IL NICARAGUA SPEGNE RADIO MARIA. Continua la Repressione contro i Cristiani del presidente Sandinista Ortega. Ma Padre Livio parla solo della Russia…
di Fabio Giuseppe C. Carisio
«E’ la prima volta nella nostra storia che un’emtittente di Radio Maria viene spenta. Non era mai accaduto nemmeno in Russia».
Con queste parole Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, pochi minuti fa durante laquotidiana trasmissione Lettura Cristiana della Cronaca e della Storia, ha annunciato con amarezza e tristezza lo spegnimento dell’emittente cattolica mariana in Nicaragua dove ormai da anni proseguiono le persecuzioni contro i cristiani del presidnete Daniel Ortega.
Si tratta di un gesto repressivo di inaudita gravità nei confronti della Radio cristiana più ascoltata nel mondo.
«Radio Maria Nicaragua è stata chiusa e la radio ha perso la sua personalità giuridica. RM è attiva in Nicaragua da 24 anni ed è stata chiusa» si legge nel comunicato pubblicato da Radio Maria Italia, dove è nato il progetto internazionale dell’associazione, presente oggi nei 5 continenti con radio affiliate ma indipendenti e tutte dirette da un Sacerdoti cattolici: 32 in Europa, 25 nelle Americhe, 27 in Africa, 11 in Asia e Oceania
Il governo del Nicaragua ha cancellato lo status giuridico dell’associazione Radio María e di altre 12 organizzazioni no-profit, in mezzo alle tensioni tra l’esecutivo guidato dal sandinista Daniel Ortega e la Chiesa cattolica.
CRISTIANI PERSEGUITATI – In Nicaragua Condannato a 26 anni di Carcere il vescovo Álvarez
L’attuale presidente della Repubblica del Nicaragua, dopo esserlo già stato dal 10 gennaio 1985 al 25 aprile 1990, durante la rivoluzione sandinista; è entrato in carica il 10 gennaio 2007. Dirigente del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, è stato deputato all’Assemblea nazionale del Nicaragua.
Il suo movimento politico era divenuto tristemente noto per aver boicottato con furiose contestazioni la pacifica visita di Papa San Giovanni Paolo II del 6 marzo 1983 oscurando la sua omelia durante la Santa Messa in piazza davanti a centinaia di migliaia di credenti con lo spegnimento degli autoparlanti. Proprio comne oggi sono stati spenti i ripetitori di Radio Maria!
La misura arriva dopo che l’emittente ha annunciato la riduzione del suo orario di programmazione, da 24 a 14 ore, in seguito al congelamento dei suoi due conti bancari, che le hanno impedito di ricevere donazioni. La radio è stata costretta anche a inserire nella sua programmazione il resoconto ufficiale che il vicepresidente del Nicaragua, Rosario Murillo, offre alla popolazione dal lunedì al venerdì.
Questa aspra repressione fa seguito all’arresto e all’umiliazione del vescovo di Matagalpa Mons. Rolando Álvarez, Amministratore Apostolico della Diocesi di Estelí, condannato a 26 anni come “traditore della Patria” e colpevole di “cospirazione per minacciare l’integrità nazionale e diffondere notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense”.
Altri 14 sacerdoti sono stati arrestati nel silenzio internazionale. L’animosità del Governo è palese: lo scorso 27 dicembre la vicepresidente Rosario Murillo ha chiamato “diavoli” i sacerdoti e i vescovi cattolici del Paese durante un discorso pubblico.
Il direttore di Radio Maria ha promesso che ci sarà una reazione dell’emittente per ripristinare le trasmissioni radiofoniche ma invece di focalizzarsi su questo tragico attentato alla libertà d’informazione e palese violazione dei diritti umani si è concentrato sui fatti internazionali e, facendosi deviare dalla sua ormai inveterata e ossessiva russofobia, ha dato molto risalto al misterioso attacco di un missile all’ospedale pediatrico di Kiev attribuito dall’Ucraina alla Russia che ha rispedito al mittente ogni accusa definendolo la conseguenza di un incidente causato da un razzo anti-missile dei sistemi di difesa dell’esercito ucraino.
Dopo aver invocato la pace nel mondo l’anziano sacerdote ha severamente contestato i viaggi di dialogo effettuati dal primo ministro ungherese Viktor Orban in Russia e in Cina proprio per cercare una tregua per il conflitto in Ucraina nella sua veste di presidente di turno dell’Unione Europea. In ciò ha imitato i vertici UE che hanno delegittimato tale difficile missione per continuare a sostenere la strategia NATO vocata a speculare sulla Lobby delel Armi e a una guerra mondiale.
Il Profilo Criminale di Daniel Ortega secondo Wikipedia
Nel giugno 2018, Amnesty International e la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Organizzazione degli Stati americani hanno riferito che Ortega si era impegnato in una violenta campagna di oppressione contro i manifestanti in risposta alle proteste in Nicaragua del 2018 anti-Ortega. La violenta repressione durante le proteste del 2018 e la conseguente diminuzione delle libertà civili hanno portato a massicce ondate migratorie verso la Costa Rica, con oltre 30 000 nicaraguensi che hanno presentato domanda di asilo in quel Paese vicino.
Durante la prima metà 2022 si sono registrati molti atti repressivi[93] e arresti di esponenti della Chiesa cattolica del Nicaragua, tra cui il Vescovo Rolando José Álvarez, prelevato di notte dalla Polizia nazionale del Nicaragua e fotografato in ginocchio con le mani alzate ; la vicenda ha suscitato molte voci di protesta e di preoccupazione tra cui quella del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres il quale è stato definito dalla portavoce Farhan Haq: molto preoccupato per la grave ostruzione dello spazio democratico e civico in Nicaragua e per le recenti azioni contro le organizzazioni della società civile, comprese quelle della Chiesa cattolica.
Il 21 agosto 2022 Papa Francesco ha pubblicamente preso posizione contro la situazione auspicando che tramite il dialogo si possa giungere in Nicaragua a una convivenza “pacifica e rispettosa”. Il Governo di Ortega accusa la Chiesa cattolica di complicità in azioni tese ad organizzare un colpo di Stato nei suoi confronti.
Secondo l’amministrazione Reagan, nel 1984 Daniel Ortega diede rifugio per diversi mesi al boss della droga colombiano Pablo Escobar, il quale si trovava in fuga dal suo Paese dopo che aveva ordinato l’uccisione del ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla. Allo stesso tempo, Escobar ricevette l’approvazione di Ortega per far partire aerei carichi di cocaina dal Nicaragua con destinazione gli Stati Uniti d’America e, in cambio, Ortega e la giunta sandinista avrebbero ricevuto ingenti pagamenti dal narcotrafficante.
La DEA riuscì a ottenere dal pilota, trafficante di stupefacenti e informatore Barry Seal (in seguito assassinato) alcune fotografie che ritraevano Escobar e funzionari del ministero dell’Interno nicaraguense mentre caricavano cocaina su un aereo all’aeroporto di Managua, a dimostrazione dello stretto legame tra regime sandinista e narcos colombiani.
Nel 2010 WikiLeaks pubblicò dei file trasmessi dall’ambasciata americana a Managua (pubblicati successivamente dal quotidiano spagnolo El País) in cui si sosteneva un coinvolgimento del Presidente con narcotrafficanti.Tali affermazioni furono successivamente confermate da alcuni pentiti.
Nel 1998 è stato accusato di stupro dalla figlia della moglie Zoilamérica Narváez,[99] che ha dichiarato di essere stata sistematicamente abusata sin dal 1979 quando aveva 9 anni. Daniel Ortega ha negato le accuse. Il procedimento penale non ha avuto luogo in quanto Daniel Ortega ha beneficiato dell’immunità parlamentare.
In Nicaragua bloccati i conti di Radio Maria
Conti bancari bloccati, in Nicaragua, per Radio Maria: l’emittente ha reso noto di non poter accedere più ai propri risparmi presso il Banco de la Producción. Inizialmente, il coordinatore generale della testata, Róger Munguía, ha affermato che il blocco era «privo di giustificazione»; poi, è stato reso noto che la decisione dipenderebbe da una mancanza di documentazione aggiornata. Radio Maria si è comunque detta «fiduciosa di poter continuare la sua opera di evangelizzazione».
E’ quanto aveva riferito nell’aprile 2024 Vatican News
Nelle scorse settimane, undici pastori evangelici legati all’organizzazione statunitense Mountain Gateway sono stati condannati dalla giustizia del Nicaragua con l’accusa di riciclaggio di denaro.
Per i membri dell’organizzazione con sede in Texas — arrestati due mesi fa e tenuti in isolamento senza contatti con avvocati o familiari — i giudici hanno emesso sentenze tra i 12 e 15 anni di reclusione, oltre a una multa di 80 milioni di dollari a persona. Il processo si è svolto a porte chiuse.
L’organizzazione Alleanza in difesa della libertà, Adf Internacional, ha parlato di una sentenza «irregolare» maturata in un procedimento nel corso del quale «le autorità non sono state in grado di presentare alcuna prova».
L’arresto del vescovo di Matagalpa
articolo pubblicato in origine da InTerris – La Voce degli Ultimi
In Nicaragua è oramai una caccia all’uomo, anzi: al sacerdote. Almeno 14 gli arresti durante le festività del santo Natale. Una repressione che va avanti da anni per mano del presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, contro oppositori politici, studenti, manifestanti e – soprattutto – contro (a suo dire) “l’attività eversiva” della Chiesa cattolica. Nel silenzio internazionale. L’animosità del Governo è palese: lo scorso 27 dicembre la vicepresidente Rosario Murillo ha chiamato “diavoli” i sacerdoti e i vescovi cattolici del Paese durante un discorso pubblico.
Gli arresti recenti fanno seguito alla sentenza a carico di Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa e Amministratore Apostolico della Diocesi di Estelí, condannato a 26 anni come “traditore della Patria” e colpevole di “cospirazione per minacciare l’integrità nazionale e diffondere notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense”.
La repressione non si è fermata neppure durante le festività natalizie: secondo quanto denunciato dai gruppi di attivisti nicaraguensi in esilio, sono stati ben 14 i sacerdoti cattolici arrestati dal 20 dicembre ad oggi. Tra questi, mons. Carlos Avilés, vicario generale dell’arcidiocesi di Managua, reo di non aver risparmiato critiche al regime di Ortega.
Una repressione atipica per una Nazione a stragrande maggioranza cattolica. Ma non per questo meno grave. Interris.it ha intervistato sulla situazione della Chiesa in Nicaragua Alessandro Monteduro, Direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS Italia).
L’intervista ad Alessandro Monteduro (ACS Italia)
Perché la repressione contro la Chiesa in Nicaragua?
“Si sta assistendo a un palese tentativo di mettere a tacere la Chiesa in Nicaragua. Gli arresti di vescovi e sacerdoti sono la conseguenza della ‘filosofia’ di Ortega. Che identifica la Chiesa Cattolica in Nicaragua paradossalmente come la principale forza di opposizione al regime e dunque al Presidente stesso. Dico ‘paradossalmente’ perché non ci troviamo in un Paese straniero di diversa religione o ateo, dove le repressioni contro le minoranze sono all’ordine del giorno; ma in una Nazione dove la stragrande maggioranza della popolazione appartiene alla religione cattolica. Ciò nonostante, Ortega ha deciso di colpire le leadership religiose. Nel febbraio scorso, un tribunale nicaraguense ha condannato il vescovo cattolico Rolando Alvarez a 26 anni di carcere dopo che si era rifiutato di imbarcarsi su un aereo diretto negli Stati Uniti che trasportava in esilio 222 prigionieri politici. Un secondo vescovo, mons. Carlos Avilés, è stato arrestato pochi giorni fa durante la festività del Natale“.
Quando è iniziata la repressione?
“All’incirca nella primavera del 2018, durante le proteste della società civile scoppiate in seguito alle riforme del sistema di previdenza sociale volute da Ortega. Nonostante il presidente Ortega abbia poi revocato le riforme, le proteste sono proseguite e nel loro corso ci sono state azioni violente che hanno causato vittime, alcune delle quali dovute all’intervento delle forze dell’ordine pubblico nella repressione. In quella occasione, i leader della Chiesa denunciarono le violazioni dei diritti umani e quello che era l’indebolimento della democrazia. Da quegli eventi ormai sono passati quasi sei anni. Da allora la Chiesa e i suoi ministri sono visti dal Governo come un ‘nemico interno’”.
Per quali motivi vengono arrestati i sacerdoti?
“I sacerdoti vengono arrestati per futili motivi: solo perché, nel corso delle loro prediche o durante le celebrazioni, esprimono vicinanza, comprensione e solidarietà al vescovo Alvarez o ad altri esponenti della Chiesa che sono stati incarcerati o allontanati”.
Cosa altro c’è stato oltre agli arresti?
“La lista degli atti cruenti che il regime di Ortega ha messo in atto contro la Chiesa sono numerosissimi. Penso all’espulsione del Nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag e all’espulsione delle congregazioni come quella delle suore di Santa Madre Teresa di Calcutta. Poi c’è stata la chiusura delle scuole cattoliche, il controllo sulle celebrazioni liturgiche, fino agli arresti e agli esili. insomma, una vera persecuzione di Stato contro la Chiesa cattolica nicaraguense”.
Quali sono le prospettive nell’immediato futuro?
“Non credo sia immaginabile un cambio di passo del regime a breve, non voglio essere illusorio al riguardo. Spero e auspico però che le pressioni diplomatiche, internazionali, le relazioni diplomatiche e le campagne dei media possano avere degli effetti positivi. Che ad oggi sono però difficili da immaginare. Anche perché, francamente, non mi sembra che, almeno pubblicamente, le istituzioni nazionali e sovranazionali mondiali abbiano mostrato il giusto interesse per le sorti del futuro del Nicaragua, del suo popolo e della sua Chiesa”.
articolo pubblicato in origine da InTerris – La Voce degli Ultimi
La Contestazione di Giovanni Paolo II in Nicaragua
Ovunque folle oceaniche attenderlo, ovunque un’accoglienza piena e calorosa. Giovanni Paolo II, nei suoi tantissimi viaggi, è sempre stato ricevuto da genti plaudenti, perfino in paesi musulmani. Ma fra le centinaia di viaggi, in una occasione, a papa Woytila non è stata risparmiata una pubblica e durissima contestazione.
GIOVANNI PAOLO II: L’ULTIMA GRAZIA AL PAPA DEL ROSARIO LUMINOSO
Accade il 6 marzo 1983. Il pontefice si trova in visita in Nicaragua. A riceverlo, all’aeroporto, c’è Ernesto Cardenal, un sacerdote diventato ministro della pubblica istruzione nel governo sandinista guidato da Daniel Ortega. Quando il sacerdote si inginocchia davanti al papa per baciargli la mano, questi la ritrae e alza il dito in segno di ammonizione, invitandolo a regolarizzare i suoi rapporti con la Chiesa:
“Lei deve regolarizzare la sua posizione”, gli ripete il papa due volte. Un gesto che cancella ogni possibilità di dialogo tra la Chiesa ed il Fronte sandinista di liberazione nazionale che aveva arruolato fra i suoi dirigenti alcuni preti. Poche ore dopo, nella piazza “19 luglio 1979”, sono centinaia di migliaia i fedeli accorsi per la messa all’aperto celebrata dal pontefice. Nel corso della sua omelia, Giovanni Paolo II parla della Chiesa popolare e della Teologia della liberazione, accusandole entrambe di rappresentare un “compromesso ideologico inaccettabile”, una ”opzione temporale”, “una concezione della Chiesa che falsifica la verità”. Il papa rivolge un invito fermo “al clero e a tutti i figli della Chiesa di essere obbedienti ai vescovi e al papa”.
E’ in quel momento che da alcuni settori della enorme spianata si levano cori di protesta ai quali il papa intima: “Silenzio, silenzio!”. Ma i contestatori continuano a gridare: “Queremos la paz, la queremos en esta vida!” (“Chiediamo la pace e la chiediamo in questa vita”).
Giovanni Paolo II risponde: “La Chiesa è la prima a chiedere la pace”. Il papa viene ancora interrotto fino a che un black out degli altoparlanti, installati in tutta la piazza per diffondere la sua voce, interrompe l’omelia.
Da quel momento la linea della Chiesa nicaraguense diventerà di totale opposizione al governo sandinista e di pieno appoggio ad uno dei più retrivi e rezionari esponenti della chiesta latino-americana, ill cardinale Obando y Bravo, arcivescovo di Managua.