«Gli agenti della Polaria sono intervenuti il 25 dicembre a bordo di un’aereo in transito a Fiumicino, proveniente dal Belgio e diretto a Tel Aviv, per far scendere il calciatore Stephane Omeonga in quanto sarebbe stato sulla black list di Israele e quindi non gradito nel Paese» è quanto riporta RAI News che ovviamente non riporta una versione ufficiale ma una velina da stato di polizia.
Muto, come le fosse comuni in cui sono sepolti i bambini dei campi profughi di Gaza, il ministro Piantedosi così come la Premier Giorgia Meloni.
Ma non è stata zitta la vittima di tali presunti soprusi, che sarebbero stati perpetrati in difesa delle politiche estere di uno stato israeliano che è governato da un criminale ricercato a livello internazionale come Netanyahu. Sospettato di genocidio persino dal Papa.
“Trascinato giù dall’aereo e picchiato dalla polizia”, la denuncia del calciatore Stephane Omeonga
“Durante un volo tra Roma e Tel Aviv – si legge in un post su Instagram accompagnato da un video – dopo essere salito a bordo e aver preso posto, uno steward mi ha avvicinato per un presunto problema con i miei documenti e mi ha chiesto di lasciare l’aereo. Confidando nella validità dei miei documenti, gli ho chiesto con calma che tipo di problema fosse”.
Comincia così il lungo post su Instagram di Stephane Omeonga, 28enne calciatore belga con un passato in Italia fra Genoa, Avellino e Pescara e che ora gioca nella serie B israeliana con il Bnei Sakhnin, club noto per avere nelle sue file sia calciatori ebrei che arabo-israeliani.
“Poco dopo, dalla radio dell’auto della polizia – scrive ancora Omeonda – ho sentito dire: ‘Ha rifiutato le cure mediche, va tutto bene’. Questo era completamente falso, ho chiesto di portarmi in ambulanza con loro spaventato da ciò che la polizia avrebbe potuto farmi. Poi sono stato messo in una stanza grigia, senza cibo né acqua, e lasciato in uno stato di totale umiliazione per diverse ore”.
“Quando sono stato rilasciato, ho saputo che un agente di polizia aveva sporto denuncia contro di me per le ferite presumibilmente causate durante l’arresto, nonostante fossi ammanettato. Inoltre, a tutt’oggi, non ho ricevuto alcuna giustificazione per il mio arresto. Come essere umano e padre, non posso tollerare alcuna forma di discriminazione. Questo arresto è solo la punta visibile dell’iceberg.” ha evidenziato il calciatore.
“Molte persone che mi somigliano non possono trovare lavoro, non hanno accesso alla casa o non possono partecipare agli sport che amano, semplicemente perché sono nere. Dobbiamo essere uniti e alzare la voce per educare coloro che ci circondano – i nostri colleghi, vicini e amici – su questo problema che affligge la nostra società e ne ostacola il progresso”, conclude.
Questo è il paese servo dei sionisti israeliani che si lamenta con l’Iran per aver arrestato una giornalista italiana come Ceicilia Sala, rivelatasi socia di un investitore sui fondi governativi americani dfenominati KIS Pentagon.
Se la polizia italiana tratta così un calciatore abbastanza famoso figuriamoci cosa potrebbe fare a un comune cittadino…
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