VENEZUELA: AIUTI ONU AI RIFUGIATI SPESI IN DISCOTECA DAI GOLPISTI DI GUAIDO’

VENEZUELA: AIUTI ONU AI RIFUGIATI SPESI IN DISCOTECA DAI  GOLPISTI DI GUAIDO’

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INVIATI IN COLOMBIA PER GESTIRE I FONDI
E L’ASSISTENZA AI MILITARI DISERTORI
INCASTRATI DAL DOSSIER DEGLI 007 DI BOGOTA’
PER CONTI GONFIATI E SPESE PAZZE
IN BIRRA, ALBERGHI, RISTORANTI E BOUTIQUE
Il commissario Onu per i Diritti Umani accusa Washington:
«Le sanzioni hanno aggravato la crisi economica e sanitaria»
Trovate in Colombia tonnellate di cibo marcito di Usaid

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Oltre il danno anche la beffa. Chi ha il sospetto ha il difetto. Si è presentato al Venezuela ed al mondo come il salvatore della patria, ha accusato di corruzione il Governo incolpandolo per i blackout elettrici causati a suo dire dalla scarsa manutenzione della rete energetica e non dai sabotaggi avvenuti con circa 150 attacchi cibernetici e fisici con esplosioni nelle centrali e sosttostazioni.

Ora si scopre che proprio gli uomini di fiducia del golpista Juan Guaidò di Voluntad Popular, autoproclamato presidente ad interim in contrasto col presidente eletto Nicolas Maduro, avrebbero gonfiato i conti sugli aiuti umanitari destinati dall’UNCHR, l’ente Onu per i rifugiati, ai militari venezuelani disertori accolti in Colombia e avrebbero dilapidato parecchi soldi  per una vita di lusso a Cucuta tra hotel, cervezas (birre) e discoteca. Ma anche spese pazze in ristoranti e boutique.

Nell’occhio del ciclone sono finiti Kevin Rojas e soprattutto Rosana Barrera, cognata del deputato di Voluntad Popular Sergio Vergara, il cui autista Roberto Marrero, braccio destro di Guaidò, fu arrestato il 22 marzo per terrorismo dagli agenti del Sebin, l’intelligence di Caracas: nella sua abitazione furono trovati fucili d’assalto ed una montagna di dollari.

VENEZUELA: ARRESTATO PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’

La donna, tanto piacente quanto intraprendente, sarebbe stata capace di spendere tra alberghi lussuosi e discoteche anche a 3milioni di pesos a notte, circa 827 euro: una cifra già alta in Italia ma vertiginosa in America Latina. I due furono nominati da Guaidò, il 24 febbraio, quali adetti all’assistenza dei venezuelani civili e militari imigrati in Colombia ma ora sono stati rimossi dall’incarico. Solo Barrera avrebbe speso 100mila dollari in pochi mesi ma ci sarebbero tantissimi movimenti non tracciati.

messaggio whatsapp di Rosana Barrero

Un grave sfregio morale ai loro connazionali più poveri che vivono una grave emergenza alimentare e sanitaria determinata dalle sanzioni americane: come accertato dall’inchiesta di un centro di ricerca americano e confermato ufficialmente proprio ieri, sabato 22 giugno, dall’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, Michelle Bachelet.

La notizia è esplosa in America Latina grazie ad un’accurata inchiesta del sito PanamPost che ha pubblicato tutte le note spese addebitate ed anche il conto della Bank of America intestato ad uno dei collaboratori di Guaidò (come risulta da un messaggio WhatsApp inviato da Rosana Cucuta, nickname della Barrera, proprio a Marrero prima che fosse arrestato) ma è stata confermata anche da una nota ufficiale del governo della Repubblica Bolivariana.

«Questo martedì, 13 giugno, l’Ambasciatore del Venezuela in Colombia, Humberto Calderon Berti, andrà dal Procuratore Generale della Colombia per chiedere un’indagine formale relativa alle presunte irregolarità rilevate nella gestione dell’appello per affrontare le preoccupazioni dell’attenzione ai militanti che si trovano in la città di Cucuta. L’Ambasciatore consegnerà una formale denuncia di questi fatti, accompagnata da una serie di controlli svolti dopo che la situazione è stata segnalata». Un fatto estremamente grave tenuto conto che il diplomatico venezuelano è stato messo in rappresentanza del governo ombra del presidente autoproclamato…

Il comunicato dell’Ambasciata del Venezuela in Cololmbia con cui si annuncia l’apertura di un’inchiesta

 

GONFIATO IL NUMERO DEI DISERTORI PER RICEVERE PIU’ AIUTI

Questo sconcertante scandalo si aggiunge a quello dei camion con gli aiuti umanitari in beni di prima necessità incendiati lo scorso 23 febbraio sul ponte vicino a Cucuta dai manifestanti golpisti per incolpare la Guardia Nazionale Bolivariana. Ed è stato innescato proprio l’appello lanciato in quell’occasione da Guaidò ai militari per invitarli a tradire Maduro disertando e rifugiandosi nella vicina Colombia: pronta ad accoglierli con soggiorno in hotel, cibo, cure sanitarie e medicine anche per le loro famiglie.

Il 23 febbraio 40 membri della Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb) passarono il confine per trovare asilo politico nella città colombiana di Cucuta, dopo tre giorni i disertori diventarono 270 fino a salire a 1.285 in aprile.

Uno dei soldati venezuelani disertori scortato dalla polizia colombiana ed ntervistato dai media al suo arrivo a Cucuta

«Data la succulenta offerta di protezione finanziaria, i soldati che erano emigrati in Perù o in Ecuador, ex funzionari, civili con documenti falsi, apparvero a Cúcuta per diffondere il loro presunto sostegno al nuovo governo dell’opposizione venezuelana – rileva PanAm Post che grazie ad un informatore dell’intelligence colombiana ha realizzato la scottante inchiesta – Quello che sembrava l’inizio dell’imminente collasso del regime di Nicolás Maduro finì col trasformarsi in un problema politico e di sicurezza pubblica molto grave per i governi di Iván Duque (presidente del Venezuela – ndr) e Guaidó».

Per tre motivi: per i costi di mantenimento che nella logica iniziale avrebbero dovuto coprire il breve periodo previsto per il regime-change, per i comportamenti indecenti dei militari (prostituzione, alcool, violenza) e per la presunta truffa scoperta dagli 007 di Bogotà che probabilmente hanno fatto filtrare la notizia sui media proprio per dare un taglio netto al problema.

«Un altro incidente, di cui il governo colombiano era a conoscenza, era legato al numero di soldati a Cúcuta. L’informazione ufficiale, fornita dal governo di Juan Guaidó a quella di Iván Duque dopo una valutazione, era di oltre 1450 militari – scrive il giornalista investigativo di Panam Post Orlando Avendaño – Tuttavia, un’analisi parallela dell’intelligence colombiana ha concluso che Barrera e Rojas avevano gonfiato il numero di disertori: in realtà circa 700».

Tale manipolazione dei numeri avrebbe consentito ai responsabili della gestione dei fondi per l’assistenza ai soldati disertori di addebitare più spese del dovuto e darsi alla bella vita ma ora rischiano di finire sotto inchiesta per appropriazione indebita e truffa, se risultassero confermati i sospetti di alterazione dei dati e di spese pazze ingiustificate.

 

IL VENEZUELA NON PAGA: SFRATTATI I MILITARI

Il problema del sostegno economico ai rifugiati venezuelani in Colombia, ed in particolare nella città più vicina al confine, non sarebbe peralto una novità. «I deputati José Manuel Olivares e Gaby Arellano, durante mesi di esilio in Colombia, furono quelli che condussero con maggiore sottigliezza e dettaglio tutta la parte operativa relativa agli sforzi per portare aiuti umanitari a Cúcuta – ricorda il reporte Avendano – In particolare, Olivares aveva passato giorni a gestire, insieme ad altri attivisti venezuelani, l’eventuale possibilità di un crollo militare al confine che avrebbe portato al grande trionfo dell’ingresso degli aiuti umanitari in Venezuela».

«Nonostante la rilevanza di Olivares e Arellano, la loro vicinanza al governo colombiano, il loro impegno dal 2014 alla questione e la loro piena comprensione di ciò che stava accadendo al confine, entrambi sono stati inaspettatamente rimossi da una responsabilità chiave» rileva Panam Post insinuando il dubbio che sia accaduto qualcosa di poco piacevole…

Kevin Rojas e Rosana Barrera

Al loro posto sono stati nominati Rossana Barrera e Kevin Rojas ma la situazione si è fatta ancora più ingarbugliata. I militari sono stati distribuiti in sette hotel. Il pagamento del soggiorno nei differenti alberghi era a carico del governo della Colombia, alleato degli Usa e del golpista, e dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che copriva le spese degli hotel Hampton Inn e Villa Antigua, a Villa del Rosario. Due soli alberghi, l’Ácora e il Vasconia, restavano a carico del portagofoglio, alimentato da finanziamenti internazionali, del presidente autoproclamato Guaidò.

A maggio si verifica il primo intoppo come spiega PanAm Post: l’hotel Acora si ritrova con un debito di 60milioni di pesos (circa 20mila euro), non ottiene risposta ai solleciti e sfratta i 65 soldati con le loro famiglie. E’ il primo segnale che qualcosa non sta funzionando nell’accoglienza dei disertori.

 

LE SPESE PAZZE GRAZIE AGLI AIUTI ONU AI RIFUGIATI

«Gli allarmi sono scattati quando Rojas e Barrera cominciarono a condurre una vita al di sopra delle loro possibilità, mi ha detto un funzionario dell’intelligence colombiana – riferisce Avendano – Mi hanno dato tutte le prove. Fatture che mostrano eccessi e, molte, assurde, con ricevute diverse, firmate lo stesso giorno e con stili di scrittura identici. Quasi tutto senza timbro. Spese per oltre 3.000.000 di pesos in hotel e discoteche colombiani, a notte. Circa un migliaio di dollari in bevande e pasti. Spese di abbigliamento in negozi molto costosi a Bogotà e a Cúcuta. Rapporti di noleggio veicoli e pagamenti in hotel. Denaro che scorre. Un sacco di soldi».

Camera dell’Hampton Inn di Cucuta della catena Hilton

A ciò si aggiunge un’ulteriore anomalia: Barrera avrebbe riferito a Caracas le necessità per il pagamento dei sette hotel in cui si trovavano i militari sebbene soltanto due fossero a carico del governo ombra venezuelano di Guaidò e gli altri fossero pagati dal fondo Onu per i rifugiati e dalla Colombia per un numero di soldati superiore a quello reale. E risulta aver alloggiato proprio nell’elegante Hampton Inn di Cucuta della catena Hilton dove l’agenzia delle Nazioni Unite pagava i conti per isoggiorni dei soldati.

Una delle tante fatture dell’hotel Hampton Inn emessa per il soggiorno di Rosana Barrera

«Finalmente, prima delle pressioni a Caracas, Barrera si recò il 27 maggio a un incontro con i membri dell’ambasciata per sottoporre le proprie spese a Cúcuta a un controllo. Un uomo, il vice Luis Florido, l’ha accompagnata per difenderla, secondo un amico di uno che era presente all’incontro – scrive ancora PanAm Post – La cartella che ha consegnato era piccola. Pochissime pagine per tutte le informazioni scandalose gestite dall’intelligence colombiana. Alla fine, Barrera fu in grado di fornire una giustificazione piuttosto approssimativa di 100.000 dollari americani che aveva speso durante il suo soggiorno a Cúcuta. Diverse quantità di quelli consegnati non corrispondevano alla realtà».

Non solo. «Una fonte di intelligence colombiana mi ha detto di aver condiviso tutte le informazioni che aveva con l’ambasciata venezuelana e con il presidente Iván Duque. Sono stati informati di tutto il materiale che avevano su Barrera e Rojas – aggiunge il reporter sudamericano – Secondo il membro dell’intelligence, l’ambasciata ha fatto ciò che era appropriato e consigliato a Caracas. In particolare, il colombiano mi ha detto: “Leopoldo López e Juan Guaidó hanno saputo tutto ciò che hanno fatto Rossana Barrera e Kevin Rojas”.

Un’affermazione pesantissima che rende ancora più imbarazzante la posizione del presidente autoproclamato il quale ha tentato di uscire dalla melma in cui lo scandalo lo ha trascinato convocanto una conferenza stampa.

 

GUAIDO’: «NESSUNA SPESA CON I FONDI DELL’ONU»

«Il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, ha annunciato che le indagini sulle accuse di appropriazione indebita di aiuti umanitari saranno esaminate dall’ufficio del Procuratore colombiano e ha richiesto una verifica globale perché non tollererà “alcuna cattiva gestione” di tali aiuti – riferisce ancora PanAm Post – In presenza di diversi rappresentanti dei social media convocati presso la sede del suo partito politico, Voluntad Popular, il presidente ad interim Juan Guaidó ha chiarito che i fondi degli aiuti umanitari non sono gestiti dai leader politici e che i soldi utilizzati per pagare gli hotel dove hanno alloggiato i loro rappresentanti erano a carico del personale di Volunted Popular»

Juan Guaido, il presidente dell’Assemblea Costituente di Caracas e leader dell’opposizione che si è autoproclamato presidente ad interim ottenendo il riconoscimento degli Usa e di altre nazioni EPA/Cristian Hernandez

«Riteniamo essenziale chiarire prima che il paese e l’opinione pubblica di un fatto che può essere confermata sia dall’UNHCR, il governo colombiano e le agenzie multilaterali che sono stati coinvolti nel lavoro di aiuti umanitari al confine colombiano-venezuelano: nessuna delle risorse assegnate a il lavoro di assistenza umanitaria è stato amministrato o gestito da qualsiasi delegazione o agenzia del governo legittimo del Venezuela. Tutti i fondi per gli aiuti umanitari sono stati gestiti ed eseguiti direttamente dalle stesse agenzie multilaterali o da ONG specializzate».

Ha aggiunto Guaidò che purtroppo ormai non è più minimante credibile dopo aver accusato la Guardia Nazionale Bolivariana GNB di aver bruciato i camion di aiuti umanitari a Cucuta incendiati dalle molotov dei suoi manifestanti e dopo aver attribuito ad un incendio per cattiva manutenzione i sabotaggi cibernetici alla centrale elettrica sulla diga di Guri e in quella della capitale Caracas in cui esplosero due trasformatori con fiamme di oltre dieci metri per ore.

E dopo questo ennesimo scandalo e il fallimento del golpe, nonostante il sostegno incondizionato degli Usa, non appare più nemmeno credibile nemmeno come futuro candidato alla presidenza. Anche per aver rifiutato di sfidare Maduro nelle elezioni presidenziali del maggio 2018 invitando la popolazione a boicottarle ma con un successo solamente parziale visto che l’affluenza raggiunse comunque il 47 % e consacrà la vittoria del capo di stato uscente.

 

MARCITO IL CIBO DEGLI AIUTI. L’ONU CENSURA LE SANZIONI USA

Rossana Barrera e Kevin Rojas, oltre ad essere responsabile per il supporto delle truppe disertate, hanno condiviso anche l’impegno di tutti coloro che avevano ordinato la gestione di tonnellate di aiuti umanitari di stanza a Cucuta e donato da diversi paesi. Un nome chiave è quello di Miguel Sabal, quello designato dal governo di Juan Guaidó per gestire tutto ciò che riguarda l’USAID (l’ente governativo americano di aiuti internazionali).

Tre fonti, coperte dall’anonimato per la delicatezza della denuncia, hanno riferito al giornalista Avendano che è rimasto danneggiato almeno il 60% di tutto il cibo donato dagli alleati. «Il cibo è marcio – È lì Non sanno cosa fare in modo che non venga creato uno scandalo. Lo bruceranno, immagino».

L’Alto commissario ONu per i diritti umani, michelle Bachelet, durante l’incontro con il presidente venezuelano Nicolas Maduro nella sua recente ispezione

«Mi preoccupa che le sanzioni imposte quest’anno dagli Stati Uniti sulle esportazioni di petrolio e il commercio dell’oro stanno esacerbando ed aggravando la preesistente crisi economica» ha dichiarato sabato l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani Michelle Bachelet al termine della sua visita di tre giorni a Caracas. Si tratta della prima accusa ufficiale internazionale che punta il dito contro il “terrorismo economico” della Casa Bianca dopo lo studio del Cepr, un centro di ricerca di Washington che ha evidenziato come le sanzioni del presidente Donald Trump abbiano causato un danno collaterale di 40morti per malnutrizione infantile e mancanza di cure mediche.

VENEZUELA: PER LE SANZIONI DI TRUMP 40MILA MORTI, MOLTI BIMBI

«La situazione umanitaria in Venezuela si è deteriorata in modo straordinario: quella sanitaria continua ad essere estremamente critica. Ho rivolto un appello al governo affinché fornisca i dati relativi alla situazione sanitaria e agli altri diritti socio-economici che permettano di valutare la situazione e intervenire in forma adeguata». Ha aggiunto Bachelet annunciando che un ufficio dell’Alto Commissariato funzionerà da subito a Caracas per «fornire assistenza e consulenza tecnica e, cosa molto importante, continuare a monitorare la situazione dei diritti umani nel Paese».

Se il funzionario delle Nazioni leggesse il rapporto Onu sull’Indice di Sviluppo Umano dei paesi del mondo scoprirebbe che fino al 2016, prima dei gravi contraccolpi determinati dalle sanzioni, la Repubblica Bolivariana del Venezuela era in vorticosa crescita sancendo il successo del socialismo chavista, unico esempio al mondo di politica di sinistra a forte impronta cristiana.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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