PEDOFILIA ONLINE SU FACEBOOK: DENUNCIATI 146 GRUPPI. Orchi in Chat a causa delI’IperSessualizzazione tra Minori Permessa da Zuckerberg

PEDOFILIA ONLINE SU FACEBOOK: DENUNCIATI 146 GRUPPI. Orchi in Chat a causa delI’IperSessualizzazione tra Minori Permessa da Zuckerberg

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di Carlo Domenico Cristofori

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Se il Dark Web e i server di File Hosting protetti da gestori compiacenti rappresentano l’inferno della pedofilia online, i social network sono certamente una delle porte principali d’ingresso nel mercato diabolico della pedopornografia dietro al quale, va sempre rammentato, si cela l’orrore di reali stupri e abusi sessuali persino nei confronti dei neonati.

In tempi non sospetti Gospa News denunciò il fenomeno delle trappole pedofile su Facebook di fatto poco ostacolato da Mark Zuckerberg che, grazie al successo di Instagram tra i minorenni, ha visto decuplicare su questa piattaforma Meta le foto e i video di bambini anche in tenera età poco vestiti e in pose provocanti, tra questi ci sono anche profili di propaganda di account o siti web privati che promettono immagini a luci rosse dei fanciulli senza la minima censura.

Nel 2022 oltre un centinaio di questi sono stati denunciati dall’associazione Meter alle forze dell’ordine. E’ forse questo l’aspetto più singolare del dossier annuale internazionale sulla pedopornografia che viene stilato in Italia dal sodalizio d’ispirazione cattolica fondato e gestito dal sacerdote don Fortunato Di Noto.

Da anni il prete siciliano è in trincea su questa gravissima emergenza del Terzo Millennio e collabora con la Polizia di Stato Italiana ma anche di molti altri paesi stranieri attraverso l’OS.MO.CO.P. di Meter (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia).

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Tra le concause del grave fenomeno dei social quale veicolo di contatto tra minori e pedofili, che per produrre i video pornografici hanno ovviamente bisogno di vittime da stuprare con la riduzione in schiavitù o da indurre alla prostituzione come di recente scoperto in Ucraina, c’è ovviamente l’ipersessualizzazione infantile propagandata dalla cultura gender LGBTQ proprio da personaggi come George Soros e Bill Gates che sovente lavorano in partnership coi tycoon dei social come Zuckerberg.

E’ a dir poco vergognoso che gli account di Gospa News siano stati bannati 7 volte da Facebook, proprio perché hanno evidenziato i casi di pedofilia gay al Forteto e a Bibbiano o per aver successivamente svelato in anteprima l’origine artificiale del SARS-Cov-2 ora confermata da un rapporto ufficiale del Senato USA, mentre le chat di scambio di materiale pedopornografico di FB sfuggono ai “fact-checker” e devono essere scoperte dall’associazione Meter perché intervenga la polizia a chiuderle.

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Ciò appare ancor più sconcertante se si rammenta che Facebook si avvale anche di ex agenti della Central Intelligence Agency (il controspionaggio americano della CIA) per moderare i contenuti “impropri” sul social network; ma essi evidentemente hanno come unico obiettivo quello di censurare i NO-VAX che denunciano la pericolosità dei vaccini Covid a danno delle Big Pharma come Pfizer e delle Ong di Gates, con cui il social network di Zuckerberg collabora fin dal sospetto summit della Commissione Europea del 12 settembre 2019. 

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IN FORTE CALO LE FOTO, LIEVE DIMINUZIONE DEI VIDEO

Vediamo prima i dettagli di questo fenomeno “incalcolabile” e poi nel dettaglio quelli che riguardano Facebook e gli altri social.

«Andando a vedere i numeri nel dettaglio, il 2022 ha riaffermato la nuova modalità di scambio: è più comodo e conveniente condividere a pagamento cartelle compresse (1.734 nel 2022, 637 nel 2021). L’OS.MO.CO.P. di Meter (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia) ha registrato un aumento sia dei protocolli ufficiali inviati alla Polizia (1.766 nel 2022, 1.402 nel 2021), sia dei link segnalati (nel 2022 15.660, nel 2021 14.679). Diminuiscono le foto (da 3.479.052 alle attuali 1.983.679) e i video (da 1.029.170 a 921.382) rilevati, ma purtroppo tale diminuzione non equivale ad una minore circolazione del materiale in rete» si legge nel dossier presentato a fine marzo a Pachino (SR), presso il Polo Formativo ed Educativo dell’Associazione Meter.

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«Il pedofilo, la società non lo vuole vedere. C’è quasi una sorta di benevola giustificazione, normalizzazione. I più audaci dicono che in fondo la pedofilia è l’ultimo tabù sessuale da abbattere, in questo modo la società si evolve. C’è chi sostiene che sia un orientamento sessuale come un altro e che i bambini possono esprimere liberamente il loro consenso» scrive nel rapporto il sacerdote don Fortunato che ogni anno denuncia numeri in aumento a causa della risposta troppo lenta e inadeguata della giustizia.

LO SCAMBIO DI MATERIALE NEI SOCIAL META DI ZUCKERBERG

Sebbene grave il fenomeno della pedofilia su Facebook e altre chat pubbliche appare in diminuzione: «Bisogna constatare che i social vengono utilizzati meno rispetto agli anni precedenti, tant’è che il numero di segnalazioni si è dimezzato (da 316 del 2021 a 146 del 2022). In aumento invece i casi seguiti da Meter (da 167 a 194) e le richieste telefoniche al nostro Numero verde 800 455 270 (da 406 a 527). Vi invitiamo sempre e comunque a tenere presente che dietro ognuna di quelle foto o video c’è una vittima».

«Nell’anno 2022 Meter ha denunciato 146 gruppi sui social network e sulle app di messaggistica istantanea in cui avveniva lo scambio di materiale pedopornografico. Si evidenzia che frequentemente i minori coinvolti si auto riproducono durante pratiche sessuali – spesso in ambiente domestico (in cameretta, in bagno) – e mostrano la propria nudità in video e foto che poi vengono condivisi all’interno di gruppi privati sui social» evidenzia il rapporto 2022 dell’associazione siciliana.

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«Lo scambio spesso avviene previa “ricompensa” economica, cioè il minore viene spinto a immortalare il suo corpo in immagini e video per i quali riceverà un compenso dall’adulto che ne fa richiesta. Queste pratiche evidenziano l’ipersessualizazione dei minori e la percezione della sessualità in maniera distorta con la conseguente perdita del valore del proprio corpo ridotto a mero oggetto sessuale» spiega il dossier dell’Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia.

Sono stati denunciati alla Polizia Postale italiana, congiuntamente ad altre Polizie estere e agli stessi gestori dei servizi: 134 pagine e gruppi Facebook, 8 gruppi WhatsApp e 4 pagine Instagram. Si tratta delle tre piattaforme appartenenti a Meta, la nuova company di Mark Zuckerberg.

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La crittografia end-to-end, promette la massima privacy: un messaggio può essere letto solo dal mittente e dal destinatario.

Il contenuto viene cifrato sullo smartphone mittente, inviato al destina- tario e infine decriptato. Inoltre, la possibilità di unirsi in gruppi pubblici o privati permette di condividere varie tipologie di file fra più utenti, ma anche la diffusione di ideologie (pedofilia culturale) che rivendicano la liceità della pedofilia, avvalorando la tesi che l’essere pedofilo sia una condizione assimilabile ad un orienta- mento sessuale, spianando dunque la via alla normalizzazione.

«Non per ultimo, i pedopornografi sfruttano i social network con lucida perversione per adescare i minori, approfittando spesso del mancato controllo dei genitori e della carente educazione dei piccoli utenti ad un uso consapevole dei social» si legge nella relazione di don Fortunato.

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Quest’anno Facebook fa registrare 134 chat a contenuto pedo-pornografico: continuano ad esistere gruppi di pedofili che frequentemente intrattengono discussioni sul tema tramite Facebook e poi, sfruttando il collegamento con Whatsapp, scambiano il materiale su quest’ultimo per usufruire della tecnologia end-to- end che assicura la privacy dello scambio.

«La politica e il mondo culturale devono impegnarsi sul fronte dell’educazione e della prevenzione per evitare la sovraesposizione del corpo dei minori e il rischio di cadere nella trappola dell’adescamento per la mancanza di consapevolezza che li rende incapaci di comprendere i rischi e le dinamiche del mondo dei social. Formulare un regolamento più stringente a partire dall’età anagrafica dichiarata dagli utenti potrebbe essere un punto di par tenza verso la protezione dei più piccoli troppo spesso catapultati in un universo sconosciuto ad una età inadeguata» stigmatizza Meter.

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LA PRIVACY OSTACOLA LE INDAGINI SULLA PEDO-PORNOGRAFIA NEL DEEP-WEB

Anche nel 2022 la pedopornografia online è stata un fenomeno mondiale che tocca tutto il pianeta. America (12.771 link su 15.660 segnalazioni) ed Europa (1.299 link) sono la culla della maggior parte delle aziende che gestiscono i server  che permettono il funzionamento di siti e di piattaforme in cui si divulga il materiale pedopornografico.

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«L’analisi delle geolocalizzazione dei server conferma che i Paesi dell’Occidente opulento risultano essere i “padroni del web”, fornitori di servizi accessibili da tutto il mondo, veloci, anonimi e in completa sicurezza. E le leggi sulla privacy, che custodiscono la riservatezza di tutti, sono talvolta un ulteriore muro a difesa dei pedofili che possono agire indisturbati. Su questo argomento l’Associazione Meter è intervenuta più volte presso il Parlamento Europeo per proporre un’adeguata soluzione a tutela dell’infanzia» scrive Meter.

«Ogni Stato dovrebbe dotarsi di norme specifiche contro la pedofilia online. Necessaria, inoltre, una maggiore cooperazione internazionale e un coordinamento tra le polizie di tutto il mondo» si ribadisce nel dossier.

Ma come abbiamo visto nella precedente inchiesta sull’Ucraina in tale paese non esiste nemmeno una distinzione tra prostituzione adulta e minorile…

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Il deep web e il dark web (la parte nascosta di Internet) sono uno spazio libero in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici. I fenomeni illeciti si spostano in modo in queste free zone incontrollabili in cui l’intervento delle polizie di tutto il mondo risulta difficoltoso. Internet di superficie, cioè quella parte del web a cui accediamo tutti i giorni, viene indicizzato dai motori di ricerca tradizionali; tutto ciò che è indicizzato compare nelle pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti web.

Il deep web, invece, è la porzione di Internet più grande e oscu-ra che non viene indicizzata dai motori di ricerca, per cui non la troveremo mai tramite Google. Quello che vediamo della rete è, quindi, una percentuale piccolissima.

Il dark web, la parte più profonda del deep web, si compone di pagine con un dominio .onion. Il software più conosciuto per accedere al dark web è Tor e si presenta come un browser, che possiamo scaricare gratuitamente. Tor nasce all’interno del di- partimento di difesa statunitense per consentire comunicazioni anonime e sicure. Dal 2004 è diventato di dominio pubblico ed è uno strumento per proteggere la propria identità.

L’iceberg del Deep Web e la tabella del monitoraggio

«Navigare con questi sistemi significa tutelare la propria riserva-tezza, diventando navigatori incappucciati che non svelano la propria identità, anzi la rendono mutevole ad ogni click.
Queste zone del web diventano, per ovvie ragioni, l’humus in cui mettono radici le atrocità descritte e documentate in questo report. Vogliamo affermare con chiarezza che i numeri presenti in que- ste pagine non sono dati statistici, calcoli astratti, ma segnalazioni in cui dietro ad ogni immagine o video c’è un bambino. Quanti hanno responsabilità di vigilanza e di giustizia si attivino affinché non rimanga il silenzio su ciò che accade giornalmente sul web» evidenzia il rapporto Meter.

LA PROMOZIONE CULTURALE DELLA PEDOFILIA E I  SUOI LOGHI

«La rete non è esclusivamente uno strumento di diffusione di foto e di video che i pedofili e i pedopornografi utilizzano per arricchirsi, ma serve anche a “difendere” la pedofilia e a tentare un’opera di normalizzazione. Una vera e propria lobby strutturata e ben organizzata (raccolta fondi e giornata internazionale pro-pedofilia) che fornisce consigli su come adescare i bambini e indica siti online dove è possibile trovare foto e video con contenuti pedo-pornografici. Innumerevoli sono i gruppi, “le stanze”, dove si rac- contano le storie di incontri sessuali con minori e dove si sommi- nistrano test per “misurare” l’attrazione sessuale verso i bambiniı» si legge nel rapporto Meter disponibile qui.

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«Per contrastare l’ideologia pedofila la Convenzione di Lanzarote del 25 ottobre 2007, ratificata dall’Italia nel 2012 con la legge n. 172, ha introdotto nel nostro ordinamento l’art. 414 bis del Codice Penale. Per la prima volta l’espressione “pedofilia e pedopornografia culturale” è entrata nel nostro ordinamento: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con qualsiasi mezzo e forma di espressione, anche con il mezzo telematico e al solo fine culturale, pubblicamente legittima, diffonde giudizi legit- timanti, istiga a commettere o effettua apologia delle condotte previste dagli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies, 609-bis, 609-quater e 609-quinquies, compiute con minorenni, è punito con la reclusione da tre a cinque anni”.

I loghi degli orrori pedofili

Nonostante la Convenzione di Lanzarote (2007), i siti continuano a proliferare nel web. Vari i loghi identificativi o simboli per riconoscersi uno con l’altro, per diversificare le loro preferenze sessuali e per indicare speci- ficamente il genere sessuale preferito dal pedofilo; infatti, i mem- bri delle organizzazioni pedofile incoraggiano l’uso di descrizioni come “boylove”, “girllove” e “childlove”.

AFRICA, EUROPA E USA LA CULLA DEI SITI: ABUSI SUI NEONATI

Andando ad esaminare i domini nazionali e generici, ossia le “targhe” dei siti internet, è stato rilevato che, come l’anno scorso, la maggioranza dei link segnalati è contrassegnata dal dominio .com (13.977 nel 2022, 8.972 nel 2021). Su un totale di 15.660 link segnalati, 14.233 hanno dominio generico (11.488 nel 2021). Questo evidenzia un cambiamento delle modalità di scambio del materiale pedopornografico.

La geolocalizzazione dei siti pedopornografici

Tra i domini nazionali segnalati (totale 1.439) emergono: l’Africa con la Libia (.ly, 1.091 link); gli Stati Uniti (.us, 84 link); il Montenegro (.me, 41 link). La classifica dei continenti è così composta: Africa (1.097 segnalazioni), Europa (120), America (113), Asia (71), Oceania (38).

I grafici della geolocalizzazione dei server evidenziano che America (12.771 link) – particolarmente in evidenza quest’anno – ed Europa (1.299 link) sono la culla della maggior parte delle aziende che gestiscono i server che permettono il funzionamento di molti siti o piattaforme in cui si divulga materiale pedopornografico. Questo dato è interessante poiché fa comprendere il meccanismo economico sottostante: i continenti più ricchi risultano essere i “padroni del web”, fornitori di servizi che i cyberpedofili usano per i propri traffici criminali.

4MILA NEONATI STUPRATI: 23 Inchieste grazie ai Report del Prete anti-Pedofili. Le Chat Hard sui colossi del Web

I link monitorati per fasce d’età indicano che la preferenza sia delle foto che dei video è per la fascia d’età 8/12, che totalizza 1.667.559 foto e 718.615 filmati. Seguono la fascia 3/7 con 312.748 foto e 201.975 video, e a chiudere quella 0/2 anni con 1.542 foto e 648 video, la cosiddetta infantofilia. Un fenomeno già rilevato in tutta la sua gravità nel dossier Meter del 2020.

Come se non bastasse, l’utilizzo continuativo e sistematico dei videogiochi durante il tempo libero, sostitutivo di attività alternative relazionali, genera una tendenza all’isolamento e favorisce il rischio di adescamento.

Carlo Domenico Cristofori
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FONTI PRINCIPALI

REPORT METER 2022 PEDOFILIA E PEDOPORNOGRAFIA

GOSPA NEWS – GENDER – PEDOFILIA

GOSPA NEWS – DOSSIER MINORI

DISNEY & RAI: LE PORTE DELL’INFERNO PEDOFILO. Sui Bambini Bombardamento Sessuale LGBT in Cartoon e Film. Arresti a Disneyland

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Carlo Domenico Cristofori

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