MASSONERIA & SIONISMO – 5. DIABOLICA ALLEANZA DI FUOCO. Iniziò con le Cannonate allo Stato Pontificio dell’ebreo Segre: Immune da Scomunica
Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?».
Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo ed Evangelista – Sacra Bibbia (13, 1-4)
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Caro lettore, scordati per un attimo la premessa apocalittica biblica e la sinergia tra Massoneria e Sionismo di cui questa inchiesta rappresenta il Quinto Dossier. E’ necessaria un’ampia premessa per consentire anche a chi non ha letto le precedenti puntate di entrare immediatamente nei meandri di queste alleanze nemmeno troppo occulte….
Alcuni eventi storici si cristallizzano nella convizione sociale e morale popolare come “indispensabili e inevitabili” non per la loro profonda autenticità ma semplicemente perché rielaborati storiograficamente con una narrazione puntigliosamente artefatta da “menti raffinatissime” cui accennava Giovanni Falcone in riferimento ai veri capi e mandanti dei delitti eccellenti della Mafia di cui lui stesso fu vittima.
Le Stragi Evitabili
Se l’Occidente non fosse stato travolto dai complotti del Nuovo Ordine Mondiale della pandemia da SARS-Cov-2 costruito in laboratorio e della guerra ormai quasi mondiale in Ucraina scatenata dal sanguinario Golpe del 2014 a Kiev, due carneficine evitabilissime in assenza di governi asserviti a Big Pharma e Lobby Armi, sarebbe assai difficile credere all’attività di revisionismo storico che sto conducendo su Gospa News forte di miei specifici studi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Proprio uno di essi, il corso di storia contemporanea, mi appassionò molto per la monografia accattivante “L’Evitabile Asse”, ovvero un libro sulle rivelazioni del politico e diplomatico italiano Dino Grandi, Conte di Mordano, passato alla storia per la presentazione dell’omonimo ordine del giorno al Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 che portò poi alla destituzione di Benito Mussolini.
Quando Grandi, affiliato alla Massoneria, fece tale dirompente atto che provocò la caduta del regime fascista “l’Evitabile Asse” tra Roma e Berlino, tra Mussolini e il nazista Adolf Hitler finanziato dai Rockefeller, era ormai consolidato.
L’adesione dell’Italia al Patto Anticomintern del 6 novembre 1937, alleanza politica successiva a quella tra il governo del Terzo Reich tedesco e l’impero giapponese stipulato il 25 novembre 1936 a Berlino, era robusta di 6 anni. Per ciò tutt’altro che evitabile…
Ma, giustamente, lo sarebbe stato prima se l’altro presunto massone Mussolini (che bandì le Società Segrete proprio conoscendone il potere occulto internazionale) non si fosse lasciato ingolosire dalle guerre coloniali e non fosse stato costretto a tessere alleanze politiche, industriali e militari per farlo…
Un altro evento che ha cambiato il volto della storia contemporanea è stato ritenuto ineluttabile dal canovaccio di mainstream mediatico contemporaneo.
Ma grazie a 7 anni di giornalismo investigativo sull’intelligence militare mondiale ho potuto pubblicare un’inchiesta esplosiva, soprattutto negli USA dove è stata rilanciuata dal sitoweb Veterans Today (ora VT Foreing Policy) in cui sono columnist dal 2019, dal titolo “11 SETTEMBRE: L’EVITABILE STRAGE PERMESSA DALLA CIA”.
Il Nuovo Ordine Mondiale dalla Massoneria di Pike alla NATO di Soros
Ho citato in premessa questi eclatanti esempi a testimonianza che nulla è davvero “insdispensabile o inevitabile” di quanto propugnato dal Nuovo Ordine Mondiale di cui scrisse il cosiddetto “papa della Massoneria USA” Albert Pike, fondatore di Young America in sintonia con la Giovine Italia del suo amico Giuseppe Mazzini (entrambi 33o grado del Rito Scozzese Antico e Accettato), e di cui teorizzò l’evoluzione nella NATO il sionista laico George Soros.
Pike, Mazzini e Soros hanno tutti e tre contribuito a orchestrare e finanziare eventi rivoluzionari funzionali all’egemonia massonica contro il Cristianesimo.
L’americano satanista fu tra i sobillatori della Guerra di Secessione in qualità di generale sudista, l’italiano fu orchestratore della Spedizione dei Mille contro il Cattolico Regno delle due Sicilie, e il magnate ungaro-americano pianificò e finanziò le Rivoluzioni Colorate tra cui quella dei Cedri in Libano, la Primavera Araba in Siria e il sanguinario golpe del 2014 a Kiev che ci sta portando verso la Terza Guerra Mondiale (peraltro prevista e auspicata da Pike).
L’Unità d’Italia prototipo della Satanica Supremazia Massonica
Nel commemorare ogni anno l’Unità d’Italia
, evento storico incompiuto per le divergenze etniche e culturali evidenti ancor oggi nei tre estremi dello Stivale Tricolore che rendono un piemontese influenzato dalla Francia ben differente da un Trentino germanofono o dagli isolani eredi dei tratti saraceni, si dà per scontata la rilevanza patriotica dei moti risorgimentali senza considerare due fattori fondamentali:
- il potere che conferì alla Massoneria che in Sicilia fece nascere la Mafia (tesi del giudice palermitano Rocco Chinnici vittima di un attentato di Cosa Nostra)
- la deliberata, sordida e vile aggressione a 3 Stati Sovrani Cattolici per attuarla: Regno delle Due Sicilie Borbonico, Impero AustroUngarico Asburgico e Stato Pontificio
Ciò avvenne sulla scia di sangue della Rivoluzione Francese ordita dagli Illumintati di Baviera, dai Rothschild e dalla Massoneria, fortunatamente limitata nei poteri dai successivi Imperi Napoleonici e dalla COLOSSALE SCONFITTA della cultura laicista-ateista dei Liberi Muratori incappucciati nella battaglia ideologica sulla Grotta di Massabielle dove la pastorella ignorante Bernadette Soubirous ebbe la meglio sul Prefetto degli Alti Pirenei, che aveva fatto chiudere il luogo delle apparizioni, grazie a un Miracolo di Nostra Signora di Lourdes.
Nell’inchiesta dove narriamo questo singolare episodio abbiamo già accennato alla Breccia di Porta Pia che fu l’epifenomeno simbolico della sconfitta di Papa Pio IX e dell’Esercito Pontificio dinnanzi alla potente armata (massonica) del Regno d’Italia.
Nella penisola italica la fomite della guerra al Vicario di Cristo sulla terra fu legittimata al popolo bue da decenni di propaganda anticlericalista, dall’ostilità alla presenza straniera e dalla voluttà di poter avere Roma come capitale dell’Unità d’Italia
La Presa di Roma
, però, fu determinata dalla pavidità di 2 regnanti cattolici ma anche affiliati alla Massoneria: l’imperatore francese Napoleone III, coinvolto direttamente nella storia del santuario mariano francese, e Re Vittorio Emanuele II, che non seppero opporsi alle le minacce del «partito della rivoluzione cosmopolita», per citare le parole usate proprio dal sovrano sabaudo nell’ultimatumo al Pontefice…
Entrambi, dopo quelle scelte, ebbero un’esistenza tormentata e luttuosa di cui abbiamo narrato nei precedenti articoli.
Perché per poter operare senza severa nemesi terrena contro il Cristianesimo, contro la Chiesa Cattolica, e quindi contro Gesù Cristo che l’ha fondata in nome di Dio per resistere all’assalto delle tenebre, bisogna essere CONSAPEVOLI SERVI DI SATANA come furono Pike, Mazzini e il protagonista dell’episodio che ci accingiamo a narrare: l’ebreo sionista che diede inizio al cannonneggiamento dello Stato Pontificio.
L’Alleanza di Fuoco tra Massoneria e Sionismo
Da quell’alleanza di fuoco tra Masssoneria e Sionismo è nata la concezione serpeggiante nel Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico Accettato
, il gotha dei gran maestri e maestri venerabili di 32o e 33o grado, del suprematismo conquistatore che ha obnubilato la mente e il cuore di esseri umani votati al Grande Architetto dell’Universo: facilmente identificabile col naturalismo tribale panteista-deista che abbiamo spiegato in un altro articolo o con l’imperatore del Regno delle Tenebre: Satana.
Forte di tali ideologia, assolutamente opposta a ogni monarchia biblica misericordiosa (Melchisedek, Re Davide, Ezechia, Giosia ecc) ma anche a ogni autentica democrazia di matrice ellenistica, il Nuovo Ordine Mondiale ha affinato sempre più il suo linguaggio per giustificare qualsiasi azione geopolitica anche militare finalizzata solo alla folle, paranoica e velleitaria conquista del mondo.
A costoro ben si addice un passo del Salmo 27 di Re Davide (Sal 27, 3-6) dell’Ora Media del 22 novembre (festività di Snta Cecilia Vergine e Martire)
Non travolgermi con gli empi,
con quelli che operano il male.
Parlano di pace al loro prossimo,
ma hanno la malizia nel cuore.
Ripagali secondo la loro opera
e la malvagità delle loro azioni.
Secondo le opere delle loro mani,
rendi loro quanto meritano.
Poiché non hanno compreso l’agire del Signore
e le opere delle sue mani,
egli li abbatta e non li rialzi.
Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera
Ho intenzionalmente menzionato i re dell’Antico Testamento Giudaico-Cristiano e un Salmo di Davide proprio per sgomberare il campo da eventuali insinuazioni di anti-Semitismo nei miei confronti che ho ben affrontato e sviluppato nella precedente inchiesta Massoneria & Sionismo – 4. Radici Demoniache dell’OLOCAUSTO IN TERRA SANTA.
Mentre inel Capitolo ANALISI STORICA DEL RAPPORTO TRA MASSONERIA E SIONISMO all’interno della prima inchiesta storico-religiosa Massoneria & Sionismo ho spiegato nel dettaglio gli intrecci tra la Massoneria occidentale, la Loggia B’nai B’rith Movimento Politico Sionista supportato dai Rothschild.
Il Cannonneggiamento dello Stato Pontificio del Sionista Immune da Scomunica
Ora possiamo svelare il nome del protagonista di uno degli episodi fondamentali della storia d’Italia
riamndando al link di Wikipedia per l’analisi del contesto sociopolitico che legittimò questo attacco alla Santa Sede della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, già tentato in alcune sortite dall’eroe della Sepdizione dei Mille, guerrigliero e massone dei due mondi tra Italia ed Uruguay, in quanto aveva ricevuto un mandato ben preciso dai Massoni Britannici finanziatori della sua impresa. Ma i tempi non erano maturi e fu arrestato dall’Esercito Regio Sabaudo…
Giacomo Segre (Saluzzo, 7 marzo 1839 – Chieri, 5 ottobre 1894) è stato un militare italiano che il 20 settembre 1870 partecipò, con il grado di capitano, alla Presa di Roma, come riporta Wikipedia.
«Il cannoneggiamento delle mura iniziò alle 5 di mattina del 20 settembre. Pio IX aveva minacciato di scomunicare chiunque avesse comandato di aprire il fuoco sulla città. La minaccia non sarebbe stata un valido deterrente per l’attacco, comunque l’ordine di cannoneggiamento non giunse da Cadorna bensì dallo stesso Giacomo Segre, comandante della 5ª batteria del IX° Reggimento, che, essendo ebreo, non sarebbe incorso in alcuna scomunica»
Si legge in una fonte da considerare oggettiva come Wikipedia proprio perchè di mainstream.
In seguito a quella leggendaria quanto infame impresa divenne una figura eroica del Risorgimento e suo figlio Roberto ne seguì le orme militari divenendo addirittura generale. Mentre sul generale Raffaele Cadorna, che non risultava affiliato alle logge dei Liberi Muratori, restò l’ombra di una pavidità pilatesca perché si astenne dal dare l’ordine di fuoco.
«Il Grande Oriente d’Italia (GOI), che nel 1870 aveva sede a Firenze, apprese la notizia dell’entrata a Roma delle truppe del generale Cadorna la mattina del 20 settembre mezz’ora prima dello stesso governo per mezzo di un telegramma di congratulazioni inviatogli alle 11 del mattino dal Grande Oriente inglese. Infatti i dispacci spediti da Roma dal Comando dell’esercito italiano all’indirizzo dei ministri giungevano in ritardo a causa di un cattivo funzionamento della linea telegrafica installata nei pressi di Porta Pia. Fu tra l’altro il massone Nino Bixio, comandante di una divisione, a far pervenire a Firenze, alle ore 12, il dispaccio sull’esito della battaglia da un altro impianto telegrafico» riporta il sito ufficiale del GOI, la più importante affiliazione massonica.
Col passare dei decenni quell’atto “formalmente dissacratorio” affidato dall’armata massonica dell’Esercito Sabaudo a uno dei pochi ufficiali in grado di potersi vantare di aver preso a cannonate le Mura erette a difesa del Cristianesimo cominciò a pesare.
La solita retorica edulcorante si premurò quindi di celebrare il talento dell’ufficiale che per primo sparò contro il baluardo del Cristianesimo come oggi sta avvenendo nelle persecuzioni contro la Chiesa Ortodossa Ucraina…
«In realtà studi più precisi riferiscono che Segre fu scelto per le sue capacità balistiche, e quindi sferrò il primo colpo d’artiglieria che, andando a buon fine, permise la breccia di porta Pia senza problemi ai cinquantamila soldati al seguito» aggiunge Wikipedia.
Non esistono tracce storiche in relazione al fatto che il capitano Segre fosse consapevole di trovarsi al centro di un complotto massonico e non di una storica operazione militare soltanto
, ma il ruolo del comandante Bixio, il messaggio dei massoni britannici e gli antefatti palesano comunque che fu proprio in quel momento che si celebrò un’alleanza di fuoco tra la Massoneria e il mondo del Movimento Sionista di tale intensità da ripercuotersi nella cultura politica italiana contemporanea.
E’ paradossale che su questa piccola vergogna di una rivalità religiosa non sia mai stato riaperto un dibattito proprio sull’opportunità che un ebreo sferrasse un attacco al tempio del Cristianesimo.
La Presa della Capitale nel giro di pochi anni portò Ernest Nathan, Grand Maestro del Grande Oriente d’Italia, a diventare Sindaco di Roma, strappata (parzialmente) con le armi al Legittimo Stato sovrano Pontificio.
Si è così inveterata nel DNA dell’Italia e dell’Europa una filosofia massonica che ben s’attaglia col concetto delle guerre per la FALSA esportazione della democrazia americana oggi, come allora, precedute dalle Rivoluzioni Colorate per i regime-change orchestrate dal controspionaggio militare.
E’ addirittura vergognoso che oggi lo Stato di Israele, insediatosi proprio in seguito alla Dichiarazione Balfour stipulata dal sionista Rothschild con il Regno Unito, rivendichi la libertà religiosa trincerandosi dietro al paravento delle minacce antisemite mentre è il primo a negare ogni libertà religiiosa a Musulmani e Cristiani in Terra Santa adducendo fasulle motivazioni di sicurezza nazionale per giustificare un truculento genocidio.
Questi non sono degni di esserre chiamati Ebrei, in quanto discedenti dal patriarca Giacobbe che fu da Dio rinominato ISRAELE. Questi infami sono emulatori dei RE che nei libri della Bibbia hanno avuto le terribil condanne per i loro scellerati crimini contro il POPOLO DI ISRAELE e gli altri ad esso relazionati.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
direttore Gospa News
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FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – NWO – COSPIRAZIONI – MASSONERIA
GOSPA NEWS – LOBBY ARMI REPORTAGES
GOSPA NEWS – CRISTIANI PERSEGUITATI
GOSPA NEWS – SQUILLI DI APOCALISSE
ARTICOLI CORRELATI
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L’attacco allo Stato Pontificio – Dettagli Storici da Wikipedia
Il piano d’invasione dell’esercito italiano prevedeva l’ammassarsi di cinque divisioni ai confini dello Stato Pontificio, comprendente ormai solo la Legazione di Marittima e Campagna e il Circondario di Roma, in tre punti distinti[22]:
- A nord-est, presso Orvieto, vi era la II Divisione al comando del generale Nino Bixio;
- A est vi era il grosso dell’esercito (40.000 uomini su 50.000), costituito da tre divisioni: l’XI, guidata dal generale Enrico Cosenz; la XII, al comando del generale Gustavo Mazè de la Roche; la XIII, agli ordini del generale Emilio Ferrero;
- A sud, sulla vecchia frontiera napoletana, era stanziata la IX Divisione, al comando del generale Diego Angioletti.
Si trattava in tutto di circa 50.000 uomini. Il comando supremo delle operazioni era affidato al Luogotenente generale Raffaele Cadorna. Nino Bixio avrebbe dovuto occupare Viterbo e, con l’aiuto della flotta, Civitavecchia per poi dirigersi verso Roma. Il generale Angioletti, entrando da sud, avrebbe occupato Frosinone e Velletri, per poi convergere verso l’Urbe. Qui l’esercito si sarebbe riunito per sferrare l’attacco finale.
La sera del 10 settembre Cadorna ricevette l’ordine di attraversare il confine pontificio tra le cinque pomeridiane dell’11 ed entro le cinque antimeridiane del 12 settembre. Nel pomeriggio del giorno 11, fu Nino Bixio a entrare per primo nel territorio dello Stato Pontificio: il generale avanzò verso Bagnorea (oggi Bagnoregio) e Angioletti si diresse su Ceprano (poco più di 20 km da Frosinone). Gli ordini di Kanzler, comandante dell’esercito pontificio, erano di resistere all’attacco delle camicie rosse, ma in caso d’invasione dell’esercito sabaudo, l’ordine era di ripiegare verso Roma. Così fecero gli zuavi di stanza nelle località via via occupate dall’esercito italiano[21]. Il 12 settembre Kanzler dichiarava lo stato d’assedio nell’Urbe.
Bixio si mosse lungo la strada che scorre a est del lago di Bolsena attraversando Montefiascone per finire a Viterbo (in tutto circa 45 km). Gli zuavi di stanza a Viterbo ripiegarono verso Civitavecchia, dove giunsero il 14 settembre. Nel frattempo il generale Ferrero aveva occupato Viterbo prima di Bixio che, pertanto, accelerò la marcia verso il porto di Civitavecchia. La piazzaforte si era preparata per resistere a un lungo assedio. Ma il comandante, il colonnello spagnolo Serra, la sera del 15 settembre si arrese senza combattere[24]. La mattina seguente la piazzaforte e il porto di Civitavecchia furono occupati dall’esercito e dalla marina italiane.
Negli stessi giorni Angioletti prendeva possesso delle province di Frosinone e Velletri: entrato in territorio pontificio il 12 settembre, occupò la città di Frosinone il 13 e tre giorni dopo entrò in Velletri[25]. Il Luogotenente generale Cadorna, stanziato in Sabina, col grosso dell’esercito si diresse verso Roma lungo la riva sinistra del Tevere, seguendo il tracciato della vecchia via Salaria. Ricevette però l’ordine di non seguire una via diretta verso Roma. Secondo il rapporto stilato dallo stesso Cadorna, “motivi politici” avrebbero imposto di allungare la strada. Cadorna occupò alcuni centri minori, come Rignano e Civita Castellana[26]. Il 14 settembre le tre divisioni sotto il suo comando si riunirono alla Giustiniana (circa 12 km a nord-ovest di Roma). Entro due giorni furono raggiunte da Bixio e da Angioletti.
Il 15 settembre Cadorna inviò una lettera al generale Kanzler: gli chiese di acconsentire all’occupazione pacifica della città. Kanzler rispose che avrebbe difeso Roma con tutti i suoi mezzi a disposizione[27]. Al generale Cadorna fu ordinato di portarsi in prossimità delle mura romane evitando però momentaneamente qualsiasi scontro con le truppe pontificie e attendere la negoziazione della resa. Il piano d’attacco dell’esercito italiano prevedeva che Cosenz, Mazé de la Roche e Ferrero avrebbero attaccato la cinta muraria che si dipana dal Tevere alla Via Prenestina (da Porta del Popolo a Porta Maggiore). Angioletti avrebbe attaccato il fianco sud mentre Bixio, proveniente da Civitavecchia, sarebbe entrato a Trastevere. In caso di trattative infruttuose, l’esercito italiano avrebbe fatto ricorso alla forza, evitando, tuttavia, di penetrare nella Città Leonina[28].
L’attacco alla città fu portato su diversi punti. Il cannoneggiamento delle mura iniziò alle 5 di mattina del 20 settembre. Pio IX aveva minacciato di scomunicare chiunque avesse comandato di aprire il fuoco sulla città. La minaccia non sarebbe stata un valido deterrente per l’attacco, comunque l’ordine di cannoneggiamento non giunse da Cadorna bensì dal capitano d’artiglieria Giacomo Segre, giovane ebreo comandante della 5ª batteria del IX° Reggimento, che dunque non sarebbe incorso in alcuna scomunica. Il primo punto a essere bombardato fu Porta San Giovanni, seguito dai Tre Archi di Porta San Lorenzo e da Porta Maggiore. Si udirono altri fragori dall’altra parte della città: si trattava dell’azione diversiva della divisione Bixio, posizionata a ridosso di San Pancrazio. Iniziarono i bombardamenti anche sul “vero fronte”, quello compreso tra Porta Salaria e Porta Pia. Furono le batterie 2ª (capitano Buttafuochi) e 8ª (capitano Malpassuti) del 7º Reggimento di artiglieria di Pisa ad aprire il fuoco alle 5:10 su Porta Pia[29][30].
Poco dopo le ore 9 iniziò ad aprirsi una vasta breccia a una cinquantina di metri alla destra di Porta Pia. Una pattuglia di bersaglieri del 34º battaglione fu inviata sul posto a constatarne lo stato. I comandanti d’artiglieria ordinarono di concentrare gli sforzi proprio in quel punto (erano le 9:35). Dopo dieci minuti d’intenso fuoco, la breccia era abbastanza vasta (circa trenta metri) da permettere il passaggio delle truppe. Cadorna ordinò immediatamente la formazione di tre colonne d’attacco per penetrare nel varco, assegnandone il comando ai generali Mazé e Cosenz. La prima colonna, formata dal 12º Battaglione Bersaglieri e dal 2º Battaglione del 41º Reggimento Fanteria “Modena” avrebbe mosso da Villa Falzacappa; la seconda, formata da 34º Battaglione Bersaglieri e dai tre battaglioni del 19º Reggimento Fanteria “Brescia”, avrebbe mosso da Villa Albani, mentre la terza sarebbe partita da Villa Patrizi con il 35º Battaglione Bersaglieri e i battaglioni del 39º e 40º Reggimento Fanteria “Bologna”.[31] L’assalto non sarebbe stato necessario: verso le ore dieci dal campo pontificio fu esposta la bandiera bianca[32], ma quando, pochi minuti dopo, le truppe italiane si avvicinarono alla breccia, un gruppo di difensori pontifici, ignaro della resa, aprì un fitto fuoco di fucileria da Villa Bonaparte, uccidendo il maggiore Giacomo Pagliari (comandante del 34º Battaglione Bersaglieri) e ferendo una decina di soldati: rotti gli indugi, il 12º Battaglione Bersaglieri suonò la carica e irruppe nella breccia, seguito dalle altre unità, senza incontrare altra resistenza.[31] Il senese (di Chiusdino) Niccolò Scatoli fu il bersagliere incaricato di suonare la tromba durante l’attacco delle truppe italiane,[33][34][35] mentre il primo uomo a oltrepassare la breccia fu il sottotenente Federico Cocito, del 12º Bersaglieri.[31] Mentre la resistenza cessava a Porta Pia, la bandiera bianca fu issata lungo tutta la linea delle mura. I generali Ferrero e Angeletti la rispettarono, invece Bixio continuò il bombardamento per circa mezz’ora.[36]
Dopo l’irruzione da parte delle truppe italiane dentro la cinta muraria vi furono ancora scontri qua e là che si spensero in poche ore con la resa chiesta dal generale Kanzler. La divisione Angioletti occupò Trastevere, quella di Ferrero l’area compresa tra Porta San Giovanni, Porta Maggiore, Porta San Lorenzo, via di San Lorenzo, Santa Maria Maggiore, via Urbana e via Leonina fino a Ponte Rotto. Le truppe di Mazè si attestarono tra Porta Pia, Porta Salaria e via del Corso occupando piazza Colonna, piazza di Termini e il Palazzo del Quirinale. Quelle di Cosenz presidiarono piazza Navona e piazza del Popolo. Per ordine di Cadorna, così come convenuto con il governo, non furono occupate la Città Leonina, Castel Sant’Angelo e i colli Vaticano e Gianicolo. Alle 17:30 del 20 settembre Kanzler e Fortunato Rivalta (capo di Stato maggiore) firmarono la capitolazione alla presenza del generale Cadorna[37].
Una curiosità è che tra i partecipanti all’evento vi fu anche lo scrittore e giornalista Edmondo De Amicis, all’epoca ufficiale dell’esercito italiano che ha lasciato una particolareggiata descrizione dell’evento nel libro Le tre capitali:
«[…] La porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materasse fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti. […]»
Sullo scontro, invece, ci offre alcune informazioni Attilio Vigevano che riferisce che mentre gli zuavi pontifici combattevano, prima della resa, molti di essi intonarono il loro canto preferito, quello dei Crociati di Cathelineau:
«Intonato dal sergente Hue, e cantato da trecento e più uomini, l’inno echeggiò distinto per alcuni minuti; il capitano Berger ne cantò una strofa ritto sulle rovine della breccia colla spada tenuta per la lama e l’impugnatura rivolta al cielo quasi a significare che ne faceva omaggio a Dio; presto però illanguidì e si spense nel ricominciato stridore della fucilata, nel raddoppiato urlio, nel tumulto delle invettive»
Secondo la descrizione di Antonio Maria Bonetti (1849–1896), caporale dei Cacciatori Pontifici:
«Stavamo sulle righe, quando alcune voci sulla Piazza di San Pietro gridarono: “Il Papa, il Papa!”. In un momento, cavalieri e pedoni, ufficiali e soldati, rompono le righe e corrono verso l’obelisco, prorompendo nel grido turbinoso e immenso di: “Viva Pio IX, viva il Papa Re!”, misto a singhiozzi, gemiti e sospiri. Quando poi il venerato Pontefice, alzate le mani al cielo, ci benedisse, e riabbassatele, facendo come un gesto di stringerci tutti al suo cuore paterno, e quindi, sciogliendosi in lacrime dirotte, si fuggì da quel balcone per non poter sostenere la nostra vista, allora sì veruno più poté far altro che ferire le stelle con urla, con fremiti ed esecrazioni contro coloro che erano stati causa di tanto cordoglio all’anima di un sì buon Padre e Sovrano»