DEPUTATO FERITO: COLPA DI UNA BUCCIA DI BANANA
VIOLENTA AGGRESSIONE MA SENZA BASTONI!
FULMINEA IPOTESI DELLA PROCURA TEDESCA
CHE “PRESUME” SIA STATA LA CADUTA
A FRACASSARE LA TESTA AL POLITICO DI AFD
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Giungono clamorosi sviluppi nell’inchiesta della magistratura tedesca sul pestaggio del deputato del partito di destra Alternativa per la Germania. E nei meandri bui delle “presunzioni” potrebbe prendere corpo anche l’ipotesi che sia stata magari una “buccia di banana”, lasciata da qualche personaggio della Disney di passaggio o da un immigrato per vendetta, a rendere rovinosa la caduta del parlamentare Frank Magnitz spinto proditoriamente alle spalle da tre ometti, probabilmente perbene se dovessero risultare di sinistra. E’ quanto è lecito supporre dopo la ricostruzione lampo da parte della Procura di Brema che, ancor prima di ogni approfondito riscontro, pur ammettendo di essere nel campo delle “presunzioni”, ipotizza che sia stata un capitombolo a sfigurare il presidente della sezione dell’Afd della cittadina tedesca dove, lunedì pomeriggio, è avvenuto l’incidente. E quel ruzzolone di faccia sul porfido liscio sarebbe stato così violento da procurargli una tremenda lunga, vasta e profonda lesione alla testa, ferite lacerocontuse all’arcata sopraccigliare sinistra e traumi all’occhio. Perché, secondo i magistrati, non c’è alcuna prova dell’utilizzo di corpi contudenti come ipotizzato dal portavoce federale Afd Jörg Meuthen.
CONFERMATA LA BRUTALE AGGRESSIONE
Ancor prima di entrare nel merito dei fatti è doverosa una premessa. Se come sostiene l’autorità giudiziaria non c’è stato l’uso di bastoni – contrariamente a quanto riferito da Meuthen ai media aggiungendo che solo l’intervento di un operaio edile avrebbe scongiurato il peggio – risulta comunque acclarato che il grave incidente è stato causato da un violento spintone ad opera di tre sconosciuti e, pertanto, sarebbe configurabile comunque in un agguato, una brutale aggressione che avrebbe potuto avere conseguenze anche più drammatiche: non va infatti dimenticato che se una persona viene premeditatamente sospinta a terra con violenza e nel cadere si rompe la testa e muore l’autore è sempre imputabile di omicidio preterintenzionale. Sconcerta che invece si faccia subito strada l’ipotesi della rapina alla luce delle innumerevoli intimidazioni politiche ricevute dai parlamentari di Alternanza per la Germania a causa delle posizione sovraniste e conservatrici, contrarie all’immigrazione indiscriminata, alle adozioni gay e all’aborto che tanto piacciono alle sinistre progressiste, secondo il verbo di Soros, ed all’Unione Europea da esse pilotata.
PER LA PROCURA NON SONO STATI USATI BASTONI
Ciò detto ecco la nota dell’Ansa che ieri aveva dato minimo e tardivo risalto alla vicenda ma oggi enfatizza la smentita: «La procura di Brema sconfessa la ricostruzione diffusa dall’Afd ieri dell’aggressione del deputato populista Frank Magnitz con un oggetto contundente, dopo aver analizzato le riprese dalle telecamere di sorveglianza. “Presumiamo che le ferite siano da attribuire alla caduta” ha detto oggi alla Dpa il portavoce della procura Frank Passade. Tre uomini – è la ricostruzione della Procura dopo la visione delle riprese delle telecamere di sorveglianza – lo hanno spinto da dietro e per effetto della spinta Magnitz è caduto di faccia. Il deputato, uscito oggi dall’ospedale, non ricorda nulla dell’accaduto ma ammette che “è improbabile, ma potrebbe essersi trattato anche di un caso di rapina”, ha dichiarato a Bild. La Procura ha escluso la possibilità che Magnitz sia stato colpito con un oggetto contundente».
UNA TREMENDA CADUTA… SUL PORFIDO LISCIO!
Ciò che lascia un po’ di stucco è che se sulla causa delle ferite “da caduta” la Procura commenta con un sibillino “presumiamo” che equivale ad un evidente “non abbiamo ancora capito cosa sia accaduto”, in merito alla circostanza dell’uso dei bastoni per le eventuali legnate diventa assolutamente categoria nell’escluderne l’uso. A questo punto bisognerebbe vedere il video integrale per capire se ritrae interamente l’aggressione o parte di essa; ma soprattutto come Magnitz si sia procurato simili gravissime ferite cadendo sul porfido liscio di faccia senza nemmeno ripararsi con una mano od un braccio. O se sia stato letteralmente sbattuto contro qualche parapetto. Il giallo rimane ma viene soprattutto da chiedersi che razza di incompetenti siano quegli investigatori della Polizei che subito dopo l’agguato hanno ipotizzato il tentato omicidio di matrice politica e che non sarebbero nemmeno stati capaci di raccogliere con dovizia di particolari la deposizione dell’operaio edile intervenuto a far fuggire gli aggessori del deputato tedesco. Una ricostruzione sommaria quanto educorata che ricorda la vicenda della povera cooperante milanese – ed ahinoi dimenticata – Silvia Costanza Romano rapita a novembre in Kenya. Fin dai primi istanti il comandante della Polizia dichiarò che si indagava per un rapimento ad opera di terroristi, anche perchè era avvenuto ad opera di un commando armato di kalashinkov che non risultano in dotazione abituale a pastori e delinquenti comuni keniani; poi, per non impressionare l’opinione pubblica ed i potenziali turisti italiani, altri investigatori lo smentirono ed in una ridda di smentite e riconferme sulla connessione tra rapitori e jihadisti Al Shabaab la sfortunata ragazza italiana, dopo 50 giorni, è ancora dispersa là, nella foresta Boni, covo dei miliziani islamici, chissà dove e con chissà chi.
IL FESTIVAL DEI CONDIZIONALI NON AIUTA LA VERITA’
A velare verità e giustizia ecco dunque sul caso del povero Magnitz un festival di condizionali che conducono il torrente dell’indignazione per un agguato politico verso il cheto rassicurante laghetto di un tentativo di rapina. Per quieto vivere meglio avvalorare questa eventualità a piè sospinto anche se ancora non si è capito bene il nesso di causalità tra aggressione e ferite… Non ci sarebbe da stupirsi, alla luce dei clamorosi e fulminei sviluppi nell’inchiesta, che cominci a farsi strada anche l’ipotesi della buccia di banana vendicativa, a nome dei diritti dei migranti di colore nei confronti di un partito come l’Afd che vuole porre ferree regole all’immigrazione, che ha reso drammaticamente rovinosa una piccola spintarella goliardica. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se anche l’attentato dinamitardo nella sede dello stesso partito a Doelmen, avvenuto pochi giorni prima dell’ aggressione, domani fosse spiegato come l’esplosione di un accendino vicino ad un bengala dimenticato dopo capodanno da qualche sprovveduto iscritto… Per quieto vivere si è già visto e sentito di tutto dalle più autorevoli istituzioni: sul Delitto Moro e su Ustica, ma anche in Germania, dove nell’incidente delle Frecce Tricolori a Ramstein morirono proprio due piloti dell’aviazione italiana in volo su un F104 nella notte della strage del DC9. Per quieto vivere anche la gente pensante ha smesso di credere a molti magistrati ed a molte inchieste della magistratura…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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