Tre pupazzi nel Luna-Park del DEEP STATE-CIA alla canna del gas in Libia

Tre pupazzi nel Luna-Park del DEEP STATE-CIA alla canna del gas in Libia

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Mentre continuo alacremente il lavoro di ricerca sul complesso scenario geopolitico economico del Medio Oriente dove è in corso un Risiko tutti contro tutti per la difesa armata di petrolio e gas, perlopiù di contrabbando, mi pare giunto il momento di porgere le sentite condoglianze alla Repubblica Italiana ed alla Patria Sovrana che fu chiamata Italia.

Pertanto analizzerò i particolari sulla caccia selvaggia alle risorse energetiche del sottosuolo di Libia, Siria ed Iraq in un prossimo approfondimento.

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Oggi voglio soltanto registrate il totale fallimento di una politica avviata dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ritenuto da molteplici fonti autorevoli assai vicino alla Central Intelligence Agency degli Usa, e portata a termine dalla mummifica persistenza del suo successore Sergio Mattarella, il primo dei tre burattini del cosidetto Deep International State. E’ passato indenne alla Tangentopoli Siciliana del 1992, ai recenti scandali delle toghe sporche romane e ad ogni terremoto elettorale che, grazie all’intervento ripetuto del Quirinale, ha comunque consentito al “suo” Partito Democratico di continuare a governare: da ormai 8 interminabili anni.

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Questa permanente occulta “oligarchia” ha di fatto prodotto altri due pupazzi da tiro a segno nel Luna-Park della politica italiana: il premier Giuseppe Conte ormai sinistrosamente schierato, ed il servitore di due padroni: che manca dell’arguzia di Arlecchino e si chiama Luigi Di Maio, confinato al Ministero degli Esteri proprio per evitare ogni strategia sovranista di Roma in Europa e nel mondo intero.

Che il Deep State sia anche identificabile con i burattinai dell’intelligence più potente del mondo, quella americana della CIA, non sono io a sostenerlo ma si evince dal fatto che un ex direttore dell’agenzia di controspionaggio Usa ha riconosciuto poubblicamente il potere del Deep State in una conferenza ufficiale davanti agli universitari statunitensi.

Nello scacchiere geopolitico militare l’Italia è da sempre la portaerei del Mediterraneo con 113 basi Usa (link elenco a fondo pagina) in virtù del patto atlantico NATO. Le più importanti sono quella di Aviano, dove ha sede il 31st Battaglione Fighter Wing dell’Us Air Force, di Napoli, dove si trova la Security Force dei Marines e approdano le navi del comando della 6a Flotta dell’Us Navy che controlla l’intero Mar Mediterraneo anche grazie alla base terrestre di Sigonella (Catania).

Per nessuna ragione al mondo il Deep International State occidentale, oggi evolutosi in un’alleanza New World Order tra gli anglo-americani Massoni, i Sionisti Israeliani e gli Islamici Sunniti della penisola araba, vuole concedere al nostro paese la sovranità nazionale che ci potrebbe portare ad essere “ago della bilancia” nel confronto tra le potenze internazionali di Stati Uniti d’America, Russia, Cina e India, esattamente come stanno invece facendo Israele, grazie all’intelligence più assassina del mondo del Mossad e la Turchia, a colpi di guerre, invasioni e gestione dei jihadisti terroristi ISIS.

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Ecco perché Napolitano, capace di volteggiare dalle relazioni col KGB a quelle con la CIA (proprio durante il misterioso rapimento e delitto dello statista Dc Aldo Moro) da perfetto equilibrista sullo stile dei Democratici americani suoi alleati, nel 2011 impose all’allora premier Silvio Berlusconi, fiaccato dallo scandalo di Arcore più che dalle sentenze dei giudici, di tradire l’alleato Muhammar Gheddafi e concedere le basi militari Usa per la rappresaglia contro la Libia da cui nacque il disastro politico e sociale di oggi, inzuppato del sangue di centinaia di vittime civili e migliaia militari.

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Nel 2015 Mattarella è divenuto Capo dello Stato grazie all’investitura dello stesso Napolitano, suo compagno del Partito Democratico, ed allora la politica estera internazionale si è mummificata in azioni formali di facciata, luccicanti di entusiamo come il bolso accordo con la Cina per la Via della Seta, ma ha perso quella pur minima valenza che Berlusconi prima, tenendo sotto scacco la Nato grazie alle alleanze anomale con Russia e Libia, e la coppia Napolitano-Renzi poi, in virtù della volontà del presidente americano Barack Obama di accreditare i Democratici a livello planetario, seppero in qualche modo cgarantire, pur pagando questi ultimi il prezzo altissimo dell’accordo per accogliere tutti i migranti del Mediterraneo in Italia.

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La vittoria di Donald Trump nelle elezioni del novembre 2016 contro Hillary Clinton, moglie di Bill e delfina di Barack, ha spezzato l’alleanza politica con gli Usa del Quirinale ma anche di Palazzo Chigi a causa dell’amministratore di condominio Paolo Gentiloni, divenuto Presidente del Consiglio solo per la perdita di immagine del suo predecessore Matteo Renzi e non per un reale consenso elettorale o politico.

Da ubbidiente maggiordomo di Mattarella e quindi del Deep State, Gentiloni è stato almeno capace di guadagnarsi un posto nella Commissione Europea grazie anche alla plateale genuflessione al magnate George Soros, portavoce dell’Alta Finanza del Nuovo Ordine Mondiale e primo finanziatore dei Dem americani.

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Grazie all’appoggio della Lega di Matteo Salvini, curiosamente implicata in un RussiaGate farlocco ordito dal Deep State targato Dem al pari di quello contro Trump, il nuovo premier Giuseppe Conte è riuscito a riprendere dignità internazionale davanti alla Casa Bianca e, di conseguenza, alle potenze Nato ed al mondo intero.

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Ma lo stesso Conte non era uscito dalla casa dei leghisti, che rivendicavano, grazie anche all’appoggio esterno dei Fratelli d’Italia di Giorgio Meloni, ben più ampi poteri sovranisti. Il premier fu scelto sempre dal Quirinale, pescato in quella rosa di anonimi Alti Funzionari che sono i perfetti burattini dei poteri forti di Massoneria, Bilderberg, Soros foundation e via dicendo.

La crisi di governo dell’alleanza gialloverde M5 Stelle e Lega e la rinascita di un esecutivo nazionale dominato dal Partito Democratico, proprio nei mesi in cui negli Usa partivano le grandi manovre Dem per l’assurdo impeachment contro Trump, ha tagliato nuovamente i ponti tra Roma e Washington, che sulla Libia sta solo guardare, avendo grane ben più grosse da gestire per conservare i pozzi di petrolio gestiti in totale illegalità in Siria ed Iraq.

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A quel punto, per cristallizzare ancora di più l’impotenza internazionale dell’Italia in ossequio al Deep State, Mattarella e Conte hanno sfornato dal cilindro il loro coniglio bianco: il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio nominato Ministro degli Esteri, sbiancato dal terrore di perdere poltrone in caso di nuove elezioni e ben felice di andare in giro per il mondo a procacciarsi future opportunità di lavoro per non tornare a fare il bibitaro allo stadio San Paolo di Napoli.

Ecco quindi a reggere le sorti dell’Italia tre pupazzi di quel Deep State, che per ammissione dell’ex direttore CIA John E. McLaughlin, ha pianificato l’impeachment contro Trump. Non solo per limitarne i poteri e condizionarne le azioni internazionali ma anche per coprire gli affari sporchi in Ucrania del vice di Obama, Joe Biden, oggi candidato alle primarie Dem nonostante lo scandalo del figlio Hunter pagato da una società energetica con interessi nel Donbass, conteso nella guerra civile scatenata nel 2014 dal Golpe della Casa Bianca.

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Da folle criminale di guerra, il presidente Usa dei Repubblicani ha ignorato ogni legge internazionale pur di accontentare la potente Lobby delle Armi, su cui si reggono i più importanti fondi americani-sionisti, ed innescare un pandemonio in Medio Oriente con l’assassionio del generale iraniano Qassem Soleimani; se non porterà alla Terza Guerra Mondiale incrementerà ulteriormente il mercato bellico di una guerra fredda Washington-Teheran-Mosca.

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Intanto Mattarella, Conte e Di Maio sono ormai alla canna del gas per quanto concerne il loro peso politico mondiale: soprattutto nell’amica e vicina Libia, dove nemmeno l’Unione Europea sa trovare risposte in quanto i paesi NATO che la compongono non possono certo dettare le strategie militari alla Turchia, alleata del Patto Atlantico ma rivale di Cipro che ne fa parte.

Il dettaglio di queste sconfitte diplomatiche italiane è ben descritto in un articolo di Sputnik Italia con l’intervista ad una studiosa di Storia Contemporanea esperta del panorama libico (link a fondo pagina).

Ma nemmeno il presidente russo Vladimir Putin è riuscito ad imporre subito al generale Khalifa Haftar, dominatore della Cirenaica, la tregua concordata con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che è intervenuto con mercenari jihadisti e armamenti in difesa della Tripolitania e del presidente del Governo di Accordo Nazionale Fajez Al Serraj.

Nelle ultime 48 ore gli incontri del premier Conte con Serraj e Haftar, in due momenti separati, sono riusciti a convincere il generale ad aderire al piano di tregua da domenica 12 gennaio. Ma questa pare soltanto una mossa diplomatica priva al momento di reali spiragli di mediazione di una pace che ormai da troppi mesi ed anni sta contrapponendo le due forze politico-militari in Libia. Soprattutto perchè i principali attori internazionali sono interessati a sostenere la fazione a loro vicina più che a imporre una ferma risoluzione ad entrambe.

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In tale scenario Roma, allontanatasi da Mosca, emarginata dal Deep State di New York-Londra e Bruxelles e abbandonata da Washington e Langley (sede della CIA in Virginia), che sono concentrate soprattutto sul Medio Oriente, non ha più minima voce in capitolo.

Bisogna solo sperare che qualcosa cambi prima che la Turchia o Haftar prendano il controllo della Libia – o se la spartiscano – e decidano di costringere l’Italia a pagare dazio sulla piattaforma ENI di Safrata da cui parte il gasdotto sottomarino Greenstream che rifornisce la Sicilia e da lì l’intero paese.

Un progetto voluto e costruito a tempi record nel 2004 da una joint-venture tra Berlusconi e Gheddafi, quando ancora la Repubblica Italiana contava qualcosa, almeno nel Mare Nostrum.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI

SPUTNIK ITALIA – LA CRISI LIBICA

GOSPA NEWS – INCHIESTE OSINT

GOSPA NEWS – ZONE DI GUERRA

ELENCO BASI USA IN ITALIA

UCCISO IL RAIS LIBICO PAGATO DALL’ITALIA: ottenne $5 milioni per fermare i migranti

LOBBY ARMI – 1: BLACKROCK E GLI ALTRI AFFARISTI DELLE GUERRE USA

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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