TANGENTOPOLI CORTESE SUL PATTO NAZARENO: TUTTI AI DOMICILIARI

TANGENTOPOLI CORTESE SUL PATTO NAZARENO: TUTTI AI DOMICILIARI

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DOPO GLI OCCULTI MASSONI DI CASTELVETRANO
TEMPESTA ANCHE SULLA REGIONE UMBRIA;
ARRESTI A RAFFICA DI POLITICI PD E FORZA ITALIA
MA… COMODAMENTE NELLE LORO VILLE!

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

«Buongiorno dottore. Scusi se arriviamo senza preavviso ma siamo venuti a notificarle un’ordinanza di custodia cautelare presso il suo domicilio. Cerchiamo di fare la perquisizione rapidamente senza arrecarle troppi disagi e poi togliamo subito il disturbo. Lei non dovrà fare altro che restare in casa. Ha anche la piscina, la palestra, la sala da biliardo, la biblioteca… Quindi saprà certo come passare il tempo in attesa che l’inchiesta faccia luce sulla sua posizione. Se può invitare gli amici per una festa? Non lo so. Legga nel provvedimento se c’è il divieto di comunicazione con persone diverse dai familiari conviventi. Se non c’è può fare come il signor Tiziano Renzi che mentre era agli arresti domiciliari parlava con giornalisti ed amici in quanto non era stato sottoposto ad alcuna limitazione». Non possiedo la geniale facondia di Luigi Pirandello e pertanto questa conversazione immaginaria tra un maresciallo territoriale ed il potente politico di turno colpito da misura cautelare non diventerà certamente un best seller.Ma è l’unica arma di difesa che resta ad un giornalista impegnato a fare cronaca giudiziaria per un portale d’informazione gestito autonomamente.

Luca Barberini e Giampiero Bocci ai vertici de Partito Democratico

All’amarezza professionale per l’impossibilità di stare dietro scrupolosamente al vortice giudiziario che sta travolgendo amministratori pubblici ed ex parlamentari del Partito Democratico e di Forza Italia, si aggiunge il disgusto emetico civile per lo scempio di corruzioni che queste vicende fanno affiorare a pelo d’acqua, dipingendo la politica italiana come una fogna a cielo aperto dove gli stronzi vengono a galla ma i ratti appestati e le nutrie giganti sfuggono ad ogni filtro continuando a sguazzare nel torpido e a divorare le radici sane delle metropoli. Anche e soprrattutto perché questa nuova travolgente ondata d’inchieste, tutte ben articolate e documentate sembra profilare un nuovo corso della giustizia che per brevità di sintesi mi piace denominare La tangentopoli cortese sul Patto Nazareno.

Sugli ultimi arresti domiciliari di politici in Umbria (per il segretario umbro del Pd Gianpiero Bocci e l’assessore regionale Luca Barberini) non perdo nemmeno tempo e vi invito a leggere l’articolo de Il Giornale che riporto in fondo a questa riflessione. Mentre è di pochi minuti fa la scarcerazione di tutti gli arrestati per i fatti di corruzione dell’associazione massonica segreta a Castevetrano tra cui l’ex deputato siciliano di Forza Italia, Giovanni Lo Sciuto.

 

MASSONI IN MANETTE NEL PAESE DEL BOSS: IN 27 TUTTI LIBERI PER CAVILLI

Sono lontani gli anni in cui lo statista Bettino Craxi dovette fuggire in Tunisia in quanto accusato di “non poter non sapere” le porcate compiute nei finanziamenti illeciti ai partiti da un umile gregaro messo lì apposta per fare da parafulmine in caso di guai. Sono invece ancora vicini i giorni in cui Giorgio Napolitano, accusato dallo stesso Craxi di avere identiche responsabilità, si ritiene che non abbia potuto vedere la manna di miliardi piovuta dall’ex Unione Sovietica per tenere in piedi un comunismo che in Italia, già allora, era alla deriva e oggi deve arruolare i clandestini per le manifestazioni coi partigiani Anpi. Non solo non fu nemmeno sfiorato da Mani Pulite ma una volta premiato con la Presidenza della Repubblica gli è stato addirittura consentito di distruggere intercettazioni imbarazzanti come quelle con l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino agli atti dell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia.

 

MISTERIOSO SUICIDIO IN CARCERE DEL CORRUTTORE

Sono ancor più lontane le notti buie che, dietro le sbarre, a stimati imprenditori e politici non fecero perdere solo il sonno ma anche la vita: come capitò a Gabriele Cagliari, trovato moribondo nel bagno della sua cella il 20 luglio 1993 per un apparente soffocamento autonomo praticato con un sacchetto di plastica in testa legato al collo, con un laccio da scarpe che non avrebbe dovuto detenere. Morì dopo quattro mesi di carcerazione preventiva per non aver cantato a sufficienza sulla tangente miliardaria Enimont, la prima della Seconda Repubblica. Visto che per una valigetta con 200milioni di vecchie lire venne condannato anche il leghista Umberto Bossi. Fu uno dei tanti maxi-processi politici che decapitarono i vertici del pentapartito DC, PSI, PRI, PLI e portarono alle condanne del socialsta Craxi, del democristiano Arnaldo Forlani, del repubblicano Giorgio La Malfa, del liberale Egidio Sterpa ma lambirono appena il PDS (ex Pci) colpendo Primo Greganti non al punto da estrometterlo dalle vicende della pubblica amministrazione. E’ stato riarrestato nel 2013 per l’inchiesta su episodi di corruzione negli appalti Expo 2015 per la quale ha patteggiato 3 anni, esattamente come per la Tangentopoli del 1992. E come allora tenne per sé i nomi dei politici con cui chiacchierava d tangenti durante le intercettazioni. Che destino ebbe? Ma ovviamente finì ai domiciliari per motivi di salute…

 

IL GIUSTIZIALISMO DI MANI PULITE

Ho vissuto l’epoca di Mani Pulite da cronista e non solo: collaborando anche con la Guardia di Finanza di Vercelli nelle indagini su molteplici illeciti amministrativi culminate con l’arresto dell’intera Giunta Municipale il 1° ottobre 1992. Posso quindi candidamente ammettere che nell’enfasi giustizialista del periodo fui protagonista attivo di una lapidazione mediatica sicuramente esagerata. Di cui mi pentii soprattutto quando compresi, soltanto un anno dopo, che non si trattava di una bonifica giudiziaria della politica corrotta ma un’epurazione mirata di determinate correnti paritiche: quasi tutti i grandi indagati della sinistra democristiana ne uscirono indenni. Tra cui quel Ciriaco De Mita, salvato nel 1990 da un’aministia sui finanziamenti illeciti essendo tempestivamente fuoriscito dalla Dc nel 1989, tre anni prima di Tangentopoli, come se ne avesse previsto l’arrivo in una sfera di cristallo, e da una prescrizione nel caso della malagestione sui fondi per la ricostruzione dell’Irpinia dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Un politico di lungo corso ovviamente aprodato al Partito Democratico prima di cominciare il suo graduale ritiro.

 

IL GARANTISMO DELLA TANGENTOPOLI DOMICILIARE

Se Mani Pulite certamente adoperò in modo spropositatamente grave le carcerazioni preventive ecco che nella nuova Tangentopoli, esplosa soprattutto nel 2018 dopo la sconfitta della sinistra alle elezioni, sembra esserci eccesso di zelo in senso contrario. I big della politica del Patto del Nazareno, quello siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, raramente finiscono dietro le sbarre. E se gli capita ci restano per pochissimi giorni: perché dopo il provvedimento catelare del Gip arriva quella del Tribunale del Riesame che mitiga le misure facendo andare ai domiciliari chi è in carcere o al divieto di dimora o all’interdizione ai pubblici uffici chi era detenuto a casa. Anche quando i fatti di grave rilevanza penale sono già acclarati grazie a innumerevoli prove documentali; e sono a volte così vecchi che prima della sentenza finale di Cassazione la prescrizione o l’anzianità del reo gli scongiureranno la reclusione.

 

NEMMENO UN GIORNO DI GALERA PER I CONDANNATI

Così i politici corrotti destinati a non fare un giorno di galera in esecuzione pena non si beccano nemmeno il disagio di una gita esemplare a San Vittore o a Regina Coeli. Ecco perché la Tangentopoli cortese sul Patto Nazareno sembra più che altro una pantomima giudiziaria inscenata per tenere buoni gli onesti investigatori di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato; e per dare in pasto ai giornalisti qualche procedimento penale abortito sul nascere, come quello sull’ex Sindaco di Riace Domenico Lucano, affinchè non abbiano il tempo per fare qualche investigazione autonoma. Nel generalizzare ovviamente si esagera sempre: nel mucchio selvaggio di un pianeta giustizia allo sfascio (vedi la nostra inchiesta sulle comunità per minori) brillano anche molte perle di magistrati che però fanno carriera a fatica e qualche volta finiscono pure sotto inchiesta per aver cercato di fare fino in fondo il loro dovere.

EX SINDACO RIACE, CASSAZIONE: “NIENTE FRODI”. MA IL GIP LO MANDA A PROCESSO

Sarà un caso che mentre avviene tutto ciò il presidente e vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura sono due ex deputati del Partito Democratico? Voglio sperare di sì per il bene del paese. Anche se temo di no… Comunque sia la morale di questa vergognosa storia ribadisce per l’ennesima volta un’infiltrazione corruttiva nello Stato dilagante: proprio per l’impunità di cui gode. Paradossi grotteschi e kafkiani per cui è ormai più facile finire in prigione giocando a Monopoli… O esercitando la difesa dei confini della Repubblica Italiana per bloccare una nave di clandestini in minima parte profughi ed in larga maggioranza parassiti, mafiosi e terroristi.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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TOGA ROSSA LA’ TRIONFERÀ…

MAFIE E INGIUSTIZIE

 


ARRESTI NELLA REGIONE UMBRIA

Articolo de Il Giornale

Angelo Scarano – Ven, 12/04/2019 – 19:11

Bufera nella Regione Umbria. Pd nel caos. Arresti domiciliari per il segretario del Pd dell’Umbria, Gianpiero Bocci e l’assessore regionale alla Salute e coesione sociale, Luca Barberini. A notificare il provvedimento è stata la Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine della Procura di Perugia per presunte irregolarità commesse in un concorso di una delle aziende sanitarie locali umbre. Ai domiciliari anche il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Emilio Duca. Le Fiamme gialle, oltre alle perquisizioni degli uffici e delle abitazioni degli arrestati e dell’assessorato alla Sanità, hanno perquisito anche gli uffici della presidente Catiuscia Marini. Nell’indagine sarebbero coinvolti in tutto sei dirigenti sanitari.

 

Le indagini sono coordinate dal Procuratore della Repubblica di Perugia, Luigi De Ficchy. Tra i reati ipotizzati a vario titolo ci sono abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. La Presidente Marini ha fatto sapere quanto accaduto attraverso una nota. “Quest’oggi mi è stata notificata dalla Procura della Repubblica di Perugia una richiesta di acquisizione di atti nell’ambito di una indagine preliminare relativa a procedure concorsuali in capo ad una Azienda sanitaria umbra – si legge nel comunicato – ho offerto la mia massima collaborazione personale e istituzionale all’attività dei rappresentanti dell’Autorità giudiziaria. Sono assolutamente tranquilla e fiduciosa nell’operato della Magistratura, nella certezza della mia totale estraneità ai fatti e ai reati oggetto di indagine”. “Senza entrare nel merito degli ultimi arresti, i cittadini dell’Umbria sono malgovernati da troppo tempo; elezioni regionali subito!”, tuona il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

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Redazione Gospa News

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