MASSONERIA & VATICANO – 2. “Omicidio nel 33º Grado”: Misteriosa Morte di Papa Luciani e Dossier Gagnon Svelati dal Libro di Padre Murr

MASSONERIA & VATICANO – 2. “Omicidio nel 33º Grado”: Misteriosa Morte di Papa Luciani e Dossier Gagnon Svelati dal Libro di Padre Murr

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1 – LA MORTE PER INFARTO MAI ACCERTATA DALL’AUTOPSIA
2 – L’INCHIESTA GAGNON E L’OMICIDIO PECORELLI
3 – LE RIVELAZIONI DEL LIBRO DI PADRE MURR
4 – GAGNON CONFERMA I CHIERICI MASSONI DELLA LISTA PECORELLI
5 – PAPA PAOLO VI ANICHILITO DALLA MORTE DI MORO
6 – IL DOSSIER GAGNON NELL’ANNO DEI TRE PAPI
7 – TROPPE DISCORDANZE SULLA MORTE DI PAPA LUCIANI
8 – LA CONFESSIONE DEL BOSS SULL’AVVELENAMENTO DA CIANURO
9 – NEL 2019 UN OMICIDIO CON CIANURO SCAMBIATO PER UN INFARTO

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Da giovane sacerdote a Roma, padre Charles Murr ha lavorato a stretto contatto con il cardinale Édouard Gagnon sulla pericolosa missione che Paolo VI aveva affidato a quella figura eminente: indagare sulla Curia vaticana per scoprire l’appartenenza alla Massoneria. Il ruolo intimo di padre Murr gli ha fatto conoscere le sgradevoli agende di alti prelati e gli intrighi che circondano la morte di Giovanni Paolo I. Padre Murr non spaccia teorie del complotto, ne racconta l’avvincente storia come l’ha vissuta e l’ha registrata nei suoiappunti e diari: ciò che vide e udì, ciò che i suoi amici impararono e subirono. Soprattutto, scopriamo come un’opportunità divinamente data per una riforma seria sia stata tragicamente rifiutata. “Omicidio nel 33º grado” è il resoconto oculare più impressionante di la politica vaticana postconciliare apparirà tra decenni».

In poche righe l’americano Peter Andrew Kwasniewski (nato nel 1971) compositore e scrittore cattolico tradizionalista ha svelato la trama di una delle più inquietanti storie di cospirazione nel Cristianesimo dopo la congiura di Giuda Iscariota contro Gesù.

E’ la tragica vicenda che ruota intorno al presunto assassinio del beato Albino Luciani che rimase alla guida del decimo pontificato più breve della storia: 33 giorni.

Tanti quanti gli anni della vita del Messia Nazzareno, tanti quanti il grado più alto della Massoneria che fin dalla sua nascita si è infarcita di riferimenti giudaici e cristiani per proporsi come un sincretismo teosofico tra religione, esoterismo e scientismo, proiettato a soppiantare l’unica Religione Rivelata prima da Jhavè ad Abramo, Giacobbe, Mosè e agli altri patriarchi, profeti e re biblici e poi Gesù Cristo morto in croce e risorto agli apostoli.

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Non si scordi che le regole massoniche furono scritte da un pastore protestante che partecipò alla fondazione della Grande Loggia di Londra il 24 giugno 1717, proprio nella festa di San Giovanni Battista decollato e nell’anno che rievoca il giorno del diluvio narrato nella Genesi.

Kwasniewski è stato professore presso l’Istituto teologico internazionale per gli studi sul matrimonio e la famiglia in Austria. Nel 2006, è entrato a far parte del gruppo fondatore del Wyoming Catholic College di Lander dove ha servito come assistente decano accademico e direttore delle ammissioni, e poi come maestro di coro e professore di teologia e filosofia.

E’ noto per molteplici scritti elogiati a livello internazionale (libri e articoli teologici) ma anche per essere stato annoverato tra gli autori “Lettera dei 45”, una missiva inviata nel 2016 a tutti i cardinali cattolici in cui si chiedeva loro di “rispondere ai pericoli per la fede e la morale cattolica” insinuati dall’enciclica Amoris Latetita di Papa Francesco I.

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Il cardinale Albino Luciani, Patriarca di Venezia, (nato il 17 ottobre 1912 a Canale d’Agordo, in Veneto), fu eletto Vescovo di Roma il 26 agosto 1978 e divenne il 5° sovrano dello Stato Vaticano salendo a soglio pontificio con il nome di Papa Giovanni Paolo I. Morì in circostanze estremamente misteriose tra le ore 23:00 del 28 settembre 1978 e le ore 5 del 29 settembre, nel suo appartamento privato dentro le mura vaticane. E’ stato proclamato beato da Papa Francesco il 4 settembre 2020.

Nell’annunciare tale evento Vatican News ha pubblicato un articolo tagliente in cui accanto al ricordo della caratura magisteriale del “Papa del sorriso” ha cercato per l’ennesima volta, senza riuscirci a giudizio di chi scrive e si è occupa di cronaca giudiziaria da oltre 30 anni, “Le bugie sulla morte”.

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1 – LA MORTE PER INFARTO MAI ACCERTATA DALL’AUTOPSIA

Proprio per fornire la migliore ricostruzione dei fatti che ci avvicini alla verità, come insegnava il compianto giornalista e storiografo Gianpaolo Pansa, proponiamo la tesi “ufficiale” prima di addentrarci nei meandri oscuri dell’inchiesta Gagnon sulla Massoneria in Vaticano che finì tra le mani proprio di Papa Luciani e, secondo i sostenitori della tesi dell’omicidio, sarebbe stata il movente di oscuri potentati per causarne il presunto avvelenamento.

«Nel caso del decesso di Luciani, si parla di acquisizione di cartelle cliniche, deposizioni processuali, referti, le relazioni dei medici – l’archiatra pontificio Mario Fontana e il medico Renato Buzzonetti – che avevano redatto la causa e lo stato clinico, l’anamnesi, e provveduto alla conservazione della salma» ha scritto Vatican News.

«Qualcuno domanda perché non è stata effettuata l’autopsia? Non c’era la legge allora, l’ha introdotta Giovanni Paolo II nel 1983. Inoltre, l’autopsia viene richiesta per sospetto e Fontana e Buzzonetti, nel referto della morte, scrivevano di non ritenerla necessaria», ha detto la giornalista Stefania Falasca, tra i più agguerriti contestatori della ‘bugia storica”

Il cardinale Albino Luciani, Patriarca di Venezia, divenuto papa Giovanni Paolo I

La visione del cadavere, la descrizione delle macchie che hanno permesso di ristabilire il momento del decesso, hanno portato i due professionisti a decretare quella di Luciani come “morte improvvisa”. E “quando si scrive così in medicina legale è sempre morte naturale. È stato un infarto”, ha sottolineato la giornalista intervistata dall’organo d’informazione ufficiale della Santa Sede.

«Lo stesso Luciani, che godeva di “buona salute anche se con alcuni pregressi” ne ebbe avvisaglie la sera prima con un cenno di male al petto che però scambiò per dolore intercostale. Non gli diede troppo peso e andò a letto salutando le suore come ogni sera e dicendo a suor Margherita la sua ultima frase: “Domani ci vediamo, se il Signore vuole ancora, e celebriamo la Messa assieme”» aggiunge Vatican News.

Sui dettagli “medici” torneremo più avanti. Ora vediamo il contesto in cui morì improvvisamente Papa Giovanni Paolo I.

2 – L’INCHIESTA GAGNON E L’OMICIDIO PECORELLI

Il 1978 fu l’anno dei tre Papi ma anche quello terribile per il Vaticano a causa dei denunciati intrighi tra la Massoneria e alcuni alti prelati.

Come abbiamo dettagliato nell’inchiesta Massoneria in Vaticano 1, l’avvocato e giornalista investigativo italiano Carmine Minor Pecorelli, direttore di un’agenzia di stampa e di un giornale specializzato in scandali e crimini politici, L’Osservatorio Politico, pubblicò un elenco di cardinali, vescovi e sacerdoti vaticani di alto rango che ha identificato come membri di logge massoniche. L’elenco divenne noto come “Lista Pecorelli” e includeva i nomi, le date di ingresso nella Massoneria, i numeri di codice e gli acronimi di 120 funzionari vaticani.

Il cardinale Edouard Gagnon

Contestualmente alla diffusione di tale elenco all’interno delle mura vaticane, gli esiti di una verifica ufficiale triennale di tutti gli uffici della Santa Sede, condotta dall’arcivescovo Edouard Gagnon, in merito alle accuse che alcuni prelati e chierici della Curia romana erano segretamente membri della Massoneria, furono presentati di persona a Papa Giovanni Paolo I. Secondo le memorie recentemente pubblicate del segretario di Gagnon, padre Charles Murr, “l’arcivescovo Gagnon ha compilato un esauriente dossier che non gli ha lasciato dubbi sul fatto che queste scioccanti accuse fossero in realtà vere”.

A riportare questa sintetica cronistoria è stato il sito cattolico americano LifeSite News a cui attingiamo anche per la narrazione nei paragrafi successivi.

«L’indagine di Gagnon sulla massoneria all’interno della Curia romana era stata ufficialmente commissionata da Paolo VI in risposta alla particolare accusa che due prelati di alto rango fossero massoni: Annibale Bugnini e Sebastian Baggio. Bugnini fu responsabile della Commissione per la riforma della liturgia latina dopo il Concilio Vaticano II, che produsse il Novus Ordo Missale Romanum. Baggio fu Prefetto della Congregazione per i Vescovi, responsabile della nomina e della scelta dei vescovi in ​​tutto il mondo cattolico».

«Sebbene l’intero contenuto dell’indagine di Gagnon non sia pubblicamente noto, alcuni dettagli sulla vicenda sono stati divulgati. Tra questi dettagli c’è il fatto che Gagnon ha fatto sapere di avere effettivamente prove che confermano che l’arcivescovo Bugnini e il cardinale Baggio erano membri della Massoneria. Questa prova includeva l’autenticazione di documenti da parte dell’INTERPOL, l’Organizzazione internazionale di polizia criminale, responsabile delle indagini sui crimini internazionali. Le scoperte di Gagnon corroboravano così la Lista di Pecorelli, che includeva anche i nomi di questi cardinali».

Papa Paolo VI con l’arcivescovo Annibale Bugnini

«A seguito delle indagini di Gagnon, Bugnini fu inviato negli ultimi anni della sua vita in Iran come Nunzio Apostolico, dove apparentemente avrebbe fatto il minimo danno alla Chiesa, data la scarsità di cattolici in Iran e l’interazione quasi inesistente tra la Santa Sede e il governo islamico iraniano».

«Baggio, tuttavia, si è rivelato più difficile da eliminare. Rimarrà, infatti, capo della Congregazione per i Vescovi fino al 1984, diversi anni dopo il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, ricoprendo in quella carica un mandato di dodici anni. La durata del suo mandato avrebbe contribuito considerevolmente al danno incalcolabile fatto alla Chiesa da questo re-maker episcopale massonico» sentenzia il giornalista di LifeSite News Raymund Maria.

Ma ecco le date che suscitano effettivamente sospetti inquietanti…

  • Il 12 settembre 1978 Pecorelli pubblicò la sua lista dei funzionari vaticani che erano membri della Massoneria.
  • Il 25 settembre 1978 l’arcivescovo Gagnon incontrò privatamente Giovanni Paolo I per presentargli i risultati della sua indagine triennale sulla stessa questione. L’arcivescovo portava con sé un ampio dossier e faceva sapere al suo segretario di aver affrontato al Pontefice il tema dell’appartenenza di Baggio alla Loggia massonica. Disse anche al suo segretario che il papa aveva accettato di trattare con il cardinale massone.
  • «Il 28 settembre Giovanni Paolo I chiamò personalmente Baggio perché quel giorno venisse incontro al Pontefice nel suo ufficio. Baggio incontrò privatamente il Papa nel suo appartamento personale più tardi quella sera alle 20:00. «Per circa un’ora e fu sentito urlare contro il papa dalle guardie svizzere che erano presenti fuori dalla stanza, a cui in seguito testimoniarono» precisa LIfeSiteNews.
  • La mattina dopo, 29 settembre, Giovanni Paolo I fu trovato morto nella sua stanza. È stato dichiarato dal medico morto intorno alle 23:00. la notte prima.
  • Sei mesi dopo, il 20 marzo 1979, Pecorelli fu ucciso a colpi di arma da fuoco a Roma
3 – LE RIVELAZIONI DEL LIBRO DI PADRE MURR

«Abbiamo l’impressione che attraverso alcune fessure del muro il fumo di Satana sia entrato nel tempio di Dio: è dubbio, incertezza, interrogazione, insoddisfazione, confronto…. Pensavamo che dopo il Concilio sarebbe spuntato un giorno di sole per la storia della Chiesa. Quello che è spuntato, invece, è stato un giorno di nuvole e tempeste, di tenebre, di ricerche e di incertezze».

Queste clamorose osservazioni giunsero, durante un’omelia pronunciata da Papa Paolo VI in un giorno particolarmente significativo – il 29 giugno 1972 – la festa dei SS. Pietro e Paolo che coincise anche con il nono anniversario della sua incoronazione al pontificato.

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«Quando papa Paolo VI fece la sua criptica dichiarazione che il “fumo di Satana” era entrato nel santuario della Chiesa, stava annunciando al mondo intero una verità concreta.

In retrospettiva, il Vaticano II (1962-65) – il Concilio ecumenico che avrebbe inaugurato nuove brezze in tutta la Santa Madre Chiesa – aveva introdotto vapori più oscuri la cui presenza il Santo Padre aveva avvertito da tempo. E con crescente allarme» rammenta un altro sito americano Catholic Insight che ha analizzato in modo eccezionale il libro “Omicidio di 33° grado: l’indagine Gagnon sulla massoneria vaticana” scritto da padre Murr, amico personale del cardinale autore dell’inchiesta.

Padre Charles Murr nel giorno delle sua ordinazione sacerdotale accanto all’amico cardinale Edouard Gagnon

«Per quanto riguarda l’effettiva natura del “fumo” satanico, papa Paolo VI aveva sospetti preoccupanti che lo indussero a ordinare un’indagine completa sulla provenienza di quei fumi ultraterreni. Comprese appieno le brutte verità che un’indagine avrebbe potuto rivelare e i potenziali pericoli che avrebbe potuto generare. Così cercò alti chierici di cui sapeva di potersi fidare – a cominciare da uno dei suoi più cari amici – il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, il quale, a sua volta, si rivolse all’arcivescovo canadese Edouard Gagnon, già presidente della Pontificia Commissione sulla la Famiglia, per avviare un’indagine su tutti gli aspetti della vita in Vaticano al fine di scoprire la fonte o le fonti del fumo».

E’ quanto ha scritto Paula Adamick su Catholic Insight in una accurata recensione del libro di padre Murr che, in Italia, sembra essere passato sotto silenzio. Proprio come il dossier Gagnon, redatto in tre volumi ma tenuto ben segreto dentro le mura vaticane.

Ma la sua esistenza e la sua storia sono state finalmente raccontate con avvincenti dettagli da padre Charles Murr, sacerdote americano e amico di lunga data dell’arcivescovo Gagnon, sotto forma di memoria, proprio in Murder in the 33rd Degree, The Gagnon Investigation into Vatican Massoneria, pubblicato nel marzo 2022.

Charles Theodore Murr-Létourneau è un prete cattolico, autore, linguista, educatore, narratore e fondatore di un orfanotrofio a Tepatitlan, Jalisco, in Messico. Murr è noto come destinatario del premio “Ten Outstanding Young Persons of the World” e dei “Ten Outstanding Young Americans”, entrambi assegnati nel 1985.

Sopra un giovane padre Murr con papa Paolo VI (1963-1978). Sotto p. Murr con Papa Giovanni Paolo II (1978-2005)

«È un documento straordinario. In esso padre Murr, oggi 72enne, racconta la sua esperienza diretta con l’indagine commissionata da Paolo VI dopo che le sue misteriose osservazioni sul “fumo di Satana” avevano elettrizzato il mondo. Padre Murr racconta anche l’odissea che seguì, insieme ad eventi chiave e personaggi ad essa collegati» aggiunge la giornalista Adamick che ci farà da “guida” nelle parti più significative del libro. Tutti i prossimi periodi tra virgolette sono infatti espunti dal suo articolo in cui si alternano frasi scritte dal sacerdote nella sua memoria (di cui rimarcheremo la paternità).

4 – GAGNON CONFERMA I CHIERICI MASSONI DELLA LISTA PECORELLI

«Quanto al dossier stesso, il suo contenuto era sconvolgente: “Sapevo benissimo cosa significasse questa mattina per il grand’uomo seduto accanto a me”, p. Murr scrive del primo tentativo di Gagnon di mettere sotto custodia pontificia il suo pericoloso dossier sullo stato del governo romano centrale della Chiesa cattolica. Era il 16 maggio 1978».

«Dopo anni di intenso lavoro, indagini, ricerche, interviste, organizzazione e incontri faccia a faccia con centinaia di persone, per lo più uomini, per lo più chierici – alcuni, venerati santi e studiosi; altri, alcuni dei demoni più astuti che camminano sulla terra – L’arcivescovo Edouard Gagnon ora forniva risposte concrete alle domande retoriche enigmatiche e inquietanti di papa Paolo … Sì, il modesto franco-canadese aveva identificato un certo numero di quelle nefaste ‘crepe nel muro’ – quelle attraverso il quale ‘il fumo di Satana era entrato’, e continuava ad entrare,’ nel Tempio di Dio» ha scritto Murr.

«Seduto da solo con Gagnon nello studio privato del Pontefice, il Santo Padre si è affrettato a passare alla conclusione: quale, tra i tanti ivi descritti, considerava Gagnon il pericolo più urgente per la Chiesa?» racconta la giornalista.

«Senza esitazione, l’arcivescovo rispose subito: “Pagina quattro della sintesi. Il cardinale Sebastiano Baggio …Un massone. Un massone che nomina ogni nuovo vescovo nel mondo! E ogni nuovo arcivescovo, data una sede metropolitana, e molti di loro garantivano un cappello cardinalizio e un voto alle prossime elezioni pontificie. Vostra Santità mi perdonerà per averlo detto, ma un massone sta orchestrando il prossimo conclave. E a tutti gli effetti, il cardinale Baggio nomina il vostro successore».

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Gagnon ha anche identificato il più grande promotore e alleato politico del cardinale Baggio. Nientemeno che il Cardinale Jean Villot, Segretario di Stato di Paolo VI, che aveva promosso Baggio alla nomina di Prefetto della Sacra Congregazione per i Vescovi. Personaggi di cui abbiamo già scritto nell’inchiesta Massoneria in Vaticano 1 perché segnalati dalla Lista Pecorelli.

«L’arcivescovo Gagnon ha anche detto al Santo Padre di avere avuto su autorità impeccabile che l’arcivescovo Annibale Bugnini fosse anche un massone incaricato della Commissione per la riforma liturgica che sovrintendeva alle modifiche alla Messa di rito romano e ad altre pratiche liturgiche prima e dopo il Vaticano II e chi è ancora considerato una forza dominante in questi sforzi. Al momento dell’incontro di Gagnon con papa Paolo, tuttavia, Bugnini era già stato bandito da Roma e inviato come nunzio pontificio in Iran. Anche lo stato pericoloso della Banca Vaticana è stato un problema critico» conferma la sintesi del libro di Murr fatta da Catholic Insight.

5 – PAPA PAOLO VI ANICHILITO DALLA MORTE DI MORO

«Al momento della visita di Gagnon, tuttavia, papa Paolo era a pochi mesi dalla morte. E sebbene inorridito dal contenuto delle scoperte di Gagnon, il Santo Padre era troppo esausto per intraprendere le azioni necessarie a difendere la Chiesa. È stato anche devastato dalla morte – appena una settimana prima – del suo caro amico, l’ex presidente del Consiglio Aldo Moro, il cui corpo torturato è stato trovato il 9 maggio crivellato di proiettili nel bagagliaio di un’auto nel centro storico di Roma. Moro era stato rapito il 16 marzo dai terroristi delle Brigate Rosse, dopo che il governo italiano aveva rifiutato di negoziare con il gruppo di estrema sinistra. Dopo numerose minacce, il cinque volte primo ministro italiano è stato giustiziato».

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La giornalista Paula Adamick liquida velocemente una delle più inquietanti inchieste giudiziarie della storia italiana che è stata l’oggetto di indagini ufficiali ed ufficiose del magistrato Ferdinando Imposimato sul complotto internazionale dietro ad essa e che nella quale l’ultima commissione parlamentare d’inchiesta ha ammesso l’esistenza del Deep State (potentato occulto di massoni, finanzieri, politici e servizi segreti militari) dietro ai clamorosi depistaggi.

Proprio il giornalista Mino Pecorelli sarebbe stato ucciso anche per aver raccolo le confidenze del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa (anch’egli ucciso il 3 settembre 1982 in un attentato in odore di massoneria) in relazione al blitz preparato dai reparti speciali dell’Arma e della Polizia per liberare Moro ma bloccato dai vertici dei competenti ministeri.

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6 – IL DOSSIER GAGNON NELL’ANNO DEI TRE PAPI

«Dopo aver esaminato il dossier con Gagnon, il Pontefice disse all’arcivescovo di portarlo con sé e di conservarlo al sicuro, indicando che lui, il Papa, non era in condizione di occuparsene.

“Ma Vostra Santità”, rispose Gagnon. “Che dici? … Di queste questioni stiamo parlando e centinaia di altre non possono aspettare un altro giorno!” Esasperato, l’arcivescovo ha proseguito: “Un massone nomina i nostri vescovi! La Banca Vaticana è sull’orlo del collasso! Il rettore dell’Università Lateranense ne ricicla milioni ogni anno! E ancora e ancora e ancora. Il vostro stesso Segretario di Stato, Santo Padre, è il vostro più grande avversario!”» narra Murr nel libro.

Papa Paolo VI morì il 6 agosto 1978, lasciando l’opera di Gagnon nel limbo fino a quando non ebbe modo di incontrare il successore pontificio, Giovanni Paolo I (Albino Luciani-Patriarca di Venezia).

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«Cosa che fece, il 25 settembre 1978. In quel momento, secondo padre Murr, il dossier di Gagnon fu valutato dal nuovo papa di straordinaria importanza. Ma il mondo non saprà mai come avrebbe potuto agire Giovanni Paolo I se fosse vissuto. Appena tre giorni dopo il suo incontro con Gagnon, il nuovo pontefice è stato trovato morto nel suo letto, a soli 33 giorni dall’inizio del suo pontificato, il più breve nella storia papale e lasciando dietro di sé molte domande senza risposta sulla vera causa della sua morte».

«Il 16 ottobre 1978 a Giovanni Paolo I successe il cardinale di Polonia Karol Wojtyla, che divenne Giovanni Paolo II» ma – scrive Adamick – «il nuovo papa sembrava avere molto interesse per il dossier di Gagnon quando gli fu presentato per la prima volta il 6 febbraio 1979, una visione che l’arcivescovo considerava ingenua. Cioè, fino al tentato omicidio di Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981, quando visse in prima persona i reali pericoli che lo circondavano».

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«L’intenzione di Giovanni Paolo I di avviare un’ulteriore indagine sulla Massoneria vaticana, basata sull’opera dell’arcivescovo Gagnon, ha portato al suo omicidio?» si chiede la giornalista.  

«Dal punto di vista di Murr, dopo aver incontrato l’arcivescovo Gagnon e aver assorbito i punti salienti delle sue scoperte, Giovanni Paolo I sembrava pronto a iniziare una piena denuncia della malvagia infiltrazione della Massoneria nella Chiesa. E per iniziare la sua completa fumigazione.

Non lo sapremo mai. In una recente intervista, tuttavia, con John-Henry Westen di LifeSiteNews, padre Murr è apparso convinto che mezzo secolo dopo la famosa affermazione di Papa Paolo che la Massoneria è ora così avanzata nella struttura e nel cuore amministrativo della Santa Madre Chiesa che nessun essere umano potrebbe espellere le conseguenze dei suoi crimini cumulativi. A suo avviso, l’immenso danno può essere eliminato solo attraverso “un atto di Dio!”» conclude l’articolo di Catholic Insight.

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In tale senso s’innesta una visione escatologica apocalittica che rappresenta il compimento inevitabile delle Sacre Scritture in risposta alle infiltrazioni massoniche nella Chiesa, sempre più permeato da un Clero progressista e incline a rendere omaggio alla Massoneria stessa che, è doveroso ricordarlo, fu scomunicata da Papa Leone XII con l’enciclica Humanus Genus nel 1884 dopo la famosa Breccia di Porta Pia del 1970 in cui lo Stato Pontificio fu attaccato dalle armate del Regno d’Italia, costruito grazie ai finanziamenti dei massoni britannici alla Spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi ma pianificata da Giuseppe Mazzini (entrambi massoni di 33° grado).

La Massoneria in Vaticano può infatti apparire come il tradimento al Vangelo indispensabile al compimento del Libro dell’Apocalisse di San Giovanni evangelista proprio come il bacio di Giuda Iscariota lo fu per la crocifissione e risurrezione di Gesù Cristo.

7 – TROPPE DISCORDANZE SULLA MORTE DI PAPA LUCIANI

«Murr, un amico di Gagnon, ci ha dato un primo unico- memoria personale che getta nuova luce sulla misteriosa morte di Papa Giovanni Paolo I nel 1978 e sui rapporti di Gagnon con tre Papi. Alla fine, dopo 50 anni, Murr chiede la divulgazione del rapporto segreto di Gagnon, che giace nascosto in qualche archivio vaticano… Mi congratulo con Murr per il suo coraggio».

Ha scritto Robert Moynihan, redattore capo di Inside The Vatican evidenziando come il libro renda indispensabile anche una rilettura storica del misterioso e improvviso decesso.

In tal senso un articolo pubblicato dal blogger Luca Scialo ripercorre un’interessante analisi di tutte le contraddizioni emerse nella versione ufficiale della morte per miocardite (quando i sieri genici antiCovid non esistevano ancora a causarla…).

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Dopo aver evidenziato che molti conoscenti di monsignor Luciani smentirono il suo stato di salute precario e altri furono discordanti sul momento del presunto malore al petto del giorno prima della sua morte ecco il primo giallo sul ritrovamento

«Discordante è anche la voce ufficiale su chi abbia trovato il corpo di Papa Luciani esanime. In via ufficiale si era parlato del segretario Magee, ma poi si è scoperto che a trovarlo morto fu la suora Vincenza Taffarel. La quale accudiva il Papa e ogni mattina alle 5 gli portava il caffè. Si volle evitare di dire che una donna fosse entrata nella stanza di Papa Giovanni Paolo I prima degli altri. Magee sarebbe invece entrato successivamente, allarmato dalle suore».

«Contraddittoria anche l’ora del decesso. L’archiatra Renato Buzzonetti stimò l’ora del decesso tra le 22:30 e le 23 del 28 settembre, basandosi sul color grigio cenere della pelle, che denunciava una mancata irrorazione di sangue nei tessuti da molto tempo – aggiunge Scialo – Vincenza Taffarel, che portò il caffè a Luciani poco prima delle 5, scoprì invece il corpo dopo una mezz’ora, entrata in stanza non vedendo alcun cenno del pontefice. Ella ricordava di aver sfiorato la fronte del papa e di averla trovata ancora tiepida. Il che collocherebbe l’ora del decesso molto più tardi, a ridosso delle 4:30 del 29 settembre».

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«Gli imbalsamatori accorsi al capezzale di Papa Luciani tra le 9 e le 10, i fratelli Signoracci, ritengono invece che il corpo fosse ancora leggermente colorito. E che il decesso sia avvenuto al massimo tra le 4 e 5. Ed essendo loro del mestiere, sicuramente possono essere considerati molto più credibili. Probabilmente, anche in questo caso, si voleva dare un orario ufficiale diverso. Falso» conclude il blogger.

«Dubbi anche sulla posizione del corpo e sulla camera. Probabilmente, anche qui è stato modificato qualcosa ad arte. Poco chiaro anche cosa stesse leggendo Luciani. Inizialmente si parlò di una copia dell‘Imitazione di Cristo, ma poi emerse la tesi che si trattasse di appunti personali. Forse proprio quelli relativi al da farsi in merito alla IOR ma anche relativi ai nomi con cui voleva far rimpiazzare i titolari di alcune cariche. Appunti di fatto mai ritrovati (un po’ come l’agenda rossa di Paolo Borsellino)».

IL DECESSO PER INFARTO SANCITO DA UN MASSONE

«A dare adito alle speculazioni sulla sua morte, come detto il fatto che non sia mai stata disposta una autopsia. Si incaricarono tre medici per esprimersi sulle cause della morte di Papa Luciani. Due si pronunciarono per l’infarto, ritenendo inutile una autopsia. Il terzo espresse riserva sebbene concordasse di massima con la diagnosi. Il Cardinale Villot fece valere il principio di maggioranza. La scelta, forse, non fu un caso. Nelle intenzioni del Papa, a quanto pare Villot doveva essere sostituito alla segreteria di Stato da Giovanni Benelli».

L’intervento di questo prelato francese assume un’enorme rilevanza alla luce del fatto che fu inserito nella Lista Pecorelli dei massoni in Vaticano e probabilmente è stato oggetto di verifiche nell’inchiesta Gagnon.

Giovanni Paolo I sorridente davanti a un tenebroso cardinale Jean Villot, accusato di essere iscritto alla massoneria dalla Lista Pecorelli e dal Dossier Gagnon

«Molte polemiche e forti tesi cospirazioniste riguardarono anche l’imbalsamazione compiuta dai fratelli Signoracci, da alcuni ritenuta frettolosa. Giustificata dalla necessità di proteggere il corpo dalla minaccia della decomposizione, come avvenuto col precedente Paolo VI – rileva Scialo – Eppure, il 4 ottobre successivo si vide giungere una equipe medica allontanando il gruppo di pellegrini raccolto in veglia del papa defunto. Il sospetto è che una autopsia ci sia stata, il cui esito è stato però sempre segretato».

8 – LA CONFESSIONE DEL BOSS SULL’AVVELENAMENTO DA CIANURO

No esiste un’unica pista “massonica” in cui cercare i presunti autori dell’omicidio, ammesso che tale sia stato. Ma esiste un libro in cui non solo viene individuato un preciso mandante ma anche l’esecutore e il tipo di veleno utilizzato.

Come riporta Il Fatto quotidiano, l’ultima tesi che vorrebbe Papa Luciani avvelenato riguarda il gangster della famiglia mafiosa americana dei Colombo: Anthony Luciano Raimondi. 69 anni, nipote del padrino Lucky Luciano legato alla cosiddetta “Cosa nostra statunitense”. La sua morte sarebbe stata ordita dal monsignor Paul Marcinkus, l’allora presidente dello Ior.

Prima di leggere questa sconcertante quanto eccentrica teoria bisogna ricordare che Lucky Luciano fu il Boss dei due Mondi che divenne punto di riferimento in Italia nella triade Mafia, Massoneria e CIA di cui è apparsa l’ombra su quasi tutti gli attentati eccellenti avvenuti negli ultimi 40 anni nella penisola italica, tra qui quelli ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

ATTENTATO AL GIUDICE BORSELLINO: 30 anni d’Ingiustizia Mafiosa nei Depistaggi di Stato e Massoneria

Come anticipato, il Papa voleva denunciare frodi azionarie compiute nei sacri palazzi. Raimondi, è entrato nella mafia subito dopo il servizio miliare in Vietnam. Qualcosa che ricorda quanto accade a Michael Corleone ne Il Padrino I. Mentre, sempre in tema della saga, anche ne Il Padrino III si fa riferimento all’avvelenamento di Papa Luciani.

Tale ricostruzione, ovviamente fermamente respinta dal Vaticano, è contenuta nel suo libro di memorie intitolato When the Bullet Hits the Bone. Pubblicato 2 anni fa negli Stati Uniti dalla casa editrice Page Publishing.

l’Arcivescovo americano Paul Casimir Marcinkus

Raimondi rivela che quando aveva 28 anni l’arcivescovo Marcinkus, suo cugino, lo aveva fatto andare a Roma per eliminare Giovanni Paolo I. Il Papa aveva scoperto che un gruppo di truffatori falsificava in Vaticano le azioni di grandi compagnie americane come Ibm, Coca Cola e Sunoco e voleva denunciarli. Marcinkus era parte della frode e aveva deciso di eliminarlo.

Raimondi sarebbe stato chiamato a Roma proprio per concretizzare il complotto contro il Papa del sorriso. E quando l’operazione era scattata si trovava davanti alla stanza del Pontefice. Sempre secondo la sua ricostruzione, sarebbe stato Marcinkus a far mettere il valium nella tazza di tè che Giovanni Paolo I era abituato a bere la sera al fine di farlo addormentare profondamente. Poi avrebbe usato un contagocce per mettergli il cianuro in bocca.

9 – NEL 2019 UN OMICIDIO CON CIANURO SCAMBIATO PER UN INFARTO

Il veleno propriamente detto è il cianuro di potassio, sale di potassio derivato dall’acido cianidrico. Esso funziona come inibitore della ferricitocromo-ossidasi mitocondriale formando con essa un complesso relativamente stabile. Viene così impedito il rilascio dell’ossigeno da parte dell’emoglobina al sistema di trasporto degli elettroni. In questo modo l’ossigeno non viene consumato a livello tissutale e si accumula in circolo; infatti con avvelenamento da cianuro, anche il sangue venoso risulta di color rosso brillante.

Gli effetti dell’ipossia si riflettono sul sistema respiratorio; sopraggiunge quindi una rapida depressione dell’attività cerebrale. La frequenza cardiaca dapprima aumenta per poi diminuire progressivamente. La morte avviene per anossia cerebrale e collasso cardiovascolare.

In assenza di precise analisi istologiche con perizia tossicologica il decesso per avvelenamento da cianuro può anche essere scambiato per un arresto cardiaco da cause naturali. Un caso clamoroso avvenne nel gennaio 2019 in Sicilia.

Sebastiano Rosella Musico fu ritenuto vittima di un infarto ma era stato avvelenato con il cianuro

Sebastiano Rosella Musico, pizzaiolo di Termini Imerese di 40 anni, era uno sportivo e godeva di ottima salute. Il medico legale parlò di infarto, ma i parenti non si rassegnarono.

A febbraio del 2020 la procura diretta da Ambrogio Cartosio apre un’inchiesta e fece riesumare la salma. Dall’autopsia viene fuori che ad ucciderlo sarebbe stato il cianuro somministrato dalla moglie…

Finché il Vaticano non aprirà gli archivi segreti sul dossier Gagnon e su ogni documento inerente la morte di Papa Luciani sarà fin troppo facile credere a un complotto massonico più che a una morte naturale.

Soprattutto nel momento in cui il Nuovo Ordine Mondiale creato dalla stessa Massoneria è stato capace di seminare panico e morte in tutto il mondo con un virus SARS-Cov-2 creato in laboratorio…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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