CoronaVirus – 1. “E’ BIO-ARMA”. Esperto USA accusa la Cina ma il Pentagono ha 25 Laboratori Segreti per “Attacchi Etnici”
Stroncato il medico eroe cinese
che per primo segnalò la pandemia
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Mentre la pandemia del secolo CoronaVirus non accenna ad arrestarsi ma diventa sempre più drammatica di ora in ora anche un biologo americano attribuisce questa forma virale ad un’arma chimica sfuggita di mano.
CORONAVIRUS – 10. IL COMPLOTTO IN 100 RIGHE: DALLE BIO-ARMI CIA AL NUOVO ORDINE MONDIALE
Lo fa ovviamente insinuando che i responsabili siano i Cinesi in quella che può sembrare una “false-flag” come l’attacco chimico della Siria su Douma del 2018 che non fu lanciato dall’esercito di Damasco bensì organizzato dai famigerati White Helmets e dai jihadisti di Al Nusra, con filmati di finti feriti negli ospedali e bambini legati davvero uccisi da lesioni da cloro.
E’ invece purtroppo morto Li Wenliang, il medico eroe che per primo aveva lanciato l’allarme in Cina lo scorso dicembre sul nuovo coronavirus. Lo ha annunciato l’ospedale,c ome riporta il Global Times. Il quotidiano ufficiale cinese aveva in precedenza dato e poi corretto la notizia della morte, spiegando che Li versava “in condizioni critiche” e che il suo cuore aveva smesso di battere, ma era tenuto in vita dalle macchine per la ventilazione extra-corporea.
Prima screditato dalle autorità, poi minacciato dalla polizia, infine riabilitato e rivalutato dalla magistratura e dalla società, il medico si era ammalato a metà gennaio, dopo aver inconsapevolmente contrattato da un paziente con il Coronavirus.
Ecco invece il sunto dell”intervista esclusiva rilasciata dall’esperto statunitense al website americano Geopolitics and Empire (video nel link della foto) in merito al sospetto di un’arma biologica.
«Il dottor Francis Boyle discute dell’epidemia di coronavirus a Wuhan, in Cina e del laboratorio di livello di biosicurezza 4 (BSL-4) dal quale crede che la malattia infettiva sia fuggita. Ritiene che il virus sia potenzialmente letale e un’arma di guerra biologica offensiva o un agente di armi biologiche a doppio uso geneticamente modificato con il guadagno delle proprietà funzionali, motivo per cui il governo cinese originariamente ha cercato di nasconderlo e ora sta adottando misure drastiche per contenerlo. Il laboratorio Wuhan BSL-4 è anche un laboratorio di ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) appositamente designato e il Dr. Boyle sostiene che l’OMS sa perfettamente cosa sta succedendo».
Francis Boyle è professore di diritto internazionale presso il College of Law dell’Università dell’Illinois. Ha redatto la legislazione nazionale degli Stati Uniti per attuare la Convenzione sulle armi biologiche, nota come “1989 Combat Terrorism Weapons Act”, che è stata approvata all’unanimità da entrambi camere del congresso americano e promulgate dal presidente George W. Bush.
Nonostante ciò, come dimostrato nell’articolo seguente di Gospa News, proprio il Pentagono ha avviato tramite la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) ben 25 laboratori per le sperimentazioni e manipolazione di virus da utilizzare nel programma “Insect Allies”. Questa grave situazione di pericolo, nei mesi scorsi, ha suscitato anche l’allarme di una delle più importanti università britanniche…
ARTICOLO 4 FEBBRAIO 2020
L’ALLARME DEL CENTRO RISCHI DI CAMBRIDGE
Il vaccino contro la pandemia virale
sarà studiato dalla famigerata Glaxo
nei guai per tangenti in tutto il mondo
ma grande partner Big Pharma del Pentagono
«La tecnologia sta diventando sempre più sofisticata a prezzi sempre più convenienti, democratizzando la capacità di nuocere più rapidamente e letalmente. In un caso particolarmente negativo, potrebbe essere costruita una bio-arma per colpire un gruppo etnico specifico in base al suo profilo genomico».
L’allarme non giunge da un complottista da tastiera che vuole trovare un mandante alla pandemia del CoronaVirus in Cina. E’ stato lanciato l’estate scorsa, in tempi non sospetti, dal Center for the Study of Existential Risk (CSER) dell’Università di Cambridge in un rapporto, oggetto di un articolo nella rubrica di scienze del quotidiano britannico The Telegraph, in cui si avverte che tale possibilità sarebbe “estremamente dannosa e potenzialmente inarrestabile”.
La relazione dei prestigiosi ricercatori universitari è stata un’indiretta conferma dell’inchiesta della giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva sulle armi biologiche per lo sterminio di massa, incentrata sugli esperimenti del Pentagono sui “mosquitos” ma contenente un paragrafo intero dedicato proprio alle bio-armi etniche.
Al centro delle investigazioni della reporter, la prima a scoprire il rifornimento di armamenti e munizioni dalla Central Intelligence Agency americana ai jihadisti dell’ISIS poi confermato da un dossier del think-tank turco SETA sui missili anticarro TOV, ci furono i 25 laboratori per la ricerca biologica aperti dagli Usa in vari paesi del mondo per sfuggire ai divieti di sviluppo di simili armi e confinanti proprio con la Russia e la Cina.
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«L’esercito americano produce regolarmente virus, batteri e tossine mortali in diretta violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul divieto delle armi biologiche. Centinaia di migliaia di persone inconsapevoli sono sistematicamente esposte a patogeni pericolosi e altre malattie incurabili. Gli scienziati della guerra biologica che usano la copertura diplomatica testano i virus artificiali nei bio-laboratori del Pentagono in 25 paesi in tutto il mondo. Questi bio-laboratori statunitensi sono finanziati dalla Defense Threat Reduction Agency (DTRA) nell’ambito di un programma militare da 2,1 miliardi di dollari – Cooperative Biological Engagement Program (CBEP), e si trovano in paesi dell’ex Unione Sovietica come Georgia e Ucraina, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Africa».
E’ questa la scoperta di Gaytandzhieva che in un lungo e dettagliato reportage parte dal Lugar Center avviato dagli Usa in Georgia (dopo la rivoluzione colorata delel Rose organizzata nel 2003 da CIA e centro CANVAS come quella arancione del 2014 a Kiev) per analizzare le attività di questi laboratori, 11 dei quali sono stati aperti in Ucraina dove «a marzo 2016 sono stati segnalati 364 decessi in Ucraina (81,3% causato dall’influenza suina A (H1N1) pdm09 – lo stesso ceppo che ha causato la pandemia mondiale nel 2009)».
«Il Lugar Center è il laboratorio biologico del Pentagono in Georgia. Si trova a soli 17 km dalla base aerea militare statunitense Vaziani nella capitale Tbilisi. Compiti del programma militare sono biologi dell’US Army Medical Research Unit-Georgia (USAMRU-G) insieme ad appaltatori privati. Il laboratorio di livello 3 di bio-sicurezza è accessibile solo ai cittadini statunitensi con autorizzazione di sicurezza. A loro è concessa l’immunità diplomatica ai sensi dell’Accordo USA-Georgia del 2002 sulla cooperazione nella difesa» si legge nel reportage.
«La Defence Threat Reduction Agency (DTRA) ha esternalizzato gran parte del lavoro nell’ambito del programma militare a società private, che non sono ritenute responsabili nei confronti del Congresso e che possono operare più liberamente e muoversi nello stato di diritto – aggiunge Gaytandzhieva – Anche il personale civile americano che svolge lavori presso il Centro Lugar ha ricevuto l’immunità diplomatica, sebbene non siano diplomatici. Pertanto, le società private possono svolgere attività lavorative, sotto copertura diplomatica, per il governo degli Stati Uniti senza essere sotto il diretto controllo dello stato ospitante – in questo caso la Repubblica di Georgia. Questa pratica viene spesso utilizzata dalla CIA per fornire copertura ai suoi agenti».
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Il professor Lord Martin Rees, astronomo regio e co-fondatore di CSER (Center for the Study of Existential Risk di Cambridge), ha dichiarato a The Telegraph: «I problemi globali richiedono soluzioni globali. Ma i paesi devono anche agire individualmente. Senza azione, questi rischi catastrofici cresceranno nel tempo, sia che si tratti di cambiamenti climatici, eco-minacce, biologia sintetica o cyber. I governi hanno la responsabilità di agire, sia per ridurre al minimo il rischio di tali eventi, sia per fare piani per far fronte a una catastrofe se si verificasse»
ARMI BIOGENETICHE E BIO-INGEGNERIA SUI VIRUS DEL PENTAGONO
Circa un anno dopo l’inchiesta giornalistica è il Center for the Study of Existential Risk (CSER) dell’Università di Cambridge a lanciare l’allarme: «In un nuovo rapporto, gli esperti hanno invitato i responsabili politici a “proteggere i loro cittadini” e iniziare a prepararsi per eventi come una pandemia devastante di bioingegneria o per i programmatori che perdono il controllo dei sistemi di intelligenza artificiale» ha scritto Sarah Knapton, Science Editor di The Telegraph.
Proprio la “bio-ingegneria” è uno dei temi toccati dal reportage della giornalista bulgara che cita decine e decine di esperimenti di ricerca su batteri e virus letali come antrace, colera, ebola, botulino che il Pentagono legittima per finalità “difensive” che ovviamente possono diventare offensive in qualsiasi istante…
«Il Pentagono ha investito almeno 65 milioni di dollari nell’editing genetico. L’agenzia di difesa avanzata dei progetti di ricerca (DARPA, Defense Advanced Research Project Agency) degli Stati Uniti ha assegnato 7 team di ricerca per sviluppare strumenti per l’ingegneria del genoma di insetti, roditori e batteri nell’ambito del programma Safe Gene di DARPA, utilizzando una nuova tecnologia CRISPR-Cas9» precisa Gaytandzhieva.
Ed è in questo ambito che si innesterebbero le armi biologiche etniche o armi biogenetiche secondo la giornalista bulgara.
«Sebbene ufficialmente la ricerca e lo sviluppo di bio-armi etniche non siano mai state confermate pubblicamente, i documenti mostrano che gli Stati Uniti raccolgono materiale biologico da alcuni gruppi etnici – russi e cinesi. L’aeronautica americana sta raccogliendo in particolare campioni di RNA russo e di tessuti sinoviali, sollevando timori a Mosca per un programma clandestino di bio-armi americane» evidenzia il reportage.
«Oltre ai russi, gli Stati Uniti hanno raccolto materiale biologico da pazienti sani e malati di cancro in Cina. Il National Cancer Institute ha raccolto campioni biologici da 300 soggetti provenienti da Linxian, Zhengzhou e Chengdu in Cina. Mentre un altro progetto federale, intitolato Studio sulla scoperta di biomarcatori metabolici sierici del carcinoma esofageo a cellule squamose in Cina, include l’analisi di 349 campioni di siero che sono stati raccolti da pazienti cinesi».
CORONA VIRUS COME BIO-ARMA: IL SOSPETTO DEI CINESI
Alla luce di queste considerazioni, avvalorate dall’allarme lanciato dall’Università di Cambridge, si sta facendo strada anche tra gli scienziati il sospetto che lo stesso CoronaVirus che sta mettendo in ginocchio la Cina, sia per l’emergenza sociale che per quella economica, possa essere una bio-arma sfuggita al controllo…
Inizialmente fu puntato il dito contro il laboratorio di ricerca di Wuhan, epicentro dell’epidemia nella provincia di Hubei della Cina centrale, ma oggi altri siti internazionali di geopolitica allargano la cerchia dei sospetti
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«A lungo confinata nella sfera della cospirazione, la tesi secondo cui l’improvvisa insorgenza dell’epidemia del nuovo coronavirus 2019-nCoV a Wuhan, in Cina, è il risultato di un attacco biologico indiretto e asimmetrico sembra sempre più plausibile» scrive il portale Strategika51 in un articolo ripubblicato anche su Reseau International.
«Il trasferimento di una replica del coronavirus da un laboratorio segreto degli Stati Uniti a un laboratorio di ricerca di un paese membro dei Five Eyes (l’accordo di intellgence tra i servizi segreti di Usa, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda – ndr) e in questo caso l’Australia dà nuovamente luogo alle più sfrenate speculazioni e per il momento esclude la ipotesi dell’incidente che avrebbe colpito un laboratorio biologico altamente specializzato situato a Wuhan».
I ricercatori cinesi sono stati in grado di replicare una sequenza genetica dal virus, ma non dal virus stesso. Tuttavia, i ricercatori australiani hanno una replica del coronavirus e affermano di essere sulla buona strada di un vaccino.
«Il primo paese al mondo a sospettare un bioarma dietro l’epidemia di coronavirus 2019-nCoV in Cina è la Corea del Nord. Il paese ha chiuso i suoi confini, annullato un test atomico sotterraneo e decretato la mobilitazione generale. Finora nessun media cinese ha sollevato la tesi sul bioarma, sebbene l’argomento infuri nei circoli al potere del Partito Comunista Cinese e ufficiali dell’Esercito popolare di liberazione della Cina» aggiunge Strategika.
IL BREVETTO CORONA VIRUS SOLO PER I POLLI…
Tra le cosiddette “fake-news” complottiste diffuse appena dopo l’epidemia, poi divenuta pandemia con l’emergenza globale dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è entrata anche la ricerca sul CoronaVirus brevettata dal Pirbright Institute. Uno studio che gli autori sostengono essere solo per i pollli…
«Il brevetto del Pirbright Institute, ricostruisce l’Associated Press, è relativo a due virus che fanno parte della famiglia dei coronavirus: uno collegato alla bronchite infettiva aviaria, che infetta il pollame, e il delta-coronavirus suino, che infetta i suini. Lo stesso Pirbright Institute ha chiarito che il suo brevetto (n. 10130701) riguarda “lo sviluppo di una forma indebolita del coronavirus che potrebbe essere potenzialmente utilizzata come vaccino per prevenire le malattie respiratorie negli uccelli e in altri animali» e che attualmente non ha a che fare con i coronavirus umani”».
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Fino a prova contraria non si può far altro che credere a questa autorevole smentita. Ma rimangono molte zone d’ombra proprio in merito a questa “pista” sulla probabile origine del virus.
«La presente invenzione fornisce un coronavirus vivo, attenuato comprendente un gene replicasi variante codificante per polipoteine comprendente una mutazione in uno o più di non strutturale proteina (e) (nsp) -10, nsp-14, nsp-15 o nsp-16. Il coronavirus può essere usato come vaccino per il trattamento e / o la prevenzione una malattia, come la bronchite infettiva, in un soggetto» si legge nella presentazione del brevetto registrato negli USA dal Pirbright Institute che risulta finanziato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates ma soprattutto dalla Wellcome Trust, un ente di beneficenza di Londra fondato nel 1936 grazie all’eredità lasciata dal magnate americano dell’industria farmaceutica Sir Henry Wellcom.
GSK: UNA STORIA DI SCANDALI E INCHIESTE GIUDIZIARIE
Mentre il patrimonio societario commerciale della Burroughs, Wellcome and Co. nel 1995 finì in mano alla Glaxo Wellcome, che nel 2000 rilevò la casa farmaceutica anglo-americana SmithKline Beecham per 76 miliardi di dollari, dopo un’altra fusione, nacque la Glaxo SmithKline plc, l’azienda leader mondiale dei vaccini che è uno dei principali partner della DARPA nel campo del nuovo ramo sulla biologia avviato dall’agenzia del Pentagono nel 2014.
Il colosso farmaceutico è nato sulla scia di una serie infinita di scandali e vicende giudiziarie dimostrando una grande spudoratezza nella gestione di medicinali e, di conseguenza, della salute delle persone.
«Nel Luglio del 2012 La GlaxoSmithKline è stata condannata per il più grande caso di frode sanitaria negli Stati Uniti. In seguito a questo ha accettato di pagare un risarcimento di 3 miliardi di dollari, il quale costituisce il più grande risarcimento pagato da una casa farmaceutica. L’accordo è correlato alla promozione illegale di prescrizioni di farmaci da parte dell’azienda, al fatto di non aver riportato correttamente i dati di sicurezza di utilizzo, alla corruzione di medici e alla promozione di medicine per usi non autorizzati» cita Wikipedia.
«Nel mese dl febbraio 1991 il Presidente della “Smith Kline Beecham” (produttrice del vaccino Engerix B) avrebbe versato per sua ammissione 600 milioni di vecchie lire, all’allora Ministro della sanita’ il poco On. De Lorenzo per ottenere vari favori. Poichè la predetta ditta è l’unica produttrice del vaccino “Engerix B”, vaccino reso obbligatorio per l’epatite B a Maggio’91, si chiede di verificare se vi sia una relazione diretta o indiretta tra detto pagamento e la proposta da parte del Ministro della Sanità di adottare unico paese una normativa che rendesse obbligatoria detta vaccinazione per l’epatite B in Italia».
Fu scritto in un esposto indirizzato alla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, e in particolare all’allora pm Antonio Di Pietro, dall’Associazione per la Libertà di Scelta Terapeutica prima che Francesco De Lorenzo (insieme all’ex dg del Servizio farmaceutico Duilio Poggiolini), venisse condannato non solo a 5 anni di detenzione ma anche a risarcire lo Stato con oltre 5 milioni di euro ciascuno per i danni d’immagine provocati.
Nonostante la tangente accertata il vaccino per l’Epatite B in Italia restò obbligatorio, la Smith Kline Beecham fu assorbita dalla Glaxo che nel 2016 in Italia raddoppiò gli investimenti sui laboratori prima che il governo del Partito Democratico del premier Paolo Gentiloni, grazie al Decreto Lorenzin del 28 luglio 2017, rendesse obbligatori i 10 vaccini (anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella) tra cui l’esavalante per le prime 6 patologie, ritenuto pericoloso da molti pediatri per la scarsità di test.
LE PARTNERSHIP TRA GLAXO E PENTAGONO
Questo esperimento pilota avvenne in relazione ad un progetto “cavia” sulla sanità italiana all’interno del Global Health Security Agenda dettato dalla Casa Bianca nel settembre 2014 alla presenza del presidente Usa Barack Obama. Proprio nello stesso anno in cui l’agenzia del Dipartimento della Difesa DARPA cominciò a sviluppare il settore biologico nel 2014.
In quello stesso anno la Defense Logistics Agency assegnò a GSK una fornitura di vaccini per le proprie truppe per un valore da 6,5 milioni di dollari. Non è stata la prima e nemmeno l’ultima visto che ci sono importanti sinergie anche per lo studio di altre biotecnologie.
«Un’altra esemplare partnership è il “Consorzio di apprendimento automatico per scoperta farmaceutica e sintesi” che è stato istituito dal team di ricerca MIT Make-It. Il consorzio conta già 13 membri di aziende come Merck, Pfizer, Bayer e GlaxoSmithKline che utilizzano il software MIT Make-It strumenti che guidano la sintesi di nuove molecole e forniscono feedback al MIT per migliorare le prestazioni. Le persone spesso mi chiedono se mi sto godendo il mio tempo al DARPA e rispondo sempre “Ogni mattina mi svegliosu, apri il mio calendario e chiedimi: cosa devo fare oggi?”» ha scritto in un dossier del giugno scorso Valerie Browning, direttore del Defense Sciences Office (DSO) della DARPA in merito alle sinergie tra alcune multinazionali Big Pharma ed agenzia del Pentagono.
AUSTRALIA E GLAXO ALLA RICERCA DEL VACCINO
Nel frattempo oggi a livello mondiale cresce la sfida per trovare la cura al CoronaVirus che in Cina ha già fatto 425 morti, più dei 299 della Sars nel 2003, e oltre 20mila contagiati cresciuti a ritmi vertiginosi negli ultimi giorni con contagi tra persone di genotipo asiatico in Italia (2), Usa (11) in Thailandia (5), Australia (2), Giappone e Vietnam (1 ciascuno) ed un morto nelle Filippine e ad Hong Kong. La Thailandia avrebbe individuato un farmaco curativo capace di agire in sole 48 ore sviluppando un medicinale antimalarico insieme ad uno contro l’HIV. Una soluzione analoga sarebbe stata individuata nelle ultime ore dagli stessi ricercatori cinesi di Wuhan.
Mentre l’Università del Queensland (UQ) ha annunciato venerdì che è stato chiesto di sviluppare un vaccino per il recente focolaio di coronavirus cinese, utilizzando la tecnologia di risposta rapida recentemente sviluppata dall’ateneo.
«In una dichiarazione, l’università ha annunciato di aver ricevuto una richiesta di sviluppare un vaccino dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), che si definisce come “una partnership innovativa tra organizzazioni pubbliche, private, filantropiche e civili” che cerca di sviluppare vaccini per proteggere il mondo dagli scoppi. Il capo della School of Chemistry and Molecular Biosciences dell’università, il professor Paul Young, ha dichiarato in una dichiarazione che UQ ha una nuova tecnologia per il rapido sviluppo di vaccini, che potrebbe fornire un vaccino entro sei mesi» riferisce Business Insider
Ma nel campo della ricerca, ovviamente, non poteva mancare il contributo del leader mondiale sui vaccini.
«Il gruppo farmaceutico britannico GlaxoSmithKline Plc sta collaborando con la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI) per contribuire allo sforzo di sviluppare un vaccino per l’epidemia di coronavirus, hanno detto oggi GSK e CEPI. GSK renderà disponibile la sua “tecnologia della piattaforma adiuvante” per lo sviluppo di un vaccino contro il virus 2019-nCoV, secondo la dichiarazione» scrive l’agenzia Reuters
https://www.gospanews.net/2020/03/09/esclusiva-famoso-pneumologo-un-farmaco-vegetale-contro-il-covid-19/
«L’uso di adiuvante consente la produzione di più dosi di vaccino e quindi aumenterebbe la disponibilità per più persone. GSK si impegnerà con entità finanziate dal CEPI con il primo di questi accordi firmato tra il produttore di droga britannico e l’Università australiana del Queensland» si legge ancora.
Dopo il terrore della pandemia ecco arrivare finalmente la speranza del vaccino: insieme ad un business colossale per il primo che riuscirà a metterlo a punto.
Scommettiamo che per la gioia di DARPA e Pentagono sarà GSK?
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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https://www.enricomanicardi.it/la-natura-ridicolizza-la-teoria-batterica/?fbclid=IwAR0qZsYUufkgflDN_reXBMt44B_z84ADFB384pQOGO-gn0PGcrmdEJTROw0