AL BAGHDADI, IL CALIFFO ISIS E AGENTE MOSSAD-CIA NASCOSTO DAGLI USA

AL BAGHDADI, IL CALIFFO ISIS E AGENTE MOSSAD-CIA NASCOSTO DAGLI USA

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SENZA SUCCESSO LA CACCIA AL LEADER DAESH
DELLE MILIZIE HASHID NEL DESERTO IRACHENO
DOPO I SUGGERIMENTI DELL’INTELLIGENCE
IL RIFUGIO PERFETTO E’ IL CAMPO PROFUGHI
AL RUKBAN GESTITO DAI RIBELLI ANTI-ASSAD
SOTTO LA PROTEZIONE DELL’ESERCITO AMERICANO

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

ENGLISH VERSION HERE

VERSION FRANCAISE ICI

«L’Hashid, che ha condotto una massiccia offensiva ai confini tra Siria e Iraq per una settimana, sta cercando il “califfo americano” e il super agente della CIA, Abu Bakr Baghdadi, protagonista dello scenario di smembramento dell’Iraq a beneficio degli Stati Uniti. L’operazione “Will to Defeat” mira a catturare Abu Bakr al-Baghdadi, leader del gruppo terroristico Daesh, il cui percorso sanguinario è noto a tutti. Dopo la loro sconfitta in Iraq e in Siria, i rimanenti takfiri (i jihadisti ritenuti eretici dagli altri musulmani moderati – ndr) sotto il suo controllo ora operano attraverso cellule dormienti».

Mistero Al Baghdadi. Farsa del Pentagono, cambia idea e diffonde inutili video. Testimone e corpi di bimbi spariti

Lo ha scritto il sito filo-sciita ParsToday in un articolo ripreso dal portale di geopolitica francese Réseau International in riferimento alle azioni delle Forze di Mobilitazione Popolare (in arabo: Hashd al-Shaabi), una coalizione di milizie paramilitari, prevalentemente sciite, nata nel contesto della guerra civile irachena, in risposta all’appello del 13 giugno 2014 dell’Ayatollah Ali al-Sistani al jihad contro lo Stato Islamico, che pochi giorni prima aveva conquistato la città di Mosul.

Le milizie irachene Hashid a maggioranza sciita che combattono a fianco dell’esercito regolare di Baghdad

La dura reazione è avvenuta in seguito alla pubblicazione di una registrazione audio che proverebbe la complicità delle truppe Usa nell’assassinio di milizie irachene. Il network iraniano Fars cita invece una fonte autorevole: «Al-Baghdadi insieme a un certo numero di suoi aiutanti arabi e stranieri è attualmente in Siria poiché si sente troppo in pericolo dopo che diversi comandanti dell’ISIL sono stati uccisi nelle operazioni militari dell’esercito iracheno sui nascondigli dell’ISIL nell’Iraq occidentale» lo ha dichiarato lunedì 29 luglio al quotidiano in lingua araba al-Sabah il capo delle forze di intelligence irachene Abu Ali al-Basri.

L’esatto nacondiglio del califfo dello Stato Islamico, riapparso in un video ad aprile proprio dopo gli attentati nello Sri Lanka coordinati da un himam addestrato in Siria, è ancora un mistero.

DOSSIER “007” ISIS-SRI LANKA: ISLAMICO COMUNISTA ARRESTATO

Il sito di notizie in lingua araba al-Ma’aloumeh ha citato una fonte di intelligence nel centro di comando di Hashd al-Shaabi, le forze popolari irachene in prevalenza di confessione mulsulmana Sciita e perciò rivali dei Sunniti dell’Isis, ha riferito che, secondo le ultime informazioni, al-Baghdadi si era rifugiato in un tunnel nascosto nella regione di al-Husayniyat nella parte settentrionale della città di al-Ratbah nella parte occidentale di al-Anbar.

«La fonte ha sottolineato che, dato che i caccia statunitensi non hanno bombardato i nascondigli e i tunnel dell’ISIL nella regione, le forze americane sono probabilmente consapevoli della sua presenza nelle aree desertiche di al-Ratbah» riferisce sempre Fars indicando quindi la provincia irachena al confine con la Siria come il rifugio del leader Isis.

 

IL RIFUGIO PERFETTO NEL CAMPO AL RUKBAN

Ma alla luce di molteplici reportage sul Daesh e sui movimenti dei suoi jihadisti pare alquanto verosimile un’altra ipotesi. Ovvero quella che Al Baghdadi si nasconda in un tunnel ma non nel deserto iracheno bensì nello sterminato campo profughi di Al Rukban, gestito da vari gruppi ritenuti terroristici dai governi di Damasco e Mosca tra i quali il più potente è quello dei combattenti di Magaweir al Thawra, in italiano Commando Rivoluzionari, alleati dei ribelli anti-Assad dell’esercito FSA (Free Syrian Army), che vi hanno fatto il loro quartier generale sotto la protezione della base militare di Al Tanf dell’US Army, l’esercito americano. «Un’ipotesi intelligente» è il commento di un funzionario di servizi segreti stranieri operante in una forza speciale Nato a cui abbiamo sottoposto la teoria sul rifugio di Al Baghdadi proprio ad Al Rubkan…

Un’immagine panoramica dello smisurato campo profughi siriano di Al Rukban dove sono recluse circa 45mila persone

Al Rukban è un’immensa tendopoli: una città di 40mila abitanti in uno dei punti più strategici della Siria perché si trova al confine con l’Iraq, dove a Mosul Al Baghdadi fondò l’Isis, e con la Giordania, il principale alleato extra-Nato degli Usa. Basti pensare che a partire dal 2013, gli Stati Uniti avevano concesso all’agenzia di intelligence giordana, la General Intelligence Directorate (GID), oltre $ 3,3 miliardi di aiuti negli ultimi cinque anni, con altri $ 200 milioni impegnati per la crisi dei rifugiati siriani. Il GID del Regno Hashemita di Giordania, a maggioranza sunnita, è uno stretto partner dell’American Central Intelligence Agency (CIA). Nel 2014, a causa delle preoccupazioni per la fragile economia della Giordania che è stata tesa dall’afflusso di rifugiati siriani, il presidente Obama ha annunciato che avrebbe cercato garanzie per un prestito di $ 1 miliardo oltre al Congresso da $ 1,25 miliardi approvato nel 2013.

ALTRI BIMBI MORTI NEL LAGER DEGLI USA IN SIRIA

Da circa due anni, dopo la sonfitta dell’Isis nel 2016, Damasco e Mosca denunciano le condizioni disumane di vita nel campo di Al Rukban, dove oggi anno muoiono decine di bambini per mancanza di cibo e cure mediche. Sia il presidente siriano Bashar Al Assad che quello russo Vladimir Putin, attravero il ministro degli Eseri Sergei Lavrov, hanno ripetutamente richiesto la liberazione dei profughi siriani per un progetto di ritorno ai loro villaggi liberati, ma ciò avviene solo con il contagocce come se gli Usa, e ancor più le milizie delle brigate terroriste alleate di FSA, volessero utilizzare i rifugiati come ostaggi per giustificare la presenza americana della base di Al Tanf.

L’area desertica di 55 chilometri quadrati controllata dalla base militare Usa di Al Tanf nella Siria meridionale al confine con l’Iraq

Il Governo di Assad, tramite il portavoce all’Onu, ha infatti più volte denunciato l’illegittimità del contingente americano in Siria che non ha alcuna giustificazione da parte delle Nazioni Unite ma si regge sul progetto della Global Coalition Against Daesh, ispirata dalla Nato che vi è entrata ufficialmente nel 2019, anno in cui questa forza internazionale di addestramento ed intervento militare in Siria, Iraq, Libia e Nigeria (contro Boko Haram) è arrivata a raggruppare 80 paesi tra i quali l’Italia è uno dei più attivi.

STRAGE DI BAMBINI CRISTIANI SEPOLTA DALLE FAKE NEWS

Il paradosso è che gli Usa fanno la guerra all’Isis che dal 2014 è stato storico alleato delle FSA, oggi di fatto comandate dai qaedisti di HTS (Hay’at Tahrir al-Sham già fronte Al Nusra) nella provincia di Idlib, ultima roccaforte siriana dei jihadisti supportati ed armati con lanciarazzi, missili e altre munizioni pesanti supportati da un altro paese Nato: la Turchia, rivale dei kurdi dello SDF. Ma Al Rukban, come il campo profughi ancor pià grosso di Al Hol nel nord-est della Siria, è luogo di rifugio anche di numerosi cambattenti dello Stato Islamico dopo la caduta di Bagouz, l’ultima città controllata dagli estremisti islamici della bandiera nera. Non solo.

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Ad Al Rukban si sarebbe addestrato, secondo fonti dell’intelligence internazionale del sito Veterans Today, il killer di Christchurch Brenton Tarrant, ritenuto un collaboratore del Mossad, gli spietati 007 di Israele, che, secondo il parlamentare iracheno Hassan Salman operano in Iraq sotto la protezione Usa: «L’ambasciata americana a Baghdad si è trasformata in un centro per i terroristi israeliani del Mossad e dell’ISIS (Daesh)» ha dichiarato il politicoal sito al-Sumariya in lingua araba irachena. In questo ginepraio di contraddizioni ed intrecci sotterranei ecco perché Al Rukban potrebbe essere per Al Baghdadi il posto più sicuro dove rifugiarsi, nascosto in un tunnel e libero di muoversi tra i profughi grazie alla copertura di fedelissime guardie del corpo Isis, miliziani terroristi alleati della FSA nemici giurati di Assad, ed infine i circa 200 uomini dell’Us Army della Combined Join Task Force facente capo al Central Command, probabilmente incrementati dopo l’invio di un rinforzo di 1000 soldati in Medio Oriente per l’escalation della crisi tra Washington e Teheran nello stretto di Hormutz.

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LA GENESI: DA SHIMON ELLIOT AD AL BAGHDADI

«Si potrebbe affermare che accusare Israele di addestrare agenti ad infiltrarsi nelle organizzazioni arabe è “antisemita” con questa eccezione, ammettono che non solo lo fanno sempre, ma che questo è uno scopo primario del Mossad – ha scritto Gordon Duff, senior editor del sito americano di intelligence militare Veterans Today – Gli agenti israeliani occupano le file di Hamas e Hezbollah, ISIS e al Qaeda. In alcuni casi sono state giustiziate dozzine ma, come era emerso nel 2014, uno si è distinto sopra il resto, Abu Bakr al Baghdadi o come era stato esposto, Shimon Elliot.

La metamorfosi di Shimon Elliot in Al Baghdadi e gli importanti amici americani

«Veterans Today ha rotto la storia il 4 agosto 2014, sulla base di rapporti francesi e di una presunta conferma di Edward Snowden che Baghdadi era il figlio britannico di genitori ebrei, addestrato fin dalla tenera età in un noto programma del Mossad per collocare agenti dormienti in chiave araba nazioni – aggiunge il sito – In questo caso, Shimon Elliott divenne “al Baghdadi” in Iraq con una falsa identità e fu riciclato attraverso una prigione americana per essere l’attore che comandava il falso “Stato islamico” che era apparso dal nulla combattendo le battaglie di Israele e il diritto neocon americano». Come evidenziato da un documento segreto svelato da Gospa News…

https://www.gospanews.net/2019/09/17/cia-x-file-la-guerra-usa-in-siria-pianificata-dal-1983/

 

LA PRIGIONE DI CAMP BUCCA: ACCADEMIA DELL’ISIS

Gli Stati Uniti d’America hanno avuto infatti un atteggiamento ambiguo e sospetto nella gestione del califfo dell’Isis. Una circostanza che avvalora la tesi che lo stesso Stato Islamico sia nato per un preciso progetto americano di destabilizzazione del Medio Oriente come riferito da molteplici autorevoli fonti sulla cosiddetta “accademia” dei jihadisti in un carcere nella località Umm Qasr, cittadina nel governatorato di Bassora, dove furono portati alcuni fondamentalisti islamici dell’esercito di Saddam Hussein provenienti da Abu Ghraib, in seguito allo scandalo del 2004 sulle torture ad opera dei militari americani sui detenuti iracheni.

Un’immagine eloquente della prigione a cielo aperto di Camp Bucca

«Nell’estate del 2004, un giovane jihadista in catene e catene fu portato lentamente dai suoi carcerieri nella prigione di Camp Bucca, nel sud dell’Iraq. Era nervoso quando due soldati americani lo condussero attraverso tre edifici illuminati e poi un labirinto di corridoi di filo metallico, in un cortile aperto, dove uomini con sguardi ravvicinati, che indossavano uniformi carcerarie dai colori vivaci, indietreggiarono con cautela, guardandolo» scrisse il quotidiano The Guardian nel 2014.

Il jihadista, che usa il nome di guerra Abu Ahmed, è entrato a Camp Bucca come un giovane un decennio fa, ed è ora un alto funzionario all’interno dello Stato islamico (Isis) dopo essere salito di livello con molti degli uomini che hanno scontato lui in prigione: una fortezza del deserto che avrebbe plasmato l’eredità della presenza americana in Iraq.

«Gli altri prigionieri non impiegarono molto tempo a rincuorarlo, ricordò Abu Ahmed. Erano stati anche loro terrorizzati da Bucca, ma presto si resero conto che lontano dalle loro peggiori paure, la prigione gestita dagli Stati Uniti offriva una straordinaria opportunità. “Non avremmo mai potuto riunirci tutti così a Baghdad, o in qualsiasi altro luogo”, mi ha detto. “Sarebbe stato incredibilmente pericoloso. Qui, non eravamo solo al sicuro, ma eravamo a poche centinaia di metri dall’intera leadership di al-Qaeda” – racconta il giornalista Martin Chulov, inviato del network britannico – Fu a Camp Bucca che Abu Ahmed incontrò per la prima volta Abu Bakr al-Baghdadi, l’emiro dell’Isis che ora viene spesso descritto come il leader terrorista più pericoloso del mondo. Fin dall’inizio, Abu Ahmed ha detto, altri nel campo sembravano sottoporsi a lui. “Anche allora, era Abu Bakr. Ma nessuno di noi sapeva che sarebbe mai diventato come leader”».

Estremisti islamici prigionieri all’interno di Camp Bucca

Lasciamo la storia di uno dei futuri comandanti del Daesh per analizzare quella dell’autoproclamao califfo. «Quando Baghdadi, 33 anni, arrivò a Bucca, l’insurrezione anti-USA guidata dai sunniti stava prendendo vigore attraverso l’Iraq centrale e occidentale. Un’invasione che era stata venduta come una guerra di liberazione era diventata un’occupazione stridente. I sunniti iracheni, privati dal rovesciamento del loro patrono, Saddam Hussein, stavano combattendo contro le forze statunitensi e iniziando a rivolgere le loro armi contro gli autori del rovesciamento di Saddam Hussein, la maggioranza sciita del paese» scrive ancora The Guardian.

«Il piccolo gruppo militante che Baghdadi era leader di una delle dozzine scaturite da un’ampia rivolta sunnita – molti dei quali si sarebbero presto riuniti sotto la bandiera di al-Qaida in Iraq, e poi nello Stato islamico dell’Iraq. Questi erano i precursori del colosso ora noto semplicemente come lo Stato islamico, che, sotto il comando di Bagdhad, ha invaso gran parte dell’ovest e del centro del paese e della Siria orientale – evidenzia Chulov – Ma al tempo del suo soggiorno a Bucca, il gruppo di Baghdadi era poco conosciuto, ed era una figura molto meno significativa del leader nozionale dell’insurrezione, lo spietato Abu Musab al-Zarqawi, che rappresentò la somma di tutte le paure per molti in Iraq, Europa e Stati Uniti. Baghdadi, tuttavia, aveva un modo unico di distinguersi dagli altri aspiranti leader dentro Bucca e fuori nelle strade selvagge dell’Iraq: un pedigree che gli permetteva di rivendicare il lignaggio diretto con il profeta Maometto. Aveva anche conseguito un dottorato di ricerca in studi islamici presso l’Università islamica di Baghdad, e avrebbe attinto a entrambi per legittimare la sua pretesa senza precedenti di unirsi al califfo del mondo islamico nel luglio 2014, che ha realizzato un senso di destino evidente nel cortile della prigione un decennio prima». Altre fonti hanno invece riferito dei permessi speciali di cui godeva il leader per muoversi tra le 24 sezioni del campo di prigionia, cosa assolutamente vietata agli altri detenuti.

 

IL CALIFFO STIMATO E LIBERATO DAI MILITARI USA

«Secondo Abu Ahmed e altri due uomini che erano stati incarcerati a Bucca nel 2004, gli americani lo vedevano come un riparatore in grado di risolvere controversie controverse tra fazioni concorrenti e mantenere il campo tranquillo – riporta The Guardian – “Ma col passare del tempo, ogni volta che c’era un problema nel campo, era al centro di esso”, ha ricordato Abu Ahmed. “Voleva essere il capo della prigione, riguardando ora il passato, stava usando una politica di conquista e divisione per ottenere ciò che voleva, che era lo status. E ha funzionato. ”Nel dicembre 2004, Baghdadi era ritenuto dai suoi carcerieri non più pericoloso e la sua liberazione fu autorizzata”.

“Era molto rispettato dall’esercito americano”, ha detto Abu Ahmed. “E nel frattempo, una nuova strategia, che stava guidando, si stava alzando sotto il naso, e quella di costruire lo Stato Islamico. Se non ci fosse una prigione americana in Iraq, non ci sarebbe ora IS. Bucca era una fabbrica. Ci ha costruiti tutti. Ha costruito la nostra ideologia”. L’intervistato racconta di come si sono scritti i recapiti e numeri di telefono negli elastici dei noxers per ricontattarsi una volta liberati.

Secondo Hisham al-Hashimi, analista di Baghdad, il governo iracheno stima che 17 dei 25 più importanti leader dello Stato islamico che hanno condotto la guerra in Iraq e in Siria hanno trascorso del tempo in prigioni negli Stati Uniti tra il 2004 e il 2011. Alcuni sono stati trasferiti dalla custodia americana nelle carceri irachene, dove una serie di assalti negli ultimi anni ha permesso a molti leader senior di fuggire e ricongiungersi ai ranghi degli insorti.

Al Baghdadi durante il suo discorso nella grande moschea al Nuri di Mosul, il 29 giugno 2014, quando annuncia la nascita dell’Isis

Come ben ricostruisce Il Fatto Quotidiano Al Baghdadi fu rilasciato dopo soli 10 mesi di carcerazione dal suo arresto avvenuto il 4 febbraio 2004. Il motivo è chiarito nella documentazione americana: il futuro leader dello Stato Islamico è stato incarcerato come “detenuto civile” nonostante l’intelligence internazionale già conoscesse la sua pericolosità perché «era già entrato a far parte, 5 anni prima, di una frangia estremista legata alla Fratellanza Musulmana con a capo Muhammad Hardan, membro del movimento ed ex mujahidin che aveva combattuto contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan negli anni ’80» scrive il uotidiano italiano. Nel 2000, riporta William McCants di Brookings Institution nel suo The Believer, il futuro Califfo “era già pronto a combattere” e nel 2003 sarà tra i fondatori di Jaysh Ahl al-Sunna wa-l-Jamaah, un gruppo islamista che combatteva contro le truppe americane nell’Iraq centrale e settentrionale.

Nella prigione di Camp Bucca, come detto, Baghdadi diventa punto di riferimento sia per i detenuti che gli americani che li controllavano. «Questa immagine di leader e la profonda conoscenza dei testi e della recitazione coranica, alla base di tutti i suoi studi universitari, gli hanno permesso di conquistare la fiducia di molti ex baathisti, convertirli e convincerli ad unirsi al jihad. Tutto sotto gli occhi dei militari americani.Quando al-Baghdadi lascia il campo di detenzione, a dicembre 2004 secondo i documenti diffusi, lo farà da normale cittadino iracheno e non da terrorista, come invece è successo a inizio dicembre alla sua ex moglie, Saja al Dulaimi, liberata dal governo libanese nell’ambito di uno scambio di prigionieri con i jihadisti di Jabhat al-Nusra».

 

LA NASCITA DELL’ISIS PREVISTA DAL PENTAGONO

«Uscito da Camp Bucca con il suo gruppo, si unisce alla lotta di al-Qaeda in Iraq, al tempo comandata da Abu Musab al-Zarqawi. Solo nel 2012, dopo la morte del fondatore e del suo successore, Abu Ayyub al-Masri, al-Baghdadi diventa il nuovo capo di quello che è diventato lo Stato Islamico di Iraq e Levante (Isil) – aggiunge Il Fatto Quotidano – Già da un anno, però, il jihadista di Samarra è impegnato in Siria al fianco di al-Nusra nella battaglia contro il regime di Assad. Ed è proprio in quegli anni, come rivela Seymour Hersh nella sua inchiesta The Red Line and the Rat Line, che avviene il secondo incontro tra al-Baghdadi e gli Stati Uniti. Nel 2012, riporta il giornalista investigativo citando fonti ai vertici dei servizi segreti e della sicurezza statunitensi, nelle aree controllate dai ribelli, tra cui anche quelli di Isis e di Jabhat al-Nusra, arrivavano le armi dell’ex esercito del decaduto presidente libico, Muhammar Gheddafi, forniture militari e milioni di dollari. A finanziare l’operazione erano le petromonarchie del Golfo come Qatar e Arabia Saudita, ma ad organizzare quella che Hersh ha ribattezzato la Rat Line sono stati i servizi segreti turchi, l’MI6 britannico e, appunto, la Cia».

Combattenti islamici dell’Isis in Iraq

Secondo i documenti desecretati del Pentagono diffusi da Judicial Watch a maggio 2015, il Dipartimento di Difesa era perfettamente al corrente dei rischi che correvano gli Stati Uniti rifornendo di armi i ribelli siriani. Nei file si legge che la Difesa statunitense aveva previsto la possibile formazione di un “dichiarato o non dichiarato principato salafita nella Siria orientale. Questo è esattamente ciò che vogliono le forze a sostegno dell’opposizione per isolare il regime siriano, considerato punto strategico dell’espansione sciita nell’area (Iraq e Iran)”. Ma la previsione, che poi sarà ignorata dall’amministrazione americana favorendo la nascita e l’espansione dell’autoproclamato Califfato, aggiunge anche che “Isi (Stato Islamico dell’Iraq, ndr) potrebbe anche dichiarare la nascita di uno Stato Islamico grazie alla sua unione con altri gruppi terroristici in Iraq e Siria”.

«L’affermazione più importante riguardante l’istituzione dell’organizzazione è stata pubblicata il 16 luglio 2014 sul Gulf Daily News, con sede in Bahrain – scrive invece il corrispondente di Veterans Today da Istanbul Abdullah Manaz – Secondo questa notizia l’agente Edward Snowden dell’agenzia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha affermato che Daesh è stata fondata da Israele, Regno Unito, dai servizi segreti statunitensi e addestrata da loro. Secondo Snowden, questa operazione segreta che ha chiamato “Il nido del calabrone” prevedeva di raccogliere e liquidare tutti i radicali islamisti nel mondo in una posizione. Abu Bakr al Baghdadi è stato addestrato dal Mossad in campo militare, teologico e orale».

A spiegare il contesto di allora è un consulente internazionale di intelligence militare e reduce del Vietnam, Gordon Duff, senior editor del sito americano di geopolitica Veterans Today che, nel 2015, per poter realizzare a Damasco una conferenza sui “sindacati del terrore”, ebbe bisogno dell’intervento diretto del Ministro della Giustizia siriano, Najm Hamad al Ahmad, per vincere i tentativi di boicottaggio. Successivamente sfuggì ad un tentativo di avvelenamento e di complotto per mettergli in camera un chilo di eroina, sventato dall’editore di VT Mike Harris.

 

SIRIA DERUBATA DI GAS, PETROLIO, ANTICHITA’ E TUBI DI RAME

«Attualmente, la Siria viene saccheggiata dai curdi sostenuti dagli Stati Uniti che hanno sequestrato migliaia di miglia quadrate di giacimenti di petrolio e gas, fertili terreni agricoli e miliardi di dollari di risorse industriali e commerciali – ha scritto Gordon Duff in un recente articolo – Prima di ciò, la Siria era stata saccheggiata apertamente dal crimine organizzato turco, cosa che ho esaminato in dettaglio con il governo siriano; non solo infinite antichità vendute a Londra e New York, ma intere fabbriche, macchine utensili, tubi di rame delle scuole: tutto ciò che poteva essere sradicato da aree sotto il controllo dell’ISIS e di al Qaeda o del presunto esercito siriano libero è stato rubato.

Il senior editor di Veterans Today Gordon Duff

«Autocisterne usate venivano acquistate all’ingrosso negli Stati Uniti e caricate sui trasporti nel porto di Houston, spedite in Turchia e, da lì, transitate in Iraq e Siria per rubare petrolio (…) usando il gasdotto Baku-Ceyhan, saccheggiando il giacimento petrolifero iracheno di Kirkuk, il più grande del mondo, fino a $ 0,5 trilioni di petrolio durante e dopo l’occupazione USA in Iraq, principalmente da Exxon e British Petroleum, aiutati da funzionari corrotti degli Stati Uniti. Ho incontrato funzionari iracheni, mentre rappresentavo le Nazioni Unite, anche su questo problema, durante questo periodo dal mio ufficio a Erbil. Tutto era noto» aggiunge il senior editor di Veterans Today, rimarcando che il furto del petrolio in Siria iniziato nel 2012 non ci sarebbe stato senza il precedente stabilito da Stati Uniti e Gran Bretagna in Iraq dal 2005 in poi.

«Il problema è che, quando questo petrolio è stato rubato dall’Iraq, l’unico sistema stradale che lo avrebbe consegnato alle raffinerie e il mercato mondiale, un flusso infinito di migliaia di camion, era attraverso la stessa città di Erbil, la capitale del governo regionale curdo, poi in Mosul detenuto dall’ISIS; e da lì, a nord, oltre una regione di proprietà turca all’interno dell’Iraq e direttamente nella stessa Turchia – evidenzia Duff lanciando poi le sue accuse – L’Isis, le potenti organizzazioni turche e il governo Krg in Iraq sono stati comppletamente implicati con il loro massivo furto di risorse, prendendo piede con la tacita approvazione dei militari Usa e britannici».

 

LA FALSA GUERRA ALL’ISIS DELLA CRMINALITA’ ORGANIZZATA

«Questo ovviamente significa che l’intero sforzo di “coalizione” contro l’ISIS era falso – falso allora, e falso ora. L’ISIS è stato finanziato dall’Arabia Saudita e dal Qatar, apertamente aiutato dall’aeronautica israeliana e facilitato da molti governi: Romania, Bulgaria, Ucraina, Georgia, Turchia, Giordania, Bahrein e molti altri ancora – denuncia Veterans Today – Perché? La nostra ipotesi mostra la lunga collaborazione tra criminalità organizzata multi-generazionale e governi, alcuni controllati, altri associati, che mettono in scena il terrorismo e organizzano guerre come sfondo per attività criminali».

JIHAD SAUDITA, TOP SECRET FILES: DAI DETENUTI INVIATI IN SIRIA ALLE BOMBE IN SRI LANKA

«Questa non è politica, è criminalità organizzata – una mafia che opera all’interno della regione curda, che lavora in concerto con la mafia turca, che da tempo collabora con quella che viene chiamata la “Kosher Nostra” – gli “oligarchi” che governano gran parte del mondo criminalità organizzata dalle Trump Towers di New York, dalla City di Londra, dove possiedono banche, dall’Ucraina e da tutto il mondo – aggiunge Duff – Il governo di Baghdad, con i soldi degli Stati Uniti che confluiscono nei principali politici sunniti, è rimasto diviso e indifeso. Ho incontrato funzionari della sicurezza a Baghdad nel gennaio 2014 per discutere della minaccia dell’ISIS. Molti con cui ho parlato mi hanno assicurato che ISIS era facile da usare e controllare. Mesi dopo, la maggior parte di quelli con cui avevo parlato era stata decapitata».

E’ evidente il riferimento al cosiddetto “Deep International State”: un intreccio tra alta finanza delle banche sioniste, lobby delle armi, massoneria, politici pilotati, servizi segreti e malavita quale braccio armato per i lavori sporchi…

LOBBY ARMI – 2: LOSCHI AFFARI SIONISTI CON NEONAZISTI, ISLAMISTI E L’INDIA NUCLEARE

 

L’ESERCITO USA IN IRAQ E SIRIA CONTRO GLI SCIITI

«Inizialmente, i membri del Fronte di Al-Nusra (al-Qaeda in Siria) sono siriani che sono partiti per combattere in Iraq dopo la caduta di Baghdad nel 2003. Tornano in Siria per partecipare all’operazione pianificata contro la Repubblica che sarà rinviata definitivamente al luglio 2012. Per due anni – fino al 2005 – hanno beneficiato dell’aiuto della Siria che li ha fatti circolare liberamente pensando di combattere l’invasore americano – scrive invece il giornalista francese Thierry Meyssan nel suo libro Sotto i nostri occhi – Tuttavia, divenne chiaro quando il generale David Petraeus (comandante del Central Command Us Army in Medio Oriente fino al 2011 e poi direttore Cia fino al 2012 – ndr) arrivò in Iraq che la loro vera funzione era quella di combattere gli iracheni sciiti per la gioia degli occupanti. Nell’aprile 2013, l’Emirato islamico dell’Iraq, da cui provengono, viene riattivato sotto il nome di Emirato islamico in Iraq e Levante (ISIL). I membri del Fronte di Al-Nusra, che hanno ritagliato un grosso ruolo in Siria, si rifiutano di tornare alla loro società madre». Va ricordato che gli Usa sono alleati storici dei paesi islamici Sunniti come l’Arabia Saudita (wahabiti), Qatar, Oman e Bahrein dove hanno le basi strategiche per il controllo del Golfo Persico.

Il generale David Petraeus, comandante del CentCom Us Army in Medio Oriente e poi direttore della Cia durante la presidenza di Barack Obama

«Nel maggio 2013, un’associazione sionista degli Stati Uniti, Syrian Emergency Task Force, ha organizzato il viaggio del senatore McCain nella Siria occupata. Lì incontra vari criminali tra cui Mohammad Nour, portavoce della katiba (brigata) Northern Storm (Al Qaeda), che aveva rapito e arrestato 11 pellegrini sciiti libanesi ad Azaz. Una fotografia trasmessa dal suo servizio stampa lo mostra in una grande discussione con i leader dell’Esercito Siriano Libero, alcuni dei quali portano anche lo stendardo del Fronte Al-Nosra – aggiunge nel capitolo del libro riportato da Réseau International – Sorge un dubbio sull’identità di uno di essi. Scriverò più avanti che questo è il futuro califfo di Daesh che il segretario del senatore nega formalmente. Il segretariato dirà che la mia ipotesi è assurda, dal momento che Daesh ha minacciato il senatore diverse volte. Poco dopo, John McCain dichiara in televisione, senza timore di contraddirsi, di conoscere personalmente i leader di Daesh e di “essere in costante contatto con loro”. Se il senatore non ha illusioni sugli islamisti, mostra di aver appreso le lezioni del Vietnam e il sostegno contro il “regime di Bachar” per necessità strategica. Pertanto, prima dell’inizio degli eventi in Siria, aveva organizzato la fornitura di armi dal Libano e aveva scelto il villaggio di Ersal come futura base operativa. Durante questo viaggio nella Siria jihadista, valuta le condizioni per la futura operazione di Daesh».

La foto di un incontro tra Al Baghdadi e John McCain pubblicata nel libro del giornalista francese Thierry Meyssan

«Nel dicembre 2013, la polizia turca e la magistratura turca hanno stabilito che il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan riceve per diversi anni in segreto Yasin Al-Qadi, il banchiere di al-Qaeda. Le fotografie mostrano che è venuto più volte in aereo privato ed è stato accolto dopo che le telecamere di sorveglianza all’aeroporto sono state tagliate. Al-Qadi era una volta (e probabilmente lo è ancora) un amico personale dell’ex vicepresidente americano Dick Cheney. È stato rimosso dalla lista dei ricercati delle Nazioni Unite solo il 5 ottobre 2012 e dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti il 26 novembre 2014, ma era venuto a Erdogan da molto più tempo. Ha riconosciuto di essere stato responsabile del finanziamento della legione araba Bin Laden in Bosnia ed Erzegovina (1991-1995) e del finanziamento del presidente Alija Izetbegovic. Secondo l’FBI, ha anche svolto un ruolo centrale nel finanziamento degli attacchi contro le ambasciate statunitensi in Tanzania e Kenya (1998). Sempre secondo l’FBI, avrebbe posseduto la società di computer Ptech (ora Go Agile), sospettato di avere un ruolo nel terrorismo internazionale».

CALIFFATO D’EUROPA: LA JIHAD IN BOSNIA ARMATA DA SAUDITI E CIA

 

LE ARMI AMERICANE A RIBELLI E JIHADISTI

L’elenco delle relazioni pericolose tra politici americani e leader della jihad potrebbe continuare a lungo. Ci limitiamo a riportare alcuni passaggi salienti. «Nel gennaio 2014, gli Stati Uniti iniziano un vasto programma di sviluppo di un’organizzazione jihadista il cui nome non viene comunicato. Tre campi di addestramento sono stati istituiti in Turchia a Sanliurfa, Osmaniye e Karaman. Le armi arrivano massicciamente all’ISIL provocando l’invidia di Al-Nusra. Per diversi mesi, entrambi i gruppi stanno combattendo una guerra spietata. La Francia e la Turchia, che non hanno immediatamente capito cosa si sta preparando, inizialmente inviano munizioni ad Al-Nusra (al-Qaeda) per impadronirsi del bottino dell’ISIL – in particolare le tonnellate di oro rubate dagli ufficiali di Al Baghdadi nella Banca centrale di Mosul – L’Arabia Saudita rivendica la leadership dell’ISIL e riferisce che ora è guidata dal principe Abdul Rahman Al-Faisal (fratello dell’ambasciatore saudita negli Stati Uniti e dal ministro degli Esteri saudita)».

L’elenco delle relazioni pericolose tra politici americani e leader della jihad potrebbe continuare a lungo. Ci limitiamo a riportare alcuni passaggi salienti. «Nel gennaio 2014, gli Stati Uniti iniziano un vasto programma di sviluppo di un’organizzazione jihadista il cui nome non viene comunicato. Tre campi di addestramento sono stati istituiti in Turchia a Sanliurfa, Osmaniye e Karaman. Le armi arrivano massicciamente all’ISIL provocando l’invidia di Al-Nusra. Per diversi mesi, entrambi i gruppi stanno combattendo una guerra spietata. La Francia e la Turchia, che non hanno immediatamente capito cosa si sta preparando, inizialmente inviano munizioni ad Al-Nusra (al-Qaeda) per impadronirsi del bottino dell’ISIL – in particolare le tonnellate di oro rubate dagli ufficiali di Al Baghdadi nella Banca centrale di Mosul – L’Arabia Saudita rivendica la leadership dell’ISIL e riferisce che ora è guidata dal principe Abdul Rahman Al-Faisal (fratello dell’ambasciatore saudita negli Stati Uniti e dal ministro degli Esteri saudita)».

SPORCO DOPPIO GIOCO USA: ISIS LIBERO IN CAMBIO DI ORO

Il 18 febbraio. sempre secondo lo scrittore Thierry Meyssan, la Casa Bianca cerca di sistemare le cose convocando un vertice dei capi dei servizi segreti di Arabia Saudita, Giordania, Qatar e Turchia in cui viene designato il principe saudita Mohammed Ben Nayef quale supervisore dei jihadisti. «All’inizio di maggio, Abdelhakim Belhaj, ex quadro di al-Qaida, governatore militare di Tripoli in Libia e fondatore dell’Esercito Siriano Libero (FSA) si reca a Parigi per informare il governo francese dei piani USA- jihadisti e porre fine alla guerra che la Francia conduce all’ISIL. Viene ricevuto al Quai d’Orsay. Dal 27 maggio al 1 giugno, diversi leader jihadisti sono invitati a consultazioni ad Amman (Giordania)».

Armi e munizioni di fabbricazione americana e israeliana abbandonate dai jihadisti e scoperte dall’esercito siriano

Secondo un estratto del verbale della riunione presieduta dalla CIA ad Amman, preparato dal servizio di intelligence turco (documento pubblicato dal quotidiano curdo “Özgür Gündem” del 6 luglio 2014), «i combattenti sunniti saranno raggruppati sotto lo stendardo dell’ISIL. Riceveranno armi ucraine in gran numero e mezzi di trasporto. Prenderanno il controllo di una vasta area a cavallo tra Siria e Iraq, principalmente dal deserto, e proclameranno lì uno stato indipendente. La loro missione è sia quella di tagliare la strada Beirut-Damasco-Baghdad-Teheran sia di rompere i confini franco-britannici di Siria e Iraq».

Il presidente americano Barack Obama durante la sua visita all’Accademia Militare di West Point

Allo stesso tempo, alla West Point Military Academy, il presidente Barack Obama annuncia la ripresa della “guerra al terrorismo” e l’assegnazione di un budget annuale di $ 5 miliardi. La Casa Bianca dichiarerà in seguito che questo programma prevede, tra l’altro, la formazione di 5.400 “ribelli moderati” all’anno» destinati a rinvigorire le fila dei ribelli anti-Assad, finanziati con un primo stanzaiamento del Dipartimento di Stato Usa già durante l’amministrazione di George Bush jr nel 2006 come riportato in un reportage da The Guardian.

I COSPIRATORI CONTRO ASSAD

Era stato il media SoutFront a ricostruire una delle tente connessioni tra sedicenti rivoluzionari e jihadisti: «Formata nel 2013, Jaysh al-Izza è stato uno dei primi gruppi dell’Esercito siriano libero (FSA) nel nord della Siria a beneficiare del sostegno degli Stati Uniti attraverso il programma di treni e attrezzature” Timber Sycamore” della CIA, che era stato approvato dall’allora presidente americano Barack Obama – riferisce Southfront nel suddetto articolo. Il gruppo ha ricevuto un sacco di armi dagli Stati Uniti tra cui i razzi Grad, nonché i missili guidati anticarro (ATGM) Fagot e TOW. Jaysh al-Izza ha ricevuto questo sostegno con la pretesa di essere un “gruppo moderato” guidato da un noto disertore dell’esercito arabo siriano (SAA), al-Saleh. Tuttavia, gli atti del gruppo non erano in linea con queste affermazioni. Sin dalla sua formazione, Jaysh al-Izza è stato profondamente legato alla filiale di al-Qaeda in Siria, il Fronte di al-Nusra. Il gruppo è diventato uno dei principali alleati di al-Nusra quando ha cambiato il suo nome in Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) nel 2017».

Abdel Baset Sarout in un filmato del 2012 con la bandiera nera dell’ISIS

Proprio in questa milizia ha trovato la morte l’ex calciatore siriano Abdel Baset al-Sarout, divenuto leader della protesta contro Assad ma protagonista di video e interviste in cui ostentava la bandiera nera Isis ed incitava i qaedisti ed i jihadisti del Daesh ad unirsi nella lotta contro cristiani e sciiti.

MUORE JIHADISTA ANTI-CRISTIANI: PIANTO COME EROE DA TURCHI E MEDIA ITALIANI

La fornitura di armi sarà poi confermata ufficialmente dal dossier SETA diffuso dall’omonimo think tank turco vicino ad Er4dogan (pubblicato in anteprima in Europa da Gospa News) in cui sono stati pubblicati tutti i nomi delle fazioni jihadiste che ricevettrero i missili anti-carro TOW dalla CIA o direttamente dal Pentagono.

DOSSIER TURCO: I 21 GRUPPI JIHADISTI FINANZIATI DA USA E CIA: armati coi micidiali missili TOW

Nel corso della lunga guerra in Siria sia il presidente Barack Obama (il 13 settembre 2014) che il suo successore Donald Trump (il 21 maggio 2017) reagiscono ai massacri dell’Isis, il primo facendo strage di terroristi con i bombardamenti a tappeto dell’US Air Force su Kobane, il secondo annunciando la lotta al terrorismo islamico e il ritiro delle truppe Usa dalla Siria (novembre 2018), poi smentito nei fatti alcuni mesi dopo con l’invio di nuove truppe in Medio Oriente e nuovi rifornimenti militari all’Arabia Saudita nella lotta contro gli Houti sciiti nello Yemen, condotta con l’appoggio delle milizie di Al Qaeda. Ma le rappresaglie si sono concentrate contro i miliziani dell’Isis, considerati  “carne da macello” votati al sacrificio in nome della Jihad e di Allah, dai loro stessi comandanti che invece sono stati liberati dalle prigioni e portati dall’esercito Usa in località segrete, come testimoniato da vari reportages internazionali.

8 MILIARDI DI ARMI USA PER L’ARABIA CONTRO L’IRAN: IN SFREGIO AL CONGRESSO

 

I SUNNITI DI AL ANBAR E IL VIDEOMESSAGGIO DI AL BAGHDADI

«La CIA conferma che 120.000 combattenti delle tribù sunnite di Al-Anbar si uniranno all’ISIL non appena arriveranno e gli daranno armi pesanti che il Pentagono porterà sul posto, ufficialmente per l’esercito iracheno. Masrour “Jomaa” Barzani, capo dei servizi segreti del governo regionale del Kurdistan iracheno, sarà in grado di annettere i territori contesi di Kirkuk quando l’ISIL annetterà Al-Anbar» aggiunge il giornalista francese menzionando proprio quella provincia irachena altamente strategica dove sarebbe stata individuata la presenza di Al Baghdadi, al confine della Siria ed a poca distanza dal campo profughi di Al Rukban, collocato all’interno della vastissima area desertica di circa 55 chilometri quadrati controllata dalla base militare americana di Al Tanf.

Il califfo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi durante il suo videomessaggio di aprile – CLICCA SULL’IMMAGINE per vedere il filmato

«Ovunque il gruppo verrà sconfitto, sarà seguito da nuovi e migliori combattenti. La bandiera nera dell’IS continuerà a volare fino a quando tutti gli infedeli non saranno subordinati» aveva affermato nel suo videomessaggio dell’aprile scorso il califfo del Daesh. Secondo le dichiarazioni rilasciate a Pravda.Ru da Alexey Bychkov, direttore dell’Istituto russo di relazioni internazionali “Cooperazione”, quel discorso di 18 minuti aveva due scopi: “ricorda ai soldati e ai sostenitori dell’IS che Al-Baghdadi è vivo e sta combattendo contro il suo nemici” ed “è necessario per giustificare l’intervento degli Stati Uniti d’America negli affari di altri stati”.

JIHADISTI ISIS LIBERATI DAGLI USA AMMASSATI VICINO ALLA RUSSIA

Proprio come in passato i jihadisti della bandiera nera possono essere le armi occulte della triplice alleanza Sionista-Sunnita-Massonica in un’escalation delle tensioni tra Usa e Iran. Ma possono anche essere l’elemento utile a provocarle essi stessi seminando violenza sui vari fronti per far tacere interviste e comunicati stampa e far parlare soltanto le bombe ed i missili, piedistallo dell’economia della piramide Israele-Arabia-Nato su cui svetta la cuspide dell’alta finanza massonica del Nuovo Ordine Mondiale. La priorità geopolitica è oggi più che mai quella di fermare l’Iran governato da una teocrazia islamica Sciita da secoli odiata dall’orientamento musulmano Wahabita Sunnita del Regno di Arabia Saudita.

La colpa di Teheran non è soltanto quella di seguire una confessione religiosa differente o di essere alleato e partner della Russia in progetti petroliferi nel Golfo Persico (come evidenziato in un precedente reportage) ma soprattutto quella di poter diventare fulcro del nuovo quadrante mediorientale degli Sciiti, vittoriosi in Siria grazie agli Alawiti del partito Ba’th di Bashar Al Assad e sempre più forti in Iraq, anche per inevitabile reazione ai massacri compiuti dai miliziani Sunniti di Al Qaeda prima e dell’Isis del califfo Al Baghdadi poi.

Il parlamentare iracheno Hassan Salem in un intervista a Press Tv, dopo aver accusato l’ambasciata americana a Baghdad di essere diventata un centro di azione del Mossad e dei terroristi Isis per lo spionaggio e la progettazione di complotti, ha precedentemente suggerito che le forze statunitensi nella base militare di Ain al-Assad stanno proteggendo il leader del Daesh Ibrahim al-Samarrai, alias Abu Bakr al-Baghdadi, nel deserto occidentale della provincia irachena di Anbar.

DOSSIER ESCLUSIVO EUROPOL: INCUBO JIHADISTA NEI PAESI UE

«Al-Baghdadi sta usando il deserto di Anbar come un rifugio sicuro, mentre le forze statunitensi gli forniscono tutti i mezzi di supporto dalla loro stazione nella base militare di Ain al-Assad nella provincia di Anbar» ma la serrata battuta di caccia avviata dalle milizie irachene Hashid rimasta ancora senza successo legittima l’ipotesi che possa essere nascosto tra i profughi di Al Rukban, l’unico luogo inavvicinabile per l’esercito siriano e quello iracheno, da dove pilotare nuovi attacchi terroristici su scala mondiale come risulta dall’ultimo allarme lanciato dall’Onu e dal dossier Europol The Sat.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

JIHADISTI ISLAMICI – TERRORISTI – STRAGI

 

PARSTODAY – HASHID A CACCIA DI AL BAGHDADI

PRESS TV – MOSSAD E ISIS ALL’AMBASCIATA USA DI BAGHDAD

THE GUARDIAN – DENTRO LA STORIA DELL’ISIS

RESEAU INTERNATIONAL – IL SOGNO DEL CALIFFATO

VETERANS TODAY – I SINDACATI CRIMINALI IN MEDIO ORIENTE

VETERANS TODAY – LA STORIA DI AL BAGHDADI E DELL’ISIS

https://southfront.org/caitlin-johnstone-msm-mourns-death-of-cia-backed-syrian-al-qaeda-isis-ally/

 

 

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

5 pensieri su “AL BAGHDADI, IL CALIFFO ISIS E AGENTE MOSSAD-CIA NASCOSTO DAGLI USA

  1. quello che lascia basiti è che NON CI SONO GIORNALISTI (degni di questo nome) CHE ABBIANO IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA’, parlo dei tantissimi del mainstream, dei grandi giornali italiani, dei tanti “camorrologi” che fanno quattrini dicendo quello che qualcuno gli detta da dietro le quinte.
    I vari vespa, i vari grandi “giornalisti” di tutti i giornali di tutti i “partiti” (penosi e mai coerenti), ma ci rendiamo conto che gli italiani si sono digeriti che Bashar al Assad è un tiranno (pur essendo la Syria un esempio anche per l’occidente di convivenza di moltissime confessioni religiose e di tolleranza che MAI potremmo vedere nel Medio Oriente se non in Syria….) e che l’esercito dei tagliagole non è altro che un altro dei tanti eserciti mercenari che la NATO mantiene.
    Di argomenti ce ne sono troppi perchè continui a citare cose così evidenti e piene di vergogna per la nostra ed altre nazioni.

    1. Sante parole. Per fare i giornalisti seri e veri bisogna lasciare i quotidiani (con cui io ho collaborato) perchè tutti, chi più chi meno, sono Atlantisti inveterati e pertanto disposti ad essere complici di qualsiasi nefanda menzogna. Spero tu abbia trovato in Gospa News una voce libera di contro-informazione che, grazie al sito in inglese ed alle pubblicazioni degli articoli su Veterans Today, riesce comunque ad avere un respiro internazionale. Saremo grati se premierai nostri sforzi facendo conoscere il nostro lavoro ai tuoi amici. Grazie ancora per il commento opportuno e intelligente 🙂

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