario.
Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.
In sede di Consiglio Superiore ho sottolineato, a suo tempo, che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza.
I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone.
Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati.
La Magistratura e l’Avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei.
Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace, elemento significativo nella politica internazionale della Repubblica, alle Forze dell’ordine, garanzia di libertà nella sicurezza, manifesto il mio apprezzamento, unitamente al rinnovo del cordoglio per quanti hanno perduto la vita nell’assolvimento del dovere.
Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato, ringrazio per l’amicizia e la collaborazione espressa nei confronti del nostro Paese.
Ai numerosi connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo
A Papa Francesco, al cui magistero l’Italia guarda con grande rispetto, rivolgo i sentimenti di gratitudine del popolo italiano.
Un messaggio di amicizia invio alle numerose comunità straniere presenti in Italia: la loro affezione nei confronti del nostro Paese in cui hanno scelto di vivere e il loro apporto alla vita della nostra società sono preziosi.
L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi.
La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana.
Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni.
Sosteniamo una scuola che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme; volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità.
Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito.
Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche.
Nell’ultimo periodo gli indici di occupazione sono saliti – ed è un dato importante – ma ancora tante donne sono escluse dal lavoro, e la marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano.
Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali.
È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni.
La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo.
Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita.
Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli.
Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società.
La dignità.
Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita.
Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro.
Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società.
Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi.
Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio.
La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri.
È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani.
Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale.
Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga.
Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone.
Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità.
Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza.
Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita.
Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere.
Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente.
La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile.
A questo riguardo – concludendo – desidero ricordare in quest’aula il Presidente di un’altra Assemblea parlamentare, quella europea, David Sassoli.
La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti, è entrata nell’animo degli italiani.
“Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico.
Aveva appena detto: “La speranza siamo noi”.
Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica.
Viva la Repubblica, viva l’Italia!
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