L’INCORONAZIONE DI RE CARLO III VIOLA I DIRITTI UMANI ONU. L’Erede può Salire al Trono solo se si ”Dichiara Protestante” Precluse le altre Fedi
Un’eloquente espressione di Re Carlo III durante l’incoronazione
di Carlo Domenico Cristofori
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Carlo III ha pronunciato il giuramento, all’interno dell’Abbazia di Westminster, di fronte all’arcivescovo di Carterbury, Justin Welby, poggiando la mano sulla Bibbia.
“Io, Carlo, professo solennemente e sinceramente alla presenza di Dio, attesto e dichiaro di essere un fedele protestante e che, secondo il vero intento delle leggi che assicurano la successione protestante al trono, sosterrò e manterrò le suddette disposizioni al meglio delle mie forze secondo la legge”, ha affermato durante la cerimonia di incoronazione.
L’incoronazione è l’investitura formale di un monarca con i suoi poteri regali e come capo della Chiesa d’Inghilterra, secondo un rito che ha quasi mille anni. Una cerimonia unicamente simbolica e religiosa: Carlo III è infatti re dal giorno della morte della madre, Elisabetta II
«L’obiettivo della cerimonia, spiega Buckingham Palace, è far riflettere sul ruolo del sovrano oggi e guardare al futuro, in un grande evento che celebri l’idea stessa di monarchia secondo Carlo III: più snella, moderna e sostenibile. Tra i sudditi del regno le attese superano le polemiche» scrive RAI News, la tv nazionale italiana di cui citiamo i testi solo per evidenziare quanto ormai siano servili al potere i media di mainstream.
Carlo è stato così incoronato re insieme alla moglie Camilla, sposata dopo la morte della principessa Diana in un misterioso attentato insabbiato dalla Casa Reale su cui ancora oggi aleggiano spettri inquietanti di cospirazione.
Carlo e Camilla si sono fidanzati ufficialmente il 10 febbraio 2005 e hanno celebrato il loro matrimonio civile il 9 aprile 2005 a Windsor.
Ma sull’incoronazione del Re e della Regina pesa un macigno etico che nessuna falsa retorica può scostare. Una pietra d’inciampo che nessuna melliflua propaganda occidentale pronta a inchinarsi al Sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth.
La sua proclamazione viola una delle più importanti risoluzioni dell’ONU in materia di discriminazioni religiose. Ciò non accadde quando fu proclamata Regina Elisabetta II in quanto tale pronunciamento dell’Assembla delle Nazioni Unite non era ancora avvenuto.
La violazione della Dichiarazione ONU sulla Discriminazione religiosa
Si tratta della Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme d’intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo (1981) approvata il 25 novembre 1981 dalle Nazioni Unite.
Charles Philip Arthur George può davvero considerare carta straccia tale pronunciamento delle Nazioni Unite rivendicando per sé un trono ereditario che può essere conferito solo a un Cristiano Anglicano e pertanto non a un eventuale futuro erede Cattolico, Musulmano o Buddista. I dettagli della legge e le sue violazioni contro il pronumciamento ONU li abbiamo spiegati nel dettaglio nella precedente inchiesta storica.
Gospa News è stato l’unico sito al mondo a sollevare un problema di diplomazia internazionale di enorme portata già quando Carlo III fu proclamato Re d’Inghilterra. A maggior ragione lo solleviamo oggi nel momento in cui assume «l’investitura formale di un monarca con i suoi poteri regali e come capo della Chiesa d’Inghilterra».
Nell’era in cui l’amministrazione Biden perseguita un ospedale cattolico per una candela in onore del Santissimo Sacramento custodito nella cappella ci pare che il problema necessiti di essere posto all’interno di uno dei più potenti stati dell’Occidente che ha accolto e premiato l’intelligenza e l’intraprendenza degli Islamici ma impedirà loro di diventare Re anche qualora siano figli legittimi convertiti del regnante.
Restiamo dell’idea che il Regno d’Inghilterra sia la più precisa operazione di estremismo politico portata a termine dalla massoneria ufficialmente nata a Londra nel 1717 ma già in fermento da ben prima.
Breve storia del figlio di Elisabetta II
Figlio maggiore della regina Elisabetta II e del marito Filippo di Edimburgo, appartiene al casato Windsor, che ha mantenuto tale denominazione per decreto reale anche dopo il matrimonio della madre. È il primo monarca britannico a discendere dalla regina Vittoria attraverso due linee di successione: da parte di madre, attraverso Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI, e da parte di padre attraverso la nonna, la principessa Alice di Battenberg, bisnipote della regina Vittoria.
Ha avuto due matrimoni: con Diana Spencer (1981), dalla quale divorziò nel 1996, e con Camilla Shand (2005). È stato Duca di Cornovaglia e Duca di Rothesay dal 1952 e Duca di Edimburgo dal 2021 fino all’ascesa al trono nel 2022.
Ha detenuto il titolo di Principe di Galles dal luglio 1958 fino all’ascesa al trono l ‘8 settembre 2022, alla morte della madre.[6] È stato l’erede al trono britannico dal 6 febbraio 1952 all’8 settembre 2022 e questo fa di lui il più longevo erede al trono della storia delle isole britanniche, avendo superato re Edoardo VII, che fu erede al trono della regina Vittoria dal 1841 al 1901.
È inoltre il sovrano del Regno Unito più anziano al momento dell’insediamento (73 anni), avendo superato re Guglielmo IV (salito al trono nel 1830 all’età di 64 anni, 10 mesi e 5 giorni). Ma anche quello che vide spegnersi la vita della moglie Diana proprio nel momento in cui stava per abbandonarlo col rischio di uno scandalo tremendo.
La misteriosa morte di Lady D.
A fine agosto 1997, Diana e Dodi Al-Fayed avevano trascorso un paio di giorni di vacanza in Sardegna, a bordo dello yacht del padre di lui Mohamed. I due lasciarono l’isola nella tarda mattinata del 30 agosto, decidendo di fare tappa a Parigi prima di ritornare a Londra.
Diana e Dodi passarono la notte all’Hôtel Ritz, di proprietà della famiglia Al-Fayed, dove tuttavia si accorsero di essere stati notati dai paparazzi. Prevedendo un grande afflusso di fotografi all’albergo, decisero di spostarsi in un appartamento in rue Arsène Houssaye, sempre di proprietà del padre di Dodi.
Mentre un’auto esca veniva fatta uscire dall’ingresso principale del palazzo per distrarre i paparazzi, i due, usciti da un ingresso secondario, partirono a bordo di una Mercedes-Benz S280 scura seguendo la riva destra della Senna per raggiungere l’appartamento privato di Dodi. Accortisi della fuga dei due amanti, alcuni giornalisti si lanciarono all’inseguimento dell’auto. Per tentare di distanziarli, l’autista dell’auto Henri Paul premette sull’acceleratore.
L’inseguimento proseguì per diverse vie di Parigi fino a Pont de l’Alma: entrato dentro il tunnel sottostante, l’autista perse il controllo dell’auto, che si andò a schiantare all’altezza del tredicesimo pilone.
Nell’impatto, Al-Fayed e l’autista morirono sul colpo. Diana all’arrivo dei soccorsi era ancora viva e fu caricata all’1:18 su un’ambulanza, lasciando il luogo dell’incidente all’1:41 e arrivando all’ospedale Pitié-Salpêtrière alle 2:06. Nonostante i vari tentativi di salvarla, le lesioni interne erano troppo estese e fu dichiarata morta alle ore 4:00. Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Diana, rimase in coma per dieci giorni, senza ricordare quasi nulla al risveglio.
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Sull’incidente vennero presto formulate teorie del complotto basate sul presupposto che Diana fosse stata vittima di un assassinio organizzato dai servizi segreti britannici. Sia l’indagine della polizia francese che quella della polizia britannica conclusero però – ovviamente – che l’incidente fu causato da una serie di circostanze che comprendono la cattiva condotta dell’autista Henri Paul come causa principale dello schianto.
Dobbiamo comunque ricordare che i servizi segreti britannici del controspionaggio MI 6 sono sospettati di aver avuto un ruolo importante sia nel golpe in Ucraina che nella pianificazione dell’attentato esplosivo al ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia.
Carlo Domenico Cristofori
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