MARIUPOL LIBERATA DAI NAZI-SATANISTI DI ZELENSKY. Putin conquista il Primo Obiettivo Militare e Mostra il Vero Volto dei Partigiani di Kiev
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Mariupol è stata liberata dai Nazisti del Battaglione Azov che milita nelle file ufficiali della Guardia Nazionale Ucraina del presidente Volodimir Zelensky. Il primo grande obiettivo del presidente russo Vladimir Putin è stato raggiunto.
Per il nuovo Zar di Mosca la conquista della città del Donbass filo-russo aveva un’importanza simbolica e strategica fondamentale ma ha saputo resistere alla tentazione di sterminare feroci milizie e civili, rinchiusi nelle acciaierie Azovstal assediate dall’esercito russo, con quei missili balistici usati dalla NATO in Serbia (dall’allora Ministro della Difesa Sergio Mattarella, oggi Presidente della Repubblica Italiana e ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale), in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in Siria.
In questi paesi arabi, come nello Yemen, le stragi della popolazione musulmana non toccano il cuore sensibile degli Europei verso i cristiani ucraini, considerati fratelli solo amici della NATO.
MARIUPOL INCORONA LA PAZIENZA DI PUTIN
Putin ha atteso ben 8 anni per riportare sotto il controllo del Cremlino la “città di Maria” fondata nel 1778 e così chiamata dall’imperatrice di Russia Caterina II nel marzo 1780 in onore di Marija Fedorovna, moglie del futuro imperatore Paolo I.
Poteva attaccare Mariupol nel 2014 quando nelle Repubbliche separatiste filo-russe di Donetsk e di Lugansk cominciò la guerra fratricida innescata dal sanguinario golpe di piazza Maidan ordito da George Soros e dai paesi NATO a Kiev (dopo 9 inchieste sulla questione possiamo essere brutalmente sintetici).
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Con qualche razzo avrebbe potuto distruggere le acciaierie Azovstal insieme ai militari da Zelensky prima del 9 maggio, anniversario della celebrazione della vittoria russa sul Nazismo di Adolf Hitler che sterminò 1 milione e 600mila ebrei russi con il fondamentale supporto dei collaborazionisti ucraini, di cui gli ideologi e fondatori del Battaglione Azov sono gli eredi.
Avrebbe potuto ordinare, sebbene con una notevole perdita di uomini, l’assalto dei reparti speciali. Ma ha referito lasciarli lì rinchiusi con l’incombente rischio di morire presto di fame e di sete ed una sola disposizione ai comandanti russi: “non deve passare nemmeno una mosca”.
La pazienza lo ha premiato e dalla serata ieri, venerdì 20 maggio 2022, Mariupol sarà una città russa per sempre.
A meno che la NATO non tenti una riconquista col rischio di una guerra termonucleare che il presidente russo è già pronto a combattere a causa dell’aggressività verbale e strategica dell’Alleanza Atlantica esibita già in Siria, Libia e quindi in Ucraina.
“Per l’Occidente è una sfida geopolitica, per la Russia è una questione di sopravvivenza” ha dichiarato in più occasioni ben consapevole dei progetti di militarizzazione ai confini nell’Europa dell’Est svelati anche da Gospa News nel novembre 2021 in riferimento al piano CEPA.
Ecco perché la conquista di Mariupol è importante per un motivo simbolico: dimostra che l’esercito russo, con pazienza e sicuramente molte perdite, potrà conquistare l’intera Ucraina settentrionale tagliando ogni sbocco al mare della nazione che dipende da esso per tutto il suo commercio di grano verso l’Occidente.
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LA SANGUINOSA GUERRA DI ZELENSKY
Zelensky, nel ruolo sempre più palese di sicario della NATO su mandato del Nuovo Ordine Mondiale, palesato dagli intrighi tra Soros, Gates, Stoltenberg, Biden, CIA e Mattarella), ha versato lacrime di coccodrillo sul “Donbass completamente distrutto” e trasformato in “un inferno” forse scordandosi di un passaggio fondamentale precedente all’operazione militare di Putin.
I 60 bombardamenti effettuati dall’esercito di Kiev contro le città filo-russe dei territori di Lugansk e Donetsk, che causarono due civili morti, in risposta a una clamorosa “false-flag” per un presunto attacco a un asilo, pur essendo palese a ogni militare con minima esperienza che il buco nel muro, rilanciato con ogni tipo di foto dai media occidentali di mainstream, era stato fatto con un piccone…
Solo il giorno dopo da Mosca Putin riconobbe l’indipendenza delle due Repubbliche e tuonò: «Il bagno di sangue sulla coscienza di Kiev».
Oggi il presidente ucraino, pronto a sacrificare la vita di ogni suo connazionale sull’ara pagana di un patto di sangue con i governi occidentali NWO divenuti dittature grazie alla pandemia con SARS-2 “da laboratorio”, ribadisce che la guerra «sarà sanguinosa, si combatterà, ma si concluderà definitivamente con la diplomazia».
Ma forse si scorda di aver fatto ammazzare dai Servizi di Sicurezza SBU di Kiev un negoziatore di pace sospettato di tradimento: ucciso a sangue freddo con un colpo alla nuca.
Di certo non vuole comprendere che ad ogni soldato russo morto l’asticella del Cremlino per l’interruzione della sua operazione militare si potrebbe comprensibilmente alzare. Da ieri anche il riconoscimento di Mariupol quale città russa, insieme all’intera Crimea e all’indipendenza del Donbass, sarà una delle richieste di condizione per la tregua. Poi toccherà ad Odessa, quindi a Karkiv ed infine a Kiev.
LA CAPITALE DELL’ACCIAIO LIBERATA DAI NAZISTI SATANISTI
La conquista di Mariupol ha infatti una valenza simbolica e strategica.
«L’intero territorio del complesso industriale Azovstal a Mariupol è stato liberato, ha annunciato venerdì il ministero della Difesa russo. Più di 2.400 persone circondate all’interno per quasi un mese, tra cui militari ucraini e membri dell’unità neonazista Azov, hanno deposto le armi e si sono arresi» scrive Russia Today.
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“L’ultimo gruppo di 531 militanti si è arreso oggi”, ha detto in una nota il portavoce militare russo, il maggiore generale Igor Konashenkov. Ha aggiunto che un totale di “2.439 nazisti Azov” e militari ucraini avevano deposto le armi dal 16 maggio e che l’intero complesso Azovstal è ora sotto il controllo delle forze armate russe.
Il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha informato Putin venerdì del completamento con successo dell’operazione, ha detto Konashenkov. Ha anche detto che il comandante Azov doveva essere trasportato in un’auto blindata per la sua sicurezza a fronte del desiderio di vendetta contro di lui per le numerose atrocità.
Il network vicino a Mosca ha diffuso un video che in breve ha fatto il giro del mondo. In esso ci sono i guerriglieri del Battaglione Azov costretti a mostrare i loro tatuaggi: la croce di ferro prussiana esaltata da Hitler insieme alla Svastica, il Totenkopf, letteralmente “testa di morto”, utilizzato sui capi di vestiario di tutti i membri delle SS, e sulle divise delle SS-Totenkopfverbände e della SS-Totenkopf-Division, ma anche simboli satanisti come teste di demoni cornuti e croci rovesciate.
Politici, giornalisti e cardinali cristiani favorevoli all’invio delle armi in Ucraina ora sanno a chi sono destinate. Putin ha voluto catturare vivi questi sciagurati estremisti nazisti proprio per mostrare al mondo intero chi sono.
Mariupol ha comunque un’altra ragione di grande importanza per il presidente russo. Capitale della metallurgia e grande porto sul mar d’Azov con quasi mezzo milione di abitanti (la popolazione è in leggero calo dal 2014), Mariupol è una delle dieci città più grandi dell’Ucraina, nonché il più importante centro industriale ed economico del Paese.
«La città ha conquistato nel 2019 il settimo posto nella classifica delle località più vivibili in Ucraina, nonostante si trovi a pochi chilometri dal fronte di guerra con la Russia e la sua situazione ecologica sia catastrofica: l’aria di Mariupol è, infatti, la più sporca del Paese, c’è un odore pungente di formaldeide e zinco, e vi si respira polvere di ferro» riferisce un interessante articolo de L’Inkiesta.
MARIUPOL TRA STORIA RUSSA E CRISTIANESIMO
Dopo oltre cent’anni sotto l’Impero russo, il 30 dicembre 1917 il potere sovietico si insediò a Mariupol e nel 1920 i famosi stabilimenti metallurgici nati a fine Ottocento – “A“ (“Nikopol Mariupol“) e “B“ (“Provvidenza russa“) – furono nazionalizzati e fusi in un unico complesso che venne chiamato Illič in onore di Vladimir Lenin, nel 1924.
Insieme al colosso metallurgico Azovstal’, fondato negli anni Trenta, Illič è oggi la più grande fabbrica non solo della regione di Azov e dell’oblast’ di Donetsk, ma anche il principale impianto metallurgico dell’ex Ucraina sovietica e odierna: fornisce materie prime (principalmente agglomerati) e lavora e trasforma metalli (ferro, zinco, acciaio) dalla A alla Z, esportando i suoi prodotti in oltre 50 Paesi.
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Proprio dalle acciaierie di Mariupol, dunque, potrebbe ripartire la rinascita del Donbass martoriato da 8 anni di guerra in un massacro di 13mila persone (tra cui 500 bambini) che Putin più volte ha definito genocidio contro l’etnia russofona.
Inoltre Mariupol fu così chiamata (come altre città Mariampol dell’ex impero russo) dalla zarina Caterina II in omaggio alla nuora Marija Fedorovna che assunse questo nome, al posto del suo Sofia Dorotea di Wurttenberg, dopo la conversione al Cristianesimo Ortodosso Russo appena giunse a San Pietroburgo nel settembre 1776 diventando Gran Principessa di Russia.
Anche questa commistione tra storia russa e Cristianesimo ha sicuramente avuto grande suggestione per il nuovo Zar di Mosca che ha fatto della “nuova” Russia la più grande nazione cristiana del mondo nella dilagante corruzione etica dell’Occidente da Washington fino a Roma.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
https://www.gospanews.net/2022/03/13/zuckerberg-come-hitler-legittima-su-fb-lodio-etnico-contro-i-russi-e-8-anni-di-strage-dei-neonazisti-ucraini-in-donbass/
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